Tutti i demoni sono qui

Tutti I Demoni Sono Qui Book Cover Tutti I Demoni Sono Qui
Venus Marion
Fantasy, Horror, Racconti
3 Luglio 2019
78

Qrul sul Rila, Toldre, Găeșani Alta: tre città del continente di Kherida.Tamina, Dimitri, Serpil-Eda: tre demoni necrofagi antropomorfi. Le vittime degli abusi dell'uomo sono pronte a diventare carnefici.

Tutti i demoni sono qui è una raccolta di quattro racconti horror di Venus Marion.

Si tratta di quattro racconti ambientati in zone e periodi diversi ma in uno stesso continente. Il quarto racconto, infine, crea un legame tra tutti i racconti della raccolta.

«Se il prezzo da pagare per un mondo meno crudele è ogni rimasuglio di bontà», aveva detto, sputando fuori le parole come se avessero un sapore disgustoso, «io non lo pagherò. Io non ucciderò per ordine di una razza che ci considera feccia. È ora che qualcuno ricordi a questi uomini che cosa significa la parola demone.»

Tutti i demoni sono qui: una piccola raccolta con un grande significato

Al di là delle trame, ciò che merita di essere posto in evidenza in questa raccolta è ciò che ha da trasmettere. Qualsiasi lettore, andando avanti con i racconti, non può fare altro che schierarsi dalla parte dei demoni (necrofagi antropomorfi… bestioline poco raccomandabili, almeno in apparenza).

Gli umani non sapevano cos’era l’inferno. Non l’avevano provato. Ma l’avevano creato, senza neppure saperlo. E ora avrebbero dovuto fare i conti con il fatto che ogni fossa oscura aveva i propri demoni, e se avevano trasformato l’intero pianeta in una fossa – tutti i demoni erano lì.

Ed è proprio così, lentamente e inesorabilmente, che si fa largo il pensiero che sta alla base della raccolta: la razza umana fa schifo. Fa schifo, salvo alcune sporadiche eccezioni, perché “è nella sua natura” sfruttare, torturare, abusare, corrompere, distorcere e prendere senza dare. I demoni ne sono la prova: sfruttati, deformati, usati addirittura contro i propri simili per servire gli umani. Questa razza che si crede superiore, sempre e comunque.

Di conseguenza, in vari momenti della lettura, si presentano altri temi forti: coraggio, sacrificio, amore, lealtà, giustizia, vendetta.

«Non è una guerra che possiamo vincere, Elisha.»
Nessuno di quelli che combatte una guerra lo fa per vincere.
Tamina lo aveva fissato dritto in quei suoi occhi azzurri.
«Per cosa dobbiamo farlo, allora?»
Elisha l’aveva baciata di nuovo. «Per essere liberi.»

Insomma, Venus Marion è sempre una grande fonte di divulgazioni dei temi più importanti, sia che decida di ambientarli nel Medioevo (Gloria) o in qualche strano continente abitato da demoni dalle sembianze semi-umane.

Per quanto riguarda gli aspetti tecnici di questo libro, oltre ad elogiare come sempre l’autrice per il modo in cui esprime qualsiasi cosa, si può solo fare un paragone con i libri letti in precedenza. Ebbene: cambia l’ambientazione, sia storica che geografica (in questo caso si parla di un continente inventato di nome Kherida, in un tempo X), e di conseguenza cambiano lo stile, il lessico, il ritmo…OTTIMO!

Consiglio questo libro agli amanti del genere e a tutte le persone non facilmente impressionabili da membra dilaniate e pasti a base di umani o demoni. Si legge molto velocemente e, personalmente, trovo sia molto originale 🙂


PS. Venus Marion è una matta enorme: ADORO.

Bibliografia di V. recensita da me:


INDICE RECENSIONI

Quel che i lupi mangiano

Quel che i lupi mangiano Book Cover Quel che i lupi mangiano
Sara Brayon
Fantasy, Retelling
2020
184

Un cacciatore in cerca di vendetta, un uomo che inganna la Morte, una cuoca con un ingombrante problema da risolvere, una scrittrice triste in una città straniera, eroi ed eroine piegati dalla passione, come tutti, in un labirinto delirante che quasi mai è quello che sembra. Trenta racconti in cui, tra sante e prostitute, assassini e paladini, si manifestano sesso, speranza, solitudine e molte altre cose terribili e meravigliose che non iniziano necessariamente con la lettera S. Come il lupo bianco e il lupo nero che albergano nell'anima di ognuno di noi, fra queste righe lottano ironia e amarezza, allegria e inquietudine, vitalità e decadenza.

Quel che i lupi mangiano  è un raccolta di racconti molto originali e variegati. Alcuni di essi si ispirano alle fiabe classiche, che vengono adattate e reinterpretate per adattarsi a scene della quotidianità contemporanea. Altri sono frutto della fantasia dell’autrice, che si è ispirata al mondo che la circonda.

Quel che i lupi mangiano

Trenta racconti brevi, scritti in modo scorrevole, intenso e a tratti ironico, racchiudono molti argomenti, molti personaggi e ambientazioni. Per questo motivo ciò che merita di essere posto in evidenza, rispetto agli altri elementi, è lo stile dell’autrice.

Uno stile ricercato, fresco e molto scorrevole, che rende il libro piacevole. Il ritmo di lettura è piuttosto veloce, per due motivi: lo stile, come detto poco fa, e la brevità dei racconti.

Inoltre, si alternano momenti di ironia o sarcasmo a scene che, in qualche modo, fanno riflettere o sorridere. Un pizzico di cinismo fa da “ciliegina sulla torta” a questo libro che, nel suo complesso, si rivela poi essere una rappresentazione della realtà, con alcuni aspetti accentuati in modo esagerato e con una buona dose di fantasia.

Personalmente, il racconto che ho apprezzato di più è il “retelling” di Cappuccetto rosso in versione romagnola. Anche io ho da sempre l’abitudine di vedere nelle persone che incontro dei “personaggi”, accentuandone i comportamenti o le caratteristiche più bizzarre, perciò ho trovato questo racconto molto carino e  divertente.

Chiusa questa parentesi, consiglio questo libro come lettura leggere o per intervallare altre letture perché, grazie alla suddivisione in racconti, è molto comodo e adatto per questo metodo di lettura!

Grazie a @bookabook_it

INDICE RECENSIONI

 


L’autrice:

Sara Brayon

Sara Brayon
è nata a Roma nel 1992 ma da anni vive a Bologna, dove studia alla facoltà di Lingue. Lavora come analista in un’azienda informatica, scrive racconti e poesie. Vive con svariati libri e un gatto rosso di nome Ivan il Terribile. Quel che i lupi mangiano rappresenta il suo esordio letterario.

Grafica per aziende: a cosa serve?

Molte grandi aziende, al giorno d’oggi, si affidano ad uno o più grafici per curare la loro identità digitale; ma qual è l’utilità di avere un grafico o un team di grafici al proprio fianco? Nell’articolo di oggi scopriremo a cosa serve la grafica per aziende.

Identità digitale.

L’identità digitale, aspetto fondamentale di qualsiasi business nell’era social, è l’insieme di caratteristiche estetiche, social e web che rendono un’azienda riconoscibile. Un logo, un sito web, un account social ecc ecc… Sono tutti aspetti fondamentali nella creazione di una forte identità digitale. Il grafico che si occupa di un’azienda porta un contributo importantissimo alla creazione dell’immagine digitale dell’azienda.

Grafica per aziende, è necessaria?

Una domanda che alcuni potrebbero porsi è se la grafica, al giorno d’oggi, sia fondamentale per le aziende; la risposta breve è assolutamente. Un’azienda nel 2020 non può sperare di crescere soltanto per passa parola fra clienti e giuste scelte di imprenditoria. Un’azienda, nel 2020, per crescere necessita di una forte identità digitale, coadiuvata da una forte presenza social e pubblicità innovative e creative.
A differenza di quello che credono molte piccole aziende: non basta stampare un foglio di carta con una foto del prodotto e una scritta rossa a caratteri cubitali per fare pubblicità;  allo stesso modo non basta scrivere il nome della propria azienda con un disegnino carino per creare un logo. La pubblicità è un sottile lavoro che richiede abilità e conoscienze specifiche, così come per la creazione di un logo e, per esteso, un’identità digitale.

Risvolti positivi della grafica per aziende.

Il lavoro di un grafico è far si che le persone notino l’azienda: se un grafico fa al meglio il proprio lavoro e i prodotti dell’azienda sono validi, i risvolti si notano nell’aumento delle vendite. Ovviamente i risultati del lavoro di un grafico non si vedono nei giorni successivi alla pubblicazione dei suoi lavori e dipendono sempre dal prodotto offerto dall’azienda.


Leggi altri articoli dal blog.
Il mio portfolio.

Art Nouveau: la rivoluzione floreale

L’Art Nouveau è uno stile artistico sviluppatosi tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900. In Italia è stato definito con molti nomi: Liberty, Arte Floreale, Arte Nuova o Arte Moderna. Ha coinvolto diverse discipline artistiche, tra cui tutte le arti figurative e l’architettura. In ogni stato europeo è stato coniato un nome diverso per identificare questo stile ma, in tutti i casi, è stato assimilato a qualcosa di “nuovo”,  “giovane” o “moderno”.

In Italia L’Arte Nuova si è diffusa dopo l’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna di Torino del 1902.

L’art nouveau: caratteristiche e ideologia

L’arte nuova è nata come un vero e proprio tentativo di rivoluzione: un tentativo di opporsi al grigiore dell’industrializzazione e di tornare ad una maggiore consapevolezza e rispetto della natura, nonché ad uno stile di vita sano.

Attraverso diverse forme d’arte (dai manifesti alle riviste, fino alla pittura), l’art nouveau ha preso piede in tutta europa come una forma di espressione e di comunicazione di un’idea, trovando la sua ispirazione più grande proprio nella natura.

Per questo motivo, in tutte le opere appartenenti a questo movimento artistico, si possono notare motivi floreali e zoomorfi. Le linee dinamiche e la ripetizione di motivi legati alla natura rappresentano la vitalità, la creatività e la continua rigenerazione.

Parallelamente, molti artisti appartenenti a questo movimento hanno sviluppato un particolare interesse per l’occulto, praticando sedute spiritiche e e sperimentando con le scienze esoteriche. Questo per entrare ancora più in sintonia con il flusso della vita e per tentare di comprendere i misteri dell’esistenza. Uno dei più celebri sostenitori di queste pratiche è stato Alfons Mucha, uno dei massimi esponenti dell’Arte Nuova.

In questo ambito, anche la figura della donna ha avuto un ruolo rilevante, sia come rappresentazione da parte di artisti uomini, sia come interpretazione da parte delle stesse donne. Ha iniziato in questo modo a farsi strada un’immagine della donna che sfidava i precedenti canoni morali, con rappresentazioni eroiche e spesso erotiche di artiste (cantanti, artiste) e modelle.

Letteratura e Art Noveau

Cronologicamente, tra la fine del decadentismo e dell’estetismo e nelle avanguardie, come il futurismo e l’espressionismo, si collocano:
Gabriele D’Annunzio
Paul Verlaine
Italo Svevo
Luigi Pirandello
Stefan Zweig
Franz Kafka
Oscar Wilde
Giovanni Pascoli
I crepuscolari (es. Guido Gozzano, Sergio Corazzini, il primo Corrado Govoni e Marino Moretti)


ArteDossier Giunti:

Anche in questo caso, i dossier della Giunti Editore si sono confermati un ottimo affare. Breve, riassuntivo ma esaustivo, il volume sul’Art Nouveau è una piccola chicca: ricco di immagini e descrizioni, racconta tutto ciò che c’è da sapere sul movimento artistico e sui suoi maggiori esponenti.

 


Altri articoli: Museo AStratto

 

Ci vorrebbe un eroe (Gloria)

Ci vorrebbe un eroe è la seconda novella/spin-off di Venus Marion, che si colloca dopo il primo libro della trilogia di Gloria.

In questa seconda novella troviamo un approfondimento sulla vita di Cybele, che si nasconde e mette insieme un “esercito” di ragazze che fino a quel momento avevano subito fin troppo. Grazie alla sua guida, benché incerta e inesperta, le ragazze si rendono conto di potersi difendere da sole e di poter portare alla luce del sole ciò che hanno sempre fatto come se non importasse a nessuno.

Un tributo. Altre morti. Altro dolore. Un altro scempio che non posso fermare, arginare, impedire.

Ci vorrebbe un eroe: oltre la trama

Come nei precedenti scritti di Venus Marion, dietro la trama si nasconde molto di più. Anche questa volta, durante la lettura, ci si trova a prendere in considerazione questioni di grande importanza: in questo caso, la posizione di una donna.

Ciò che può o non può fare; ciò che fa per istinto, per dovere o per senso di giustizia, ma nell’ombra. Perché per una donna è sempre più difficile che per un uomo, qualsiasi cosa faccia.

Per quanto riguarda gli aspetti “tecnici” della novella, non si può fare altro che ripetere quanto già detto per la trilogia e la precedente novella, perciò rimando alle rispettive recensioni:

A questo punto posso solo ripetere: LEGGETE QUESTA SAGA. LEGGETE QUESTA SAGA. LEGGETE QUESTA SAGA.


INDICE RECENSIONI

Il castello errante di Howl

Il castello errante di Howl Book Cover Il castello errante di Howl
Diana Wynne Jones
Fantasy, Per ragazzi, Fiaba
2013
245

La giovane Sophie vive a Market Chipping, nel lontano e bizzarro paese di Ingary, un posto dove può succedere di tutto, specialmente quando la Strega delle Terre Desolate perde la pazienza. Sophie sogna di vivere una grande avventura, ma da quando le sorelle se ne sono andate di casa e lei è rimasta sola a lavorare nel negozio di cappelli del padre, le sue giornate trascorrono ancor più tranquille e monotone. Finché un giorno la perfida strega, per niente soddisfatta dei cappelli che Sophie le propone, trasforma la ragazza in una vecchia. Allora anche Sophie è costretta a partire, e ad affrontare un viaggio che la porterà a stipulare un patto col Mago Howl, a entrare nel suo castello sempre in movimento, a domare un demone, e infine a opporsi alla perfida Strega.

Il castello errante di Howl è un romanzo fantasy dell’autrice Diana Wynne Jones; è il primo volume di una trilogia, ma i protagonisti di questo primo romanzo hanno ruoli solamente marginari nei due volumi successivi.

Il castello errante di Howl

Il racconto è ambientato nel regno di Ingary, un mondo magico con strane tradizioni e caratteristiche.

La protagonista è Sophie, figlia di un rispettabile cappellaio, che vive con le sorelle e la seconda moglie del padre. Questa donna sembra volere il bene delle figliastre ma, dopo la morte del padre, decide di mandare le figlie minori a lavorare come apprendiste e tenere Sophie con sé al negozio di cappelli, facendole rinunciare alla scuola.

Sophie accetta il suo destino monotono e si rassegna al lavoro nel negozio. Ben presto, però, accade qualcosa che cambierà la sua vita per sempre: tra intrallazzi di potere, incantesimi e altre stranezze, Sophie si ritrova nel corpo di un’anziana signora a vagare per il regno in cerca di soluzioni e risposte.

Così incontra gli altri stravaganti protagonisti della storia: Howl, il mago proprietario del castello errante, Calcifer – il demone del fuoco con cui il mago ha un legame sin dall’infanzia, grazie al quale il castello viene alimentato costantemente. Dopodiché si susseguono una serie di personaggi secondari e antagonisti.

Il castello errante di Howl può essere classificato come fiaba moderna: la struttura della trama è quella di una fiaba, inoltre si possono trovare altre caratteristiche in comune a questo genere letterario (come per esempio la mutazione fisica dei protagonisti, la loro evoluzione psicologica e così via).

Si tratta, quindi, di un romanzo adatto ad un pubblico adolescente-adulto, capace di far riscoprire il piacere della lettura di una fiaba o di un racconto fantasy bizzarro e insolito.

Il punto di forza di questo libro è, infatti, l’insieme delle stranezze che contiene. Il castello che si muove e che consente di “uscire dalla porta” in un paese piuttosto che in un altro. L’unine di maghi, streghe, demoni e altre figure fantastiche in un’ambientazione quasi contemporanea.

Da non sottovalutare, in ogni caso, l’importanza di uno stile semplice e fluido come quello dell’autrice, unito ad un ritmo di lettura costante e piuttosto veloce, che rende la lettura ancora più piacevole e scorrevole.

In conclusione:

Personalmente ho trovato questa lettura molto piacevole e diversa dal solito, benché io legga molto spesso fantasy e fiabe. Lo consiglio ad ogni genere di lettore, di qualsiasi età; unico requisito: apprezzare almeno uno tra i generi fantasy e fiabesco!


RECENSIONI: INDICE

 

Alcune opere simbolo del graphic design moderno.

Come abbiamo visto nel precedente articolo il graphic design si può far risalire agli antichi egizi, o agli stemmi araldici delle casate nobiliari del medioevo. In questo articolo, però, vogliamo concentrarci su quelle che sono alcune delle opere moderne di graphic design che ogni grafico, studente o appassionato dovrebbe conoscere.

Cosa si intende per opere di graphic design?

Come per qualsiasi lavoro artistico, le definizioni sono molto labili; tuttavia cercheremo di spiegare a caratteri generali cosa si intende per opera di graphic design. Il graphic design si basa sulla rappresentazione di un’idea per comunicarla ad un pubblico, per cui considereremo come opere tutti quei loghi, simboli eccetera che svolgono questo scopo.

Un simbolo di uguaglianza e pace.

Il logo,o bandiera, dei giochi olimpici è un’opera che incapsula il significato delle olimpiadi: pace e uguaglianza. Pierre de Coubertin, ideatore del logo, spiega che i cinque cerchi sono i continenti, interlacciati tra loro dallo spirito olimpionico. I colori invece rappresentano tutti i colori presenti nelle bandiere del mondo al momento della creazione del logo. In questo caso occorre osservare la semplicità relazionata ad un’alta densità di significati: de Coubertin utilizza una forma semplice, dei cerchi , per rappresentare uguaglianza fra tutti i colori nazionali dei mondi; mentre i cerchi intersecati simboleggiano la pace e l’indissolubile unione di stati che partecipano alle olimpiadi.


 

Rompere le regole.

David Carson, designer statunitense, ha fatto del superamento delle regole un punto saldo della sua produzione. Carson è un convinto sostenitore della teoria secondo la quale, per creare un prodotto iconico, occorra crearsi le proprie regole, non seguire quelle seguite da tutti gli altri. La filosofia di Carson si riflette nelle sue opere, difficili da descrivere e inquadrare, ma sicuramente memorabili. Difficile identificare una singola opera di Carson che possa identificare a pieno il perchè lui sia una lezione per tutti i grafici: copertine, poster, ecc ecc… Carson ha prodotto un vastissimo numero di opere, tutte degne di nota.


 

Semplicità a rigore: Jacqueline Casey.

Jacqueline Casey è stata una designer statunitense. I suoi lavori sono famosi per la rigorosa applicazione di una semplicità funzionale alla comunicazione di un messaggio chiaro e deciso. Alcuni dei lavori più famosi di Casey riguardano i poster pubblicitari per il MIT. Sicuramente uno studio importante per tutti i grafici: i poster di Jacqueline Casey sono tutt’ora all’avanguardia, sia per capacità comunicativa che per bellezza del design.

 


Leggi altre notizie dal blog!

Seguici su instagram per sapere tutte le novità in tempo reale: Alice, Lorenzo.

I grandi maestri del graphic design.

Una pratica comune tra gli artisti è quello di “copiare” le opere dei grandi maestri per imparare i loro segreti. Dalle repliche degli studi di Leonardo al lavoro di pennello di Repin, i maestri del passato sono sempre i migliori da cui imparare. Anche nella grafica, un’arte sempre in evoluzione, un occhio al passato può avvantaggiare sia lo studente che il professionista, oggi vedremo alcuni dei maestri del graphic design del passato.

Jan Tschichold.

Nato a Lipsia nel 1902 Tschichold è stato un tipografo, scrittore, insegnate e soprattuto designer. Il suo apporto alla grafica fu principalmente teorico, fondendo diversi correnti di pensiero nord europee e russe, Jan creò uno stile incredibilmente futuristico, anche per l’epoca corrente. Il suo approccio innovativo ha portato grandissime innovazioni nel mondo del graphic design. Per gli studenti di grafica è consigliabile studiare le sue produzioni, in primis le copertine dei libri, ma soprattutto leggere i libri teorici da lui pubblicati.

Herbert Bayer.

Herbert Bayer è stato un insegnante e designer di origine austriaca. I suoi lavori si basano su un uso creativo della geometria tridimensionale: cubi, sfere e piramidi usati per accenturare i colori e il linguaggio delle forme associato al soggetto. Di Bayer sono alcuni dei design più colorati e fantasiosi, seppur semplici e facilmente leggibili, esposti nei musei. Per lo studente di grafica Bayer è un manuale su come creare opere ricche e colorate senza rendere l’immagine confusa o difficilmente leggibile.

Michele Spera: uno dei maestri italiani del graphic design.

Nato a Potenza nel 1937, questo designer italiano è noto per la forte riconoscibilità ed identità delle sue opere. Lo stile di Spera è rigoroso, fatto di linee e cubi che si intrecciano per formare complesse strutture. Per un occhio esperto è semplice riconoscere l’incredibile numero di design, prodotti al giorno d’oggi, inspirati da questo fantastico designer italiano; un must da conoscere per ogni creativo.

Come studiare i maestri del graphic design.

Come per le altre forme artistiche i maestri sono molti, ed ognuno tende a trovare i propri “mentori” da cui rubare i segreti per realizzare opere uniche. Questo articolo potrebbe durare all’infinito, e potrei elencare decine e decine di maestri come  Edoardo Smolli, Armando Milani, Melville Brody e così via. Spero di aver dato un punto di partenza a chi cerca ispirazione o, semplicemente, sta studiando la materia.

Ma come si studiano i grandi maestri?
Lo studio dei maestri del graphic design si può svolgere in due/tre modi: il primo metodo, quello più semplice, è lo studio teorico, quindi la lettura di libri e testi sull’argomento.
Il secondo metodo consiste nell’osservare le opere e appuntare ciò che ci salta all’occhio immediatamente, per poi proseguire in uno studio approfondito seguito dall’analisi sul perchè alcuni elementi risaltino. Il terzo metodo consiste nel copiare le opere del maestro: come conseguenza dell’osservazione, per interiorizzare i concetti osservati.



Leggi altre notizie dal blog!

Seguici su instagram per sapere tutte le novità in tempo reale: Alice, Lorenzo.

Storia della grafica.

Oggi iniziamo ad esplorare la storia della grafica:  dalle origini al giorno d’oggi. Osserveremo come il graphic design si sia evoluto e come sia stato usato per scopi differenti. Per prima cosa, però, dobbiamo inquadrare il concetto di grafica nella storia contemporanea.

Che cosa significa grafica?

La grafica rappresenta l’unione delle attività di stampa, illustrazione, tipografia e fotografia. Lo scopo è quello di generare contenuti di tipo visivo per pubblicizzare, educare o, come dimostrato da alcuni periodi storici, persuadere ad accettare un’idea. L’inizio della storia della grafica si può far risalire all’incirca al 1922, anno in cui William Addison Dwiggins associò all’unione delle attività sopra citate il termine graphic design, in realtà la grafica ha una storia molto più lunga, che accompagna quella del genere umano dall’alba della civiltà.

Le origini della grafica.

La storia della grafica inizia nella preistoria, periodo nel quale l’uso dell’illustrazione era indirizzato verso celebrazioni di cacce ed eventi memorabili per le comunità. In questo periodo non si può parlare di grafica vera e propria dato che non esistevano ne la scrittura ne la stampa e le illustrazioni erano, ovviamente, molto semplici.

Un passo avanti nella storia della grafica: la scrittura.

L’invenzione della scrittura rappresenta il passo in avanti verso il concetto odierno di grafica: l’invenzione della scrittura è accreditata ai sumeri, sono stati però gli egizi, con l’uso dei  geroglifici, ad associare ad un’illustrazione un significato contestuale all’argomento del documento. La rivoluzione dei geroglifici segna il passaggio dall’uso dell’illustrazione “preistorico” (celebrazioni importanti ecc…) ad un’illustrazione a fini educativi, “pubblicitari” e persuasivi. Il secondo, importantissimo, passo in avanti nel campo della grafica è ,di nuovo, da attribuire agli egizi: l’uso del papiro e l’invenzione dei manoscritti illustrati.

 

Storia della grafica in Asia.

In Asia, nel frattempo, i Cinesi inventano la scrittura, successivamente la carta e, molto tempo dopo, una “primitiva” stampa a caratteri mobili (circa 1041 d.c.). L’invenzione della carta e della stampa rappresentano due importanti step verso il concetto odierno di grafica: la carta rappresenta la fondazione su cui la grafica si è basata maggiormente per un lunghissimo periodo temporale (fino in tempi recenti, con l’introduzione di internet e dell’arte digitale). La stampa rappresenta ancora oggi uno dei metodi di produzione più usati nel campo della grafica.

Lo sviluppo tecnico del rinascimento.

Tralasciando gli eventi storici legati allo sviluppo dell’iconografia avanzata degli albori della società umana e gli sviluppi tecnologici e tecnici dei periodi seguenti. Arriviamo direttamente al rinascimento, periodo in cui i mercanti e la classe borghese necessitavano di un modo per copiare immagini o testi. In questo periodo si sviluppano le xilografie, le incisioni e molti altri metodi di produzione che gettano le basi per la futura crescita della grafica.

E’ importante sottolineare come, prima del 1922, la grafica fosse considerata come una forma d’arte simile alle arti fini per questo motivo l’approccio alla produzione di opere grafiche era molto diverso.

Questo ci porta direttamente alle rivoluzioni industriali: in questi periodi i progressi tecnologici e industriali hanno contribuito all’evoluzione della grafica. Tra le innovazioni più importanti ci sono la fotografia, i passi avanti nella stampa e l’istituzione in alcuni stati di appositi organi statali per la stampa.

Cromolitografia e propaganda.

Una data sicuramente fondamentale per tutto ciò che riguarda le arti stampate è quella del 1837, data in cui viene brevettata la cromolitografia, ossia la litografia a colori. Nonostante al giorno d’oggi il nome di questo brevetto ad opera di uno stampatore francese non riconduca nessun’opera alla mente, molte sono le stampe iconiche prodotte con questo metodo. Ad esempio la propaganda di arruolamento statunitense: il famosissimo “i want you”, lo zio Sam. In questo caso iniziamo ad osservare come la grafica non influenzi soltanto gli aspetti più mondani della società ma anche in quelli più importanti: la grafica diventa anche un metodo per veicolare la propaganda, i totalitarsmi della seconda guerra mondiale sono l’esempio maggiore di come il graphic design sia diventato fondamentale nell’influenzare le nazioni.

L’evoluzione della grafica.

Come si evince dal breve riassunto sulla storia della grafica, questo è un settore che dipende interamente dallo sviluppo tecnologico: la velocità di produzione e le potenzialità del graphic designer dipendono non solo dalle sue abilità ma dai mezzi tecnologici di cui dispone. Oggi i grafici usano tavolette da disegno per realizzare opere digitali, software di modifica immagini e sfruttano potenti hardware per rendere i loro pc in grado di processare questo tipo di operazioni. In futuro la grafica si evolverà ulteriormente, esistono già software di disegno 3D e software di scultura da usare con l’ausilio della realtà virtuale.


Leggi altre notizie dal blog!

Seguici su instagram per sapere tutte le novità in tempo reale: Alice, Lorenzo.

 

L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre

L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre Book Cover L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre
Oliva Marilù
Retelling, Mitologia
2020
217

L’Odissea non è la storia del viaggio di un uomo: è la storia d’amore di molte donne. C’è Calipso, che, avvinta dalle sue stesse reti di seduzione, si innamora di Ulisse ma deve lasciarlo andare. C’è Euriclea, la nutrice che lo ha cresciuto, e ci sono le sirene, ciecamente decise a distruggerlo. C’è Nausicaa, seduttrice immatura ma potente, che non osa nemmeno toccarlo. C’è Circe dominatrice, che disprezza i maschi finché non ne incontra uno diverso da tutti gli altri. E naturalmente c’è lei, Penelope, la sposa che non si limita ad attendere il marito, ma gli è pari in astuzia e in caparbietà. In questo libro, sono loro a cantare le peregrinazioni dell’eroe inquieto, ciascuna protagonista di una tappa della grande avventura, ribaltando la prospettiva unica del maschile nella polifonia del femminile: che conquista, risolve, combatte. Alle loro voci fa da controcanto quella di Atena, dea ex machina, che sprona sia Telemaco sia Ulisse a fare ciò che devono: la voce della grande donna dietro ogni grande uomo. In un curioso alternarsi di punti di vista, torna in vita e vibra di nuovi significati un classico immortale, in una narrazione che vola sulla varietà e sulla verità dei sentimenti umani.


 

L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre è un retelling di uno dei poemi epici più conosciuti al mondo – L’Odissea di Omero.

Come suggerisce il titolo, infatti, la storia di Odisseo viene raccontata attraverso le protagoniste femminili con i ruoli più rilevanti. L’Odissea è, in effetti, per la maggior parte costituita da un insieme di eventi in cui le protagoniste sono donne. Fatta eccezione per il celebre Odisseo, ovviamente.

L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre

Le donne all’interno dell’Odissea hanno sicuramente ruoli determinanti per l’andamento dell’intera trama, ma sono sempre avvolte da una sorta di “ombra” sprigionata da Odisseo, che rimane il protagonista indiscusso del poema.

L’intenzione di questo libro è proprio quella di dar voce a queste donne.

La prima a parlare è Calipso, figura forte e solitaria, determinata e autoritaria ma con un gran bisogno di compagnia. Un bisogno che la spinge a “donare” la sua terra all’uomo venuto dal mare, a patto che lui rimanga con lei. Presto, però, si accorge che Odisseo non pensa ad altro che a tornare a casa e, benché sia riconoscente e rinvigorito, non riesce a staccarsi definitivamente dalla sua adorata Itaca. Per questo motivo, alla fine, Calipso lo lascerà andar via.

Poi, successivamente, si leggono le versioni di Nausicaa, Circe, delle Sirene, di Euriclea e, infine, di Penelope. Ogni donna offre la propria visione di Odisseo: ogni racconto è ben caratterizzato, soprattutto grazie all’opinione che ogni donna matura nei confronti del protagonista. Lo stile narrativo, invece, varia solo leggermente, tant’è che solo in base a quello non sarebbero completamente distinguibili le diverse voci narranti.

Si tratta di un libro dal ritmo di lettura medio: è volutamente raccontato con “lentezza”, per dar modo al lettore di assimilare i punti di vista delle protagoniste, come se stesse ascoltando i loro pensieri nel momento esatto in cui vengono formulati.

Complessivamente L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre è un testo molto interessante proprio per lo scopo per cui è stato scritto. Tuttavia, ogni punto di vista è una supposizione fatta sulla base di ciò che viene detto riguardo queste donne all’interno dell’Odissea, perciò la loro personalità e la loro visione degli eventi è comunque strettamente legata a questo.

Eccoli, gli sciocchi.
Uomini.
Animali.
Maili.
C’è poi così tanta differenza?
Sono arrivati qui spossati dai viaggi e dalle intemperie, cercando quello che ogni maschio insegue. Cibo. Riparo. Una donna che li accudisca. La protezione della loro madre. Che noia, questi uomini!

Nonostante tutto, ogni donna ha una sorta di amore-odio per Odisseo: ognuna di esse rimane in qualche modo affascinata da lui (dalla sua forza d’animo, dal suo alone di mistero, dalla sua nostalgia di casa, dalla sua determinazione o dalla sua malinconia). Calipso vorrebbe farlo restare con sé, Circe ammette, alla fine, che non incontrerà mai più un uomo come lui.

In conclusione

Credo che L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre sia un buon testo di approfondimento per appassionati del genere classico, di retelling, o un modo diverso e simpatico per avvicinarsi all’opera. Lo consiglio ad ogni tipo di lettore: è ben scritto, si legge piacevolmente e in modo scorrevole!

 

Nota: Personalmente ho trovato che, benché messe nel ruolo di protagoniste, le donne fossero comunque assoggettate a questa sorta di fascino intramontabile di Odisseo. Non so se sia una mia interpretazione personale o un effetto voluto dall’autrice per mantenere comunque il protagonista originale al di sopra delle protagoniste del retelling. Se qualcuno là fuori l’ha letto, possiamo parlarne! 🙂


RECENSIONI: indice

Il sangue degli elfi – The Witcher 3

Il sangue degli elfi. The witcher Book Cover Il sangue degli elfi. The witcher
The Witcher
Andrzej Sapkowski
Fantasy
2019
393

Il regno di Cintra è caduto. Dopo quattro giorni d'assedio, le truppe di Nilfgaard irrompono nel castello e massacrano l'intera famiglia reale. La principessa Ciri è l'unica che riesce a fuggire ma, all'improvviso, un cavaliere nemico le si para davanti e avanza minaccioso, brandendo un pugnale insanguinato... Ciri non ricorda cosa sia successo. Sa solo che ora è sana e salva, protetta dalla spada di Geralt di Rivia e dalle possenti mura di Kaer Morhen, la fortezza in cui si addestrano i giovani strighi, gli assassini di mostri. Anche Ciri vorrebbe diventare una di loro, così, se tornasse il cavaliere di Nilfgaard, lei non avrebbe più paura, anzi sarebbe pronta a combattere. Una sera, però, al termine di un'estenuante giornata di allenamento, la ragazza dimostra di possedere straordinarie capacità psichiche, così dirompenti da non lasciare adito a dubbi: è lei la Fiamma di Cintra di cui parlano le profezie, la forza che salverà i popoli del mondo dalla rovina. Il suo destino è quindi segnato: deve partire subito per Ellander, dove una maga le insegnerà a controllare quell'immenso potere. Tuttavia, durante il viaggio, Ciri e Geralt dovranno stare molto attenti. Perché un sicario è già sulle loro tracce, disposto a tutto pur di eliminare la Fiamma di Cintra e scatenare il caos...

Il sangue degli elfi  è il primo romanzo vero e proprio della Saga di Geralt di Rivia dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski. In ordine cronologico di narrazione però si colloca al terzo posto, preceduto da Il guardiano degli innocenti e La spada del destino, che sono raccolte di racconti.

Ricorda. La magia è Caos, Arte e Scienza. È maledizione, benedizione e progresso. Tutto dipende da chi si serve della magia, come e con quale scopo. Ma la magia è ovunque. Ovunque intorno a noi. Facilmente accessibile. Basta allungare la mano. Guarda.

Il sangue degli elfi

In questo terzo volume molti dei pezzi che finora erano sparsi, trovano il loro posto all’interno della trama generale della saga. Viene fatta chiarezza sulla natura di Ciri, Geralt e Yennefer definiscono i loro ruoli all’interno della storia e nei confronti della bambina. C’è un altro personaggio a ricoprire un ruolo importante in questo volume… e si pensava non esistesse più!

Come anticipato per i due volumi precedenti, la saga si basa su ben quattro punti di forza:

  • lo stile;
  • i personaggi;
  • l’ambientazione;
  • l’atmosfera.

Senza ripetere quanto detto in precedenza, quindi, ci si può soffermare sulle “novità”: la più importante è sicuramente il fatto che si tratti di un romanzo anziché di una raccolta di racconti. La suddivisione avviene quindi in capitoli, in ordine cronologico, non in “eventi” distaccati.

Inoltre, rispetto ai precedenti volumi, questo districa in modo lineare ciò che accade sullo sfondo: lotte di potere tra re, rivalità tra creature di varie specie, intrighi tra maghi e così via. I tre personaggi principali salgono di livello: Geralt mostra ancor di più la sua personalità dalle mille facce, Yennefer si rivela una grande donna oltre che una grande maga, Ciri si allena fino allo sfinimento in tutte le sue svariate capacità e… ovviamente, non è ancora in salvo!

Il sangue degli elfi, come l’intera saga, è un fantasy molto valido dal punto di vista tecnico, piacevole da leggere, molto scorrevole e capace di dare un sacco di emozioni.

Per tutte le informazioni tecniche su questa saga vi rimando alle due recensioni precedenti:


Recensioni: INDICE

Ambitum surrexit – La rosa dei venti

Ambitum surrexit. La rosa dei venti Book Cover Ambitum surrexit. La rosa dei venti
Denis Valentini
Thriller
2019
193

Una serie di inspiegabili omicidi sta disegnando negli Stati Uniti d'America una mappa del terrore. A cercare di mettere  un freno alla scia di sangue che imbratta il Paese, una singolare squadra composta da quattro uomini: un poliziotto spagnolo, un agente della F.B.I., un pugile cubano, stella nascente della box mondiale e un ex baro, deciso più che mai a ricostruirsi una dignità. John, questo il suo nome, ha un intuito formidabile e una straordinaria capacità di cogliere particolari impercettibili, affinata in lunghi anni spesi sul tavolo da gioco; queste sue doti, unite alle indagini dei federali e al coraggio del campione olimpico del ring, costituiranno l'unico argine possibile al dilagare di un disegno criminale,un piano dietro al quale si nasconde la mano di un ordine antichissimo, nato per la difesa dei piccoli, i cui nobili principi sembrano soffocare nella sete di potere...

Ambitum surrexit – La rosa dei venti, romanzo d’esordio di Denis Valentini, è un thriller breve ma intenso, ambientato negli Stati Uniti.

Ambitum surrexit – La rosa dei venti

Strani omicidi scuotono gli Stati Uniti: ad investigare questi casi inspiegabili sono quattro persone che difficilmente si potrebbero associare tra loro. Un poliziotto e un agente dell’FBI – i più “normali” nello svolgere questo compito – un pugile e un ex truffatore deciso a darsi una seconda possibilità e aiutare nel lavoro a questo caso, che si rivela sempre più complesso e misterioso a mano a mano che si va avanti con la lettura.

I personaggi principali sono, quindi, questi quattro. Ma il vero protagonista è John, l’ex truffatore. Il protagonista è infatti colui che si rivela determinante per la risoluzione del caso ed è anche il personaggio che viene maggiormente descritto, soprattutto dal punto di vista caratteriale.

L’antagonista viene rappresentato attraverso un gruppo di persone che fa parte di una “setta segreta” votata all’aiuto degli indifesi. Così descritta, sembrerebbe un’entità positiva. In realtà si scopre che alcune persone all’interno di questa setta stanno portando avanti una sanguinaria lotta per il potere e che la missione iniziale è stata completamente sopraffatta da egoismo e interesse.

Oltre la trama

L’ambientazione varia spesso, ma geograficamente gli avvenimenti si collocano sempre all’interno del territorio degli Stati Uniti d’America e nel tempo presente. L’atmosfera, invece, varia di scena in scena ma ha sempre la funzione di creare tensione e suspense nel lettore. E, in effetti, ci riesce: l’intera trama, fino all’epilogo, è un susseguirsi di cause ed effetti che non lascia un attimo di respiro.

Ambitum surrexit – La rosa dei venti  è quindi un thriller dal ritmo di lettura piuttosto veloce. Grazie allo stile semplice, alla struttura della trama e alla lunghezza effettiva del testo, infatti,  possibile leggere questo libro in tempi piuttosto brevi. Ciò che cattura il lettore è la lotta tra un’entità che dovrebbe essere positiva ma non lo è più e questa improbabile squadra di investigatori.

In conclusione

Consiglio Ambitum surrexit – La rosa dei venti agli appassionati di thirller e a lettori onnivori. Sicuramente apprezzeranno la lotta tra John, Joel, Mariano e Ryan contro il Gran Maestro.
Un buon punto di partenza dell’autore come suo esordio letterario: sicuramente potrà affinare lo stile in futuro.


 

Recensioni: INDICE

 

 

The Drunk Fury – La nascita della fratellanza

The drunk fury. La nascita della fratellanza Book Cover The drunk fury. La nascita della fratellanza
Paolo Andrico, Paolo Maria Corbetta,
Romanzo, Fantasy
2019
261

Mar dei Caraibi, 1702. Isabel de la Guardia, figlia del viceré del Perù, inorridita dai soprusi inflitti dagli spagnoli agli indigeni e infiammata dagli ideali dei ribelli, rinnega sangue e patria e progetta un’insurrezione. Le rivoluzioni però costano e per armare i rivoltosi la principessa ha un piano: recuperare il tesoro maledetto dell’Huascarán. Recluta così una ciurma di pirati, nativi, utopisti e balenieri e fonda la fratellanza della Drunk Fury. Anni dopo, nel 1718, toccherà a due reduci della spedizione raccontare gli eventi: Jack Tyler, pirata e baleniere, e Paul Dragon, rivoluzionario corso. Ma il passato è meno lontano e più minaccioso di quanto si possa pensare. Tra sospetti, imboscate, colpi di spada, barili di rum, vecchi nemici e nuovi amici, Jack e Paul dovranno sopravvivere ai propri demoni e lottare per un’ultima, insperata, possibilità di redenzione.

La mia interpretazione del personaggio di Chepi


The Drunk Fury – La nascita della fratellanza è il primo volume di una saga fiction-storica, ambientata nella prima metà del ‘700 attraverso il Mar dei Caraibi.

The Drunk Fury – La nascita della fratellanza

In questo romanzo ci sono tante cose analizzare e che vale la pena sottolineare.

Si tratta di un romanzo storico che ha come protagonisti personaggi inventati, ma che in qualche modo richiamano quelli realmente esistiti – quantomeno come simbolo di una categoria: pirati, nobili, nativi americani, e così via.

La nascita della fratellanza è il primo volume della saga e racconta, appunto, la prima parte di una storia che vede protagonisti Jack Tyler e Paul Dragon, due ex-pirati molto legati tra loro. I due protagonisti si sono ritirati da tempo quando decidono di raccontare le proprie gesta e fare chiarezza su quanto accaduto anni prima. In questo modo inizia la vera e propria storia della Drunk Fury: una nave, una leggenda, un simbolo.

Ambientato nel Mar dei Caraibi, a partire dal 1702 e nei due decenni successivi, ripercorre una parte della storia d’America e dei colonizzatori europei, attraverso le vite di una manciata di persone che simboleggiano, in qualche modo, i tratti caratterizzanti della società settecentesca, a partire dai pirati della peggior specie fino ai nobili più spietati e senza scrupoli.

The Drunk Fury – La nascita della fratellanza  unisce lettere e memorie, creando un ritmo di lettura piuttosto veloce e incalzante. Lo stile invece, giustamente, varia a seconda che sia Paul o Jack a scrivere. Benché ci siano alcuni tratti comuni, sono comunque distinguibili come “due penne diverse”.

Oltre la trama

Attraverso le lettere che Paul e Jack si scambiano, si ricostruisce a ritroso parte della trama che lega l’intera saga – fino ad arrivare alla Nascita della fratellanza.

Oltre ai due protagonisti citati poco fa, ci sono Marie Anne e Chepi, due donne a cui Paul e Jack si legano durante la loro straordinaria avventura. Due pirati, una nobildonna che rinnega le sue origini per qualcosa di più nobile, una nativa americana: tutti questi personaggi hanno qualcosa in comune. Cercano la libertà.

In questo senso il testo è molto rivoluzionario e idealista: la Drunk Fury viene infatti costituita per opporsi ad una sorta di imposizione dell’impero sul mare, sottratto ai suoi precedenti occupatori. Ognuno dei fondatori ha un motivo diverso e ugualmente valido per opporsi a questo regime.

Questa trama e questo sviluppo dei fatti sulla base di una qualche rivoluzione vengono spesso utilizzati nei romanzi… ma non in una storia di pirati! In questo il testo è molto originale.

Inoltre il ruolo del pirata viene rivalutato. Mai sentito parlare di Pirati Nobili? Strana associazione di parole, in effetti.

Ebbene, questi sono i pirati nobili: i protagonisti (non solo Paul e Jack)  tengono fede ai propri ideali dall’inizio alla fine, rischiando la vita per difendere il mare e il loro diritto di far parte di una realtà che sta per essere spazzata via. Volendo rendere universale il messaggio contenuto in questo libro, lo si può sintetizzare in questo modo: una lotta per la libertà e per mantenere ciò che c’è, in modo che non venga annientato dal “nuovo”.


In più.

Il libro contiene anche:

  • L’elenco dei personaggi con una breve descrizione
  • La biografia dei protagonisti
  • I ritratti dei personaggi principali

In conclusione:

Un bel libro: originale, con un bel messaggio, adatto a tutti i lettori. Consigliato!


RECENSIONI: INDICE