Mokummer

Mokummer Book Cover Mokummer
Marco Cornetto
Fiction
bookabook
2019
Copetina flessibile
144

Vals è uno smarrito, un giovane in cerca di ordine tra i ponti e i canali di Amsterdam, tra le sue case sospese sull'acqua, tra il delirio di fumi ed ebbrezza della vita in città. La sua ricerca non è (solo) affanno ed oblio, perché sotto la disperazione resta quella voglia di mettersi costantemente in gioco, di stupirsi, di aprirsi a personaggi quali Sugar, Zoe, Bianconiglio, il Maestro, anche loro impegnati nella frenetica rincorsa a se stessi. Uomini con “pensieri e problemi e colpe di uomini”, e con amori che vengono e vanno, scombinando ogni volta le carte. Fino a quando arriva il momento di affrontare l'orlo del baratro, per trovare la spinta necessaria a risalire e continuare il viaggio.

Mukummer: un viaggio attraverso una città e una vita.

Il vecchio Damp gode di una certa fama tra i locali di Amsterdam, grosso modo tutti quelli che vivono in zona ne conoscono l’indirizzo. Credo che Bowie, il gatto del proprietario, non sia mai uscito da queste mura. Preferisce trascorrere la giornata sullo sgabello davanti alle vetrine, lato opposto rispetto a dove sono io ora, bello panciuto a dormire o leccarsi la coda (non lo biasimo, tutto sommato).

Una volta ho provato a spostarlo, un semplice sciò con la mano, e avresti dovuto vedere che pandemonio ne è venuto fuori: il bastardo rizza le orecchie, mi graffia sul polso, rovescia l’Acqua della Terra sulla jolla già pronta e poi salta giù, non prima di aver seminato peli sulla giacca di un tizio il quale, ascolta bene, si incazza con me e mi accusa di odiare gli animali e magari anche i bambini – è pieno di gente strana, dentro e fuori il locale, e chissà quanta ancora ne devo incontrare tra le strade di questo mondo.

Mokummer: la storia

Il romanzo racconta la storia di un ragazzo smarrito, al limite, che nonostante le apparenze, non perde la voglia di scoprire “qualcosa di nuovo”.

Il protagonista è Vals, questo ragazzo che si trova a girovagare per le via di Amsterdam, in cerca di sé stesso e di qualcosa in più. In realtà, prima di arrivare a questa conclusione, attraversa un periodo fatto di sonno, droghe e smarrimento in generale. Successivamente, tra momenti di lucidità e non, incontra personaggi inaspettati ma determinanti, che lo aiutano a uscire dal vortice che si è creato e a cercare, appunto, quel qualcosa in più.

Mukummer: oltre la trama.

Come ho accennato all’inizio della recensione, Mokummer è un viaggio attraverso una città – Amsterdam – e attraverso una vita, quella di Vals.

L’ambientazione “di sfondo” è quella della città di Amsterdam, ma le varie scene sono ambientate nei luoghi più disparati, di cui viene descritto il necessario alla resa della trama.

L’atmosfera che si percepisce è un misto di foschia, confusione e smarrimento, come è giusto che sia vista la storia.

Lo stile dell’autore è semplice e il ritmo di lettura è molto veloce, non solo per la brevità del racconto, ma anche per il modo in cui è scritto: la punteggiatura, soprattutto, influisce molto sul ritmo di lettura in questo caso.

In conclusione

Mokummer è un racconto piacevole, che si legge tutto d’un fiato e porta il lettore ad immergersi in una vita parallela, in un percorso di 140 pagine.

Lo consiglio agli amanti dei romanzi moderni e delle storie travagliate, che mescolano introspezione e i problemi più disparati (come la droga, per esempio) a “soluzioni” bizzarre, come incontri straordinari.

Trovate il libro su bookabook.it

L’autore

Marco Cornetto
MARCO CORNETTO nasce a La Spezia nel 1992. Laureato in Economia per l’Innovazione, vive e lavora tra Italia, Australia, Olanda, Spagna e Vietnam. Si occupa di imprenditoria sociale di giorno e di scrittura creativa la sera. Mokummer è il suo secondo romanzo.

Per tutte le altre recensioni: INDICE

Il tulipano nero

Il tulipano nero. Ediz. integrale Book Cover Il tulipano nero. Ediz. integrale
Alexandre Dumas
Romanzo, Classico
Crescere
2016
Copetina flessibile
224

Siamo nei Paesi Bassi, la terra dei tulipani, nel '600, il cosiddetto secolo d'oro olandese. Qui si sta svolgendo un'accesa lotta politica per il potere tra il Gran Pensionario, il borghese Johan de Witt, e lo Statolder, l'aristocratico Guglielmo III d'Orange. Nello specifico, va ricordato che, con il primo diffondersi dei tulipani, allora importati in Europa dall'Oriente, si sviluppò una vera e propria mania tra le classi altolocate del paese per questi fiori. I protagonisti sono invece tre personaggi inventati: Cornelius van Baerle, il carceriere Grifo e sua figlia Rosa; ma soprattutto il fiore che dà anche il titolo al romanzo, ossia il tulipano nero. Il medico Cornelius Van Bearle che, pur appartenendo a una ricca famiglia dell'Aja, non vuole arricchirsi ulteriormente, ma investe grosse somme di denaro nella sua passione per i tulipani, alla ricerca di forme e colori sempre più nuovi fino a riuscire a creare l'impossibile tulipano nero, per il quale la città di Haarlem offre il ricchissimo premio di centomila fiorini. Cornelius sta quasi per riuscirci ma un vicino invidioso, Isaac Boxtel, organizza un piano per rubargli i preziosi bulbi.

Recensire Il tulipano nero o no? C’è chi sostiene che le recensioni dei classici siano inutili perché, in quanto classici, non necessitano di commenti. Io credo piuttosto che recensire un classico non sia semplice perché, per quanto la recensione voglia essere oggettiva, si rischia sempre di improntarla con un giudizio. Tuttavia, anche questo giudizio può aiutare il lettore successivo a farsi un’idea del tipo di lettura a cui va in contro. Perciò eccoci qua…

Il tulipano nero

Il tulipano nero è un romanzo di Alexandre Dumas (padre) scritto nel 1850.

Ambientato nei Paesi Bassi, nel ‘600 (periodo d’oro per l’Olanda), racconta di una efferata lotta di potere tra Johan De Witt (un ricco borghese) e Guglielmo III D’Orange (aristocratico).

Alla base della trama c’è il mercato dei tulipani, che venivano importati dall’Oriente. Il mercato dei tulipani diventa in poco tempo la base dell’economia olandese, attirando soprattutto i nobili del Paese. Il prezzo dei fiori continua a salire, vittima delle speculazioni di chi vede in questi fiori un’ottima fonte di guadagno. Questo libro racconta i meccanismi del mercato dei tulipani dell’epoca attraverso una storia originale e coinvolgente.

Il tulipano nero racconta…

La storia del medico Cornelius Van Bearle che, pur essendo di famiglia borghese benestante, decide di non portare avanti gli affari di famiglia ma di investire nella coltivazione di tulipani di ogni specie e colore, fino a creare il misterioso e impossibile tulipano nero, per il quale la città di Haarlem offre il ricchissimo premio di centomila fiorini.

Un vicino invidioso, però, tenderà una trappola a Cornelius, che rischierà addirittura la condanna a morte.

Inizia in questo momento una storia tragica di amore e lotta per la giustizia.

Il tulipano oltre la trama

Il tulipano nero è un grande classico di Dumas, autore noto per il suo stile curato e coinvolgente e per le sue storie affascinanti. Come ci si può aspettare dal titolo e dall’autore, è un libro di grande classe ed eleganza, nonostante tratti anche di invidia, odio e violenza.

Ha un ritmo di lettura medio a causa delle descrizioni e delle nozioni da assimilare (soprattutto nella prima parte) per potersi immergere nella storia.

In realtà, il ritmo cambia a metà del libro: la prima parte è più lenta, contiene più informazioni storiche e dettagli su quella che è realmente stata la storia del mercato dei tulipani in Olanda. Nella seconda parte, invece, hanno più importanza i protagonisti del racconto e il ritmo accelera leggermente.

Come tanti libri contemporanei a questo, fa riferimento alla società dell’epoca mettendone in risalto alcune caratteristiche e, soprattutto, alcuni difetti e mancanze. Tra le righe si può trovare una sorta di critica ai ceti sociali protagonisti del racconto.

Nonostante ciò, però, è un libro che si legge tranquillamente e lascia un bel ricordo. Per questo lo consiglio sia agli amanti dei classici e sia a lettori “onnivori”, merita davvero di essere letto nonostante non sia di certo il più conosciuto romanzo di Dumas.

***un appunto: in questo caso, l’edizione Crescere non è la migliore. Nel testo ci sono alcuni errori e la traduzione non è sempre scorrevole.


Per tutte le altre recensioni: INDICE

In giro per la storia


In giro per la storia è il secondo libro che leggo di Michele Milia, il primo è stato Cos’è meglio? e devo ammettere che si nota molto la differenza tra i due: oltre al genere, anche lo stile è cambiato!

In giro per la storia

Più mi guardo intorno più rimango stupito. Intorno a me il silenzio, sento il vento sfiorare la terra, passare fra i rami e accarezzare il cielo, l’insieme di questi suoni rende il posto paradisiaco.

La trama è piuttosto semplice ma ben strutturata: racconta la storia di un giovane ragazzo che, grazie ad uno strano bracciale ricevuto in regalo, può viaggiare nel tempo e conoscere meglio la Storia, materia scolastica tanto odiata.

Il protagonista è, appunto Freud: un ragazzo normale, con un ottimo rendimento scolastico e un odio smisurato per la Storia. Ma un incontro inaspettato lo aiuterà a superare questo odio e a scoprire qualcosa di meraviglioso.

Guidato a distanza dal misterioso complice, il giovane attraversa i secoli e scopre fatti e persone inaspettate.

Analizzando il testo…

Analizzando la struttura di questo libro si nota un ché di “fiabesco“: il personaggio misterioso che aiuta il protagonista, l’oggetto magico, il viaggio e il ritorno come “persona nuova”.

Il testo è piuttosto e il ritmo di lettura è veloce, perciò questo libro può essere letto in tempi davvero brevi. Lo stile dell’autore è semplice e più curato rispetto al precedente libro.

Il lessico e i dialoghi sono moderni: nonostante l’ambientazione – sia geografica che temporale – cambi ripetutamente, infatti, la storia è comunque contemporanea e la scelta di questo tipo di lessico aiuta a mantenere distaccate le due componenti del romanzo.

“Signor Leopardi, lei è nato a Recanati come descriverebbe questo paese?”
“Il Natio Borgo Selvaggio”
“Perché selvaggio?”
“Recanati è un paese piccolo, semplice e rude. La popolazione
contadina non ha saputo apprezzare la grande biblioteca allestita da mio padre, Monaldo”
“Lei era innamorato di Silvia vero?”

Gli incontri e i personaggi citati sono davvero molti, alcuni dialoghi sono istruttivi per il protagonisti, altri comici, altri tristi.

Insomma…in questo romanzo si trova davvero di tutto e di più!

In conclusione credo che In giro per la storia sia un romanzo molto carino, adatto ad ogni tipo di lettore, molto leggero e scorrevole.


Per tutte le altre recensioni: INDICE

La stanza della tessitrice

La stanza della tessitrice
Cristina Caboni
Romanzo
Garzanti
Copertina rigida
270

I desideri sono fili invisibili da cucire insieme.

Interrogò il tessuto. E lui rispose. Vedeva il vestito nella sua mente e, come un pittore, ne definiva la struttura, il disegno e il colore. Gli abiti che Camilla rielaborava e confezionava erano creati sui sogni individuali di chi li indossava, capaci di infondere protezione, coraggio, sicurezza. Ciò che desiderava per sé stessa con tanta intensità, sapeva crearlo per gli altri.

Bellagio è il luogo dove Camilla si è rifugiata per iniziare una nuova vita. Solo qui è libera di realizzare i suoi abiti capaci di infondere coraggio, creazioni che sono ben più di qualcosa da indossare e mostrare. Ma ora è costretta ad abbandonare tutto perché Marianne, la donna che l’ha cresciuta come una madre, ha bisogno del suo sostegno. È lei a mostrarle il contenuto di un antico baule, un abito che nasconde un segreto: vicino alle cuciture interne c’è un piccolo sacchetto che custodisce una frase di augurio per una vita felice. È l’unico indizio che Marianne possiede per ritrovare la sorella. Camilla non ha mai visto nulla di simile, ma conosce la leggenda di Maribelle, una stilista che, all’epoca della seconda guerra mondiale, era famosa come «Tessitrice di sogni». Nei suoi capi erano nascosti i desideri e le speranze delle donne che li portavano. Maribelle è una figura che la affascina da sempre: si dice che sia morta nell’incendio del suo atelier parigino, circondata dalle sue creazioni. Camilla non sa quale sia il legame tra Maribelle e la sorella che Marianne vuole ritrovare. Ma sa che è disposta a fare di tutto per scoprirlo. Sente che la sua intuizione è giusta: Parigi è il luogo da dove iniziare le ricerche; stoffe, tessuti e bozzetti la strada da seguire. Una strada tortuosa, come complesso è ogni filo di una trama che viene da lontano. Perché i misteri da svelare sono a ogni angolo. Perché Maribelle ha lottato per affermare le proprie idee. Perché seguirne le orme significa per Camilla scavare dentro sé stessa, dove batte un cuore che anche l’ago più acuminato non può scalfire.

Cristina Caboni è una delle voci più prestigiose e stimate del panorama letterario italiano. Con i suoi romanzi come, tra gli altri, Il sentiero dei profumi e La rilegatrice di storie perdute è entrata nel cuore dei lettori. Ora torna con un libro dove i fili del passato e del presente si intrecciano. Dove gli abiti sono pieni di significati misteriosi. Dove i destini di due donne si incontrano per far volare i sogni, senza paura.


 

La stanza della tessitrice è un romanzo dolce, che parla di desideri e vite che si intrecciano.

La stanza della tessitrice

La protagonista è Camilla, una sarta, che decide di trasferirsi a Bellagio per iniziare una nuova vita, portando avanti il suo mestiere.

Inaspettatamente viene richiamata dalla donna che l’ha cresciuta: questa donna, Marianne, le svela un segreto: custodisce in un antico baule un abito d’epoca che pare essere stato confezionato dalla leggendaria Maribelle.

Secondo la tradizione, gli abiti confezionati da questa stilista contenevano i desideri più profondi delle donne che li indossavano. Inoltre erano in grado di trasmettere coraggio nell’affrontare tutto il necessario per arrivare alla realizzazione del desiderio.

Camilla si mette sulle tracce della famosa Maribelle che, si narra, sia arsa viva nel suo atelier a Parigi: proprio da qui inizia l’avventura di Camille.

La stanza della tessitrice: oltre la trama

All’inizio della recensione ho definito questo libro “dolce”, il motivo è questo: si tratta di un libro leggero e positivo, nonostante parli anche di eventi spiacevoli. Ed è anche un libro in cui si parla molto di desideri e di donne.

Si parla di sogni e di quanto siano importanti il sostegno e il coraggio per realizzarli.

Passando agli aspetti “tecnici” del libro, si può dire che sia molto semplice e scorrevole. Lo stile dell’autrice è delicato e quasi colloquiale. Ha un ritmo di lettura medio, in quanto i singoli eventi occupano diverse pagine del testo, ma si legge comunque velocemente non avendo sbalzi di ritmo e colpi di scena colossali.

In conclusione

Si tratta di una lettura leggera adatta agli amanti del genere, ma è anche un buon libro per intervallare letture più impegnative. Lascia un bel ricordo e un po’ di positività.

Se mi venisse chiesta un’opinione personale direi, appunto, che si tratta di una lettura piacevole ma che, date le basi su cui si fonda la trama, avrei preferito un’evoluzione della storia un po’ più intensa.

Buona lettura!


Tutte le altre recensioni: QUI

 

Sì Book Cover
Viviana Rivero
Romanzo
Giunti
2019
Copetina flessibile
688

Parigi, anni ’20. Melisa Loyola è la figlia del sarto più rinomato della città e fin da piccola aiuta il padre a confezionare i costumi di scena dei più importanti teatri di Parigi, come il Moulin Rouge e Les Folies Bergère. I meravigliosi vestiti, le struggenti melodie del tango e il suo innato talento per il canto e il ballo fanno crescere in lei il desiderio di entrare a far parte di quel mondo scintillante. Ma per la sua famiglia e il suo fidanzato è impensabile che lei lavori, tanto meno che si esibisca su un palco. Quando finalmente si presenta l’occasione di realizzare il suo sogno, Melisa non ci pensa due volte, anche se significa mollare tutto e salpare per Buenos Aires insieme a una prestigiosa compagnia teatrale. E se proprio lì, dall’altra parte del mondo, trovasse il vero amore? Melisa non ha mai dimenticato lo sguardo di Nikolai, il giovane e ricco argentino che ha conosciuto a Parigi, così testardo e insopportabilmente affascinante. Quando l’amore arriva, forte e travolgente, che importanza hanno la carriera e i tanti sacrifici fatti? Una storia romantica e appassionante, ricca di avventura e colpi di scena. Il viaggio per la felicità è lungo e pieno di ostacoli, ma niente è impossibile per chi è capace di dire “sì” alla vita


Sì è un romanzo storico ambientato negli anni ’20, che ha le sue radici in Marocco e che arriva fino a Buenos Aires, passando per Parigi e non solo.

Sì: tra realtà e fantasia

La narrazione ha inizio con qualche accenno sulla vita dei genitori di quella che sarà poi la protagonista dell’intero romanzo: madre musulmana, padre occidentale. Un matrimonio che viene, in un certo senso, “organizzato” nonostante lo sposo non fosse connazionale della sposa e non professasse la stessa religione.

Questa prima “stranezza” per l’epoca si verifica perché il padre della sposa ha premura di accasare tutte e cinque le figlie, scegliendo con attenzione gli sposi.

Questo perché, come da tradizione, proprio a loro sarebbero finiti i patrimoni e gli affari di famiglia, mentre le figlie sarebbero soltanto “passate di proprietà”.

Si verifica, quindi, il primo fatto insolito e vagamente rivoluzionario per l’epoca: è il futuro sposo (occidentale) a proporsi per il matrimonio.

Dopo le nozze, la coppia si trasferisce e inizia a condurre una vita più occidentalizzata, pur mantenendo la fede musulmana e le tradizioni marocchine.

Poco dopo nasce la figlia, Melisa.

Era decisa a dare ogni ora della sua vita, le sue notti, le vittorie e le sconfitte, pur di non separarsi mai da quel fagottino di carne rosa.

Quel giorno d’estate segnò un prima e un dopo nella sua vita e nelle sue decisioni. Ma se ne sarebbe accorta solo con il passare dei mesi, o addirittura con il trascorrere degli anni.

Come da tradizione, anche lei, viene promessa in sposa ad un uomo che conosce appena e che non ama.

Melisa, cresciuta tra stoffe pregiate e abiti di scena nella bottega dei genitori, non vuole arrendersi ad un destino scontato, rifiuta il matrimonio combinato e si butta nella carriera di cantante e ballerina.

<<E poi io voglio una vita diversa>> […] <<voglio fare la ballerina e la cantante>>

Melisa è brava, ha successo e viene invitata ad unirsi ad una compagnia teatrale a Buenos Aires. Non senza difficoltà, lascia i genitori e la sua casa per andare dall’altra parte del mondo, incontro al suo destino.

Quando finalmente la nave avvistò terra, l’entusiasmo dei passeggeri esplose. Melisa invece scoppiò a piangere. Aveva attraversato l’oceano per inseguire il suo sogno abbandonando le persone che amava. Era il primo dei molti sacrifici che avrebbe fatto per assecondare la sua vocazione, solo che ancora non lo sapeva.

Questa storia straordinaria, che vede come protagonisti i personaggi inventati di Melisa e la sua famiglia, viene però storicamente collocata in corrispondenza di una tragedia realmente avvenuta: il naufragio della nave Principessa Mafalda.

Questo tragico incidente è avvenuto nel 1927 ed è costato la vita a 314 persone in viaggio verso Buenos Aires.

 

Sì: oltre la trama

Il significato del titolo, come specificato nella sinossi, è la capacità di dire  alla vita.

Melisa, infatti, nonostante le difficoltà e le perdite, riesce a costruire qualcosa di suo e, successivamente, con l’uomo che ha scelto.

Lo stile dell’autrice è molto semplice e fluido. Il romanzo risulta scorrevole e si legge abbastanza velocemente nonostante conti più di 600 pagine.

L’ambientazione cambia ripetutamente, attraversando tre continenti e riportando alcune caratteristiche tipiche dell’epoca delle città menzionate.

L’atmosfera, invece, cambia in base a due fattori: il luogo in cui si svolge una determinata scena e ciò che accade ai protagonisti e come si sentono a riguardo.

Il ritmo di lettura è medio, è una lettura “tranquilla”, che fa scorrere gli eventi senza troppi scossoni per il lettore.

In conclusione: Sì a questo libro

Si tratta di un libro positivo e piacevole che lascia un bel ricordo nonostante tratti anche fatti spiacevoli, come il naufragio che, come anticipato, è realmente accaduto ed è costato la vita a centinaia di persone.

 


per tutte le altre recensioni: INDICE

 

L’ultimo carnevale

L'ultimo carnevale Book Cover L'ultimo carnevale
Paolo Malaguti
Romanzo, Distopico
Solferino
2019
314

19 febbraio 2080. Martedì grasso. C’è nebbia, sulla laguna deserta, i turisti non sono ancora arrivati. Affluiranno appena farà giorno, pagando il biglietto e passando dai tornelli: già, perché da quando Venezia è stata dichiarata non più agibile, evacuata e trasformata in Venice Park – la più pittoresca delle attrazioni italiane – non esistono più residenti. Solo il circo quotidiano dei visitatori e degli accompagnatori, oltre a un pugno di Resistenti che vorrebbe vederla tornare viva e abitata. In questo giorno d’inverno ci sono Michele e Sandro, guardiani che pattugliano la laguna. C’è Carlo, guida turistica appena promossa (e già in un mare di guai). C’è Rebecca, la combattiva attivista disposta a trasformarsi in assassina pur di non rassegnarsi alla morte della sua città. E c’è Giobbe, un vecchio che ha perso tutto: la moglie, la casa, la memoria... ma l’unica cosa che gli è rimasta, un segreto racchiuso in un mazzo di chiavi, può cambiare il futuro. Che infatti cambierà, nell'arco di un’indimenticabile giornata di Carnevale. Allucinazione e realismo, tenerezza e mistero sono le cifre di un romanzo storico diverso da ogni altro, capace di proiettare il passato in un futuro prossimo che somiglia vertiginosamente al nostro. La città d’arte più famosa al mondo fa da scenario a un’avventura dal passo di nebbia e di tuono, in cui si muovono quattro personaggi che in modi diversi dovranno scegliere tra se stessi e Venezia.


L’ultimo carnevale: il libro

L’ultimo carnevale  è un romanzo fantascientifico/distopico, ambientato in un’ipotetica Venezia del 2080: sommersa per il 95% della sua superficie, è stata evacuata e trasformata in un parco/museo aperto al solo pubblico pagante e sorvegliata meticolosamente da pattuglie, telecamere e droni.

Tutti vogliono visitarla per poter dire, un giorno, di essere stati lì: perché in fondo questo attira le persone.

Una ragazza e un ragazzo si trovano per gioco nella città notturna, sorvegliata a vista e ricoperta di sensori d’allarme e telecamere: dopo essersi allontanati da una festa di laurea noiosa, decidono di provare ad entrare nonostante i divieti e i sorveglianti.

Inizia così una corsa contro il tempo per salvare Venezia.

Ci sarà un altro protagonista: un signore anziano che ha perso la famiglia e la memoria, ma custodisce un mazzo di chiavi che nascondono un segreto in grado di salvare la città.

L’ultimo carnevale: oltre la trama

Lo stile dell’autore è fluido, scorrevole. Mescola descrizioni, pensieri e dialoghi (anche in dialetto veneziano, ma comunque assolutamente comprensibili).

La scelta dell’ambientazione in un luogo reale completamente stravolto aiuta molto a rendere l’idea della catastrofe in corso, nonostante venga volutamente coperta da un progetto turistico – ovviamente a scopo di lucro.

L’atmosfera che si percepisce è un misto tra inquietudine, incredulità e cambiamento. Tra il super-moderno e tecnologico e il cupo e nostalgico.

I protagonisti, molto diversi tra loro, hanno uno scopo preciso all’interno del testo: la prima, figlia della nuova era, non si vuole arrendere ad un cambiamento in negativo; l’altro, nostalgico e “conservatore”, si rivela determinato fino alla fine per la sua città.

A mio parere è proprio questo il messaggio: “ok al cambiamento e all’innovazione, ma ci sono cose che devono essere preservate”.

In conclusione

L’ultimo carnevale è quindi un romanzo ben strutturato e ben scritto, adatto ad ogni tipo di lettore: è un distopico che fa riflettere sui cambiamenti climatici e sulle possibili conseguenze, cose a cui non si pensa mai a sufficienza. Inoltre è un bel romanzo anche dal punto di vista della trama perciò può piacere anche a chi non cerca necessariamente un messaggio all’interno di un testo.

 


Per tutte le altre recensioni: INDICE

Sostiene Pereira

Sostiene Pereira. Una testimonianza Book Cover Sostiene Pereira. Una testimonianza
Antonio Tabucchi
Romanzo
2019
Copetina flessibile
226

Agosto 1938. Un momento tragico della storia d'Europa, sullo sfondo del salazarismo portoghese, del fascismo italiano e della guerra civile spagnola, nel racconto di Pereira, un testimone preciso che rievoca il mese cruciale della sua vita. Chi raccoglie la testimonianza di Pereira, redatta con la logica stringente dei capitoli del romanzo, impeccabilmente aperti e chiusi dalla formula da verbale che ne costituisce il titolo: Sostiene Pereira? Questo non è detto, ma Pereira, un vecchio giornalista responsabile della pagina culturale del "Lisboa" (mediocre giornale del pomeriggio) affascina il lettore per le sue contraddizioni e per il suo modo di "non" essere un eroe. Introduzione di Andrea Bajani.

Sostiene Pereira è un libro che fa riflettere; è un libro che parla di politica, di ideologie e di battaglie, di tensioni e governi. Parla di luoghi e situazioni reali, benché i personaggi siano inventati.

Sostiene Pereira: una testimonianza.

Pereira è un uomo comune, abitudinario, forse anche troppo. Fa il giornalista e si occupa della rubrica culturale, dopo aver lasciato la cronaca, su un quotidiano portoghese, il Lisboa. Si tratta di un giornale poco conosciuto e di scarsa importanza, su cui il giornalista pubblica articoli su autori stranieri e traduzioni di opere classiche. Gli piace scrivere e gli piace dare ai lettori qualcosa su cui pensare… ma i quotidiani, anche quelli meno conosciuti, sono soggetti a censura e scrivere di letteratura e autori in un periodo di limitazioni dell’espressione è difficile.

Pereira si “nasconde” sotto un’apparenza (quasi volesse convincere anche sé stesso) di noncuranza e routine. Un grande lavoratore, religioso, vedovo, con problemi di salute e abitudini quotidiane che si ripetono di giorno in giorno senza sosta. Tuttavia, poco per volta, si trova immischiato in faccende che lo mettono in pericolo, che lo scrollano dal profondo, portandolo ad uscire dalla sua “zona confortevole”.

Ecco che la storia si trasforma in una lotta, a tratti anche violenta, per la libertà d’espressione.

La stesura dell’intero romanzo ruota, appunto, attorno a ciò che Pereira sostiene, come se stesse riportando una testimonianza piena di dettagli e vicissitudini, che hanno trasformato un uomo radicalmente.

La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.

Sostiene Pereira: oltre la trama.

Lo stile di Tabucchi è senza dubbio meritevole di lode (come già detto per Requiem): scorrevole, discorsivo ma penetrante, confidenziale ma discreto. Porta avanti la trama lasciando sempre qualcosa di non detto, come se Pereira dovesse sempre aggiungere un ulteriore dettaglio decisivo alla comprensione della storia.

Il ritmo di lettura e medio ma costante: dall’inizio alla fine il lettore viene trasportato nell’avventura di Pereira e nella sua trasformazione da riservato abitudinario ad attivista determinato. Lo scopo del testo è chiaro fin dall’inizio, proprio per l’enfasi che viene messa sul fatto che il protagonista sia abitudinario e apparentemente non curante di ciò che gli avviene intorno.

Di conseguenza è semplice intuire il messaggio, contenuto nel finale, fin dall’inizio – benché non si possa immaginare l’epilogo nei minimi dettagli, ovviamente. Nonostante ciò, il messaggio finale è proprio quello che dà importanza al testo perché è sempre valido, universale e attuale e il fatto che sia prevedibile non gli toglie importanza.

In conclusione

Sostiene Pereira è il tipico romanzo “veicolo” di un messaggio sociale e politico. Anche chi non fosse amante di questo genere di letture o non fosse d’accorto con il messaggio principale, sarebbe comunque sorpreso e appagato da questo romanzo, proprio grazie allo stile di Tabucchi.


Per tutte le altre recensioni: INDICE

 

Il vecchio e il mare

Il vecchio e il mare Book Cover Il vecchio e il mare
Ernest Hemingway
Romanzo, Classico contemporaneo
Mondadori
2016
Copetina flessibile

Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago trova la forza di riprendere il mare: questa nuova battuta di pesca rinnova il suo apprendistato di pescatore e sigilla la sua simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi. nella lotta quasi a mani nude contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione finalmente sconfitta. Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura. E, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita. Postfazione di Fernanda Pivano


 

Il vecchio e il mare è una della opere più famose in assoluto dell’autore Ernest Hemingway.

Benché si tratti di un’opera relativamente recente, può già essere considerata un classico della letteratura moderna.

Grazie a questo romanzo, infatti, l’autore è stato vincitore di un premio Pulitzer nel 1953. Questo testo ha avuto anche una forte influenza sulla conquista del del premio Nobel l’anno successivo.

“Dove andrai?” chiese il ragazzo.
“Al largo, per rientrare quando cambia il vento. Voglio esser fuori prima di giorno”.

Il vecchio e il mare: messaggi

La storia è semplice ma intensa e significativa: Santiago, un vecchio pescatore cubano, si intestardisce sul voler pescare il pesce marlin più grande della sua vita. Dopo giorni in mare aperto riesce a conquistarlo, arrivando allo stremo delle forze e rischiando più volte la vita.

“Chiunque può fare il pescatore, di maggio.”

Nel riportarlo al porto, però, il pesce viene spolpato da diversi attacchi di squali e questo fa sì che il povero Santiago torni a riva con nient’altro che una carcassa.

Ad aspettarlo a riva c’è il ragazzo, a cui ha insegnato tutto sul mare e con cui ha un legame speciale.

“La mia sveglia è l’età” disse il vecchio. “Perché i vecchi si svegliano così presto? Sarà perché la giornata duri più a lungo?”

Risulta evidente, durante la lettura, come il libro sia un susseguirsi di messaggi e metafore:

  • in primo luogo, la supremazia del mare e della natura sull’uomo: quanto un uomo possa sentirsi piccolo e indifeso nonostante la saggezza e l’esperienza acquisite;
  • di conseguenza, l’invito a non sentirsi mai troppo sicuri e, se possibile, essere un po’ più “modesti” e rispettosi nei confronti del mare e dei suoi abitanti;
  • il ciclo della vita, l’invecchiamento, la nostalgia e, nonostante tutto, le soddisfazioni e le dure lezioni che si presentano nei momenti più inaspettati;
  • l’importanza del trasmettere le conoscenze a chi verrà dopo, in questo caso il ragazzino che accompagna il vecchio per mare.

Oltre la trama

Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo. A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c’è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.

Il vecchio e il mare è sicuramente un libro che merita di essere letto non solo per il contenuto e i messaggi citati poco fa, ma anche per lo stile e la forma impeccabili.

Lo stile narrativo di Hemingway, infatti, è qualcosa di unico: la percezione dell’atmosfera è veramente realistica durante la lettura, l’ambientazione perfetta e i personaggi più che significativi.

Nonostante la trama sia piuttosto semplice e si basi su due protagonisti (tre, se contiamo il mare come elemento chiave), la narrazione e fluida e fitta e porta il lettore fino alla fine in un batter d’occhio.

Per quanto riguarda i protagonisti, invece, sono essenzialmente due: il vecchio, Santiago, e il ragazzo. Vengono descritti fisicamente e, soprattutto, caratterialmente; ma ciò che conta di più è la loro esperienza, loro sono il messaggio.

Un discorso a parte va fatto per il mare che è contemporaneamente protagonista e antagonista. Il mare stupendo e “amico”, con i suoi colori e le sue usanze; il mare impetuoso e “nemico”, con i suoi predatori e le sue tempeste.

La struttura del romanzo è molto simile a quella di una fiaba: protagonista e antagonista, fatto scatenante, trasformazione (in questo caso sia del mare da positivo a negativo e poi viceversa, e sia della visione generale di Santiago) conseguenze ed epilogo.

Il vecchio e il mare: in conclusione

Come anticipato, si tratta di un “Signor Libro”, consigliato ad un pubblico sia adolescente che adulto e con qualsiasi gusto letterario. Merita davvero di essere letto.

Per concludere, consiglio a tutti di riflettere sui messaggi che questo libro porta con sé! Buona lettura!


Per tutte le altre recensioni: INDICE

 

La scelta

La scelta

La Scelta di Morgane Mentil potrebbe essere definito un urban-fantasy, data l’ambientazione realistica (parte infatti da Milano) e le vicende sovrannaturali/di fantasia.

Si tratta di una storia mistica e misteriosa: i protagonisti affrontano avvenimenti e incontri inaspettati, ma soprattutto sono costretti ad affrontare sé stessi, scoprendo chi sono veramente e cosa vogliono diventare.

Un percorso di crescita personale e accettazione di sé stessi è alla base di tutta la narrazione: un percorso ad ostacoli che porta ogni protagonista ad affrontare i propri limiti e trovare soluzioni.

Non solo: alcuni si trovano davanti alla classica “seconda occasione”, il momento perfetto per riscattarsi da ciò che hanno fatto in passato.

La scelta: oltre la trama

La scelta è, oltre che il titolo, la chiave di lettura di tutto il libro: la possibilità di scegliere, di prendere decisioni, di cambiare le cose.

Ogni passo della trama è scandito, in effetti, da una scelta.

Senza dubbio è un libro pieno di vita e positività. In sostanza “tutto si affronta avendo come base amicizia, amore e famiglia”.

Era come se un’immensa dolcezza gli si fosse sciolta nel petto a ricordargli ciò che sapeva da tempo: proteggere, gli riusciva spontaneo.

Lo stile dell’autrice è molto curato e facilmente leggibile: questo permette una lettura scorrevole senza che lo stile sovrasti la trama o il messaggio.

A mio parere, infatti, la base della narrazione è il contrasto tra bene e male e come le scelte di ognuno (tra bene e male, appunto) possano ripercuotersi su ciò che c’è intorno.

La scelta è una storia d’amore, ma è anche un’avventura ai confini del mondo e del sovrannaturale; è una storia di amicizie e famiglia; è, come ho scritto all’inizio della recensione, un libro pieno di vita.

In conclusione

Consiglio questo libro agli amanti dell’urban-fantasy e non solo; è un libro che racchiude molti generi letterari e può essere apprezzato da un pubblico molto vasto e variegato!

Tra l’altro, secondo fonti decisamente attendibili (:P) l’autrice è attualmente al lavoro sul suo secondo romanzo, di genere diverso dal paranormal romance, e sta inoltre progettando la trama di un possibile seguito de La Scelta! (Anche perché il finale di questo lascia ben sperare, leggere per credere!)

Trovate tutte le informazioni sull’autrice e sul libro qui: www.morganementil.com e sul mio portfolio, uno dei lavori realizzati per lei!
Passate da lei, è gentilissima <3


Per tutte le altre recensioni: INDICE

Darsan

 

 

Darsan è un libro che racchiude al suo interno ben tre generi letterari: è un saggio sull’india, un diario di viaggio e una testo di formazione personale.

Darsan // Recensione

Il libro si suddivide in più parti, analizzando ogni aspetto dell’India (luoghi, religione, usi e costumi, consuetudini e stranezze) e rivelandosi in questo modo un ottimo saggio per appassionati dell’Oriente, soprattutto perché descrive il Paese in modo inconsueto, non “turistico”.

Al pari è un diario di viaggio perché, a tutti gli effetti, racconta dell’esperienza diretta dell’autore, che ha attraversato il Paese in lungo e in largo imbattendosi nelle più disparate situazioni e conoscenze.

Non è il classico diario di viaggio in ordine cronologico, ma piuttosto una raccolta di testimonianze suddivise per argomento: per esempio templi, persone, luoghi e così via.

Sono in una condizione strana.
Ho incontrato l’India. Mi sento leggero e mi viene un po’ da piangere.

Darsan // Il libro

Come anticipato all’inizio della recensione, Darsan è suddiviso in più parti, che permettono di conoscere l’India in ogni suo aspetto. Soprattutto permette di conoscerne la parte più profonda e nascosta, con pregi e difetti, che ovviamente non vengono decantati sulle brochure di viaggio.

Si parla di povertà, di sporcizia e degrado: di umanità, nel bene e nel male.

Si viene a conoscenza di un’India che mantiene le tradizioni ma cerca, in qualche modo, di rimanere al passo con i tempi.

Questo viaggio attraverso il Paese viene suddiviso per argomenti e per esperienze. L’autore, infatti, già nella premessa specifica di non essersi recato in India come turista ma come individuo in cerca di qualcosa.

Ciò che stava cercando era in realtà sé stesso… Ed ecco che si arriva alla parte del libro che si può definire di “formazione” o di “crescita personale”. Si tratta del capitolo che precede l’epilogo: un capitolo scritto in chiave filosofica, che sviscera le riflessioni dell’autore sullo scopo e sull’esito del suo viaggio.

Proprio in questo capitolo conclusivo è contenuto il messaggio: la ricerca e l’importanza dell’individualità, l’essere in pace con sé stessi e con tutto il resto.

Darsan // Tecnicamente parlando…

Analizzando il testo dal punto di vista tecnico, si ha un buon saggio: ben strutturato, bilanciato tra oggettività ed emotività dell’autore.

Lo stile dell’autore è piuttosto semplice, alterna descrizioni di esperienze vissute e riflessioni personali (che sono il filo conduttore di tutto il testo, fino all’epilogo descritto poco fa).

Il ritmo è medio-lento ma il libro si legge comunque piacevolmente e piuttosto velocemente.

L’ambientazione è ovviamente l’India per l’intero testo; ciò che cambia e che dà risalto ad alcune parti del libro è l’atmosfera: grazie alle minuziose descrizioni delle scene riportate, è possibile immaginare e percepire gli aspetti meno conosciuti del Paese (il calore, gli odori, lo sporco di alcuni luoghi e la maestosità di altri luoghi).

In conclusione

Un buon libro adatto a: appassionati di viaggio e letture di questo genere, amanti dell’oriente, lettori che amano sperimentare e scoprire letture “diverse”.


Per tutte le altre recensioni: INDICE.

Grazie @bookabook!

 

Invisibile

Invisibile Book Cover Invisibile
Ursula Poznanski, Arno Strobel,
Thriller
Giunti Editore
2019
Copertina rigida
360

Un paziente trafitto a morte dal bisturi del chirurgo durante un'operazione a cuore aperto. Un agente immobiliare ucciso con ventiquattro coltellate sulla soglia di casa. Un ragazzo massacrato con una mazza da baseball per strada, davanti a decine di testimoni. Un assurdo bagno di sangue travolge la città di Amburgo, ma la cosa più singolare è la facilità con cui i commissari Daniel Buchholz e Nina Salomon riescono a catturare i colpevoli. Eppure il movente rimane incomprensibile: nessuno di loro sembrava conoscere davvero la vittima. L' unico elemento in comune è una rabbia feroce cresciuta a dismisura, fino a diventare inarrestabile. Una rabbia che non lascia immuni nemmeno gli investigatori: mentre l'indagine si fa sempre più tesa, Nina stenta a riconoscere il suo partner. Come è possibile che Daniel, di solito così controllato e padrone di sé, stia diventando ogni giorno più aggressivo e irrazionale? Intanto, un dubbio comincia a insinuarsi in lei: e se gli assassini fossero stati manipolati? Ma da chi? E soprattutto: come?

Invisibile è un thriller psicologico attuale e piuttosto inquietante.
Il tema principale del libro è “il giudizio degli altri” e l’effetto che fa sulle persone.

Invisibile: Il libro

Per evitare spoiler di qualsiasi tipo accenno soltanto al primo capitolo per dare un’idea di quale sia il contenuto del libro.

Ospedale. Un paziente deve essere operato al cuore, un’operazione di routine. Nell’ospedale lavorano due cardiologi e chirurghi tra i migliori che si possano trovare (uno è primario del reparto). L’operazione sta andando bene ma, all’improvviso, il primario si presenta in sala operatoria e trafigge il cuore del paziente. Il motivo? Una recensione negativa.

Già dal primo capitolo si comprende, quindi, quale sia il movente comune a tutta la serie di omicidi: il giudizio altrui e, in particolar modo, la “fama online“. Quanto influenza la vita quotidiana di ognuno? E cosa si sarebbe disposti a fare pur di cancellare un’opinione negativa?

Invisibile: Oltre la trama

Ciò che rende veramente inquietante (e quindi ben riuscito) questo thriller è proprio il fatto che gli assassini sono persone comuni e apparentemente innocue, senza moventi validi o trascorsi particolari.

L’unica cosa che accomuna queste persone è la presenza invisibile di un giudizio, un qualcosa da cui non riescono più a liberarsi.

Lo stile è semplice e particolarmente scorrevole, lascia spazio alla trama e ai retroscena psicologici delle vicende narrate. L’ambientazione cambia ripetutamente (pur restando nella città di Ambrugo), così come l’atmosfera: in realtà, a differenza di molti altri thriller, non trasmette uno stato di allerta costante ma piuttosto punta sui colpi di scena (come accennato per il primo capitolo, in cui ci si può aspettare qualcosa di insolito solamente perché si è consapevoli di leggere un thriller ma non perché siano i fatti raccontati a suggerirlo).

I protagonisti sono due detective, Daniel Buchholz e Nina Salomon, incaricati di scoprire le cause e i colpevoli di queste morti inspiegabili: sembra esserci una mente “superiore” in grado di manipolare gli assassini.

Questo è il secondo volume della serie che vede come protagonisti Daniel Buchholz e Nina Salomon (il primo è Anonimo) e sicuramente ci sarà un seguito.

In conclusione

Credo sia un thriller molto valido, gli appassionati non possono farselo scappare! Personalmente ho sospeso la lettura di thriller per qualche anno e ho ripreso da poco con questo genere ma credo che sia uno dei migliori tra le ultime uscite!

 


Per tutte le altre recensioni: INDICE

 

Tra loro

Tra loro Book Cover Tra loro
Richard Ford
Romanzo, Biografia, Viaggio
I narratori
2017
Copetina flessibile
144

Nel profondo Sud degli Stati Uniti, tra i ruggenti anni Venti e gli anni desolati della Grande Depressione, una strana coppia percorre le strade assolate del Mississippi e dell'Arkansas su una Ford a due porte. Lui è il rappresentante di una ditta di amido per il bucato. Lei è sua moglie. Si sono conosciuti giovanissimi, si sono sposati, si amano e hanno deciso di viaggiare insieme per non doversi separare. E così, per una ventina d'anni, passeranno da un grossista all'altro, da un albergo all'altro, da un ristorante all'altro (festeggiando ogni tanto con qualche bevuta, alla faccia del Proibizionismo), felici di una vita che non potrebbe essere migliore. L'imprevista gravidanza della moglie cambia tutto. L'arrivo di un figlio inatteso separa inevitabilmente quella coppia così unita, costringendo l'uno a un pesante lavoro solitario, l'altra a una vita stanziale in città. Ma quel figlio, peraltro graditissimo e accolto con immensa gioia da entrambi i genitori, non è un ragazzo qualunque, e nel corso degli anni si affermerà come importante scrittore americano contemporaneo: l'autore di questo libro, Richard Ford.

Tra loro è il memoriale scritto da Richard Ford sui suoi genitori.
Tramite la storia dei suoi genitori, però, l’autore offre una vista più ampia sulla storia d’America nel dopoguerra e su quali fossero le convenzioni dell’epoca.

Il libro

Tra loro è suddiviso in due parti, la prima dedicata al padre e la seconda alla madre.

La storia narrata è pressoché la stessa: ovviamente, si tratta delle stesse vite – ma vissute in due modi diversi, osservate e raccontate dallo stesso bambino ormai cresciuto.

Richard nasce dopo quindici anni di matrimonio, un tempo piuttosto lungo in cui in genitori si sono rassegnati all’idea di non avere un figlio, idea che forse non li ha mai nemmeno entusiasmati troppo.

Il padre è un commesso viaggiatore e si occupa di una zona molto vasta nel sud degli Stati Uniti; è un uomo buono, abitudinario, che ha bisogno di essere accudito e “tenuto al sicuro”.

La madre è una donna premurosa che presto si unisce al marito nei suoi lunghi viaggi attraverso l’America. Vivono così per quindici anni, tra motel, alberghi, tavole calde e chilometri di strada.

Poi nasce Richard, inaspettatamente. Per qualche anno la loro vita continua come prima, tra spostamenti e strade. Poi iniziano i problemi dovuti a Richard: qualche malattia, come ogni bambino piccolo, la necessità di una formazione scolastica, ecc.

Questo costringe la famiglia di Richard a fermarsi in un posto, comprare una casa e fare una vita più convenzionale. Da questo momento il padre rientra a casa solo nel fine settimana: gli unici due giorni in cui Richard vede il padre sono giorni in cui i problemi della settimana vengono volutamente ignorati per non turbare lo stato di quiete dei momenti in cui l’uomo è presente.

La vita di Richard prosegue in questo modo, rivalutando spesso la sua posizione rispetto ai genitori, facendosi domane su come il suo arrivo abbia stravolto le loro vite.

Tra loro…

Trattandosi di un memoriale la trama è strettamente legata alla vita privata della famiglia Ford, narrata da un Richard adulto che ricorda la sua infanzia, prima rapportandosi con il padre e poi con la madre.

Dal testo si possono comunque estrapolare valide informazioni sulla vita in America negli anni ’50, su come fosse definita una famiglia “normale” e su quali fossero le abitudini più comuni.

Questo, tra l’altro, è l’aspetto fondamentale che rende possibile la percezione dell’atmosfera e dell’ambientazione (ci sono anche alcune foto di famiglia tra i vari capitoli!).

Lo stile dell’autore è sempre ottimo: mai noioso o con una sola parola fuori posto. Tuttavia, il ritmo di questo libro è piuttosto lento, soprattutto a causa delle descrizioni di alcune fasi della vita della famiglia Ford (a volte anche ripetute) e sia per le riflessioni dell’autore stesso.

In conclusione

Un bel libro che, a mio parere, aiuta a comprendere maggiormente lo stile e gli argomenti tipici di Ford.

Tra loro è, in qualche modo, il ricordo di un bambino che ha ormai perso l’ingenuità ed è combattuto tra il mantenere vivi gli aspetti positivi di una vita fuori dal comune per come l’ha vissuta da piccolo, e il rivalutarla con una critica più matura e razionale.

In Rock Springs, per esempio, tutti i racconti hanno come tema principale il viaggio, lo spostamento, le giornate trascorse tra motel e auto, i divorzi, l’abbandono.

Personalmente credo che il passato dell’autore abbia influito molto sui suoi scritti, soprattutto dopo aver letto questo libro.

Lo consiglio a chi ha intenzione di leggere tutto Ford, approfondendo alcuni aspetti della sua vita e della sua persona.

 


Per tutte le altre recensioni INDICE

 

 

Morte nelle Highlands

Morte nelle Highlands è un thriller che potrebbe sembrare scontato per la trama ma, in realtà, è molto originale nella forma.

Mi spiego meglio: la trama presenta dei punti comuni a molti altri thriller. L’ambientazione in una baita sperduta, la festa tra amici che si trasforma in tragedia, omicidi senza apparente spiegazione, i sospetti che ricadono su coloro che fino ad un attimo prima erano stati compagni di scherzi e bevute.

La particolarità del romanzo è, invece, la struttura della narrazione: non solo non si sa chi sia l’assassino, non si sa nemmeno chi sia la vittima!

Il libro

Morte nelle Highlands si rivela comunque un buon thriller, soprattutto per la struttura descritta poco fa.

Può essere suddiviso in due parti: la prima dal ritmo più lento e costate e la seconda dal ritmo più veloce e con una serie di colpi di scena più repentini.

Se, per un accanito lettore di thriller, la prima parte può risultare lenta e prolissa, sicuramente la seconda metà può riscattare il libro e portare ad un giudizio positivo.

Quando ti rendi conto di quanto siamo isolati,
capisci che soltanto un matto sceglierebbe di viverci,
soltanto chi scappa da qualcosa,
o chi non ha niente da perdere.
Persone come me.

Lo stile dell’autrice è semplice e scorrevole: si alternano descrizioni, dialoghi e pensieri. Per quanto riguarda il ritmo, invece, si nota molto la differenza tra la prima metà del libro e la seconda.

L’ambientazione, come anticipato, è una baita sperduta in montagna, d’inverno (è capodanno!). L’atmosfera è, inizialmente, festosa e spensierata; successivamente diventa inquieta e sospettosa.

I protagonisti sono molto vari: vengono descritti singolarmente, sono perlopiù coppie ma anche single che si ritrovano abitualmente per festeggiare insieme. Benché siano descritti come amici, sin dall’inizio vengono poste in evidenza situazioni di invidia, gelosia o incomprensione.

 

In conclusione

Consiglio questo libro (soprattutto in questo periodo… una buona “lettura sotto l’ombrellone”!) a lettori di thriller e non. Infatti si tratta di un thriller non eccessivamente cruento o psicologico, perciò può essere apprezzato anche da chi non predilige esclusivamente questo genere di letture.


Ringrazio @giuntieditore per avermi dato la possibilità di leggerlo in anteprima!

Per tutte le altre recensioni INDICE

Articoli correlati: THRILLER