Il colore verde

VERDE

Il verde è uno dei colori dello spettro visibile che l’uomo riesce a vedere, molto comune in natura.

È uno dei colori primari additivi e il suo colore complementare è il magenta. Anche se spesso viene considerato il rosso il suo colore complementare.

Dove troviamo il verde?

  • Il colore verde è spesso simbolo di tutto ciò che riguarda la natura: dai prodotti alle associazioni, dai servizi al commercio. Moto utilizzato il relazione al Biologico e all’ideologia ambientalista.
  • Quanto detto nel primo punto spesso viene utilizzato anche il politica, per simboleggiare movimenti a sfondo ambientalista.
  • Verde e animali:
    • in alcuni insetti il verde è una miscela di pigmenti azzurri e gialli.
    • negli uccelli è un effetto indotto dalla rifrazione della luce.
    • negli anfibi e rettili  è il risultato di una colorazione di fondo azzurro rivestito da un filtro giallo.
  • Il verde è anche utilizzato come “metafora“: pollice verde, anni verdi, e così via.
  • Il colore verde è anche simbolo di sentimenti e stati d’animo: malattia, rabbia, invidia, avarizia.

Cinema & musica

  • Il miglio verde, film del 1999
  • Green, Green Grass of Home, canzone cantata da diversi artisti tra cui Elvis Presley
  • I Green Day sono un gruppo musicale punk della California

Libri

  • Lanterna verde
  • Verde Nilo di Cesare Brandi
  • La signora in verde di Arnaldur Indrieason
  • Verde brillante di Stefano Mancuso
  • La 2 cavalli verde di Manu Causse
  • Il verde della tua veste e altri racconti di Piero Chiara
  • La giacca verde di Mario Soldati
  • La stanza verde, Autobiografia di Sandro Manzo
  • Il drago verde di Scarlett Thomas
  • La contessa Verde di Brentonico di Luigi Zenatti

 

Andy Warhol: pittore, scultore, regista, attore, sceneggiatore…

Andy Warhol, l’artista.

22 febbraio 2018: 31° anniversario della morte di Andy Warhol, il pittore, lo scultore, il regista e l’attore, lo sceneggiatore e il direttore della fotografia, l’artista.

Andy Warhol è lo pseudonimo di Andrew Warhola Jr. (nato a Pittsburgh nel 1928), è stato un artista in molti ambiti differenti, nonché il massimo esponente del movimento della Pop Art.

L’uomo

Warhol nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6 agosto del 1928, da genitori di origine slovena. Studia arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh e, dopo la laurea, si trasferisce a New York, dove lavora per i colossi della pubblicità, come Vogue e Glamour.

Rimane colpito dai colpi di pistola di una femminista radicale che tenta di ucciderlo nel 1968, vicenda che passa in secondo piano per via dell’assassinio di Kennedy; tuttavia, questo evento ha una forte ripercussione su di lui e le sue apparizioni pubbliche diminuiscono notevolmente.

Muore nel 1987, il 22 febbraio appunto, in seguito ad un intervento chirurgico. L’anno seguente, 10.000 oggetti di sua proprietà sono venduti all’asta per finanziare la “Andy Warhol Foundation for the Visual Arts”. Nel 1989 il Museum of Modern Art di New York gli dedica una grande retrospettiva. Dopo la sua morte, le sue opere aumentano notevolmente il proprio valore, tanto da renderlo l’artista più venduto e comprato dopo Picasso.

Il pittore

Alcune delle opere di Warhol diventano vere e proprie icone (Marilyn Monroe su tutte), tanto da essere riprodotte e re-interpretate in qualsiasi modo, anche a distanza di anni; diventano anche il simbolo della Pop Art a tutti gli effetti, tant’è che tutt’oggi qualunque cosa sia associata alla Pop Art, ha come immagine l’opera Marilyn, realizzata da Warhol nel 1964.

Il segreto del suo “genio” e del suo successo sta nella ripetizione: il soggetto scelto viene ripetuto più volte su tele di grosse dimensioni, variandone i colori (sempre molto forti, ad alto impatto visivo). Il soggetto viene svuotato di ogni significato e riprodotto più e più volte, fino a creare un effetto ottico assolutamente innovativo: a partire dalle bottiglie di Coca-Cola, al viso di Marilyn, dagli incidenti stradali alla sedia elettrica.

Oltre alla rivoluzione nello stile, c’è la rivoluzione nel pensiero: il messaggio racchiuso nelle sue opere è una provocazione vera e propria. L’arte deve essere consumata, come qualsiasi altro prodotto in commercio, deve essere alla portata di tutti.

In seguito, riproduce opere classiche di artisti come Leonardo da Vinci e Piero della Francesca (ha realizzato l’Ultima Cena poco prima di morire).

 

Il produttore, il regista

A partire dal 1963, Warhol realizza alcuni film minimali (Sleep, Kiss, Eat, Blow Job, Empire), con l’intenzione di studiare la composizione dell’immagine: sostanzialmente si stratta di azioni ripetute, riprese con una camera fissa, mantenendo sempre lo stesso punto di vista. Successivamente, lavora per alcuni anni alla Silver Factory, un laboratorio aperto a tutti, dove le idee e i suggerimenti venivano mescolati per trovare le “soluzioni” migliori e maggiormente innovative. Si crea così un luogo in cui la Pop Art non è più “solo” un movimento artistico, ma uno stile di vita: un luogo in cui persone diverse, con idee diverse, si trovano per confrontarsi senza giudicare.

Lo Screen Test

Si tratta forse della più importante produzione cinematografica di Warhol: composto da 500 rulli, lo Screen Test è una raccolta di 500 ritratti filmati di persone in visita alla Factory. I filmati vengono realizzati con una camera fissa e viene chiesto alle persone di fissarla, immobili, per tre minuti.

« Trovo il montaggio troppo stancante […] lascio che la camera funzioni fino a che la pellicola finisce, così posso guardare le persone per come sono veramente. »

L’obiettivo di queste riprese è duplice: conoscere il personaggio a fondo e farlo conoscere allo spettatore, spingendolo a riflettere.

 

Per approfondire:

  • La foto di copertina dell’articolo è tratta da Il colore nell’arte di Stefano Zuffi
  • Andy Warhol di Arthur C. Danto
  • Andy Warhol di Michele Dantini (Dossier d’Art)

Oro & arte

Il colore ORO

…il colore oro che fa parte della storia dell’uomo sin dall’antichità, assumendo significati e utilizzi differenti nel corso del tempo, ma comunque sempre presente in ogni luogo e periodo storico. Questo perché non si tratta semplicemente di un colore ma di un materiale, un metallo prezioso.

  • Antica Grecia: l’oro è nella mitologia come simbolo e nella realtà come ornamento.
  • Antico Egitto: si può dire che l’oro sia l’Antico Egitto, e viceversa.
  • Antica Roma: come in Grecia, l’oro è simbolo di sfarzo e benessere, è la moneta, è il simbolo di un Impero rigoglioso.
  • Popolo vichingo: secondo alcuni ritrovamenti, questo popolo ha utilizzato le antiche monete d’oro romane per scambi commerciali.
  • Sud America: Eldorado, ed è tutto detto.

L’elenco potrebbe essere interminabile, se si pensa che per ogni singola civiltà e luogo sul pianeta si può trovare un nesso con l’oro.

E, proprio per questo, da sempre utilizzato in diverse forme d’arte: dalla lavorazione del metallo stesso alla pittura, dalla scultura all’arte orafa, e così via (l’arte sacra è particolarmente caratterizzata dalla presenza di elementi in oro o di colore oro).

IL MEDIOEVO E L’ARTE ORAFA

L’oro viene utilizzato nell’arte con maggiore intensità nel Medioevo: periodo in cui questo colore assume il significato vero e proprio di ciò che non è reale. Ed ecco che si diffonde l’utilizzo dell’oro nell’arte sacra: dipinti, sculture, raffigurazioni religiose di ogni genere.

Proprio durante il Medioevo, il colore oro utilizzato nelle opere d’arte, viene realizzato da artigiani (chiamati Battiloro), che ricavano minuscole pagliuzze di metallo dalla battitura delle monete: è il primo colore a non essere ricavato da pigmenti naturali (pietre, vegetali o animali).

L’oreficeria diventa la vera e propria “arte guida” del Medioevo. Il periodo di transito tra la caduta dell’Impero Romano e la nascita dei regni barbarici, porta ad un mutamento dell’arte: dall’architettura e scultura si passa alla lavorazione del legno e dei metalli.

A partire dalla seconda metà del V secolo, inoltre, molte di queste popolazioni si convertono al cristianesimo, portando le loro arti nel mondo liturgico e nei temi iconografici tipicamente cristiani, diventa così la tecnica guida per tutto l’Alto Medioevo.

L’arte orafa è, poi, lo spunto per altre tecniche particolarmente utilizzate in questo periodo storico: bassorilievi in pietra, miniature e decorazione di libri (praticata per la maggior parte dai monaci irlandesi).

L’arte orafa trasforma la rappresentazione della realtà in simbolismo: i Celti, per esempio, mirano a creare dei simboli facilmente riconoscibili, piuttosto che a riprodurre la realtà tale e quale.

TAVOLE A FONDO ORO

Prima dello sviluppo della prospettiva, la tipologia di dipinto più diffuso – soprattutto nell’arte sacra – è la pittura su tavola a fondo oro: le figure “piatte” vengono rappresentate su un fondale dorato, su una o più assi di legno (con, solitamente, il perimetro rinforzato da ferro e chiodi).

Prima di realizzare il dipinto, è necessario far realizzare la cornice, la struttura in ferro e sagomare le tavole, in seguito si stende una sottilissima lamina creata battendo una goccia d’oro zecchino tra due pelli. Infine viene realizzato il dipinto con colori a tempera, fissato con vernici lucide.

CUPOLA DI SAN LORENZO – 4 luglio 1442

Dove cercare l’oro se non in un cielo stellato? La cupola della vecchia sagrestia di San Lorenzo a Firenze è una rappresentazione particolarmente significativa della volta celeste.

Forse non tutti sanno che la rappresentazione iconografica dello zodiaco ha attraversato più di tre millenni, mantenendo il proprio significato invariato: dalla Babilonia alla Grecia, dall’Antico Egitto  al Cristianesimo.

La fascia che unisce Sole, Luna, e i pianeti visibili a occhio nudo (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) racchiude i dodici simboli dello zodiaco che, nonostante siano passati attraverso popolazioni e culture diverse, hanno mantenuto invariati il nome, la sequenza, la raffigurazione e le caratteristiche dei segni.

Tornando alla cupolina: si trova sopra l’altare della sagrestia vecchia in San Lorenzo, a Firenze, progettata da Brunelleschi, rappresenta una mappa del cielo estremamente fedele (Sole, meridiani, costellazioni zodiacali, ecc)… il cielo rappresentato è quello del 4 luglio 1442: il Sole è posizionato sulla costellazione del Cancro, posto tra Leone e Gemelli.

L’opera strabiliante è stata realizzata da Giuliano d’Arrigo con foglia d’oro e azzurrite, con la collaborazione dell’astronomo Paolo Dal Pozzo Toscanelli (amico di Brunelleschi e legato alla famiglia Medici).

Un’opera conservata perfettamente, che ci mostra esattamente come si presentava il cielo sopra Firenze il 4 luglio del 1442.

ORO-DENARO (1500/1600)

Nel mondo dell’arte sacra, l’oro è conosciuto – oltre che come simbolo di tutto ciò che è divino – anche come “vile denaro“: in molte opere vengono riportate scene in cui Cristo condanna l’uso peccaminoso della ricchezza.

Tuttavia, con il passare del tempo, il denaro assume un significato più legato all’ambito professionale che a quello religioso: un esempio su tutti è il dipinto di Quentin Massys Il cambiavalute e la moglie, realizzato nel 1514.

Più di un secolo dopo,  nel 1627, Rembrandt, offre una nuova raffigurazione di un professionista all’opera con monete d’oro: Il cambiavalute (o Parabola del vecchio avaro), dando una propria interpretazione della pittura caravaggesca.

Ritrae un uomo, collocato in un interno disordinato e pieno di libro e fogli di carta, nell’atto di scrutare una moneta al lume di candela: l’opera ha avuto diverse interpretazioni – dalla parabola evangelica del vecchio avaro, al ritratto di un cambiavalute.

 

KLIMT (1900)

Il “periodo d’oro” di Klimt raffigura quello che, il realtà, è anche un periodo storico ben preciso: la Belle Epoque: le sue opere realizzate in questo periodo metto in evidenza, non solo le capacità dell’artista, ma anche il pregio dei materiali utilizzati nella realizzazione. Il bacio è forse l’opera più celebre e significativa sotto questo punto di vista: i protagonisti sono avvolti da un alone d’oro che li colloca in un mondo ultraterreno, distante dalla realtà. I motivi geometrici sugli abiti di ognuno permettono di distinguere la figura maschile da quella femminile, nonostante la loro posizione e vicinanza, così come lo sfondo si distingue dalle figure grazie ai motivi geometrici differenti: il tutto è immerso nell’oro, che crea un’atmosfera surreale e affascinante.


altri articoli sull’arte: Museo AStratto

Bianco & Arte

 

Salve lettori! oggi vi parlo del bianco nell’arte. Come vi ho detto nell’articolo precedente relativo a questo colore, si tratta di una tinta molto particolare: nonostante possa sembrare scontata e indefinita, è la base di tutto.

Una breve premessa:

Soprattutto nella società occidentale, il bianco è simbolo di pulizia, in passato anche di purezza (abiti da sposa, battesimo in bianco e così via). Il bianco è il colore del bene e, se c’è un colore associato al bene deve essercene anche uno associato al male: ed ecco il binomio bianco e nero, bene e male, angelo e demone, vita e morte, luce e buio. La maggior parte delle rappresentazioni artistiche, soprattutto del passato, si basano su questi concetti.

Non è così in Estremo Oriente e per molte popolazioni dell’Africa: in queste culture, infatti, il bianco è il colore del lutto, della morte e della malvagità.

E con questo aspetto del bianco, torniamo all’Occidente, perché a pensarci bene, anche nella cultura occidentale questo colore non ha sempre un significato positivo: il bianco di un fantasma, di un cadavere.

Anche questo colore, quindi, ha un doppio significato: probabilmente il suo lato candido e positivo è quello più immediato e facile da riconoscere ma, tuttavia, ne nasconde uno opposto che significa malessere e paura.

Detto ciò, vediamo alcune rappresentazioni artistiche che hanno il bianco come protagonista.

AGNELLO

Una delle raffigurazioni “in bianco” più celebri è sicuramente l’agnello. Non solo come animale sacro, ma anche come simbolo di sacrificio (tant’è che già nell’Odissea venivano offerte in sacrificio delle giovenche bianche al dio del sole). Nelle opere cristiane, poi, assume ancor di più un significato simbolico di gloria, cammino verso i cieli, luce divina.

Una rappresentazione interessante è quella di Francisco de Zurbarán (Fuente de Cantos, 7 novembre 1598 – Madrid, 27 agosto 1664) nella sua opera Angus Dei, in cui l’agnello è simbolo di sacrificio e martirio, sofferenza e liberazione.

PERLA

La perla è stato un elemento caratterizzante nel mondo dell’arte per molto tempo: il suo colore trasmetteva purezza di per sé a cui, poi, si aggiungevano la forma, la trasparenza, la luce, l’iridescenza. Insomma, un elemento che evocava una sensazione di perfezione, di purezza.

L’esempio più significativo è sicuramente la Ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer, ritratto che ha dato origine a interpretazioni letterarie e cinematografiche.

LUNA

La Luna è da sempre un soggetto fondamentale nell’arte, nella poesia, nella musica. Tinta di molti colori, dal giallo all’oro, dal bianco al rosso, ha ispirato artisti di ogni genere.

Il chiaro di luna è stato un punto fermo dell’arte e del romanticismo per secoli, perlomeno fino all’inizio del ‘900, con l’avvento del Futurismo. E, in questo caso, è d’obbligo citare l’opera Fuga in Egitto di Elsheimer.

NEVE

Un’altro elemento spesso utilizzato dagli artisti è la neve: in alcuni casi simbolo della stagione fredda, in altri casi di un “periodo freddo” come per esempio la guerra, la carestia, e così via.

Gli artisti che maggiormente hanno dato vita alla neve in campo artistico sono gli impressionisti, uno su tutti: Monet. Nelle sue opere spesso appaiono soggetti “immersi” nella neve: La gazza, Il carro sulla strada di Honfleur, e così via.

E ANCORA…

La neve, la luna, la perla e l’agnello sono solo alcuni dei molteplici significati attribuiti al bianco. Non si possono non citare, per esempio, la seta, la luce, il bianco nuziale, ecc.

 

I 10 volti del rosso nell’arte… più uno!

Buon venerdì lettori!
Oggi vi propongo il rosso nella sua veste artistica, in … versioni diverse e tutte da scoprire!

Il più antico dei colori

Il rosso è stato definito dagli studiosi il “più antico dei colori”, questo perché gli studi effettuati su alcuni campioni di ocra rossa – rinvenuti nella grotta di Blombos, in Sudafrica – hanno rivelato come questi rudimentali coloranti fossero utilizzati per la colorazione del corpo già più di 70000 anni fa. Successivamente (tra il 13000 e il 10000 a.C.), possiamo trovare il rosso come colore base dell’arte rupestre, raffigurante principalmente scene di caccia.

In queste opere è sorprendente la maestria con cui è stato utilizzato il colore: nero, rosso e giallo ocra per creare sfumature o tratti netti (esempi significativi sono la Grotta di Altamira, in Spagna, e di Lascaux, in Francia).

Ceramica a figure rosse

Si tratta dell’evoluzione della classica ceramica greca: inizialmente le ceramiche greche venivano realizzate con “figure nere”, creando delle sagome nere sullo sfondo chiaro del vaso.

Successivamente (dal 530 a.C.), i colori vengono invertiti e nasce, così, la tecnica delle “figure rosse“: le sagome si distinguono chiaramente sullo sfondo nero lucido ed i particolari vengono dipinti, non più incisi.

L’esempio più significativo di questo tipo di realizzazione è l’hydria raffigurante pittori di ceramiche al lavoro, realizzata nel 480 a.C. dal Pittore di Leningrado.

Antica Roma

Il Rosso Pompeiano è una tonalità di colore particolarmente accesa e vivace, così chiamata a causa della quantità di questo colore presente sui muri di Pompei, e non solo.

Questa tinta nasce in un periodo in cui la massima espressione della classe e dell’eleganza sono da ricondurre al bianco e al marmo: particolare, non è così?

In realtà la storia di questo colore (conosciuto anche come rosso Ercolano, terra di Pozzuoli, rosso inglese e terra rossa di Verona), è piuttosto curiosa: in un primo tempo veniva ricavato da un costosissimo cinabro che, successivamente, è stato sostituito dall’ematite (il nome stesso di questa pietra deriva dal suo colore), già nota in tempi antichi come fonte di pigmenti, utilizzati per vari scopi.

Rubino e corallo

I colori rubino e corallo hanno sempre avuto un ruolo importante nell’arte, non solo per la loro capacità di dare “profondità” e importanza ai dettagli, ma anche perché pare avessero un significato quasi mistico: oltre a comparire come ornamenti, servivano a proteggere e salvaguardare chi indossava elementi realizzati con questi materiali.

Secondo la mitologia greca, il corallo è stato generato dal sangue di Medusa, decapitata da Perseo. Da sempre utilizzato per creare gioielli e piccoli ornamenti, nell’Antica Roma si credeva fosse in grado di scacciare il malocchio; nel Medioevo si usava appendere al collo dei neonati dei piccoli ciondoli di corallo per sconfiggere le malattie.

Ira

Con quale colore viene rappresentata la rabbia? Ovviamente il rosso! Sia che si tratti di cartoni animati e sia di mitologia e storia. Il rosso è il colore di Marte, dio della guerra, è il colore delle divise militari inglesi e non solo (fino alla comparsa delle armi da guerra moderne, che hanno reso questo colore impossibile da utilizzare sul campo in quanto troppo visibile), è il colore del pianeta Marte e del fuoco in ogni sua raffigurazione.

Non solo il rosso tinge gli abiti e i dettagli dei personaggi crudeli e sanguinosi, ma spesso viene utilizzato anche per scurirne la carnagione e l’aspetto in generale: questo per aumentare il contrasto purezza/brutalità.

Lussuria

Dopo l’ira, non si può non citare la lussuria: il rosso è il colore anche di questo aspetto del genere umano, in ogni sua versione. La mela rossa (non espressamente descritta, ma così rappresentata) della Bibbia, la mela di Biancaneve, le bacche rosse di Bosch e così via: il rosso è tentazione, è peccato, è lussuria.

Seduzione

Oltre a essere il simbolo dell’amore e della passione, il rosso e anche simbolo di seduzione.

In questo caso prendiamo in considerazione due esempi Dalì che il progetto un intero salotto ispirato alla Diva del cinema Mae West creando per esempio il famoso divano a forma di labbra rosse.

Il secondo maestro del rosso è sicuramente Valentino che nel mondo del lusso e dell’alta moda ha raggiunto fama internazionale proprio grazie al “rosso Valentino”, con cui ha realizzato i suoi abiti esposti nel primo Atelier a Roma nel 1959.

Porpora

Il color porpora è da sempre associato alla Chiesa e al potere in quanto simbolo dei Cardinali (colore della loro veste), già nell’Antica Roma era il colore delle tuniche dei Patrizi e, successivamente, soltanto dell’Imperatore, questo colore simboleggia spesso il martirio e, anche i giorni nostri, è rimasto il colore delle tuniche dei cardinali.

Sangue

Il colore rosso è spesso associato anche al sangue, per questo utilizzato di frequente in tutto ciò che riguarda la violenza e l’orrore.

È parte integrante di molti aspetti dell’essere umano sia positivi sia negativi: per esempio ferite e malattie, oppure nascita e prosperità.

In questo caso non si può non citare Caravaggio, che è sicuramente stato uno degli artisti più “sanguinari”, raffigurando scene molto violente come per esempio Giuditta e Oloferne, dipinto con un realismo sorprendente.

Non è un caso che nello stesso periodo siano state fatte grandi scoperte sulla circolazione del sangue all’interno del corpo umano.

Negli anni successivi Caravaggio si sbizzarrisce con la rappresentazione di teste mozzate: oltre a Oloferne dipingere anche Medusa, San Giovanni Battista, il gigante Golia e, infine, nel 1606 viene condannato alla decapitazione perché accusato di omicidio.

Il rosso sangue ha mantenuto negli anni sempre la stessa determinazione è influenza soprattutto nella cultura occidentale, basti pensare a ogni rappresentazione o raffigurazione che abbia in qualche modo a che fare con la violenza o con il mondo dell’horror.

 

Il Giappone

Come da tradizione, il Giapponeviene definito il paese del Sol levante, non a caso questo elemento viene raffigurato come un grosso disco di colore rosso in molti dipinti della tradizione giapponese: uno tra tutti è, appunto, il Sol Levante di Monet dipinto tra il 1872 e il 1873.

Il rosso nella cultura orientale – e in particolare in Giappone – è un elemento positivo e di grande speranza, per questo viene spesso utilizzato con maggiore “disinvoltura” nelle opere d’arte, una tra tutte il Fuji rosso di Hokusai,  il grande maestro dello stile Ukyo-e.

 

Percezione e memoria

A questo punto non si può non citare Henri Matisse e la sua opera Lo studio rosso: come egli stesso afferma, molte delle sue opere sono state intrise a tal punto dal rosso che ne è diventato il colore dominante.

Questo perché è il colore per eccellenza che ha la capacità di rimanere in memoria e trasmettere il maggior numero di sensazioni ed emozioni in quanto in grado di far aumentare la pressione e addirittura il battito cardiaco, va da sé che sia nettamente più influente sulla psicologia umana rispetto ad altri colori.

 

Il giallo nell’arte

Buon lunedì lettori! Questo è l’ultimo articolo dedicato al giallo, in cui vi parlo di “giallo nell’arte”.

Come vi ho già accennato nei post precedenti, il giallo è un colore “controverso”: se da un lato è simbolo di energia e forza, dall’altro è malattia e ansia. Molto dipende dalla tonalità e dal contesto in cui viene utilizzato (storico, geografico e culturale), vediamo alcuni esempi.

Culture:

  • Antico Egitto: simbolo di tutto ciò che è eterno e forte (positivo);
  • Grecia: simbolo di follia;
  • Impero romano: simbolo di forza, potenza, esaltazione della personalità (giallo-oro)
  • In Oriente: il giallo è il colore del sole, della fertilità e della regalità

Artisti:

  • Klimt: utilizza spesso un giallo-oro, anche in questo caso con un significato contrastante che rappresenta da un lato il malessere diffuso nella società e dall’altro la gioia di vivere, l’allegria.
  • Kandisky: si affida al colore in tutto e per tutto per esprimere emozioni e pensieri attraverso le sue opere (un esempio di utilizzo “positivo” del colore giallo è Piccole gioie)
  • Van Gogh: utilizza il giallo in molte delle sue opere, una tra tutte I Girasoli, anche nel suo caso spesso il giallo viene utilizzato con significato positivo, ma altrettanto spesso assume un significato negativo (Il caffè di notte)

Per approfondire l’argomento vi segnalo il libro “I colori nell’arte” di Stefano Zuffi, edito da Rizzoli.

 

 

 

Giallo: significato e caratteristiche

Giallo…

Il tema di novembre è il colore giallo, con questo e con i seguenti tre articoli di questo mese ho intenzione di raccontarvi qualcosa in più su questo colore.

Ogni colore, infatti, ha delle proprietà per quanto riguarda l’arte, la grafica e l’immagine in generale, ma tuttavia anche dei significati diversi che vengono assimilati spontaneamente dalla mente umana ma che, solitamente, non ci soffermiamo a considerare.

Per esempio il colore giallo ha diversi significati per quanto riguarda le emozioni e i sentimenti, è spesso associato al tradimento, all’invidia, alla malinconia, alla potenza, a tratti alla natura e al sole, nonché alla luce e alle ombre in base all’intensità e alla gradazione di colore con cui viene utilizzato.

Si tratta di un colore molto particolare, molto vivace e che spicca spesso tra gli altri: per questo viene utilizzato anche come segnale di pericolo, (basti pensare al semaforo – che in realtà non è propriamente giallo ma arancione, anche se viene identificato come “semaforo giallo”) in questo caso il giallo assume il significato di pericolo o attenzione.

Il giallo insieme al ciano e al magenta è uno dei tre colori primari, è il primo colore che viene percepito dall’occhio umano e viene utilizzato soprattutto dai bambini in quanto facilmente percepibile rispetto ad altri colori.

Essendo un colore primario ed essendo così vivace, è carico di significati: proprio per questo è indispensabile anche nell’arte, di qualsiasi genere si tratti.

Giallo: significato

La prima cosa a cui si pensa quando viene nominato il giallo  è probabilmente il sole, di conseguenza calore, forza, potenza, quindi è evidente che questo colore possa assumere anche significati positivi al contrario di quanto detto poco fa, in particolare è utile per trasmettere sensazioni di gioia e allegria, esuberanza ed entusiasmo.

È un colore dai significati controversi, oltre a questi aspetti positivi citati poc’anzi sicuramente viene associato alla paura e alla malattia o addirittura alla morte, addirittura la luce che collega la vita e la morte spesso viene indicata e rappresentata con il colore giallo.

A questo punto è evidente che il giallo non sia assolutamente un colore neutro ma piuttosto una tinta da usare con cautela, in quanto potrebbe influire grandemente sulla percezione di ciò che si sta considerando, che si tratti di un elemento grafico, un testo, un’immagine una fotografia luogo o qualsiasi altra cosa venga in mente.

La psicologia del colore nel cinema

Il colore è la base della percezione del mondo che circonda sotto l’aspetto visivo: influisce sulle emozioni, sulle opinioni e sulle sensazioni che stanno dietro un’immagine. Il cromatismo è un vero e proprio linguaggio visivo: social media, pubblicità, stampa e televisione sfruttano questo linguaggio al massimo, per trasmettere allo spettatore un messaggio ben preciso (solitamente con l’intenzione di portarlo a compiere un’azione finale).

Nel cinema il colore definisce un genere o identifica un regista, una serie, e così via. Molti dei film che hanno fatto la storia, basano il loro successo proprio sul colore: Shindler’s List, Sin City, The Revenant, Inception, Moulin Rouge, It, ecc. Alcuni registi sono riconoscibili proprio grazie ai colori: Tim Burton, Guillermo Del Toro.

Australia

Regia: Baz Luhrmann
Genere: storico, drammatico, sentimentale

Trama: Ambientato nell’Australia settentrionale alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, il film racconta le vicende di un’aristocratica inglese di nome Sarah (Nicole Kidman) che eredita un ranch. Quando i magnati del bestiame inglesi tentano di impadronirsi della sua terra costringendola a vendere il ranch, unisce le sue forze a quelle di un rude mandriano – Drover – (Hugh Jackman) per condurre 2000 capi di bestiame attraverso centinaia di chilometri di terra desolata. La guerra è ormai alle porte e complica ulteriormente la situazione: Sarah, Drover e il piccolo Nullah lotteranno con tutte le forze per la loro terra.

Colori: le scene dei questo film sono quali completamente realizzate con colori caldi e scuri, trasmettono un senso di “calore” nonostante il clima di guerra e aiutano a sottolineare l’ambiente e il periodo storico in cui si svolge la vicenda.

Avatar

RegiaJames Cameron
Genere: fantascienza

Trama: la storia è ambientata principalmente su Pandora, luna del gigante gassoso Polifemo, su cui una compagnia interstellare terrestre ha interessi economici su un cristallo ferroso presente in grandi quantità nella terra dei Na’vi. Gli esseri umani devono indossare delle maschere filtranti se vogliono atterrare su di essa. Proprio per questo motivo, gli studiosi hanno messo a punto degli avatar, vale a dire dei corpi genetici ibridi, a metà tra i Na’vi e gli umani. Jake Sully è uno degli ex-marine che si prestano a questo servizio (è rimasto invalido e intende utilizzare la ricompensa per pagare un’operazione che gli farà acquisire nuovamente l’utilizzo delle gambe). Mentre si trova in missione, però, entra in simbiosi con la popolazione Na’vi e scopre che in realtà la missione non è innocua come volevano fargli credere: aiuterà i Na’vi nella guerra per cacciare il genere umano da questo fantastico mondo. Jake sposerà una Na’vi e lascerà per sempre il suo corpo umano per rimanere nel suo Avatar.

Colori: Blu e azzurro in tutte le loro tonalità, verde, arancio e rosa, colori vivaci. Colori tipici del genere Sci-Fi e tecnologico, con l’aggiunta di colori molto vivaci a caratterizzare il mondo Na’vi, per trasmettere allo spettatore la spettacolarità di un ambiente incontaminato, mettendolo a confronto con la crudeltà che il genere umano è in grado di dimostrare.

A Nightmare on Elm Street

Regia: Samuel Bayer
Genere: Horror

Trama: Dean, uno studente, sta avendo strani incubi. Ne ha parlato con uno specialista che ritiene tutto nasca da quello che gli è successo da piccolo. La sua fidanzata Kris lo tranquillizza: in fondo sono solo incubi. Dean però crede che siano reali e, sotto gli occhi increduli di Nancy, sembra tagliarsi la gola da solo. Ma a tagliargliela è l’uomo nero dei suoi incubi, Freddy Krueger. Nancy, amica di Dean, crede di sapere di cosa si tratti, ma i suoi amici non vogliono sentirne parlare. C’è qualcosa di misterioso nel loro passato, qualcosa che non ricordano e che i loro genitori, interrogati, negano. Un altro del gruppo, Jesse, è testimone della truculenta morte di Kris durante un incubo ed è accusato dell’omicidio. Rinchiuso in cella, viene a sua volta macellato da Krueger mentre dorme. Nancy e il suo amico Quentin, gli ultimi rimasti, sanno che devono fare qualcosa se vogliono evitare di essere i prossimi della lista.

Colori: Il film in questione è il remake del 2010, molti sostengono che sia migliore l’originale. Sotto l’aspetto cromatico ha poca importanza, gli horror sono definiti sempre e comunque da due colori: rosso e nero. Il nero mette paura, angoscia, tristezza. Il rosso spaventa e richiama l’attenzione sui dettagli. I toni del grigio e del marrone sono solitamente aggiunti per creare un’atmosfera cupa.

The imitation game

Regia: Morten Tyldum
Genere: Drammatico, storico

Trama: La Seconda Guerra Mondiale sta affliggendo l’Europa e il brillante matematico Alan Turing, si mette a disposizione del governo della Gran Bretagna: dovrà creare una macchina – chiamata Enigma – in grado di decifrare i messaggi in codice inviati dai nazisti. Ad aiutarlo in questo arduo compito alcuni compagni di studio e il capo dell’MI6. Dopo svariati tentativi Alan riesce a decodificare i messaggi che venivano inviati sotto forma di bollettino meteo e ad evitare ulteriori attacchi nazisti. Successivamente Alan viene condannato perché omosessuale e costretto alla castrazione chimica. Sarà sempre più isolato a depresso, fino al suicidio all’età di 41 anni.

Colori: Si tratta fondamentalmente di un film storico e, come tutti i film di questo genere, si basa sui toni del grigio o del marrone. In particolare questo film è girato completamente con toni scuri, a sottolineare l’atmosfera cupa e malinconica del periodo di guerra.

Il colore nella storia

Oggi parliamo di colore nella storia.

Non si può pensare ad un evento, un periodo o un personaggio storico senza pensare al colore. Il colore fa parte della storia dell’uomo sin dai tempi più remoti, quando venivano rappresentate scene di caccia sulle pareti delle caverne.

I primo colori conosciuti ed utilizzati per simboleggiare qualcosa sono stati quelli riconducibili ad elementi presenti in natura: rosso-sangue, giallo-sole, verde-alberi, blu-cielo.

Con il passare del tempo e con il mutarsi della cultura umana, i colori assumono significati diversi: gli antichi Egizi utilizzavano spesso il giallo e il blu, sempre in riferimento al sole e all’acqua, due elementi fondamentali per questo popolo.

I Greci utilizzarono principalmente quattro colori per sintetizzare ciò che per loro era essenziale: nero-terra, verde-acqua, rosso-fuoco, bianco-aria, cioè i quattro elementi.

Potremmo analizzare ogni singola civiltà ed il risultato sarebbe uno solo: non esiste alcuna civiltà che non abbia utilizzato il colore in associazione ad elementi artistici, religiosi, politici.

Punto in comune per tutte le civiltà passate ed presenti è la triade bianco-nero-rosso. Questi colori mantengono un’importanza rilevante in ogni cultura, ma assumono significati diversi.

In occidente in nero è il male assoluto, il bianco è il bene, il rosso è nel mezzo. Anche le fiabe più famose nella cultura occidentale, sfruttano questa triade: Cappuccetto Rosso porta delle focacce bianche alla nonna vestita di nero; Biancaneve (bianca come la neve, appunto) mangia una mela rossa offertale da una strega dal mantello nero. Lo stesso personaggio di Biancaneve racchiude i tre colori: pelle bianca, guance rosse, capelli neri.

In Occidente la sequenza è quindi: bianco-rosso-nero, il nero è l’ultimo colore, il più scuro oltre il quale non c’è nulla.
In Oriente invece la sequenza è: bianco-nero-rosso, è quindi il rosso il colore superlativo, oltre il quale non c’è nulla (per esempio nelle principali arti marziali il rosso è il colore del decimo dan, il massimo).

I colori sono talmente impressi nella storia dell’uomo da poter esercitare una forza psicologica non indifferente: tutto nel mondo moderno fa riferimento al colore, basti pensare al rosso e al verde. Rosso: pericolo, azione scorretta, divieto, male. Verde: tranquillità, sicurezza, salute, bene.

Max Luscher (1923-2017) è stato uno psicoterapeuta, sociologo e filosofo svizzero. Ha creato un test che si utilizza il colore per definire lo stato psicologico di un soggetto. Il test comprende 7 tavole di colori, contenenti 23 tonalità diverse, tra le quali il soggetto dovrà esprimere delle preferenze: la scelta sarà condizionata dallo stato psichico e fisiologico della persona. Il numero di combinazioni possibili è altissimo e il risultato del test è dato dalle relazioni tra queste combinazioni, che faranno emergere l’individualità del soggetto.

Arriviamo così ai giorni nostri. Oggi la psicologia dei colori è una scienza a tutti gli effetti e viene applicata in molti settori: lavoro, salute, moda, pubblicità. In particolar modo nel campo pubblicitario, lo studio del colore e degli effetti che può avere sul consumatore/cliente è molto importante. Alcuni colori possono attrarre o respingere, di conseguenza influenzare la scelta o l’acquisto di un prodotto. Inoltre è molto importante considerare il target di riferimento: supermercati e boutique usano colori nettamente diversi.

Certo è che i colori più utilizzati in assoluto rimangono gli stessi di centinaia di anni fa: rosso, nero, bianco, e poi verde e blu


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