Wonder Woman – Warbringer

Wonder Woman - Warbringer Book Cover Wonder Woman - Warbringer
Leigh Bardugo
Fantasy
Fabbri
2017
Copertina rigida
466

Diana è una giovane principessa amazzone e vive su un'isola sperduta, protetta da quanto accade lontano da Themyscira, la sua casa. Alia è una ricca ragazza newyorkese, orfana di due famosi biologi. Due mondi agli antipodi, due vite completamente diverse... almeno fino a quando la nave di Alia naufraga proprio sulle coste amazzoni, e Diana la salva. Presto sull'isola iniziano a scatenarsi tempeste e terremoti e una strana febbre si diffonde tra le sue abitanti, spingendo Diana a consultare l'Oracolo. La sua rivelazione è sconcertante: Alia non è una giovane qualunque, bensì una Warbringer, ovvero l'erede della stirpe di Elena di Troia destinata a portare guerra e distruzione. Ucciderla o purificarla, queste sono le uniche alternative per salvare il pianeta. Prima come improbabili alleate e poi come amiche, le due ragazze si troveranno costrette loro malgrado a unire le forze e ad affrontare insieme nemici potenti e persino divinità antiche, nel tentativo di liberare Alia da questo terribile destino. E con lei il mondo intero.

 

✒ “[…] le loro vite erano violente, precarie, fragili, ma combattevano ugualmente per preservarle, aggrappati alla speranza che il breve soggiorno su questa terra contasse qualcosa.”

? Sinossi:

«Sorella in battaglia, sarò la tua lama e il tuo scudo. Finché respiro, i tuoi nemici non avranno scampo. Finché vivo, la tua causa sarà la mia». Quel giuramento avrebbe potuto trasformarla in un’assassina.

Diana è una giovane principessa amazzone e vive su un’isola sperduta, protetta da quanto accade lontano da Themyscira, la sua casa. Alia è una ricca ragazza newyorkese, orfana di due famosi biologi. Due mondi agli antipodi, due vite completamente diverse… almeno fino a quando la nave di Alia naufraga proprio sulle coste amazzoni, e Diana la salva. Presto sull’isola iniziano a scatenarsi tempeste e terremoti e una strana febbre si diffonde tra le sue abitanti, spingendo Diana a consultare l’Oracolo. La sua rivelazione è sconcertante: Alia non è una giovane qualunque, bensì una Warbringer, ovvero l’erede della stirpe di Elena di Troia destinata a portare guerra e distruzione. Ucciderla o purificarla, queste sono le uniche alternative per salvare il pianeta. Prima come improbabili alleate e poi come amiche, le due ragazze si troveranno costrette loro malgrado a unire le forze e ad affrontare insieme nemici potenti e persino divinità antiche, nel tentativo di liberare Alia da questo terribile destino. E con lei il mondo intero.

? Trama:

Diana è la giovane principessa di Temyshira, figlia della Terra e, presto, si unirà alla sue sorelle nel tanto atteso esercito delle Amazzoni: è ancora giovane e inesperta, e si trova davanti una prova, una corsa con cui potrà dimostrare a sua madre di cosa è capace, la sua forza e la sue determinazione.

Si è preparata a lungo per questa corsa e i risultati si vedono: si trova presto in vantaggio ma sceglie di non affaticarsi troppo e rispettare i tempi che si è imposta.

Ad un tratto, però, qualcosa cattura la sua attenzione, qualcosa che si dimena nell’acqua, qualcosa di insolito.

Dopo aver indugiato alcuni istanti, Diana decide di buttarsi in acqua e raggiungere quello strano oggetto. Una volta giunta al largo, oltrepassa la barriera che divide il mondo delle Amazoni da quello degli umani e trova una nave in fiamme, corpi senza vita e una sola superstite: una ragazza minuta vestita di giallo.

Diana è sopraffatta dall’indecisione: lasciar morire la ragazza o portarla sull’isola, infrangendo tutte le regole delle Amazoni e rischiando punizioni senza precedenti?

Alla fine, decide di portare la ragazza sull’isola. Se la carica sulle spalle e la porta a riva, dopodiché la trasporta arrampicandosi fino a raggiungere una grotta, dove la sistema provvisoriamente per andare a cercare aiuto.

Diana, dopo vari ripensamenti, decide di recarsi dall’Oracolo per ricevere un consiglio sul da farsi, portando in dono i suoi pochi beni di valore.

Ha solo tre domande a disposizione e cerca di sfruttarle per avere dall’Oracolo le risposte che le servono.

L’Oracolo risponde in modo evasivo e non prospetta niente di buono: le opzioni più plausibili sono l’esilio di Diana e la morte della ragazza, oppure la distruzione di Temyshira e le guerre nel mondo degli umani.

Nel frattempo, gli effetti della presenza della ragazza sull’isola iniziano a vedersi: terremoti, litigi, catastrofi imminenti. La ragazza, Alia, non è una semplice ragazza: è una Warbringer – una discendente diretta della stirpe di Elena di Troia, portatrice di guerra e morte.

Diana, però, non si arrende ed è determinata a salvare sia la ragazza e sia le sue sorelle: secondo l’Oracolo, esiste una fonte “là dove Elena riposa”, che sarebbe in grado di purificare la giovane ragazza, a patto che riesca ad immergesi prima del suo diciassettesimo compleanno.

A Diana, quindi, non resta che un disperato tentativo per salvare la Amazzoni e gli uomini: portare Alia alla fonte ed eliminare la stirpe delle Warbringer. Diana si reca nel deposito delle armi, dove recupera alcuni strumenti che, pensa, potranno esserle utili. Dunque torna a prendere Alia, ormai gravemente provata dalla presenza sull’isola, se la carica sulle spalle e si dirige verso il mondo degli umani, dopo aver recitato un giramento che le unisce per la vita come sorelle in battaglia.

L’idea è quella di arrivare sull’isola greca in cui si trova la fonte con cui Alia si potrebbe purificare. Si ritrovano, invece, a New York, nuotando nel fiume Hudson. Dopo il loro arrivo nella Grande Mela, sono mal vestite, senza soldi e affamate: escogitano un primo piano di sopravvivenza rubando qualche soldo dall’auto di Jason, il fratello di Alia e nascondendosi in un hotel.

Proprio in questo hotel, Jason le ritrova e ha un primo scontro con Diana. Jason si dimostra, come sempre, iper protettivo nei confronti di Alia e, non appena scopre il progetto di andare in Grecia, tenta di impedirle di partire.

Poco dopo, l’amica di Alia – Nim – e l’amico di Jason – Theo – riescono a convincere Diana e Alia a partire dopo la serata di gala che si terrà in favore della compagnia dei genitori dei due, i Keralis, biologi morti poco prima.

Durante la serata Alia viene attaccata e la partenza viene anticipata, grazie ad una fuga immediata su un aereo della compagnia, messo a disposizione da Jason. I cinque ragazzi si trovano quindi in viaggio insieme, diretti all’isola greca con la speranza di purificare Alia dalla sua condanna.

Dopo numerose avventure sia in volo e sia una volta arrivati sulla terra ferma, riescono a raggiungere l’isola e dirigersi “là dove Elena riposa”.

Da questo momento in poi tutto cambia: proprio quando pensano di avercela fatta, i ruoli si scambiano, chi si pensava fosse buono è, in realtà, spietato e senza cuore. Le loro vite sono in pericolo, e così quelle di tutti i mortali.

Ce la faranno Diana e Alia a tener fede al giuramento? Saranno sorelle in battaglia? Ma soprattutto: sopravviveranno? Diana sarà esiliata e Alia uccisa?

? Il libro:

  • lo stile è molto semplice, senza troppe articolazioni e intrighi, questo rende il libro molto scorrevole e piacevole;
  • la maggior parte del racconto è formata da dialoghi tra Diana e Alia, o tra loro e uno degli altri tre personaggi principali; in alcuni casi si sofferma sul pensiero di uno o dell’altro protagonista e sulle descrizioni dei luoghi (New York, l’isola, il fiume…)
  • il finale: un colpo di scena verso la fine rende il racconto un po’ più movimentato e dà al finale un tocco in più;
  • i personaggi: Diana è nella sua “veste” classica, mentre gli altri quattro personaggio sono stati creati in modo da far funzionare tutto il racconto, dando qualcosa di nuovo al racconto (come per esempio la Warbringer).

 

? Cosa mi è piaciuto:

  1. L’ambientazione: alterna luoghi di fantasia a luoghi reali;
  2. La mitologia greca: il fatto di avere elementi della mitologia greca come base della storia, rende il racconto decisamente più interessante;
  3. Il personaggio di Wonder Woman: è un classico, lo so!

? Cosa non mi è piaciuto:

  1. L’inizio: è praticamente identico al film Wonder Woman uscito l’anno scorso, con la differenza di aver messo una ragazzina al posto di un uomo;
  2. Ho trovato alcuni passaggi un po’ forzati;
  3. La brevissima storia tra Diana e Jason: tifo ancora per la coppia Diana / Steve Trevor XD

?  Cosa ne penso?

Si tratta di un libro molto semplice, un’avventura piacevole da leggere. Adatto ad una lettura “di relax” 🙂

A parte questo, lo consiglio a tutti gli amanti del fantasy e del soprannaturale, ma tenete presente che è uno Young Adult, quindi il livello di lettura è quello!

 

Il colore verde

VERDE

Il verde è uno dei colori dello spettro visibile che l’uomo riesce a vedere, molto comune in natura.

È uno dei colori primari additivi e il suo colore complementare è il magenta. Anche se spesso viene considerato il rosso il suo colore complementare.

Dove troviamo il verde?

  • Il colore verde è spesso simbolo di tutto ciò che riguarda la natura: dai prodotti alle associazioni, dai servizi al commercio. Moto utilizzato il relazione al Biologico e all’ideologia ambientalista.
  • Quanto detto nel primo punto spesso viene utilizzato anche il politica, per simboleggiare movimenti a sfondo ambientalista.
  • Verde e animali:
    • in alcuni insetti il verde è una miscela di pigmenti azzurri e gialli.
    • negli uccelli è un effetto indotto dalla rifrazione della luce.
    • negli anfibi e rettili  è il risultato di una colorazione di fondo azzurro rivestito da un filtro giallo.
  • Il verde è anche utilizzato come “metafora“: pollice verde, anni verdi, e così via.
  • Il colore verde è anche simbolo di sentimenti e stati d’animo: malattia, rabbia, invidia, avarizia.

Cinema & musica

  • Il miglio verde, film del 1999
  • Green, Green Grass of Home, canzone cantata da diversi artisti tra cui Elvis Presley
  • I Green Day sono un gruppo musicale punk della California

Libri

  • Lanterna verde
  • Verde Nilo di Cesare Brandi
  • La signora in verde di Arnaldur Indrieason
  • Verde brillante di Stefano Mancuso
  • La 2 cavalli verde di Manu Causse
  • Il verde della tua veste e altri racconti di Piero Chiara
  • La giacca verde di Mario Soldati
  • La stanza verde, Autobiografia di Sandro Manzo
  • Il drago verde di Scarlett Thomas
  • La contessa Verde di Brentonico di Luigi Zenatti

 

“Un articolo scomodo”

8 Marzo – Festa della Donna

Ma sappiamo cosa vuol dire? Come ogni ricorrenza, è finita per essere una delle tante occasioni per uscire, “festeggiare” in chissà quale modo.
La Festa della Donna è, in realtà, la Giornata internazionale della donna, che ricorre appunto l’8 marzo di ogni anno e la sua funzione è quella di ricordare da un lato le conquiste sociali, economiche e politiche, e dall’altro le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto.
Successivamente è stata istituita un’altra giornata dedicata alle donne, il 25 novembre, per condannare le violenze che spesso sono costrette a subire.

Le due giornate, oltre al fatto di essere entrambi dedicate alle donne, hanno in comune il fatto di essere entrambe nate in determinati contesti sociali e politici.

Ora, trovandosi in accordo o meno con tali ideologie politiche, e senza trasformare l’argomento in un movimento sociale o politico, rimane un punto fermo: ci chiediamo mai quali siano effettivamente le disparità, le ingiustizie, le violenze di vario genere che una donna è costretta a subire? Evidentemente no. Evidentemente non è sufficiente una giornata per ricordarlo al mondo. Evidentemente non sono sufficienti nemmeno due giornate.

Le violenze possono essere di molti tipi: fisiche, psicologiche, di piccola o grande entità, visibili o invisibili, esplicite o nascoste. Ma esistono. Così come esistono le ingiustizie. Oh si che esistono! Ed è di queste che voglio parlare oggi, in questa giornata dedicata alle donne.
Da quello che ho potuto constatare finora, credo che i motivi per cui tutto ciò continua a succedere siano due: il primo motivo è la mentalità di chi – con grande ignoranza e, probabilmente, in modo spontaneo e quasi inconscio – continua a vivere nella presunzione di essere migliore (“Cosa vuoi fare? Sei solo una donna” “Se è arrivata fin lì chissà con chi è andata” “Puoi essere brava finché vuoi, tanto non basta…”). Ahimè questa è la maggioranza delle persone, tra cui anche alcune donne: è come se fosse un dato di fatto, talmente radicato nel pensiero comune da non poter più essere eliminato.

Il secondo motivo è da imputare unicamente alle donne: mancanza di coraggio (o scoraggiamento dopo svariati tentativi nel fare qualcosa), mancanza di determinazione, rinuncia. Sia chiaro: non voglio incolpare nessuno e, tanto meno, far sembrare il coraggio e la determinazione qualità di pochi, anzi! Credo che tutte abbiamo coraggio, tutte abbiamo determinazione, ma può capitare – dopo uno, due, tre, venti rifiuti o ingiustizie – che la rinuncia si faccia viva. Capita a tutte, prima o dopo, anche solo per un momento.

Dopodiché ci sono due possibilità: arrendersi al fatto che sarà sempre così e rinunciare, oppure arrendersi al fatto che sarà sempre così ma tentare di dimostrare il contrario.

E non vuol dire che ogni donna debba diventare dirigente di qualcosa o capo di qualcuno (una volta un professore chiese “Secondo voi parità vuol dire che una donna deve vestirsi come un uomo e dare ordini in un cantiere?” Risposta: “Se è ciò che vuole, per cui ha lottato, che ha conquistato con le proprie forze”). In ogni caso una bella soddisfazione, certo, ma apparente. Voglio dire, la maggior parte di coloro che assisteranno al successo di questa donna, avrà dentro di sé la vocina che ripete “Cosa vuoi fare? Sei solo una donna” ,”Se è arrivata fin lì chissà con chi è andata”, “Puoi essere brava finché vuoi, tanto non basta…”, indipendentemente che questi spettatori siano uomini o donne.

Di conseguenza, credo che ci sia un solo modo per arrendersi al fatto che sarà sempre così ma tentare di dimostrare il contrario: esserne consapevoli. Ognuna di noi sa esattamente cosa ha fatto per sé, per gli altri, per raggiungere un obiettivo, per dire “ce l’ho fatta”, e credo che questo sia sufficiente per riacquistare un po’ di quel coraggio, un po’ di quella determinazione, perché, prima di fare i conti con le vocine che ripetono le stesse cose da sempre, dobbiamo fare i conti con noi stesse. Perché non dopo “ce l’ho fatta” non deve mai esserci “si, ma a che prezzo”.

Sapete, dopo tutto ciò, a volte mi ritrovo a sperare che, continuando ad agire secondo questa convinzione, prima o poi lo si possa notare anche dall’esterno, che le vocine possano zittirsi, pur sapendo che ciò può succedere nei confronti di una minima parte delle persone: più colte, più sensibili o, semplicemente, con una maggiore esperienza.

Alla fine, diciamocelo, questa storia della parità è un’invenzione piuttosto recente, storicamente parlando. O meglio, è recente il fatto di dovere raggiungere la parità.
In passato – e parlo di molto tempo fa – esistevano popoli in cui donne e uomini erano assolutamente uguali: ognuno con i propri compiti, certo, ma non per questo uno inferiore all’altro. Come siamo arrivati a dover conquistare la parità? O meglio, riconquistare? Ci sono diverse teorie che tentano di spiegare questa evoluzione – o regressione – nella storia, ma resta il fatto che noi siamo qui ora e ci troviamo a fare i conti con una società che, consciamente o inconsciamente, ci ritiene ancora inferiori (un piccolo appunto: so che ci sono associazioni, singoli individui, movimenti di vario genere, che ogni giorno si muovono per cambiare le cose, e non posso fare altro che ammirarli; la mia visione pessimista è rivolta soprattutto alle piccole cose, alle situazioni di tutti i giorni in cui, prima o poi, ci troviamo tutte).

Sicché, continuando a considerare l’opzione più pessimista – cioè arrendersi al fatto che sarà sempre così – non ci resta che dimostrare il contrario. Per noi.

Per questo motivo, proprio oggi, ho deciso di parlarvi di UNA DONNA: Oriana Fallaci, una donna scomoda.

Si, una donna scomoda. Così si definisce lei stessa in uno dei discorsi contenuti nel libro Il mio cuore è più stanco della mia voce.

Conosciuta da tutti e in tutto il mondo. Apprezzata? Forse. C’è chi la ama e c’è chi la odia.
Ho scelto lei in questa giornata dedicata alle donne perché credo che sia un esempio notevole, quasi impareggiabile. Come sempre, si può essere d’accordo o meno con i suoi punti di vista e con i suoi giudizi, ma resta il fatto che non si è mai arresa, e credo rappresenti esattamente ciò che tentavo di spiegare poco fa.

 

Una vita in breve

Per chi non la conoscesse, ecco un racconto – sintetizzato e che, sicuramente non rende giustizia alla grandezza di questa donna – della vita di Oriana Fallaci.

Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006) è stata una scrittrice (o meglio, uno scrittore, come lei stessa si definiva) e giornalista. Tra le altre cose, è stata la prima donna ad andare al fronte come inviata speciale.

Studiò al liceo classico e, in seguito, si iscrisse alla facoltà di medicina. Perché? Per conoscere le persone. In seguito passò alla facoltà di lettere e filosofia. Abbandonò gli studi per dedicarsi al giornalismo, collaborando dapprima con Il Mattino dell’Italia Centrale, in seguito con il settimanale Epoca e, infine, con l’Europeo.

Nel 1956 fu mandata a New York dall’Europeo e, in questa occasione, raccolse il materiale per il suo primo libro I sette peccati di Hollywood.

Nel 1961 realizzò un reportage sulla condizione della donna in Oriente, che diventò il libro Il sesso inutile. L’anno successivo pubblicò Penelope alla guerra, e un anno dopo Gli antipatici.

Nel 1965 pubblicò Se il sole muore, un’opera che dedicò a suo padre, raccogliendo interviste dei più importanti astronauti e tecnici della NASA.

A partire dal 1967 iniziarono i suoi reportage in Vietnam, durante i  quali criticò indistintamente tutte le parti coinvolte nelle guerre, ma anche facendo notare alcuni episodi di straordinaria umanità.

L’esperienza in guerra fu tradotta in libro con Niente e così sia, un libro crudo quanto profondo, un racconto intenso, che tutti dovrebbero leggere.

Poi ci furono, in ordine: Quel giorno sulla luna (1970), Intervista con la storia (1974 – una raccolta di interviste a tanti dei maggiori esponenti sociali e politici della storia contemporanea), Lettera a un bambino mai nato (1975 – un’opera personale quanto universale, tragicamente realista), Un uomo (1979 – dedicato all’uomo che ha amato, morto difendendo un’idea), Insciallah (1979), La rabbia e l’orgoglio (2011), La forza della ragione (2004), Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci (2004), Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’Apocalisse (2004 – è sostanzialmente Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci con alcune aggiunte).

Scrisse quindici libri, e altrettanti sono stati pubblicati dopo la sua morte, tra i quali vi consiglio senza ombra di dubbio Un cappello pieno di ciliege e Il mio cuore è più stanco della mia voce.
Ha rifiutato per tutta la vita la pubblicazione di una biografia, ripetendo che la sua vita era una storia soltanto sua; è stato comunque pubblicato Oriana Fallaci in parole e immagini, un libro che racconta la sua vita, non propriamente come una biografia, ma piuttosto con un insieme di scatti e di citazioni, interviste, e quant’altro.

Potrei andare avanti in eterno ad elencare tutto ciò che ha detto o fatto questa donna ma, piuttosto, vi lascio una sua frase:

“Dico quello che penso
e quello che penso
è ciò che la gente pensa
e quasi mai dice.
E quello che la gente pensa
e quasi mai dice
è la verità.”

Dopo tutto questo, mi ripeto nel dirvi che ho scelto lei come esempio di donna (vi chiedo di non farne una questione politica o ideologica), come punto di riferimento, perché questo è per me da tredici anni a questa parte… vorrei che potesse scrivere ancora.

 

#GEMSTONESBOOKTAG e consigli di lettura!

#GEMSTONESBOOKTAG

…e vi consiglio alcuni libri da leggere assolutamente!

Buongiorno Booksters! Oggi si parte con questa nuova serie di articoli, in cui vi consiglio dei libri tramite un booktag.
Troverete, da oggi in poi, un articolo simile a questo una volta al mese qui e su Instagram @mirablia_blog

GENNAIO: GRANATO

Gemma conosciuta per il suo potere di allontanare le forze negative e le energie oscure: “il personaggio più oscuro che ti venga in mente”.
C’è bisogno di dirlo? “Voi sapete chi”.

 

Harry Potter: si, era scontato, ma vi spiego perché lo consiglio a tutti. Nonostante la saga fosse, inizialmente, rivolta ad un pubblico decisamente giovane, è “cresciuta” insieme ai suoi lettori. Inoltre, trovo che ci siano molti aspetti che, se valutati in età più adulta, possono assumere significati diversi e più profondi.
Lo stesso vale per la difficoltà della lettura: si parte da un livello adatto ai bambini per arrivare ad una lettura da adulti, molto utile nel caso si voglia leggere la saga in lingua originale.

Voi in quale casata siete stati smistati? Ancora non lo sapete?!
Cliccando QUI potete scoprirlo, affrontando il test del cappello magico!
Io sono un Serpeverde, cosa che mi rende molto felice perché il mio personaggio preferito – Piton – è proprio un Serpeverde!

 

FEBBRAIO: AMETISTA

Il viola è associato alla crescita spirituale: un personaggio che cambia e “cresce” nel corso della storia.
David Copperfield credo esprima perfettamente il concetto!

MARZO: ACQUAMARINA

Una gemma “fresca”: un libro che dia questa sensazione.
Personalmente trovo che i libri di Murakami diano questa sensazione, non chiedetemi perché!

 

In particolare vi segnalo La strana biblioteca, che non ho ancora letto ma che mi ha incuriosito molto.

 

 

APRILE: DIAMANTE

La pietra preziosa per eccellenza: un libro che ami ma che non è molto conosciuto.
Dovendo scegliere un titolo, vi consiglio Il mulino dei dodici corvi di Otfried Preussler: un libro che mi è piaciuto davvero molto e che ho intenzione di rileggere.

Altri libri poco conosciuti e che ho apprezzato molto sono quelli di storia dell’arte o del design, in particolare vi consiglio Philippe Daverio.

 

 

 

MAGGIO: SMERALDO

Questa pietra pare abbia la capacità di bilanciare l’energia: due personaggi che si bilanciano a vicenda.
Ci sono molte coppie di personaggi che mi vengono in mente, e molte fanno parte di libri più che famosi (dal Signore degli Anelli al Trono di Spade).

 

Tuttavia, ho scelto la trilogia Hunger Games perché credo che la coppia Katniss – Peeta esprima al meglio questo concetto: si compensano in ogni aspetto del carattere.

 

GIUGNO: PERLA

La perla è associata all’onestà: un personaggio onesto fino alla fine.
Ned Stark.

 

Benché sia uno dei primi a sparire dalla storia, rimane il più onesto e fedele ai propri valori fino alla fine.
Credo che le serie di questo calibro vadano lette per tutto ciò che racchiudono (dalla quantità di dettagli alla complessità della storia, dai personaggi all’ambientazione), non solo perché sono di moda o perché hanno dato origine ad una serie.

 

 

LUGLIO: RUBINO

Rosso sangue, una pietra affascinante e misteriosa: un personaggio sanguinoso e misterioso.
Dracula di Bram Stoker.

 

Uno dei miei libri preferiti in assoluto: un personaggio misterioso, spesso mal visto ma che nasconde una verità sconosciuta ai più.

 

 

AGOSTO: PERIDOTO

Pietra color verde pallido: un colore pallido ne compensa uno forte: un personaggio secondario che ti è piaciuto più del protagonista.
Il Signore degli Anelli: perdonatemi ma Frodo non è mai stati uno dei miei personaggi preferiti.

 

In compenso mi piacciono molto Gandalf, Arwen, Aragorn, Legolas e il mitico Gimli!
Ovviamente, in un qualsiasi racconto il protagonista viene sempre tenuto in primo piano, anche perché altrimenti non potrebbe considerarsi tale. Tuttavia, senza i personaggi secondari la storia non avrebbe senso e, nella maggior parte dei casi, non potrebbe esistere.

 

 

 

SETTEMBRE: ZAFFIRO

Lo zaffiro è una pietra “calmante”: un libro che dia questa sensazione.
Personalmente, credo che tutti i libri siano calmanti, in un certo senso. Dovendo scegliere, vi dico i libri di Carlos Ruiz Zafon.

 

Solitamente i suoi libri parlano di libri a loro volta e sono ambientati in luoghi “caldi” e familiari… è come trovarsi in una biblioteca.

 

OTTOBRE: OPALE

Una pietra iridescente: un libro con una bella copertina.
Lo so, in questo periodo sta spopolando Caraval con la sua bella copertina. Io, invece, scelgo Il serpente dell’Essex.

 

Adoro questa copertina! La versione originale è addirittura più bella.

 

NOVEMBRE: TOPAZIO

La caratteristica di questa pietra è di conferire forza e resistenza alle avversità: un personaggio che non si arrende mai.
Il primo che mi viene in mente è Daenerys, ma ho già scelto il Trono di Spade per Ned Stark, quindi vi dico Beatrice della serie Divergent.

Vi ho già parlato di questa serie e potete trovare le recensioni scorrendo gli articoli. La consiglio agli amanti dei “distopici leggeri” e della fantascienza per ragazzi.

 

DICEMBRE: ZIRCONE BLU

Tra le altre cose, lo zircone blu è noto per la sua capacità di trasmettere energia e amore per se stessi: un libro o un personaggio che esprima questo concetto.

Amare se stessi: una cosa che Tiffany ha già imparato a fare, mentre Pat ci prova con tutte le sue forze. Questa è solo una delle tante difficoltà affrontate dai due protagonisti di questo romanzo.

 

Allegiant

Allegiant Book Cover Allegiant
Divergent
Veronica Roth
Distopico, Per ragazzi
DeAgostini
2018
Copertina flessibile
538

La realtà che Tris ha sempre conosciuto ormai non esiste più, cancellata nel modo più violento possibile dalla terrificante scoperta che il "sistema per fazioni" era solo il frutto di un esperimento. Circondata solo da orrore e tradimento, la ragazza non si lascia sfuggire l'opportunità di esplorare il mondo esterno, desiderosa di lasciarsi indietro i ricordi dolorosi e di cominciare una nuova vita insieme a Tobias. Ma ciò che trova è ancora più inquietante di quello che ha lasciato. Verità ancora più esplosive marchieranno per sempre le persone che ama, e ancora una volta Tris dovrà affrontare la complessità della natura umana e scegliere tra l'amore e il sacrificio.

✒”[…]La vita ci ferisce, tutti quanti. E non c’è modo di sottrarsi ai suoi colpi. Possiamo guarire, se ci curiamo a vicenda”

? Sinossi:

La realtà che Tris ha sempre conosciuto ormai non esiste più, cancellata nel modo più violento possibile dalla terrificante scoperta che il “sistema per fazioni” era solo il frutto di un esperimento. Circondata solo da orrore e tradimento, la ragazza non si lascia sfuggire l’opportunità di esplorare il mondo esterno, desiderosa di lasciarsi indietro i ricordi dolorosi e di cominciare una nuova vita insieme a Tobias. Ma ciò che trova è ancora più inquietante di quello che ha lasciato. Verità ancora più esplosive marchieranno per sempre le persone che ama, e ancora una volta Tris dovrà affrontare la complessità della natura umana e scegliere tra l’amore e il sacrificio.

Trama:

Come il secondo capitolo con il primo, anche il terzo riprende esattamente dal punto in cui si era fermato il precedente.

Si riparte, quindi, dalle conseguenze della proiezione del video di Edith Prior al centro della città di Chicago, video che ha sconvolto la popolazione e ha portato le persone a schierarsi, a questo punto, in due fazioni opposte: la prima, quella degli Esclusi – che mira all’eliminazione definitiva delle fazioni – e la seconda, quella degli Alleati – un gruppo di nuova creazione, con a capo Johanna Reyes (ex capo dei Pacifici) e Cara (sorella di Will, l’amico di Tris, ucciso nel primo capitolo sotto simulazione).

Gli alleati hanno due obiettivi principali: fermare gli Esclusi e mandare una squadra all’esterno della recinzione per verificare ciò che era contenuto nel video di Edith Prior.

Tris e Quattro vengono inviati in missione all’esterno delle mura, con alcuni amici. Prima di partire, però, Quattro fa evadere Caleb, il fratello di Tris, per salvarlo dalla sua condanna, sapendo che Tris non avrebbe sopportato un’altra perdita, benché fosse ancora arrabbiata con lui per non averla salvata della sentenza degli Eruditi nei suoi confronti.

Mentre si dirigono verso la recinzione, vengono inseguiti dagli Esclusi e uno di loro viene colpito mentre tenta di oltrepassare le mura. Tutti gli altri riescono ad andare oltre e, una volta varcato il confine, vengono prelevati da alcuni uomini e condotti al Dipartimento di sanità genetica.

In questo luogo viene detta loro la verità: la città all’interno della recinzione e il sistema delle fazioni non sono altro che un esperimento, messo in atto con l’intenzione di ripristinare i geni danneggiati delle persone.
Un paio di secoli prima, infatti, il governo degli Stati Uniti aveva messo in atto un precedente esperimento per eliminare i tratti negativi del genere umano: il risultato, però, era stato addirittura eccessivo – troppo onesti, troppo intelligenti, troppo altruisti, ecc. Il sistema delle fazioni e della popolazione chiusa tra le mura della città miravano, quindi, alla nascita di persone nuovamente complete e “bilanciate”: i Divergenti.

In questa fase si scopre che l’ex-istruttore di Tobias, il fratello di Tori e molte altre persone, credute morte perché Divergenti, sono in realtà vive e si sono rifugiate oltre le mura. Tris, invece, scopre la verità sul passato di sua madre, su come sia entrata a far parte dell’esperimento e su come si sia sacrificata per il bene della comunità.

Tris e Quattro vengono sottoposti ad un test del DNA, che mette in discussione il fatto che Quattro sia Divergente: questo lo fa sentire inadeguato e debole, e lo fa allontanare da Tris. Di conseguenza diventa un facile bersaglio per Nita, un membro del personale del Dipartimento, che sfrutta la sua debolezza per convincerlo ad aiutarla a rubare il Siero della Memoria. In realtà la sua intenzione è quella di rubare il Siero della Morte per utilizzarlo contro il Dipartimento stesso.

Tris scopre il suo piano e tenta di fermarli: riesce a impedire l’attentato ma non a fermare l’esplosione della prima bomba, che porterà alla morte di Uriah. Si susseguono diverse vicende, che mettono a confronto i GD (geneticamente danneggiati) con i GP (geneticamente puri), e Tris lotta per far avere a tutti pari diritti.
Nel frattempo, il Dipartimento decide di utilizzare il Siero della Memoria su tutti gli abitanti all’interno delle mura per fermare i conflitti tra Esclusi e Alleati: Tris decide, con alcuni amici, di fermare l’attacco, utilizzando il siero della Memoria proprio sui membri del Dipartimento.

La missione, però, richiede un sacrificio: entrando nel laboratorio che contiene il Siero della Memoria senza permesso, si aziona la diffusione del Siero della Morte, che ucciderebbe chiunque si trovasse all’interno dell’edificio. Caleb si offre volontario per questo compito, cercando di espiare le sue colpe.

All’ultimo momento, però, Tris si sostituisce al fratello, sacrificandosi al posto suo. Riesce a sopravvivere al Siero della Morte, ma si trova faccia a faccia con David, il capo del Dipartimento, che le spara, uccidendola. Prima di morire, Tris riesce ad azionare il Siero della Memoria e resettare i membri del Dipartimento, eliminando così i pregiudizi sui GD.

L’esperimento è definitivamente chiuso, anche se questo ha comportato la morte di molte persone, Tris su tutte.
Nonostante tutto, rimane qualcosa in cui credere e per cui lottare, e saranno Quattro e Christina a dimostrarlo.

 

? Il libro:

L’impostazione del terzo capitolo della serie Divergent è completamente diversa rispetto a quella del primo e del secondo:

  • le caratteristiche di periodi, dialoghi e descrizioni sono pressoché invariate rispetto ai capitolo precedenti;
  • personaggi ben definiti e caratterizzati (sono essenzialmente gli stessi del primo e del secondo capitolo, con l’aggiunta di un personaggio principale);
  • la narrazione: si alterna tra Tris e Quattro – un capitolo è come se fosse visto da un protagonista, e il capitolo successivo è visto dall’altro.
  • il finale: mi è sembrato un po’ eccessivo, se paragonato al resto della storia.

Cosa ne penso?

Sinceramente ho trovato il terzo capitolo un po’ deludente rispetto ai primi due: l’epilogo della storia è un po’ tragico ma spinge comunque a riflettere sull’importanza del passato e delle scelte (e, secondo me, anche sull’utilizzo positivo o negativo che si può fare delle scoperte scientifiche), il ché non è male, ma mi è sembrato comunque un po’ eccessivo rispetto al “peso” del resto della storia.

In secondo luogo, ciò che mi ha spinto ad apprezzare meno questo capitolo rispetto agli altri, è che la narrazione viene spezzata continuamente, alternando il racconto di Tris a quello di Quattro: secondo me questo è un fattore che distoglie l’attenzione dalla storia e confonde parecchio, sarebbe stato meglio suddividerlo diversamente o continuare con la narrazione solo da parte di Tris.

Consiglio la serie completa perché, nel suo insieme, non è affatto male. Sull’ultimo capitolo, però, ho avuto qualche perplessità.

 

 

Insurgent

Insurgent Book Cover Insurgent
Divergent
Veronica Roth
Distopico, Per ragazzi
DeAgostini
2018
Copertina flessibile
510

Una scelta può cambiare il destino di una persona... o annientarlo del tutto. Ma qualsiasi essa sia, le conseguenze vanno affrontate. Mentre il mondo attorno a lei sta crollando, Tris cerca disperatamente di salvare tutti quelli che ama e se stessa, e di venire a patti con il dolore per la perdita dei suoi genitori e con l'orrore per quello che è stata costretta a fare. La sua iniziazione avrebbe dovuto concludersi con una cerimonia per celebrare il proprio ingresso nella fazione degli Intrepidi, ma invece di festeggiare la ragazza si è ritrovata coinvolta in un conflitto più grande di lei... Ora che la guerra tra le fazioni incombe e segreti inconfessabili riemergono dal passato, Tris deve decidere da che parte stare e abbracciare completamente il suo lato divergente, anche se questo potrebbe costarle più di quanto sia pronta a sacrificare. Il secondo romanzo della saga "Divergent".

✒ “Come un animale selvatico, la verità è troppo potente per poterla ingabbiare.”

? Sinossi:

Una scelta può cambiare il destino di una persona… o annientarla del tutto. Ma qualsiasi essa sia, le conseguenze vanno affrontate. Mentre il mondo attorno a lei sta crollando, Tris cerca disperatamente di salvare tutti quelli che ama e se stessa, e di venire a patti con il dolore per la perdita dei suoi genitori e con l’orrore per quello che è stata costretta a fare. La sua iniziazione avrebbe dovuto concludersi con una cerimonia per celebrare il proprio ingresso nella fazione degli Intrepidi, ma invece di festeggiare la ragazza si è ritrovata coinvolta in un conflitto più grande di lei… Ora che la guerra tra le fazioni incombe e segreti inconfessabili riemergono dal passato, Tris deve decidere da che parte stare e abbracciare completamente il suo lato divergente, anche se questo potrebbe costarle più di quanto sia pronta a sacrificare.

Trama:

Il secondo capitolo della saga Divergent riparte esattamente dal punto in cui si è fermato il primo: dopo la fuga dei protagonisti e il viaggio in treno, si recano presso la fazione dei Pacifici.

Per  ricevere asilo sono costretti a consegnare le armi ed adattarsi allo stile di vita della fazione: proprio per grazie alla loro natura, i Pacifici riescono a rimanere neutrali, senza farsi coinvolgere nei conflitti tra le altre fazioni. In questo modo Tris e Quattro, con gli altri fuggitivi, riescono ad avere un attimo di tregua.

Presto, però, una parte di Intrepidi traditori ed alcuni Eruditi, arrivano nel territorio dei Pacifici per catturarli; riescono a scappare ancora una volta, rifugiandosi in città ma non esistono più posti sicuri per loro e sono costretti a chiedere asilo agli Esclusi.

Poco dopo il loro arrivo si scopre che il capo degli Esclusi, Evelyn, è la madre di Quattro – che si credeva fosse morta quando Quattro era ancora un bambino.

Gli Esclusi e coloro che sono fuggiti dalle altre fazioni cercano, quindi, di escogitare un piano per riprendere il potere, ormai in mano agli Eruditi, e impossessarsi della città.

La situazione è incerta: il regime delle fazioni sta andando in pezzi ma, di fatto, le alternative sono il caos oppure un regime pressoché totalitario con Evelyn a capo.

Tris e Tobias si recano, quindi, presso la fazione dei Candidi, dove trovano anche altri Intrepidi che hanno chiesto asilo: qui vengono arrestati, processati e poi liberati, decidono di programmare un attentato agli Eruditi e, durante questa operazione si scopre che un amico di Tris, Uriah, è Divergente. In questa fase riescono anche a catturare Eric, ex comandante degli Intepidi, che viene giustiziato a causa dei suoi reati (nel frattempo Quattro viene nominato nuovo capo degli Intrepidi e si trova a dover gestire situazioni complicate come questa).

Anche per Tris sono momenti difficili: si trova a dover decidere se salvare Hector o Marlene, entrambi sotto simulazione e controllati da Jeanine (capo degli Eruditi).

Mentre un gruppo di Intrepidi e gli Esclusi cercano di sopraffare gli Eruditi, Tris e i suoi amici aiutano Marcus (padre di Quattro) a scoprire il motivo per cui gli Eruditi volessero sterminare gli Abneganti, recandosi al quartier generale degli Eruditi.

Qui, Tris è nuovamente costretta a sostenere una simulazione, in cui si trova ad affrontare se stessa in versione Erudita: dopo aver superato la prova, riesce ad entrare nell’ufficio di Jeanine, dove cerca la spiegazione allo sterminio degli Abneganti. Lì trova Tori, l’Intrepida che l’aveva aiutata durante la fase della scelta, che uccide Jeanine per vendicare l’assassinio di suo fratello (Divergente).

Tris e Marcus vengono arrestati insieme ad alcuni Eruditi e solo in seguito ritrova Tobias: in questo momento si rendono conto che il potere è ora in mano agli Esclusi, con a capo Evelyn, che si sono impossessati di tutte le armi degli Intrepidi e che quindi la situazione potrebbe tornare esattamente come prima.

Dopo svariati tentativi, Tobias trova l’hard-disk su cui Jeanine custodiva i segreti degli Eruditi: si tratta di un video che deciderà le sorti di tutta la popolazione di Chicago da questo momento in poi.

Il video viene proiettato al centro della città, e cambia radicalmente la visione che la popolazione di Chicago aveva sia del mondo interno alla città, e sia di quello esterno, nonché delle proprie origini e così via.

Quale terribile verità si nasconde dietro le strategie di Jeanine?

? Il libro:

L’impostazione del secondo capitolo della serie Divergent è uguale a quella del primo:

  • periodi mai troppo lunghi o complessi;
  • descrizioni piuttosto dettagliate;
  • personaggi ben definiti e caratterizzati (sono essenzialmente gli stessi del primo capitolo, con l’aggiunta di un paio di personaggi principali);
  • ritmo piuttosto veloce, anche se ci sono alcuni passaggi un po’ lenti e, forse, un po’ forzati.

Cosa ne penso?

Il mio giudizio personale è pressoché lo stesso del primo capitolo: è un romanzo distopico per ragazzi, e sotto questo punto di vista credo sia ottimo. Contiene alcune idee niente male – come quella delle simulazioni – e ho trovato la storia tra Tris e Quattro molto appropriata, senza esagerazioni o forzature (forse un po’ ripetitiva sulla questione delle bugie e cose non dette tra i due, ma tutto sommato gradevole).

Credo che la narrazione in prima persona – come se Tris stesse vivendo e raccontando i fatti – renda la lettura molto veloce e scorrevole: trattandosi del secondo capitolo e “conoscendo” i personaggi, probabilmente ci si aspetta determinate scelte e avvenimenti.

Lo consiglio come lettura “leggera” e non impegnativa, per gli amanti del genere fantascientifico – distopico è sicuramente indicato (sempre tenendo a mente che si tratta di un romanzo per ragazzi).

Andy Warhol: pittore, scultore, regista, attore, sceneggiatore…

Andy Warhol, l’artista.

22 febbraio 2018: 31° anniversario della morte di Andy Warhol, il pittore, lo scultore, il regista e l’attore, lo sceneggiatore e il direttore della fotografia, l’artista.

Andy Warhol è lo pseudonimo di Andrew Warhola Jr. (nato a Pittsburgh nel 1928), è stato un artista in molti ambiti differenti, nonché il massimo esponente del movimento della Pop Art.

L’uomo

Warhol nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6 agosto del 1928, da genitori di origine slovena. Studia arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh e, dopo la laurea, si trasferisce a New York, dove lavora per i colossi della pubblicità, come Vogue e Glamour.

Rimane colpito dai colpi di pistola di una femminista radicale che tenta di ucciderlo nel 1968, vicenda che passa in secondo piano per via dell’assassinio di Kennedy; tuttavia, questo evento ha una forte ripercussione su di lui e le sue apparizioni pubbliche diminuiscono notevolmente.

Muore nel 1987, il 22 febbraio appunto, in seguito ad un intervento chirurgico. L’anno seguente, 10.000 oggetti di sua proprietà sono venduti all’asta per finanziare la “Andy Warhol Foundation for the Visual Arts”. Nel 1989 il Museum of Modern Art di New York gli dedica una grande retrospettiva. Dopo la sua morte, le sue opere aumentano notevolmente il proprio valore, tanto da renderlo l’artista più venduto e comprato dopo Picasso.

Il pittore

Alcune delle opere di Warhol diventano vere e proprie icone (Marilyn Monroe su tutte), tanto da essere riprodotte e re-interpretate in qualsiasi modo, anche a distanza di anni; diventano anche il simbolo della Pop Art a tutti gli effetti, tant’è che tutt’oggi qualunque cosa sia associata alla Pop Art, ha come immagine l’opera Marilyn, realizzata da Warhol nel 1964.

Il segreto del suo “genio” e del suo successo sta nella ripetizione: il soggetto scelto viene ripetuto più volte su tele di grosse dimensioni, variandone i colori (sempre molto forti, ad alto impatto visivo). Il soggetto viene svuotato di ogni significato e riprodotto più e più volte, fino a creare un effetto ottico assolutamente innovativo: a partire dalle bottiglie di Coca-Cola, al viso di Marilyn, dagli incidenti stradali alla sedia elettrica.

Oltre alla rivoluzione nello stile, c’è la rivoluzione nel pensiero: il messaggio racchiuso nelle sue opere è una provocazione vera e propria. L’arte deve essere consumata, come qualsiasi altro prodotto in commercio, deve essere alla portata di tutti.

In seguito, riproduce opere classiche di artisti come Leonardo da Vinci e Piero della Francesca (ha realizzato l’Ultima Cena poco prima di morire).

 

Il produttore, il regista

A partire dal 1963, Warhol realizza alcuni film minimali (Sleep, Kiss, Eat, Blow Job, Empire), con l’intenzione di studiare la composizione dell’immagine: sostanzialmente si stratta di azioni ripetute, riprese con una camera fissa, mantenendo sempre lo stesso punto di vista. Successivamente, lavora per alcuni anni alla Silver Factory, un laboratorio aperto a tutti, dove le idee e i suggerimenti venivano mescolati per trovare le “soluzioni” migliori e maggiormente innovative. Si crea così un luogo in cui la Pop Art non è più “solo” un movimento artistico, ma uno stile di vita: un luogo in cui persone diverse, con idee diverse, si trovano per confrontarsi senza giudicare.

Lo Screen Test

Si tratta forse della più importante produzione cinematografica di Warhol: composto da 500 rulli, lo Screen Test è una raccolta di 500 ritratti filmati di persone in visita alla Factory. I filmati vengono realizzati con una camera fissa e viene chiesto alle persone di fissarla, immobili, per tre minuti.

« Trovo il montaggio troppo stancante […] lascio che la camera funzioni fino a che la pellicola finisce, così posso guardare le persone per come sono veramente. »

L’obiettivo di queste riprese è duplice: conoscere il personaggio a fondo e farlo conoscere allo spettatore, spingendolo a riflettere.

 

Per approfondire:

  • La foto di copertina dell’articolo è tratta da Il colore nell’arte di Stefano Zuffi
  • Andy Warhol di Arthur C. Danto
  • Andy Warhol di Michele Dantini (Dossier d’Art)

Divergent

Divergent Book Cover Divergent
Divergent
Veronica Roth
Distopico, Per ragazzi
DeAgostini
2018
Copertina flessibile

Dopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. Beatrice deve scegliere a quale unirsi, con il rischio di rinunciare alla propria famiglia. Prendere una decisione non è facile e il test che dovrebbe indirizzarla verso l'unica strada a lei adatta, escludendo tutte le altre, si rivela inconcludente: in lei non c'è un solo tratto dominante ma addirittura tre! Beatrice è una Divergente, e il suo segreto - se reso pubblico - le costerebbe la vita. Non sopportando più le rigide regole degli Abneganti, la ragazza sceglie gli Intrepidi: l'addestramento però si rivela duro e violento, e i posti disponibili per entrare davvero a far parte della nuova fazione bastano solo per la metà dei candidati. Come se non bastasse, Quattro, il suo tenebroso e protettivo istruttore, inizia ad avere dei sospetti sulla sua Divergenza...

✒ “Ma le nostre menti si muovono in dieci direzioni diverse. Noi non possiamo essere confinati in un solo modo di pensare[…]”

✒ “La fazione prima del sangue”

? Sinossi ufficiale:

Dopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l’amicizia per i Pacifici, l’altruismo per gli Abneganti e l’onestà per i Candidi. Beatrice deve scegliere a quale unirsi, con il rischio di rinunciare alla propria famiglia. Prendere una decisione non è facile e il test che dovrebbe indirizzarla verso l’unica strada a lei adatta, escludendo tutte le altre, si rivela inconcludente: in lei non c’è un solo tratto dominante ma addirittura tre! Beatrice è una Divergente, e il suo segreto – se reso pubblico – le costerebbe la vita. Non sopportando più le rigide regole degli Abneganti, la ragazza sceglie gli Intrepidi: l’addestramento però si rivela duro e violento, e i posti disponibili per entrare davvero a far parte della nuova fazione bastano solo per la metà dei candidati. Come se non bastasse, Quattro, il suo tenebroso e protettivo istruttore, inizia ad avere dei sospetti sulla sua Divergenza…

Trama:

Ambientato in un futuro non definito, in cui la popolazione della città di Chicago è suddivisa in cinque fazioni in base alle tendenze caratteriali personali, regime scelto dalla popolazione stessa per mantenere la pace e non incorrere più nell’errore delle guerre e degli scontri.

I confini della città sono delimitati da una recinzione e nessuno sa cosa ci sia all’esterno di essa.

La popolazione, divisa in fazioni, svolge compiti necessari al alla sopravvivenza della città; le fazioni sono cinque:

  • Candidi, sono convinti che le guerre siano state causate dall’ipocrisia, per questo dicono sempre la verità e si occupano dell’aspetto legislativo della città.
  • Pacifici, che, come si può dedurre dal nome, sono convinti che le guerre siano causate dalla malvagità umana e, per questo, rifiutano la violenza; si dedicano perlopiù alla coltivazione dei campi.
  • Eruditi, secondo cui la guerra è conseguenza dell’ignoranza, sono perlopiù ricercatori e scienziati.
  • Abneganti, convinti che l’egoismo sia il motivo della guerra, sono al servizio degli altri per tutta la loro vita.
  • Intrepidi, credono che la guerra sia causata dalla codardia, si occupano della vigilanza della città.

Esistono, poi, gli Esclusi: vivono nella periferia della città, in condizioni di povertà, perché non sono stati in grado di superare la fase di iniziazione all’interno della fazione che hanno scelto o perché, semplicemente, decidono di andarsene ma non possono tornare alla fazione da cui sono venuti.

La protagonista, Beatrice Prior, è una ragazza di sedici anni che appartiene alla fazione degli Abneganti, come il resto della sua famiglia. Il sedicesimo anno di età è, però, il momento della “Cerimonia della scelta”, ovvero il momento in cui tutti i ragazzi e ragazze di quell’età devono scegliere la fazione in cui passeranno il resto della vita.

Per “aiutare” i ragazzi nella scelta della fazione, viene fatto loro un test – una simulazione sotto l’effetto di un particolare siero, che li pone davanti alla loro paure peggiori: in base alle scelte che faranno durante la simulazione mentale, risulteranno predisposti per una o l’altra fazione.

Beatrice, che si è sempre ritenuta inadatta alla fazione degli Abneganti, si reca con preoccupazione ad eseguire il test, che risulta “inconcludente”: Beatrice risulta adatta a più fazioni, anziché una soltanto – questo fenomeno è detto Divergenza.

L’esaminatrice aiuta Beatrice a mantenere il suo segreto, ma la avverte sulla pericolosità di questo esito: il Governo dà la caccia ai Divergenti e, per questo Tori – l’esaminatrice – manomette il risultato in modo da far sembrare Beatrice una Abnegante.

Preoccupata e incerta sul futuro, Beatrice evita di toccare l’argomento con la sua famiglia e, presto, arriva il momento della Cerimonia vera e propria. Incoraggiata dalla scelta del fratello Caleb di abbandonare gli Abneganti per gli Eruditi, Beatrice sceglie di diventare un’Intrepida, sperando di potersi distrarre temporaneamente dal peso di aver abbandonato la famiglia e dalla questione della Divergenza.

Dopo la scelta, i ragazzi si dividono tra le varie fazioni e Beatrice viene travolta dall’energia degli Intrepidi, che corrono e saltano su treni in movimento senza alcun timore.

Da questo momento inizia il suo percorso di iniziazione: salta per prima dal tetto di un palazzo, buttandosi senza sapere cosa ci sia ad attenderla, sotto trova quello che sarà il suo istruttore, Quattro, che le dice di scegliersi un nuovo nome, Tris, con cui verrà riconosciuta nella nuova fazione.

Il percorso di iniziazione si articola in tre parti: l’allenamento fisico, la prova mentale e la prova finale.

Con il rischio costante di diventare un’Esclusa, Tris si fa forza e supera la fase di addestramento fisico. Durante le prove mentali, però, la situazione si complica: i suoi risultati sono i migliori ma per il semplice fatto che lei è immune al siero che le viene somministrato per la simulazione.

Quattro è il primo a rendersi conto della sua Divergenza e, per quanto possa sembrare scontroso, la aiuta a mantenere il segreto, imparando a controllare le simulazioni.

Un giorno, però, gli Intrepidi si svegliano sotto l’effetto di un siero con cui vengono comandati a distanza: tramite il siero vengono condotti su un treno che li porta a giustiziare gli Abneganti, senza che se ne rendano conto.

I pochi che risultano immuni al siero vengono uccisi ancora prima che possano accorgersene, solo Tris e Quattro rimangono lucidi durante tutta la durata dell’operazione. Quando la loro vita viene messa in pericolo, però, escono allo scoperto: Quattro viene mandato al centro di controllo degli Eruditi, mentre Tris deve essere giustiziata.

Sua madre riesce a raggiungerla e le salva la vita e le rivela il suo passato da Intrepida: la madre viene uccisa da un colpo di pistola, mentre Beatrice riesce a scappare e dirigersi al nascondiglio in cui si sono rifugiati suo fratello e suo padre.

 

Da qui partirà con il padre, il fratello, Marcus (il padre di Quattro) e Peter, con la speranza di salvare Quattro e interrompere la strage di Abneganti.

? Cosa ne penso?

Complessivamente il romanzo mi è piaciuto: l’idea delle fazioni, i personaggi principali descritti e particolareggiati molto bene, il finale… 4/5 è il mio giudizio al termine del primo libro della serie: è un distopico, ma pur sempre per ragazzi, e trovo giusto che non sia eccessivamente pesante o catastrofico, per quanto la mia interpretazione dei romanzi distopici rimanga sempre quella dell’avvertimento, se così si può dire.

Oro & arte

Il colore ORO

…il colore oro che fa parte della storia dell’uomo sin dall’antichità, assumendo significati e utilizzi differenti nel corso del tempo, ma comunque sempre presente in ogni luogo e periodo storico. Questo perché non si tratta semplicemente di un colore ma di un materiale, un metallo prezioso.

  • Antica Grecia: l’oro è nella mitologia come simbolo e nella realtà come ornamento.
  • Antico Egitto: si può dire che l’oro sia l’Antico Egitto, e viceversa.
  • Antica Roma: come in Grecia, l’oro è simbolo di sfarzo e benessere, è la moneta, è il simbolo di un Impero rigoglioso.
  • Popolo vichingo: secondo alcuni ritrovamenti, questo popolo ha utilizzato le antiche monete d’oro romane per scambi commerciali.
  • Sud America: Eldorado, ed è tutto detto.

L’elenco potrebbe essere interminabile, se si pensa che per ogni singola civiltà e luogo sul pianeta si può trovare un nesso con l’oro.

E, proprio per questo, da sempre utilizzato in diverse forme d’arte: dalla lavorazione del metallo stesso alla pittura, dalla scultura all’arte orafa, e così via (l’arte sacra è particolarmente caratterizzata dalla presenza di elementi in oro o di colore oro).

IL MEDIOEVO E L’ARTE ORAFA

L’oro viene utilizzato nell’arte con maggiore intensità nel Medioevo: periodo in cui questo colore assume il significato vero e proprio di ciò che non è reale. Ed ecco che si diffonde l’utilizzo dell’oro nell’arte sacra: dipinti, sculture, raffigurazioni religiose di ogni genere.

Proprio durante il Medioevo, il colore oro utilizzato nelle opere d’arte, viene realizzato da artigiani (chiamati Battiloro), che ricavano minuscole pagliuzze di metallo dalla battitura delle monete: è il primo colore a non essere ricavato da pigmenti naturali (pietre, vegetali o animali).

L’oreficeria diventa la vera e propria “arte guida” del Medioevo. Il periodo di transito tra la caduta dell’Impero Romano e la nascita dei regni barbarici, porta ad un mutamento dell’arte: dall’architettura e scultura si passa alla lavorazione del legno e dei metalli.

A partire dalla seconda metà del V secolo, inoltre, molte di queste popolazioni si convertono al cristianesimo, portando le loro arti nel mondo liturgico e nei temi iconografici tipicamente cristiani, diventa così la tecnica guida per tutto l’Alto Medioevo.

L’arte orafa è, poi, lo spunto per altre tecniche particolarmente utilizzate in questo periodo storico: bassorilievi in pietra, miniature e decorazione di libri (praticata per la maggior parte dai monaci irlandesi).

L’arte orafa trasforma la rappresentazione della realtà in simbolismo: i Celti, per esempio, mirano a creare dei simboli facilmente riconoscibili, piuttosto che a riprodurre la realtà tale e quale.

TAVOLE A FONDO ORO

Prima dello sviluppo della prospettiva, la tipologia di dipinto più diffuso – soprattutto nell’arte sacra – è la pittura su tavola a fondo oro: le figure “piatte” vengono rappresentate su un fondale dorato, su una o più assi di legno (con, solitamente, il perimetro rinforzato da ferro e chiodi).

Prima di realizzare il dipinto, è necessario far realizzare la cornice, la struttura in ferro e sagomare le tavole, in seguito si stende una sottilissima lamina creata battendo una goccia d’oro zecchino tra due pelli. Infine viene realizzato il dipinto con colori a tempera, fissato con vernici lucide.

CUPOLA DI SAN LORENZO – 4 luglio 1442

Dove cercare l’oro se non in un cielo stellato? La cupola della vecchia sagrestia di San Lorenzo a Firenze è una rappresentazione particolarmente significativa della volta celeste.

Forse non tutti sanno che la rappresentazione iconografica dello zodiaco ha attraversato più di tre millenni, mantenendo il proprio significato invariato: dalla Babilonia alla Grecia, dall’Antico Egitto  al Cristianesimo.

La fascia che unisce Sole, Luna, e i pianeti visibili a occhio nudo (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) racchiude i dodici simboli dello zodiaco che, nonostante siano passati attraverso popolazioni e culture diverse, hanno mantenuto invariati il nome, la sequenza, la raffigurazione e le caratteristiche dei segni.

Tornando alla cupolina: si trova sopra l’altare della sagrestia vecchia in San Lorenzo, a Firenze, progettata da Brunelleschi, rappresenta una mappa del cielo estremamente fedele (Sole, meridiani, costellazioni zodiacali, ecc)… il cielo rappresentato è quello del 4 luglio 1442: il Sole è posizionato sulla costellazione del Cancro, posto tra Leone e Gemelli.

L’opera strabiliante è stata realizzata da Giuliano d’Arrigo con foglia d’oro e azzurrite, con la collaborazione dell’astronomo Paolo Dal Pozzo Toscanelli (amico di Brunelleschi e legato alla famiglia Medici).

Un’opera conservata perfettamente, che ci mostra esattamente come si presentava il cielo sopra Firenze il 4 luglio del 1442.

ORO-DENARO (1500/1600)

Nel mondo dell’arte sacra, l’oro è conosciuto – oltre che come simbolo di tutto ciò che è divino – anche come “vile denaro“: in molte opere vengono riportate scene in cui Cristo condanna l’uso peccaminoso della ricchezza.

Tuttavia, con il passare del tempo, il denaro assume un significato più legato all’ambito professionale che a quello religioso: un esempio su tutti è il dipinto di Quentin Massys Il cambiavalute e la moglie, realizzato nel 1514.

Più di un secolo dopo,  nel 1627, Rembrandt, offre una nuova raffigurazione di un professionista all’opera con monete d’oro: Il cambiavalute (o Parabola del vecchio avaro), dando una propria interpretazione della pittura caravaggesca.

Ritrae un uomo, collocato in un interno disordinato e pieno di libro e fogli di carta, nell’atto di scrutare una moneta al lume di candela: l’opera ha avuto diverse interpretazioni – dalla parabola evangelica del vecchio avaro, al ritratto di un cambiavalute.

 

KLIMT (1900)

Il “periodo d’oro” di Klimt raffigura quello che, il realtà, è anche un periodo storico ben preciso: la Belle Epoque: le sue opere realizzate in questo periodo metto in evidenza, non solo le capacità dell’artista, ma anche il pregio dei materiali utilizzati nella realizzazione. Il bacio è forse l’opera più celebre e significativa sotto questo punto di vista: i protagonisti sono avvolti da un alone d’oro che li colloca in un mondo ultraterreno, distante dalla realtà. I motivi geometrici sugli abiti di ognuno permettono di distinguere la figura maschile da quella femminile, nonostante la loro posizione e vicinanza, così come lo sfondo si distingue dalle figure grazie ai motivi geometrici differenti: il tutto è immerso nell’oro, che crea un’atmosfera surreale e affascinante.


altri articoli sull’arte: Museo AStratto

Wintersong di S. Jae-Jones

Wintersong Book Cover Wintersong
S.
Fantasy, Per ragazzi
Newton Compton Editori
2017
Copertina rigida
378

L'inverno si avvicina, e il Re dei Goblin sta per partire alla ricerca della sua sposa... Sin da quando era una bambina, Liesl ha sentito infiniti racconti sui Goblin. Quelle leggende hanno popolato la sua immaginazione e ispirato le sue composizioni musicali. Adesso ha diciotto anni, lavora nella locanda di famiglia e sente che tutti i sogni e le fantasticherie le stanno scivolando via dalle mani, come minuscoli granelli di sabbia. Ma quando sua sorella viene rapita dal Re dei Goblin, Liesl non ha altra scelta che mettersi in viaggio per tentare di salvarla. E così si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto, strano e affascinante, costretta ad affrontare una decisione fatale.

✒”Potresti scoprire che preferisci una bella bugia alla dura verità”

✒”Volevo plasmare il mondo perché corrispondesse alla musica che avevo nell’anima”

? Sinossi ufficiale:

L’inverno si avvicina, e il Re dei Goblin sta per partire alla ricerca della sua sposa… sin da quando era una bambina, Liesl ha sentito infiniti racconti sui Goblin. Quelle leggende hanno popolato la sua immaginazione e ispirato le sue composizioni musicali. Adesso ha diciotto anni, lavora nella locanda di famiglia e sente che tutti i sogni e le fantasticherie le stanno scivolando via dalle mani, come minuscoli granelli di sabbia. Ma quando la sorella viene rapita dal Re dei Goblin, Liesl non ha altra scelta che mettersi in viaggio per tentare di salvarla. E così si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto, strano e affascinante, costretta ad affrontare una decisione fatale.

Trama (!!!SPOILER!!!)

Il racconto è ambientato nella Bavaria del 1700 e ha come punto di partenza una famiglia come tante, composta da madre, padre e tre figli: tutti, in famiglia, sono amanti della musica e musicisti, ognuno a suo modo. In effetti, è proprio la musica il filo conduttore di tutto il libro: dall’inizio alla fine, le avventure di Liesl sono da ricondurre alla sua passione per la musica, o meglio, per la composizione di musica.

Sin da piccola, Liesl si è isolata nel suo mondo fatto di suoni e natura: è in questo modo che alimenta la sua credenza nelle leggende popolari, raccontate dalla nonna Costanze, e si imbatte nel Re dei Goblin – il suo compagno di giochi d’infanzia, nonché la presenza misteriosa che l’ha aiutata e seguita fino all’età adulta.

All’età di diciotto anni, Liesl si trova a dover rivalutare l’esistenza del Re dei Goblin e del suo regno nel Sottosuolo: la sorella di Liesl viene rapita e, per salvarla, Liesl si avventura nel sottosuolo, affrontando le mille sfide del Signore degli Inganni. Queste prove non la mettono alla prova solo dal punto di vista fisico e materiale, ma anche mentale e spiritale: Liesl si trova a fare i conti con le sue incertezze e paure, con pensieri che ha tenuto nascosti da sempre.

Tutti questi avvenimenti portano Liesl ad un cambiamento radicale o, per meglio dire, una maturazione interiore: da ragazza a donna, da insicura a determinata. Inoltre, le sue scelte la porteranno a sacrificare se stessa per il bene dei suoi cari (o per egoismo? questi aspetti sono spesso coincidenti nel racconto), fino alla decisione finale di rimanere nel sottosuolo, al fianco del Re dei Goblin come sposa e come Regina.

Il loro rapporto cresce e muta continuamente, portando entrambi ad una conoscenza di sé e dell’altro sempre maggiore: musica da comporre e ostacoli da superare mettono alla prova costantemente la loro determinazione e, a questo punto, il loro amore. Amore: solo dopo aver compreso e accettato che è di questo che si tratta, Liesl e il suo sposo saranno in grado di prendere l’ultima, dolorosa, decisione.

Non c’è un lieto fine da fiaba, non c’è “e vissero per sempre felici e contenti”: c’è, piuttosto, il risultato di un percorso affrontato insieme e una debole speranza rimasta in sospeso.

? Cosa ne penso?
Si tratta di un romanzo Young Adult, quindi non mi aspettavo una storia complessa o chissà quale caratteristica sconvolgente. Partendo da questo presupposto, devo dire che come idea non è affatto male, l’ambientazione è particolare e “accogliente”, i personaggi principali sono ben caratterizzati, MA… sono ancora convinta che il linguaggio e i comportamenti non siano adatti all’ambientazione settecentesca.

Come ho scritto stamattina nella recensione breve su Instagram, mi ha ricordato molto Twilight (letto 10 anni fa!): ovviamente non sto parlando della storia o dell’identità dei personaggi, ma del linguaggio e degli atteggiamenti. Mi ha dato l’impressione che fosse un presente travestito da passato, letteralmente: “Divertiamoci. Ci sono uomini in abbondanza con cui ballare e flirtare”… da quanto tempo si usa la parla flirtare? Non credo dal 1700 e non credo che l’atteggiamento più comune fosse quello.

Detto ciò, complessivamente è un libro carino e adatto ad una lettura leggera, da alternare con altri libri! 🙂

La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier

La ragazza con l'orecchino di perla Book Cover La ragazza con l'orecchino di perla
Tracy
Romanzo storico
Beat - Neri Pozza
2018
Copertina rigida
237

Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città... Griet, la giovane figlia di uno dei decoratori di piastrelle più rinomati di Delft, è in cucina, intenta a sistemare, com'è solita fare, le verdure tritate, quando ode voci decisamente insolite nella casa di un modesto decoratore... voci che suggeriscono "immagini di tappeti preziosi, libri, perle e pellicce". Sull'uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e un'espressione ferma sul volto lungo e spigoloso, e una donna ― piccoli ricci biondi, sguardo che guizza qua e là nervosamente ― che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il celebre pittore, e sua moglie Katharina, gente ricca e influente, proveniente da vicino, dal Quartiere dei Papisti, eppure lontanissima da Griet e dal suo mondo. Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla voce della madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell'atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla. Nella casa dei Vermeer, tra l'artista e la serva, l'uomo potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e la sua innocenza, si stabilisce un'intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non dette. Invisa a Katharina, gelosa della sua intima relazione col marito, costretta a subire i rimproveri di Maria Thins, la suocera del pittore, Griet non cessa per un solo istante di ubbidire all'amore per l'arte e alla passione che la muove. Gesto inaudito per la morale del tempo, poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto di Vermeer (La ragazza col turbante) che è giunto fino a noi, e non cessa di stupirci per l'enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto. Romanzo che ci conduce con straordinaria precisione là dove l'arte è divisa dai fantasmi della passione soltanto da una linea sottile, "La ragazza con l'orecchino di perla" ci offre anche alcune delle pagine più felici, nella narrativa contemporanea, sulla dedizione e sul coraggio femminile.

✒ “Le nuvole le avevo guardate in tutta la mia vita, ma in quel momento ebbi l’impressione di vederle per la prima volta”

✒ “Aveva cominciato a farmi il ritratto“.

Il libro

Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla voce della madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell’atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla.

Romanzo che ci conduce con straordinaria precisione là dove l’arte è divisa dai fantasmi della passione soltanto da una linea sottile – tra Vermeer e Griet, l’artista e la serva, l’amato e l’amante, l’uomo potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e la sua innocenza, si stabilisce un’intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non delle – La ragazza con l’orecchino di perla ci offre anche alcune delle pagine più felici, nella narrativa contemporanea sulla dedizione e sul coraggio femminile.

Griet è invisa a Katharina, gelosa della sua intima relazione con il marito, è costretta  a subire i rimproveri di Maria Thins, la suocera del pittore, a sfidare tutte le convenzioni dell’epoca, e tuttavia non cessa  per un solo istante di ubbidire all’amore per l’arte e alla passione che le muove.

Gesto inaudito per la morale del tempo, poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto di Vermeer che è giunto fino a noi, e non cessa di stupirci per l’enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto.

Oltre la trama

? Ho apprezzato molto questo romanzo: devo ammettere che il quadro è uno dei miei preferiti in assoluto e questo, probabilmente, ha influito sul mio giudizio. Tuttavia, ho trovato molto affascinante il modo in cui l’autrice ha descritto l’ambiente, le usanze, la società dell’epoca e, soprattutto, è stato molto bello poter immaginare la storia dietro il quadro.

Questo libro dà la possibilità di immaginare come è nata un’opera d’arte unica e irripetibile, raccontandone la nascita, lo sviluppo e le emozioni che tiene racchiuse da secoli.

Non si tratta di storia dell’arte, non si tratta di infiniti dettagli tecnici sulla tecnica utilizzata da Vermeer, sui pigmenti che ha utilizzato o su quanto tempo abbia impiegato per realizzarlo: si tratta della vita del quadro e delle due persone che hanno rischiato tutto per realizzarlo.

Lo stile che ha scelto l’autrice per scrivere questo romanzo contribuisce notevolmente ad immaginare il periodo e l’ambiente in cui l’opera ha perso forma: molto descrittivo, un linguaggio moderno unito a termini e modi di dire che, ormai, non si sentono quasi più.

(Ci tengo a precisare che la valutazione che ho dato (4/5) è stata una media tra una valutazione obiettiva del libro e tutto ciò che ho detto finora).

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Grafica italiana dal 1945 ad oggi di Carlo Vinti

la grafica italiana dal 1945 ad oggi Book Cover la grafica italiana dal 1945 ad oggi
ArteDossier
Carlo Vinti
Saggio, Dossier
Giunti
2016
Copertina flessibile
51

Un dossier dedicato alla grafica italiana dal 1945 a oggi. In sommario: La nascita della grafica moderna in Italia; La “terza via” della grafica italiana (1945-1961); Dall'immagine coordinata all'”altra grafica” (1961-1973); Fra pubblica utilità e postmodernismo (1973-1989); L'era digitale: dal 1989 a oggi. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.

Grafica italiana

So di avervi già parlato di questo dossier tempo fa ma, considerando di creare una sorta di archivio dei testi che ho letto (riguardanti arte, grafica, immagine), ho decido di  dedicare nuovamente un po’ di spazio a questi testi che ritengo assolutamente utili e gradevoli!

✒ “La grafica, intesa in senso ampio come produzione di segni e scritture, è uno dei grandi capitoli della storia della cultura visuale dell’umanità”.

? 70 anni di storia della grafica italiana:

La storia della grafica italiana è un susseguirsi di vicende e protagonisti che hanno influenzato la grafica nel mondo occidentale e non solo.

Sicuramente la massima espressione degli artisti nel campo della grafica è avvenuta nel periodo del secondo dopoguerra, quando il “graphic design” è diventato un lavoro a tutti gli effetti anche in Italia.

Tuttavia, prima di questo momento, vale la pena di ricordare almeno tre passaggi importanti:

  • seconda metà dell’800/inizi del ‘900: è il periodo dei cartellonisti, con influenze dello stile Liberty e Déco, delle avanguardie artistiche e del Novecento.
  • il Futurismo e la “Rivoluzione Tipografica”, che inizialmente hanno incontrato una certa resistenza da parte dei tradizionalisti, ma hanno aperto le porte ad una vera e propria rivoluzione tipograficache sfocerà nel Secondo Futurismo, con Carboni, Grignani e Munari.
  • gli anni ’30: sono gli anni dell’astrattismo razionalista, influenzato dalle avanguardie europee.

Ed è proprio in questi anni che si creano le basi per lo sviluppo della grafica italiana: nasce a Milano negli anni ’30 la figura del progettista grafico.

Il capoluogo lombardo era, infatti, un punto geografico strategico per assimilare le influenze europee e svilupparle nei primi uffici pubblicitari.

Nel 1933 in particolare, accadono a Milano una serie di eventi che determineranno il futuro della grafica italiana. Alla V Triennale viene presentata una raccolta di lavori dei maggiori esponenti della Nuova tipografia, curata da Paul Renner – progettista del Futura, uno dei font più influenti del modernismo(eh si, è il mio font preferito!). 

Edoardo persico presenta la rivista “Casabella” in una nuova veste editoriale e nello stesso anno esordisce “Campo Grafico”, una rivista redatta da un gruppo di tipografi d’avanguardia.

In questi anni inoltre viene introdotta la fotografia come elemento fondamentale della grafica, il carattere tipografico assume un ruolo determinante e viene utilizzato in modo plastico ed espressivo, il colore viene usato con moderazione ed, infine, la composizione è basata sull’equilibrio degli elementi.

Successivamente la grafica italiana si sviluppa maggiormente nel nord del Paese, tra MilanoTorino e Genova. Queste tre città erano le più sviluppate economicamente e culturalmente: nel secondo dopoguerra le aziende hanno cominciato a ricostruirsi e rimodernarsi, puntando molto sull’immagine e sull’impressione sul consumatore (basti pensare ai manifesti della Fiat 500, o della Olivetti).

Inoltre queste città ospitavano intellettuali e studiosi italiani e non solo: questo ha reso possibile un collaborazione tra intellettuali e progettisti grafici con l’intenzione di democratizzare la cultura.

In seguito è stato un percorso in ascesa: lo stile italiano è diventato inconfondibile, il design “made in Italy” continua a fare tendenza e scuola in tutto il mondo.

? Il dossier è composto di sole 50 pagina ma, nonostante questo, trovo che sia assolutamente completo e ricco di informazioni. Contiene, inoltre, molti spunti di approfondimento e immagini.

1984

1984
Gorge Orwell
Distopico
Mondadori
1948
Copertina flessibile
333

L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.

1984 di George Orwell: IL distopico

1984 di Orwell… Perché IL distopico? Perché questo è il libro che ha gettato le basi per il genere e ne rimane il massimo rappresentante. Il genere distopico ha l’intento di raccontare un futuro immaginario contrario a quello utopico. Per questo motivo spesso può essere definito “pessimista”.

Questo è un libro visionario, una sorta di avvertimento che termina con un messaggio pesante e che, durante il suo svolgimento, trasmette un messaggio fortissimo.

✒”A quel punto la menzogna prescelta sarebbe passata nell’archivio permanente e sarebbe diventata verità”.

 

1984

?Il libro è stato scritto nel 1948, circa tre generazioni fa. Questo fa pensare che l’ambientazione, la storia e il massaggio che contiene possano essere stati influenzati dal periodo in cui è stato scritto: la cosa disarmante, invece, è scoprire quanto molti aspetti siano assolutamente attuali.

Senza voler giudicare gli aspetti politici contenuti nel romanzo, credo che la prima parte (la più descrittiva delle tre) sia sufficiente a far riflettere.

1984 di Orwell è un grande classico moderno, amato o odiato, non ci sono vie di mezzo. 1984 è un libro devastante, crudo, duro, difficile da accettare, ma forse questo è proprio dovuto al fatto che è e sarà sempre attuale e verosimile. E, anzi, con il passare del tempo lo sarà sempre di più.

Si tratta di un libro che si basa sulla politica e sulla società, sui ceti sociali e sulla differenza tra loro che spesso viene assimilata al valore degli individui stessi.

A vigilare e governare sul popolo intero è il Grande Fratello, che vede e sente tutto, che spia ogni individuo, che punisce e detta legge su ogni aspetto della vita – anche quelli più intimi.

✒ “Dovevate vivere (e di fatto vivevate, in virtù di quell’abitudine che diventava istinto) presupponendo che qualsiasi rumore da voi prodotto venisse ascoltato e qualsiasi movimento – che non fosse fatto al buio – attentamente scrutato”.

Sicuramente un aspetto fondamentale su cui riflettere è come la parte “minimamente istruita” della popolazione fosse costretta a seguire un solo pensiero, mentre la parte non istruita vivesse una libertà e soddisfazione apparenti, date solo all’ignoranza.

Attenzione, ho scelto attentamente le parole con cui ho composto il paragrafo precedente. La popolazione minimamente istruita è il ceto medio, ma non esiste un ceto superiore realmente istruito. Esistono solo pochi tiranni che, sfruttando la loro generosità apparente nel rendere fruibile l’istruzione al ceto medio, riescono invece a inculcare in quest’ultimo un unico pensiero.

La popolazione non istruita, invece, è quella apparentemente libera di prendersi delle piccole soddisfazioni, di innamorarsi, di avere figli. Vive letteralmente nell’ignoranza di tutto ciò che accade intorno.

Il Grande Fratello entra a tal punto nella vita e nella testa delle persone, da riscriverne il passato. Sembra una cosa impossibile? Niente affatto, è piuttosto semplice invece. Basta eliminare ogni traccia e ogni prova dell’avvenimento di alcuni fatti storici e sostituirli con altri. Non succede forse ad oggi nella vita reale?

✒”Giorno dopo giorno, anzi quasi minuto dopo minuto il passato veniva aggiornato”.

L’individualità è annientata, il libero pensiero anche. Tutto viene fatto in funzione del corretto svolgimento di una vita che appartiene ai singoli individui solo in apparenza, ma in realtà appartiene a chi li governa… Ricorda qualcosa?

Tutto ciò viene raccontato tramite l’esperienza di Winston Smith, il protagonista: appartenente al ceto medio, solo, con un impiego discreto, utile ma non indispensabile come chiunque, annientato come chiunque.

Winston, ad un certo punto della sua vita, capisce che il mondo il cui vive, con la sua struttura e la sua società e sbagliato, inizia ad accumulare oggetti dimenticati, a trasgredire in qualche modo, fino ad innamorarsi.

Inizia a frequentare una donna per amore, non per dovere. Si incontrano di nascosto, hanno desideri inconcepibili per in regime. Ed ecco che 1984 si dimostra il testo distopico per eccellenza.

Soprattutto il finale ne è la dimostrazione, assolutamente in linea con il resto della narrazione a differenza dei distopici più moderni: non lascia scampo.

Conclusione e appunti personali:

Si può essere d’accordo con il pensiero politico di Orwell o no.
Si può essere d’accordo con la sua visione pessimista o no.

Ma non si può non essere d’accordo sul messaggio contenuto in questo testo. Non si può rimanere indifferenti alla quantità di aspetti simili all’attuale realtà. Non si può fare a meno di fermarsi a riflettere su come il mondo attuale, la società stessa, sia un unico Grande Fratello che detta legge e spia ogni individuo senza farsi scrupoli.

Pensiamo un secondo: la rete, i social, gli acquisti online, i sistemi di videosorveglianza ovunque, la condivisione istantanea di ogni attimo di vita, i video da satellite, i milioni di account che ognuno di noi ha… eccolo il Grande Fratello.

Lo facciamo per vanità, perché “non si può più fare diversamente”, perché è il progresso: motivi apparenti, scuse.

Poi firmiamo decine di consensi al trattamento dei dati, informative sulla privacy, ma la privacy non esiste più. “Abbiamo qualcosa da nascondere?” No. Non è questo il punto. Il punto è che, attanagliati dalla routine, dalla frenesia e dalla comodità, siamo schiavi di un sistema che è un Grande Fratello, che ci spinge a comportarci in un determinato modo fino a dimenticare il nostro passato: un passato in cui non eravamo condizionati da tutto ciò, un passato in cui eravamo in armonia con il mondo in cui vivevamo e non in conflitto con esso.

Detto ciò, non posso che aggiungere una cosa: LEGGETELO TUTTI. Farà male ma è necessario.


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Il mio omaggio a Orwell: QUI