Grimoire – New Scottish Folk Tales

Grimoire – New Scottish Folk Tales è libricino di Robin Robertson che racchiude alcuni racconti in versi, che si ispirano al folclore tradizionale scozzese.

Da Goodreads:
Like some lost chapters from the Celtic folk tradition, Grimoire tells stories of ordinary people caught up, suddenly, in the extraordinary: tales of violence, madness and retribution, of second sight, witches, ghosts, selkies, changelings and doubles, all bound within a larger mythology, narrated by a doomed shape-changer – a man, beast or god.

A grimoire is a manual for invoking spirits. Here, Robin Robertson and his brother Tim Robertson – whose accompanying images are as unforgettable as cave-paintings – raise strange new forms which speak not only of the potency of our myths and superstitions, but how they were used to balance and explain the world and its predicaments.

From one of our most powerful lyric poets, this is a book of curses and visions, gifts both desired and unwelcome, characters on the cusp of their transformation – whether women seeking revenge or saving their broken children, or men trying to save themselves. Haunting and elemental, Grimoire is full of the same charged beauty as the Scottish landscape – a beauty that can switch, with a mere change in the weather, to hostility and terror.

In questa sua recente opera, Robertson unisce tradizione, fantasia e maestria nell’uso del linguaggio. Usa un linguaggio molto semplice, talvolta con parole meno conosciute, e fonde tutto con uno stile molto ritmato e musicale.

Grimoire, come è giuso che sia trattandosi di racconti ispirati al folclore nordico, è piuttosto sanguinario e macabro. Ogni racconto è caratterizzato dalla presenza di personaggi ordinari che vengono improvvisamente catapultati in qualcosa di straordinario: incontri con strane creature, trasformazioni, ecc.

Un racconto molto bello è At Roane Head – The Guardian – un racconto avvolto dal mistero e da un cupo alone di malinconia e vendetta. In questi versi, per esempio, la protagonista è una madre di quattro figli, che vengono uccisi da suo marito poiché non li riteneva suoi figli per via del loro aspetto simile ai pesci. La madre piange i figli scomparsi e cerca vendetta, fino al ritorno del padre dei poveri bambini.

Questo è solo un esempio di ciò che si può trovare all’interno di questo piccolo gioiellino: fiabe dal sapore antico, scritte in  modo impeccabile.

Grimoire – L’edizione

Una piccola nota sull’edizione: si tratta di un’edizione in lingua originale con copertina rigida; il libro ha 75 pagine in cui si alternano i versi e le illustrazioni, molto semplici, che li rappresentano.
Lo consiglio per l’originalità dei testi e la cura dei dettagli, ci tengo però a precisare che si tratta di un libro molto breve e di piccole dimensioni.


Per tutte le altre recensioni: il giornale

Il mio cammino di Santiago

Il mio Cammino di Santiago

quasi 800 km
quasi 800 versi

due componimenti poetici sul pellegrinaggio verso Compostela

Oggi, 21 marzo – giornata Mondiale della Poesia, ho deciso di parlarvi di un libro che contiene due componimenti poetici, dell’autrice Mara Spoldi (di cui potete leggere anche la recensione di Timidi Zampilli).

 

Il libro

Si tratta di un libro relativamente breve (circa 90 pagine) ma che contiene al suo interno una grande quantità di emozioni.

Come detto in precedenza, nella recensione di Timidi Zampilli, l’autrice è estremamente sensibile e allo stesso modo lo sono i suoi versi. Ciò che può risultare inconsueto è il fatto di “leggere un viaggio” sotto forma di versi: solitamente si è abituati a diari di viaggio piuttosto che romanzi “on the road”, questo libro invece racconta un viaggio in versi.

Riporto la prefazione, che contiene alcune informazioni utili sul testo:

In questi ultimi tempi (oltre che in tutti i tempi), il
pellegrinaggio a Santiago di Compostela ha
assunto un carattere molto profanato dai mezzi di
comunicazione. Affrontano questo viaggio anche
coloro che sono miscredenti, per sport, avventure e
divertimenti.
Alcune iniziative mi hanno addirittura lasciato
perplesso. Invece, nel viaggio della Spoldi, io vi
troverò un fervore che può essere paragonato,
mutate le epoche e le circostanze, a quello di
Caterina Benincasa, passata alla storia come Santa
Caterina da Siena, eletta addirittura a “dottoressa”
della Chiesa.
Non so se il misticismo aiuti a produrre o no arte e
poesia, ma di artisti, pittori, musicisti, scultori che
hanno compiuto le loro opere anche in preda a un
certo loro rapimento o a una ricerca mistica, ce ne
sono molti.
A me sembra che la poesia di Mara Spoldi, altresì
nella tendenza del suo linguaggio verso certi
arcaismi, lei si giovi di molte risorse spirituali e di
ieratica immaginazione, di accesi sentimenti e di
ferventi rappresentazioni, per ottenere l’ardore
ascetico, l’illuminazione, le risorse dall’Alto che va
cercando con fede e speranza, e non le mancano
squarci lirici suggestivi.
Insomma, sono onestamente convinto di trovarmi,
al di là d’ogni altra considerazione d’altro genere,
davanti ad una artista autentica.
Teodoro Giuttari

 

La particolarità

Come premesso all’inizio della recensione, Il mio cammino di Santiago non racconta solo il viaggio con le sue tappe e la sua dinamica, racconta principalmente le emozioni di una persona che ha deciso di intraprendere questo cammino di quasi 800 km.

Riporto i primi versi per dare un’idea dello straordinario lavoro dell’autrice:

Parti.
La paura del sogno
si fa presto magia
e la mente dischiusa
accoglie delicata
i colori del silenzio.

Lo stile è semplice, il lessico comune, il ritmo costante: tutto dà importanza al contenuto.

 

In conclusione

Consiglio questo libro a tutti gli amanti della poesia, anche a chi volesse sperimentare qualcosa di “diverso”, forte e delicato allo stesso tempo.

Trovate sia l’ebook che il cartaceo su Amazon.

Buona lettura e… Grazie Mara per avermi dato la possibilità di leggerlo!

Favole piccole e foglie di vernice

Favole piccole e foglie di vernice Book Cover Favole piccole e foglie di vernice
Mario Struglia
Fiction
2019
144

Recensione | Favole piccole e foglie di vernice

Introduzione dell’autore

Appaio come una persona piuttosto pragmatica, materiale, realista. Magari anche un filo scorbutica. E in parte questo è sicuramente vero. Ma… come dire… provo una profonda passione per il senso di meraviglia, per la bellezza, e lo stupore che sento e so celarsi dietro e dentro le cose e gli eventi più semplici e inaspettati. E volevo scrivere qualcosa che parlasse di questo: di quelle epifanie, di quegli attimi di pura lucidità che ti raggiungono quando sei con la guardia abbassata e nel momento più inaspettato, mentre lavori, stai guidando, stai osservando un riflesso in una vetrina. E per raccontare tutto questo volevo usare il linguaggio della favola. Amo da sempre le storie fantastiche e fiabesche, il Signore degli Anelli, i film della Pixar, Saramago e Miyazaki. E volevo provare a fare qualcosa di simile anch’io. Spero vi piaccia.

Il libro:

Premessa: questo libro mi è stato inviato dall’autore in anteprima, quando ancora era un progetto in attesa di pubblicazione. Fortunatamente ha raggiunto la soglia di preordini necessaria per la pubblicazione ed ora si può trovare online sul sito bookabook.it   e nelle librerie.

Si tratta di una raccolta di quindici favole, destinata ad un pubblico adulto. Le favole sono accompagnate da riproduzioni di quadri ad opera di Silvia Struglia, sorella dall’autore, che offre in questo modo un’interpretazione moderna e astratta di ciò che le favole trasmettono.

Lo stile è semplice e chiaro, la struttura delle favole varia di volta in volta ma, in ogni caso, vengono ben distinti i protagonisti con i loro ruoli ed i loro messaggi.

I temi trattati sono molti; ad esempio, ho trovato molto interessate Respiro, il racconto del momento in cui un uomo diventa padre e osserva la nascita di suo figlio, l’avventura della sua compagna che, grazie ad un istinto innato, riesce a dare alla luce la piccola creatura.

Mi ha colpito molto anche Menestrello: una favola di sole sei righe che esprime in poche parole la solitudine delle persone anziane e l’importanza delle piccole cose.

Risulta quindi evidente come siano vari i contenuti delle favole: le fasi della vita, le emozioni, le paure e molto altro.

Credo che ciò che accomuna tutte le favole sia l’importanza dei singoli momenti.

In conclusione:

Un libro molto bello e particolare, sia per la struttura e sia per i contenuti: l’unione di arte e scrittura riesce sempre a trasmettere qualcosa di molto profondo.

Lo consiglio a chi vuole esplorare le emozioni sotto un punto di vista diverso. Ovviamente, si tratta di impressioni soggettive, di conseguenza ognuno trarrà conclusioni differenti dopo aver concluso la lettura.

Ringrazio l’autore per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro in anteprima (trovate il link per l’acquisto all’inizio della recensione).


RECENSIONI: INDICE

Timidi Zampilli: Gocce di luce nell’arida Sfera

Timidi Zampilli Book Cover Timidi Zampilli
Mara Spoldi
Poesia
154

L’opera è composta da un centinaio di poesie, disposte in ordine cronologico, che riflettono i vissuti interiori dell'autrice nel decennio intercorso a partire dai suoi inquieti 20 anni. Il suo percorso poetico ebbe inizio da un evento doloroso, la morte di un amico. Da allora Mara intraprese un cammino di scrittura che non ebbe mai fine e che raggiunse il suo apice poetico con una poesia ispirata ad un Cammino specifico, quello verso Santiago de Compostela, al quale l'autrice dedica due importanti componimenti all'interno del libro. Le opere della giovane ragazza ventenne si evolvono nel tempo, mutandosi nello stile e trovando le proprie peculiarità negli scritti della poetessa trentenne. La poesia “Timidi zampilli” dà il titolo a tutta la raccolta; la scelta è ricaduta proprio su di essa poiché sintetizza l’essenza della Poesia in quanto tale: ogni singolo componimento vuole essere un “timido zampillo per inumidire gli animi dell’arida nostra Sfera”, metafora di quel pizzico di profondità che mira a contrastare, nel suo piccolo, l’aridità che divampa nel mondo. Queste opere trattano temi differenti, ma c’è un filo invisibile che lega la varietà della raccolta e spetta al sensibile lettore poterlo scorgere nella più intima lettura.

Timidi Zampilli: Gocce di luce nell’arida Sfera

Introduzione dell’autrice:

L’opera è composta da un centinaio di poesie disposte in ordine cronologico. Questa raccolta di versi riflette un percorso poetico evoluto negli anni che, gradualmente, ha visto mutare lo stile, perfezionare la forma e trovare delle proprie peculiarità. La poesia “Timidi zampilli”, scritta nel novembre 2005, dà il titolo a tutta la raccolta; la scelta è ricaduta proprio su di essa poiché sintetizza l’essenza della Poesia in quanto tale.

Ogni singolo componimento della raccolta, nonché la raccolta stessa, vuole essere un “timido zampillo per inumidire gli animi dell’arida nostra Sfera”, metafora di quel pizzico di profondità che mira a contrastare, nel suo piccolo, l’aridità che divampa nel mondo. Queste opere trattano temi differenti ma c’è un filo invisibile che lega la varietà della raccolta e spetta al sensibile lettore poterlo scorgere nella più intima lettura.

La raccolta:

La raccolta di poesie racconta eventi e tratta diversi argomenti – tra cui alcuni particolarmente toccanti – che, a prima vista, potrebbero sembrare collegati tra loro unicamente dall’ordine cronologico.

In realtà, tutti gli scritti sono accomunati da una sensibilità indescrivibile e, a mio parere, dal desiderio di trasmettere, appunto, un messaggio di “sensibilizzazione” nei confronti di un mondo sempre più arido e indifferente davanti alle emozioni.

Alcune poesie sono davvero molto profonde; ne ho scelta una in particolare, della quale riporto alcuni versi:

Mai più l’udirò
il mio nome, tra la folla
e mai più, voltandomi vedrò
il volto radioso, fiorente
oggi, nell’antro
pallido, assente.
Perché?
Tu dimmi, perché?
Domanda sterile.
-nel deserto sconfinato di risposte-.
E dimmi, che sarà?
Tu già sai com’è l’ Aldilà.

– A Matteo

Posso assicurare che questa è solo la millesima parte di ciò che si trova in questa raccolta.

Il libro:

Un libro estremamente curato: non solo nella stesura degli scritti, ma anche nell’aspetto. Le poesie si alternano a fotografie in bianco e nero di ottima qualità e, anch’esse, molto espressive.

Un’opera completa ed elegante.

In conclusione:

Consiglio la raccolta non solo agli amanti della poesia, ma anche a tutte le persone sensibili, alle mamme, alle sorelle, alle figlie, e…

Credo che la poesia sia molto soggettiva e intima, sicché diventa difficile rendere appieno l’idea di ciò che si è letto ma credo che in poesie di questo tipo ognuno possa trovare spunti di riflessione e immedesimarsi nelle parole dell’autrice.

Ringrazio Mara per avermi dato la possibilità di leggere la sua opera e lascio il link su cui trovare informazioni sul libro:

ILMIOLIBRO

 

In tasca la paura di volare

In tasca la paura di volare Book Cover In tasca la paura di volare
Lorenzo Foltran
Poesia
2018
96

In tasca la paura di volare

Descrizione:

In tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie divise in tre sezioni: Donne sparse, I lampioni e nessun altro e In tasca la paura di volare. Nella prima sezione, composta essenzialmente da liriche amorose, il senhal, elemento classico della poesia d’amore fin dai provenzali, perde il suo ruolo di richiamo all’unicità della donna e cambia, si maschera sotto altre forme.

Ne derivano le immagini del teatro e dell’affabulazione (le prime poesie, Margherita e “Filo d’erba” rimandano al prato del Decameron dove i giovani fiorentini scampati alla malattia “cominciarono di novellare sopra la materia”). La figura della donna è quella dell’attrice (Dietro le quinte) che assume ruoli e caratteristiche diversi in base al personaggio da interpretare (si veda l’ammiccante ambiguità dell’indeterminato nel titolo You and me).

La prima sezione è, quindi, finzione, manierismo e per tale motivo propone testi anche banali come “Quando la guardo, tutto” che utilizzano le forme più stereotipate del linguaggio della lirica d’amore. La sezione si conclude con la presa di coscienza della distanza incolmabile tra la io lirico e tu, tra chi guarda e chi è guardato. I testi poetici diventano reperti consacrati a un’istanza museale. La lirica d’amore, intesa come dialogo io-tu, binomio poeta-musa, è considerata come Storia che deve essere musealizzata.

Nella seconda sezione, al fallimento del rapporto io-tu (Peccato che non ci siamo incontrati oggi…Eravamo così vicini…) ne consegue quello della poesia tout-court (“Non c’è più posto per la poesia”). Il poeta è costretto a uscire dal museo, dal teatro, dalla biblioteca (“Senza l’amore di lontano”) in cui si rifugiava, a confrontarsi con la ripetitività e l’apparente facilità di vicende terrene che sconfinano spesso nella dimensione usuale e mondana (rappresentate, per esempio, dalle rime in -are e dal lessico quotidiano in Sabato sera) e a tornare a casa (I lampioni e nessun altro) prendendo atto che tutto ciò che ha scritto/vissuto è stato pura illusione.

Alla staticità della prima sezione si oppone il dinamismo della terza, segnata dal viaggio, dalla migrazione, dalla mescolanza linguistica, dal lavoro. L’io poetico in fuga dalla finzione di Donne sparse e dalla realtà evocata in I lampioni e nessun altro, si trova disorbitato tra lo slancio spaziale verso il futuro (“Immensa consapevolezza”) e la gravità temporale che lo riporta verso il passato (“Bevendo un infuso dei tuoi profumi”). La raccolta si conclude con le stazioni di un pellegrinaggio (Boulogne – Varenne, Brest, Le Barcarès – Saint Laurent de la Salanque, Saint-Cloud) e dalle riflessioni che le accompagnano.

Il libro:

Prima della raccolta, troviamo un’introduzione di cui vi riporto la prima parte che, a mio parere, è più che azzeccata!

Uno dei pregiudizi che – da sempre – ostacola la piena intelligenza della poesia consiste nell’accreditare pregiudizialmente un merito artistico alla modernità degli strumenti formali che
un poeta assume in dotazione.
Tanto più un poeta, ma diciamo anche un artista tout court, compagina gli assetti formali della tradizione entro la quale si inserisce, tanto più si inoltra sulla via dell’arte.
Questo errore di prospettiva genera una visione teleologica secondo la quale gli artisti che vengono dopo sono più maturi dei loro predecessori. Occorre dissolvere completamente questo pregiudizio: nella storia dell’arte non esiste l’idea di progresso: un fatto tecnico resta un fatto tecnico e la modernità delle soluzioni espressive rinvia solo a sé stessa e da sola non è sufficiente a giustificare la qualità artistica di un prodotto.

La raccolta:

In tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie che trattano argomenti diversi ma che sono impregnate di attualità e stati d’animo che caratterizzano i giorni nostri; il linguaggio è molto curato ma “popolare”: a mio parere un grandissimo pregio perché aumenta grandemente le possibilità che il lettore si identifichi nei versi.

La prima parte si intitola Donne Sparse e si apre con questi versi:

Perché canto poemi
e sacrifico carmi
sognando donne sparse,
stanco di quelle vere?
Meduse tra erba e terra,
bruciano le parole
con succosi veleni.
Figure evanescenti
sdraiate su più versi,
ninfe, dee, sirene
che seppure non muse,
ispirano il volere.
Dal rituale non nasce
vino, profumo, miele,
ma fumo dalle carni.

A seguire, diverse poesie dedicate o ispirare a diverse donne (cambiano nomi, situazioni, sentimenti).

La seconda parte si intitola I lampioni  e nessun altro; di questa seconda parte riporto la poesia di apertura:

Peccato che non ci siamo incontrati oggi…
Eravamo così vicini…
I tre punti alla fine della frase
sono la reticenza
di chi vorrebbe dire ma non dice,
sono l’occhio che ammicca,
sono l’allusione, lo sguardo languido.
Densi come le stelle,
sono un sistema solare che gira
attorno alla sua bocca.
In quei punti sembra esserci tutto
o almeno così pare.
Torno in me, sono tre punti alla fine,
anzi, ce n’è solo uno,
limite fermo al termine di tempo:
mai è stato e mai sarà.

Infine, la terza parte è quella da cui prende il nome la raccolta; anche in questo caso riporto i primi versi:

Immensa consapevolezza
del tempo che passa,
di quello che resta.
Un biglietto di andata in tasca
vuota, invece, l’altra.

 

L’autore:

“Nel novembre del 2011, ho conseguito la laurea magistrale in Italianistica all’Università Roma Tre con la tesi La Musa e il Poeta: la relazione io-tu nella lirica amorosa tra origini e contemporaneità. Successivamente, mi sono diplomato in management dei beni e delle attività culturali dopo aver seguito un master di secondo livello tra l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’École Supérieure de Commerce de Paris. Ho lavorato per importanti istituzioni culturali come la Casa delle Letterature (Festival delle Letterature) e l’Institut français (Festival della narrativa francese) a Roma e la Fête de la Gastronomie e il Pavillon de l’Eau a Parigi, dove attualmente risiedo. In tasca la paura di volare è la mia prima raccolta poetica sono, dunque, un esordiente.” – Lorenzo Foltran

In conclusione

Consiglio la raccolta a tutti gli amanti della poesia e a chiunque voglia sperimentare questo tipo di poesia “giovanile”, con argomenti attuali e linguaggio diretto.