La strada

La strada Book Cover La strada
Cormac McCarthy
Narrativa contemporanea
Einaudi
2014-01
Copertina flessibile
220

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un'apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c'è storia e non c'è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all'olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d'infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l'uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d'acqua grigia, senza neppure l'odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile...

La strada è un romanzo post apocalittico di Cormac McCarthy. Racconta la storia di un padre e un figlio in viaggio verso un luogo migliore, affrontando ogni genere di avversità e “nemico”.

La strada

Questo romanzo è tosto. Molto tosto. Si tratta di un romanzo relativamente breve e scritto in maniera abbastanza concisa ma ha un grandissimo significato.

Durante la lettura ci si trova davanti a diverse scene crude o, se non altro, molto suggestive e devastanti.

Padre e figlio, dopo un evento apocalittico che viene menzionato marginalmente, si trovano in viaggio verso un “posto migliore”, che non sono sicuri di trovare ma desiderano con tutte le loro forze.

Nel viaggio, però, si trovano di fronte ad ogni tipo di prova, di ostacolo e di nemico: prove di sopravvivenza, prima di tutto. La conquista del cibo quotidianamente, il pericolo di agguati da parte di altre persone o animali, la sete, il caldo, e così via.

Ciò che rende il libro veramente tosto, però, non sono le scene di prova fisica – pur essendo spesso molto crude, ma le scene di prova “umana” e sentimentale. I protagonisti si trovano a dover far fronte a perdite, all’abbandono, alle lotte interiori per stabilire cosa sia bene e male in una situazione tanto critica. Basti pensare al fatto che i protagonisti siano un padre e suo figlio, che lottano per sopravvivere, e tutto ciò che questo legame comporta.

La narrazione avviene tramite descrizione delle scene del viaggio e dialoghi tra padre e figlio: dialoghi molto essenziali e spogli, fatti perlopiù di brevi domane e risposte ancora più brevi.

Tu cosa faresti se io morissi?
Se tu morissi vorrei morire anch’io.
Per poter star con me?
Sì. Per poter stare con te.
Ok.

Il bambino, in particolare, è solito rispondere con “OK” (raramente con qualche “no”). Dialoghi, appunto, molto spicci e senza tante spiegazioni: sono proprio questi e la loro forma a dare un significato ancora più profondo al ciò che viene detto.

La strada è un libro forte proprio per questo motivo: ciò che succede, come succede e il fatto che siano un padre e un figlio a vivere queste esperienze. Ognuno con le proprie paure, riflessioni, domane sul bene e sul male, sul futuro, e così via. In questo modo il libro offre due punti di vista nettamente diversi su una situazione tanto critica: quello di un adulto e quello di un bambino. Ovviamente le diverse impressioni e reazioni a ciò che viene narrato sono dovute all‘età e all’esperienza di entrambi.

Proseguendo con la lettura, infatti, si nota come il bambino a poco a poco impari a reagire con un apparente distacco e accettando passivamente il mondo che lo circonda: una sorta di perdita delle speranze estrema, pur mantenendo la speranza nel trovare un posto migliore.

Gli argomenti affrontati sono molti e associati in modo da formare un insieme incredibile che si può riassumere in questo modo: la lotta interiore dell’essere umano davanti alla necessità di sopravvivere.

Padre e figlio, anche in questo caso, offrono due punti di vista: il padre è quello razionale, il figlio quello sentimentale (e, in un certo senso, si può dedurre che l’avanzare degli anni e i passaggi che avvengono naturalmente durante una vita, portino a ridurre la percentuale di sentimentalismo e aumentino quella di razionalità nelle scelte di ognuno).

Tutto ciò viene inserito in un’atmosfera inquieta e cupa, in cui si sviluppano scene crude e selvagge. In questa atmosfera e su queste scene si basa il messaggio: fino a che punto l’umanità (intesa come insieme dei caratteri che contraddistinguono l’essere umano) può sopravvivere? E cosa sarebbe disposto a fare un uomo per sopravvivere?

Due soli protagonisti che portano avanti tutto questo: padre e figlio. I personaggi secondari sono tutti coloro che, con rilevanza più o meno accentuata, si affacciano nelle loro vite e in qualche modo intervengono nel loro viaggio.

Padre e figlio non hanno un nome, non hanno un’identità precisa: potrebbero essere chiunque. Ed ecco che questo rafforza ulteriormente il messaggio: chiunque potrebbe trovarsi a dover affrontare situazioni come le loro, a dover sacrificare una parte della propria umanità, a doversi sacrificare per qualcun’altro.

Il finale è ciò che ha meno rilevanza in tutto il romanzo: ciò che conta è il viaggio e ciò che il viaggio ha da dimostrare e da mostrare.

In conclusione

La strada è un romanzo tosto, dal ritmo di lettura medio-veloce, e dallo stile semplice: lo si può leggere in pochissimo tempo, proprio grazie a tutti questi fattori. Tuttavia, è un romanzo di grande spessore, che richiede concentrazione e, soprattutto, riflessione. Non tutto ciò che ha da trasmettere è realmente scritto!

 


Personalmente ho voluto leggere La strada per molto tempo ma ho sempre rimandato. Poi, un giorno, qualche settimana fa, è arrivato il suo momento. Avrei voluto che non fosse stato prima della crisi che il mondo sta vivendo ma tant’è. I libri di questa intensità in fondo sono questo: avvertimenti, per tutti coloro che vogliono ascoltarli. Perciò vi consiglio di fare lo stesso: leggetelo, assolutamente, ma solo quando siete sicuri che sia il momento giusto.


 

Recensioni: INDICE

4 3 2 1

4 3 2 1 Book Cover 4 3 2 1
Paul Auster
Narrativa contemporanea
Einaudi
2017
Copertina flessibile
939

Cosa sarebbe stato della nostra vita se invece di quella scelta ne avessimo fatta un'altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell'altra scuola, se... Ogni vita nasconde, e protegge, dentro di sé tutte le altre che non si sono realizzate, che sono rimaste solo potenziali. E cosi ogni individuo conserva al suo interno, come clandestini su una nave di notte, le ombre di tutte le altre persone che sarebbe potuto diventare. La letteratura, e il romanzo in particolare, ha da sempre esplorato la «vita virtuale»: non la vita dei computer, ma i destini alternativi a quelli che il caso o la storia hanno deciso, quasi che attraverso la lettura si riesca a fare esperienza di esistenze alternative. Paul Auster ha deciso di prendere alla lettera questo compito che la letteratura si è data: e ha scritto "4321", il romanzo di tutte le vite di Archie Ferguson, quella che ha avuto e quelle che avrebbe potuto avere. Fin dalla nascita Archie imbocca quattro sentieri diversi che porteranno a vite diverse e singolarmente simili, con elementi che ritornano ogni volta in una veste diversa: tutti gli Archie, ad esempio, subiranno l'incantesimo della splendida Amy. Auster racconta le quattro vite possibili di Archie in parallelo, come fossero quattro libri in uno, costruendo un'opera monumentale, dal fascino vertiginoso e dal passo dickensiano, per il brulicare di vita e di personaggi. Ma c'è molto altro in “4321”. C'è la scoperta del sesso e della poesia, ci sono le proteste per i diritti civili e l'assassinio di Kennedy, c'è lo sport e il Sessantotto, c'è Parigi e c'è New York, c'è tutta l'opera di Auster, come un grande bilancio della maturità, e ci sono tutti i maestri che l'hanno ispirato, c'è il fato e la fatalità, c'è la morte e il desiderio.

4 3 2 1 è IL romanzo di Paul Auster. Per quanto tutti i suoi scritti sino geniali, questo li supera senza ombra di dubbio.

Si tratta infatti di un romanzo di più di 950 pagine che racchiude al suo interno quattro romanzi minori: attenzione, non è una raccolta di romanzi, ma bensì quattro versioni della stessa storia, la vita di Archie Ferguson.

4 3 2 1

4 3 2 1 inizia col raccontare la storia degli avi del protagonista e, nello specifico, del nonno paterno a cui deve il cognome. Il nonno è un immigrato ebreo, che cerca una nuova vita in America: a causa di un malinteso al suo arrivo su Ellis Island, il suo cognome rimarrà Ferguson.

Dopodiché Auster fornisce una panoramica sulla vita del padre di Archie, i  suoi fratelli e la moglie, introducendo in questo modo la prima versione della vita del bambino, che nasce nel 1947.

Da questo momento in posi si susseguono le quattro versioni (1.1, 2.1,…) in ordine cronologico rispetto alla vita del protagonista: infanzia, adolescenza, età adulta e così via.

Il romanzo ha quindi una struttura piuttosto complessa e, soprattutto all’inizio si può avere qualche difficoltà a ricordare cosa sia capitato ad ogni Archie.

Tuttavia la trama, o meglio le trame, si fanno più lineari e comprensibili man mano che si prosegue con la lettura.

Come in ogni romanzo di Auster sono fondamentali due componenti: l’atmosfera (e di conseguenza l’ambientazione) e i personaggi.

L’atmosfera

Varia più volte: in base alla fascia d’età del protagonista, alla situazione familiare ed economica, ai rapporti con la famiglia e gli amici o i parenti, all’ambientazione geografica e temporale di ogni scena. Ma rimane comunque sempre determinante per la piena resa del racconto.

L’atmosfera è assolutamente percettibile in ogni momento e, anzi, si può distinguere di due parti: una “micro-atmosfera“, che è quella che caratterizza ogni momento della vita di Archie, e una “macro-atmosfera“, cioè quella che dipende dalla storia d’America.

Ciò che rende questo libro un grande romanzo è proprio l’attenzione al minimo dettaglio: Auster non si lascia sfuggire nemmeno un particolare della storia d’America. Dall’arrivo degli immigrati ebrei, all’entrata in guerra, dall’elezione di Kennedy alla morte, dall’avvento del consumismo alla grande depressione.

In poche parole: la storia di una nazione raccontata da persone comuni, dagli occhi di un bambino che cresce e diventa adulto in quel determinato lasso temporale.

I personaggi

I personaggi sono tantissimi. Ce n’è però un numero ristretto che si ritrova in ogni versione, o quasi. Ovviamente sono fondamentali i genitori di Archie, i fratelli del padre e la sorella della madre, con rispettivi coniugi in alcuni casi. Ci sono poi alcuni amici ed Amy, il primo amore di Archie. La zia, sorella della madre, riappare in tutte le versioni con ruoli sempre piuttosto importanti.

In ogni versione della vita di Archie i personaggi sono caratterizzati in modo diverso in base a ciò che li ha formati: il loro passato, i loro rapporti, tutto ciò che li ha costruiti passo a passo, formando una personalità, un’identità e un aspetto ben precisi.

Questo fa parte del significato del libro: l’identità, le scelte, il passato, come è composto un essere umano.

Il mondo non era più reale. Tutto era una copia fasulla di quello avrebbe dovuto essere, e tutto quello che accadeva non sarebbe dovuto accadere.

Il significato

Il significato di tutto ciò (macro-storia e micro-storia) è intuibile sin dal momento in cui si comprende che il libro offre quattro possibili versioni di una vita: ogni individuo è ciò che sceglie in ogni istante della sua vita, ed è strettamente legato al suo passato (micro-storia di Archie) e a ciò che avviene attorno a lui (macro-storia d’America).

Inoltre…

4 3 2 1 è un libro piuttosto lungo e ha un ritmo di lettura medio. Il ritmo narrativo è volutamente lento: Auster spiega ogni singolo dettaglio della vita dei protagonisti, in ognuna della quattro versioni. Questo è determinante per immergersi nella lettura e, soprattutto, per avere una visione chiara di quello che sarà il messaggio finale.

Inoltre, come detto poco fa, Asuter integra all’interno della sua storia i dettagli della Storia d’America: tutto ciò rende la lettura complessa ed un ritmo lento è assolutamente indicato. Ciò che velocizza la lettura è, però, lo stile dell’autore: sempre scorrevole al punto che il lettore non si rende conto dello scorrere della pagine, curato e preciso.

In conclusione

Questo è il classico libro da consigliare a tutti. Probabilmente all’inizio è scoraggiante per via della mole (più di 900 pagine!) ma merita davvero di essere letto.

Personalmente ho preferito avvicinarmi ad Auster cominciando da Nel paese delle ultime cose, che tuttora rimane uno dei miei libri preferiti, per poi continuare con Mr.Vertigo e Trilogia di New York.

Tuttavia, come ho scritto all’inizio della recensione, questo rimane il grande romanzo di Paul Auster, perciò sta a voi la scelta di cominciare dal più celebre e impegnativo o da uno degli altri romanzi.


Per tutte le altre recensioni: INDICE

Segui il blog su instagram

Furore

Furore
Steinbeck
Narrativa
Bompiani
Copertina flessibile

Furore di Steinbeck è un grande classico contemporaneo, il tipico libro che non dovrebbe mancare a nessun lettore. Personalmente, ho deciso di leggerlo solo quest’anno perché ci sono libri che aspettano il proprio momento giusto e finalmente è arrivato anche per lui.

Gli uomini erano appoggiati alle staccionate e guardavano il mais rovinato, ormai quasi secco, con appena un po’ di verde che trapelava dalla pellicola di polvere. Gli uomini restavano in silenzio e si muovevano appena. Poi dalle case uscirono le donne e si misero accanto ai loro uomini, perché il mais si poteva anche perdere purché si salvasse qualcos’altro. I bambini indugiavano lì accanto, disegnando nella polvere con le dita dei piedi scalzi, e i bambini sondavano in silenzio gli uomini e le donne per capire se sarebbero crollati. I bambini sbirciavano la faccia degli uomini e delle donne, e tracciavano nella polvere linee meticolose con le dita dei piedi scalzi.

FURORE

Questo libro tratta temi molto importanti e altrettanto delicati: l’immigrazione, l’avvento della tecnologia, lo sfruttamento, la miseria, il crimine e l’importanza di mantenere i propri ideali.

Ovviamente la resa verosimile e realistica di temi tanto importanti non è semplice: ciò che, in questo caso, ne determina il buon esito è la capacità di Steinnbeck di rendere percepibili le scene descritte attraverso una descrizione di luoghi e personaggi capace di rapire completamente il lettore.

Alcune descrizioni possono occupare intere pagine del libro senza mai annoiare; questo lo si può intuire già all’inizio della lettura quando viene descritta la strada che il giovane Joad, uscito di prigione, percorre insieme ad un camionista a cui ha chiesto un passaggio. L’intera scena “attiva” è sovrapposta alla descrizione dei luoghi, delle persone, del clima e di tutto ciò che appare alla vista dei due personaggi coinvolti nella scena durante il viaggio.

Attraverso la famiglia protagonista, si sviluppa poi l’intera trama, che analizza il cambiamento e lo sconvolgimento che tantissime famiglie americane hanno dovuto subire durante la rivoluzione della strumentazione agricola, trovandosi senza nulla dall’oggi al domani.

La maggior parte delle famiglie, infatti, all’epoca viveva grazie al lavoro nei campi per grandi proprietari terrieri ma, con l’introduzione di trattori e macchinari che sostituivano il lavoro “a mano”, la maggior parte delle famiglie si è trovata senza lavoro e senza casa, avendo abitato fino a quel momento presso i proprietari delle terre.

Ed è proprio la famiglia la chiave di tutto. Come anticipato all’inizio, al pari dell’ambientazione troviamo i personaggi. I protagonisti sono i componenti della famiglia Joad, ovviamente, ma vengono menzionanti tantissimi altri personaggi che in qualche modo si relazionano con la famiglia Joad.

Inoltre, la famiglia Joad è “LA” famiglia: rappresentante di centinaia di famiglie americane, simbolo di un’epoca, simbolo di un periodo di transizione, composta a sua volta da simboli della società, validi in ogni epoca.

Durante il racconto, infatti, si capisca poco alla volta come ogni componente abbia un significato profondo e ricopra un ruolo fondamentale in quello che sarà il messaggio finale.

Il padre porta su di sé la pressione di essere un capofamiglia, genitore e punto di riferimento per ogni membro della famiglia stessa, in un’epoca in cui è estremamente difficile riuscire a sfamare i propri figli. La madre è una donna integra e altruista, che desidera sopra ogni cosa l’unione e la sopravvivenza della famiglia.

Poi ci sono i ragazzi, giovani, orgogliosi e testardi. Poi ci sono i bambini, che sono bambini sono nell’aspetto – e forse nemmeno in quello.

Per quanto riguarda lo stile, è sempre difficile parlarne quando si tratta di un autore di tale portata. Ebbene, nel caso di Steinbeck, per chi non avesse mai letto nulla di suo, va fatta una precisazione: il suo stile è parecchio rozzo. Attenzione, questo non significa che sia scadente, anzi! Il suo stile è volutamente rozzo.

Mi spiego meglio: nel ricreare l’atmosfera, l’ambientazione e i personaggi, Steinbeck è quasi poetico, ha una prosa estremamente descrittiva e curata, una scelta del lessico impeccabile, una cadenza e perfetta.

L’aspetto “rozzo” si nota soprattutto nei dialoghi: se a parlare è un personaggio ignorante, la formulazione dei dialoghi sarà adatta. Ed è giusto che sia così: la maggior parte della popolazione povera negli anni ’30/’40 era pressoché analfabeta, di conseguenza è corretto che i dialoghi siano costruiti secondo questa consapevolezza (cosa che spesso gli autori dimenticano).

Infine, il ritmo: definirei il ritmo di questo libro medio. Non è assolutamente un libro dal ritmo di lettura veloce per due motivi: la quantità di descrizioni e, soprattutto, la portata dei temi affrontati – vanno assimilati e capiti.

Ciò che impedisce di classificarlo come un libro lento è proprio tutto ciò che è stato detto finora: l’unione tra stile, ambientazione, trama, personaggi e atmosfera, cattura il lettore a tal punto da non lasciarlo fino alla fine.

Furore: oltre l’apparenza

Furore viene pubblicato per la prima volta nel 1939 e, poco dopo la pubblicazione, l’autore viene accusato di voler veicolare un messaggio a favore del comunismo all’interno dei propri scritti. Gli anni ’40 e quelli a seguire sono stati un periodo molto delicato e travagliato sotto l’aspetto politico, fino ad arrivare alla Seconda Guerra Mondiale e tutto ciò che ne è conseguito.

Personalmente andrei oltre questo aspetto, tralasciando gli aspetti politici e considerandolo piuttosto come un romanzo sulla vita e sugli uomini.

D’altro canto, il fatto da cui si genera l’intera vicenda è l’avvento della tecnologia nel campo agricolo. Quanto è effettivamente diverso da ciò che sta avvenendo ora? Secondo il  mio parere, per quanto sia positiva l’evoluzione tecnologica, porta comunque ad un cambiamento continuo del lavoro, all’eliminazione progressiva di alcune mansioni, all’inevitabile situazione di precarietà.

Ciò che, sempre secondo il mio parere, contraddistingue la nostra epoca dagli anni passati è l’indifferenza. Le famiglie descritte nel libro lottavano per ciò che era importante per loro e ciò che avrebbe garantito loro la sopravvivenzaFurore è l’uomo contro le ingiustizie.

Al giorno d’oggi, 80 anni dopo la pubblicazione del libro, viviamo in un mondo che sta letteralmente andando a fuoco ma il 95% delle persone sembra curarsi solo dell’apparenza sui social.

Nel consigliare questo libro A TUTTI, consiglio anche questo: leggetelo pensando ai fatti e non alla politica. Pensando a ciò che realmente gli uomini possono fare, se vogliono.

 


Furore, il film

Indice recensioni

 

Sostiene Pereira

Sostiene Pereira. Una testimonianza Book Cover Sostiene Pereira. Una testimonianza
Antonio Tabucchi
Romanzo
2019
Copetina flessibile
226

Agosto 1938. Un momento tragico della storia d'Europa, sullo sfondo del salazarismo portoghese, del fascismo italiano e della guerra civile spagnola, nel racconto di Pereira, un testimone preciso che rievoca il mese cruciale della sua vita. Chi raccoglie la testimonianza di Pereira, redatta con la logica stringente dei capitoli del romanzo, impeccabilmente aperti e chiusi dalla formula da verbale che ne costituisce il titolo: Sostiene Pereira? Questo non è detto, ma Pereira, un vecchio giornalista responsabile della pagina culturale del "Lisboa" (mediocre giornale del pomeriggio) affascina il lettore per le sue contraddizioni e per il suo modo di "non" essere un eroe. Introduzione di Andrea Bajani.

Sostiene Pereira è un libro che fa riflettere; è un libro che parla di politica, di ideologie e di battaglie, di tensioni e governi. Parla di luoghi e situazioni reali, benché i personaggi siano inventati.

Sostiene Pereira: una testimonianza.

Pereira è un uomo comune, abitudinario, forse anche troppo. Fa il giornalista e si occupa della rubrica culturale, dopo aver lasciato la cronaca, su un quotidiano portoghese, il Lisboa. Si tratta di un giornale poco conosciuto e di scarsa importanza, su cui il giornalista pubblica articoli su autori stranieri e traduzioni di opere classiche. Gli piace scrivere e gli piace dare ai lettori qualcosa su cui pensare… ma i quotidiani, anche quelli meno conosciuti, sono soggetti a censura e scrivere di letteratura e autori in un periodo di limitazioni dell’espressione è difficile.

Pereira si “nasconde” sotto un’apparenza (quasi volesse convincere anche sé stesso) di noncuranza e routine. Un grande lavoratore, religioso, vedovo, con problemi di salute e abitudini quotidiane che si ripetono di giorno in giorno senza sosta. Tuttavia, poco per volta, si trova immischiato in faccende che lo mettono in pericolo, che lo scrollano dal profondo, portandolo ad uscire dalla sua “zona confortevole”.

Ecco che la storia si trasforma in una lotta, a tratti anche violenta, per la libertà d’espressione.

La stesura dell’intero romanzo ruota, appunto, attorno a ciò che Pereira sostiene, come se stesse riportando una testimonianza piena di dettagli e vicissitudini, che hanno trasformato un uomo radicalmente.

La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.

Sostiene Pereira: oltre la trama.

Lo stile di Tabucchi è senza dubbio meritevole di lode (come già detto per Requiem): scorrevole, discorsivo ma penetrante, confidenziale ma discreto. Porta avanti la trama lasciando sempre qualcosa di non detto, come se Pereira dovesse sempre aggiungere un ulteriore dettaglio decisivo alla comprensione della storia.

Il ritmo di lettura e medio ma costante: dall’inizio alla fine il lettore viene trasportato nell’avventura di Pereira e nella sua trasformazione da riservato abitudinario ad attivista determinato. Lo scopo del testo è chiaro fin dall’inizio, proprio per l’enfasi che viene messa sul fatto che il protagonista sia abitudinario e apparentemente non curante di ciò che gli avviene intorno.

Di conseguenza è semplice intuire il messaggio, contenuto nel finale, fin dall’inizio – benché non si possa immaginare l’epilogo nei minimi dettagli, ovviamente. Nonostante ciò, il messaggio finale è proprio quello che dà importanza al testo perché è sempre valido, universale e attuale e il fatto che sia prevedibile non gli toglie importanza.

In conclusione

Sostiene Pereira è il tipico romanzo “veicolo” di un messaggio sociale e politico. Anche chi non fosse amante di questo genere di letture o non fosse d’accorto con il messaggio principale, sarebbe comunque sorpreso e appagato da questo romanzo, proprio grazie allo stile di Tabucchi.


Per tutte le altre recensioni: INDICE

 

Fahrenheit 451

Fahrenheit 451 Book Cover Fahrenheit 451
Ray Bradbury
Romanzo, Classico contemporaneo
Feltrinelli
2016
Copetina flessibile

Montag fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole fa legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall'incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica.

Fahrenheit 451  è un romanzo distopico di fantascienza del 1953, edito per la prima volta in Italia tre anni dopo la prima pubblicazione.

La trama è incentrata sulla caratteristica che contraddistingue l’epoca futura in cui è ambientato: leggere è un reato, possedere libri peggio ancora.

La soluzione per eliminare il problema è l’istituzione di un corpo dei Vigili del Fuoco, che ha il compito di bruciare ogni volume in circolazione.

Il protagonista è Guy Montag, discendente di una famiglia di Pompieri addetti ai roghi di libri che, grazie anche ad un incontro inaspettato, rivaluta la sua posizione.

«Bruciare sempre, bruciare tutto. Il fuoco splende e il fuoco pulisce»

Il libro

Dai alla gente concorsi a premi in cui basta conoscere le parole delle canzoni più famose, le capitali degli stati o quanto granoturco si è prodotto l’anno scorso nello Iowa. Riempila di informazioni innocue, rimpinzala di tanti “fatti” e si sentirà intelligente solo perché sa le cose. Loro crederanno di pensare, avranno l’impressione del movimento anche se non si muovono affatto.

Attraverso Guy Montag, il lettore viene inizialmente proiettato in un mondo futuro e distopico le cui caratteristiche non si apprendono immediatamente.

Proseguendo con la lettura, però, si capisce come sia strutturata la società, quali siano i divieti, le punizioni e quale ruolo fondamentale abbiano i Pompieri in tutto ciò.

Montag si trova poi ad assistere ad un evento che lo sconvolge a tal punto da portarlo a riflettere su tutto ciò che per lui è stato normale e scontato fino a quel momento.

A questo fatto si aggiunge un incontro inaspettato con una ragazzina curiosa e intelligente che, con la sua spontaneità, fa riflettere Montag su cosa stia facendo e su cosa sia giusto o sbagliato.

Da questo momento in poi gli eventi si susseguono ad ritmo sorprendentemente veloce, cambiando Montag radicalmente e mettendolo alla prova fino alla fine, quando la sua vita diventerà l’opposto di quella che era all’inizio del libro.

E ho pensato ai libri. Per la prima volta mi sono reso conto che dietro ogni libro c’è un essere umano. Un essere che ha dovuto pensarlo e usare il suo tempo per metterlo sulla carta. Non ci avevo mai riflettuto prima.

In conclusione

Lo consiglio vivamente ai pochi che ancora non dovessero conoscerlo; nonostante le apparenti differenze (quasi “assurde”) con il mondo reale, fa riflettere su quante siano le analogie con la società moderna, le sue regole e i suoi divieti. Caratteristica, questa, che contraddistingue e definisce tutti i distopici di alto livello.

Personalmente l’ho apprezzato molto anche se piuttosto breve e poco descrittivo (lascia molte cose non dette). Ho anche trovato parecchie analogie con Orwell, fatta eccezione per il finale che si rivela relativamente positivo rispetto agli standard si Orwell.

L’autore

Ray Douglas Bradbury è stato narratore e sceneggiatore televisivo e cinematografico.
Nato nel 1920 in Illinois, si è diplomato a Los Angeles.
Ha fatto il venditore di giornali agli angoli delle strade di Los Angeles dal 1938 al 1942, trascorrendo le notti alla biblioteca pubblica e le giornate alla macchina da scrivere.

È diventato uno scrittore a tempo pieno nel 1943.
Molti suoi racconti sono apparsi in periodici prima di essere raccolti in Dark Carnival nel 1947.

La sua fama nasce con la pubblicazione di The Martian Chronicles nel 1950 (pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo Cronache marziane nel 1954 tradotto da Giorgio Monicelli, omonimo del regista e lontano parente di Arnoldo Mondadori).
Dal romanzo Fahrenheit 451, del 1953 (in Italia tradotto sempre da Giorgio Monicelli e pubblicato dall’editore Martello nel 1956 col titolo Gli anni della fenice) considerato il suo capolavoro, François Truffaut ha tratto un film che è diventato un culto.

In realtà l’opera era nata come racconto sul numero di febbraio del 1951 di Galaxy dal titolo The Fireman (“Il pompiere”). Un paio d’anni più tardi, Bradbury lo allungò trasformandola nel romanzo Fahrenheit 451.

Fra le altre sue opere: Il gioco dei pianeti (The illustrated Man, 1951), Paese d’ottobre (The October Country, 1955), La fine del principio (A Medicine For Melancholy, 1959), Le macchine della felicità (The Machineries Of Joy, 1964), Io canto il corpo elettrico! (I sing the body electric!,1969), Ritornati dalla polvere (From The Dust Returned, 2001), Il popolo dell’autunno (Something wicked this way comes, 1962), Constance contro tutti (Let’s All Kill Constance, 2002), Il cimitero dei folliTangerineTroppo lontani dalle stelle e Viaggiatore nel tempo (The Toynbee Convector, 1988), tutte edite da Mondadori.
Bradbury è considerato uno dei maggiori innovatori del genere fantascientifico.

I suoi romanzi hanno rinnovato il genere introducendovi elementi insieme lirici e di denuncia. Nei suoi pianeti e nelle sue galassie si riflettono, deformati da un occhio visionario, le memorie infantili di un’America perduta e gli incubi della civiltà tecnologica.
Dopo aver ricevuto una menzione d’onore dal Premio Pulitzer, Bradbury ha deciso di rendere noto, in un’intervista al Los Angeles Times, che il suo scopo nello scrivere Fahrenheit 451 non era affatto quello di condannare la censura governativa, né tantomeno il senatore McCarthy.

Il libro rappresentava invece una critica della televisione, colpevole di distruggere l’interesse nella lettura.
Bradbury negli ultimi anni aveva rallentato la sua attività, per motivi di salute, ma era comunque rimasto attivo, scrivendo nuovi racconti, commedie e un libro di poesie.

Fonti: ibs.it
Enciclopedia della Letteratura Garzanti; Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore; Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori; Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale; fantascienza.com

 

_______________________

Per tutte le altre recensioni: indice

Il gigante sepolto

Il gigante sepolto Book Cover Il gigante sepolto
Kazuo Ishiguro
Romanzo, Fantasy
Einaudi
2016
320

Il leggendario re Artú è ormai morto e la pace che ha imposto sulla futura Inghilterra resiste seppur fragile. Nella dimora buia di Axl e Beatrice, tuttavia, non c'è posto per nessuna pace. La coppia di anziani coniugi è afflitta da una sorta di inspiegabile amnesia. A causarla pare essere una strana nebbia che sta contagiando tutto il regno. Axl e Beatrice ricordano di aver avuto un figlio, ma non sanno piú dove si trovi, né che cosa li abbia separati da lui. A dispetto della vecchiaia e dei pericoli devono mettersi in viaggio e scoprire l'origine della nebbia incantata, prima che il ricordo di ciò a cui piú tengono sia perduto per sempre.

Un romanzo doloroso e bellissimo sulla memoria e la colpa. Una storia fantastica che ci indica una strada da seguire per il nostro presente: vivere in armonia con gli altri significa essere capaci di ricordare, ma anche di dimenticare e perdonare.

Traduzione di Susanna Basso.

«Un racconto di straordinarie atmosfere, una storia di travolgente leggibilità da divorare tutta d'un fiato».

«The Guardian»

Il gigante sepolto è un fantasy ambientato in Britannia, pochi anni dopo la morte del leggendario Re Artù. La caratteristica che definisce l’atmosfera e l’ambientazione, però, è la presenza di una nebbia anomala che ha invaso l’intero Paese: questa nebbia sembra avere la capacità di cancellare i ricordi delle persone che ne vengono a contatto.

Recensione Il gigante sepolto di Kazuo Ishiguro

Non c’era l’uso di passare al passato, tra quella gente, nemmeno se prossimo.

 

La trama quindi si sviluppa intorno al fattore “memoria” e alla sua importanza, fino alla fine. I protagonisti sono Axl e Beatrice, due anziani coniugi che partono per un lungo viaggio alla ricerca del figlio scomparso: durante questo viaggio incontrano molte persone, buone e cattive, disponibili e avverse. Si troveranno a girovagare per la Britannia supponendo che il figlio si trovi sempre in posti diversi. La memoria mette a dura prova tutte le loro certezze: il luogo in cui si trova il figlio, le strade da percorrere, i discorsi fatti e le decisioni prese e, ad un certo punto, sembra mettere in discussione il loro amore indissolubile.

Il ritmo di lettura è molto lento, ogni passaggio viene descritto con estrema cura e spesso la narrazione sembra ripetitiva. Tuttavia, lo stile dell’autore e l’inserimento di affannosi ricordi qua e là aiutano il lettore a proseguire. Nonostante la lentezza della narrazione, infatti, ci si trova a proseguire la lettura senza alcun problema, anzi!

Il libro precede in questo modo fino alla fine, quando – proprio nelle ultime pagine – accade qualcosa di inaspettato. Quella che è stata la colonna portante del racconto fino a quel punto viene abbattuta, rivelando un finale decisamente sorprendente, a cui si possono dare interpretazioni diverse.

Anche i personaggi assumono una veste diversa alla fine del libro e con l’evolversi della storia: Axl e Beatrice si presentano come due coniugi di vecchia data, che hanno passato una vita insieme e che non metterebbero mai in discussione il proprio rapporto. In realtà, proseguendo con la lettura anche queste certezze vengono messe in discussione, portando il lettore ad interrogarsi su quali siano verità e quali siano bugie.

Detto ciò, a mio parere, sono due i punti di forza del libro: atmosfera e messaggio. 

L’atmosfera, come accennato in precedenza, porta il lettore in un mondo fiabesco e misterioso, con draghi e antichi villaggi sperduti tra i boschi della Britannia. Sicuramente utile per rendere maggiormente l’idea dello smarrimento e della confusione portati dalla nebbia. Inoltre, porta il lettore a visualizzare i luoghi in cui avvengono i fatti e questa è sempre una cosa positiva, sia per ambientazioni reali che di fantasia.

Il messaggio è chiaramente sull’importanza della memoria: se perdessimo la memoria cosa resterebbe di noi? E, sapendolo, agiremmo nello stesso modo?
I protagonisti affrontano (e spiegano) proprio questo, attraverso le loro continue amnesie e i ricordi confusi.

In conclusione

Senza dubbio, Il gigante sepolto è un fantasy sopra la media. La maggior parte dei fantasy, infatti, racconta una storia fine a sé stessa, questo invece ha un messaggio molto importate da trasmettere. Lo consiglio quindi sia agli appassionati del genere e sia a chiunque volesse sperimentare qualcosa di nuovo perché è sicuramente un libro molto valido.

Personalmente non ho ancora deciso se la lentezza di questo libro sia un bene o un male: aiuta riflettere o annoia? Non ne sono sicura. Ciò che posso dirvi, però, è che si tratta di un libro che lascia una bella sensazione. Ccome se ci avessero letto una leggenda tramandata nei secoli…

Infine, chiunque dovesse leggerlo, chiedo di soffermarsi sul finale: credo abbia almeno tre interpretazioni possibili e sarebbe bello discuterne! Buona lettura

 

Per tutte le altre recensioni vi rimando alla pagina Indice!

Fiorirà l’aspidistra

Fiorirà l'aspidistra Book Cover Fiorirà l'aspidistra
George Orwell
Romanzo
Mondadori
2016
Copetina flessibile
268

Londra, anni Trenta. Il giovane Gordon Comstock coltiva ambizioni letterarie e, per mantenersi, fa il commesso in libreria. Figlio della piccola borghesia britannica, si ribella alla morale della sua classe: il rifiuto della rispettabilità e del mito del "buon posto" gli fa intraprendere una vera e propria discesa agli inferi. Per affermare i diritti della poesia contro il mondo dominato dal denaro, vive in solitudine, povertà e squallore, macerandosi nel vittimismo e nella frustrazione. Fino a che una notizia inaspettata segna la sua "resurrezione", o forse la resa al sogno di una casa con le tendine ricamate e una pianta di aspidistra alla finestra.

 

Fiorirà l’aspidistra di George Orwell è un classico-moderno senza tempo. Perché senza tempo? Perché tratta di argomenti che erano attuali al momento della prima pubblicazione, sono attuali tuttora e lo saranno in futuro: alla base di tutto “i quattrini”, come li definisce il protagonista.

Un libro immenso nel contenuto e nel significato, non al pari di 1984 ma quasi!

Trama in breve e significato

La mancanza di quattrini significa disagio fisico e morale, significa squallide preoccupazioni, significa mancanza di tabacco, significa coscienza onnipresente del proprio fallimento, soprattutto significa solitudine.

Gordon, il protagonista, è una persona comune, forse fin troppo ordinaria, ma impegnata in una battaglia solitaria contro il denaro. O meglio, contro il sistema che dipende strettamente dal denaro.

Per mantenersi lavora lo stretto indispensabile, come commesso in libreria: un lavoro senza aspettative di crescita ma che gli garantisce il minimo per sopravvivere. Il minimo assoluto.
Infatti, Gordon si rifiuta di migliorare la sua posizione sociale ed economica nonostante la sua famiglia si sia votata a questo, esclusivamente per lui.

La sorella, per esempio, sacrifica la sua intera esistenza per fare in modo che il fratello abbia un’istruzione e migliori lo stato sociale della famiglia. I genitori stessi ne sono convinti sin dalla nascita dei due bambini, tant’è che la sorella finisce per credere fermamente di essere inferiore (perché donna e perché ignorante).

L’intera trama si sviluppa sul concetto di ossessione per in denaro in ogni ambito della vita di Gordon: non può uscire, non può avere una relazione con una donna, non può curarsi, non può.  Il motivo di tutti questi vincoli è la mancanza di denaro, che crea una catena di privazioni e, soprattutto, porta il protagonista ad essere ossessionato da questi pensieri, fino alla depressione a all’autodistruzione.

Forse è la sola vera religione – la sola religione veramente sentita – che ci sia rimasta. Il denaro è ormai ciò che Dio era un tempo.

Non solo: oltre agli impedimenti materiali, si aggiungono i pregiudizi. Ciò che conta davvero nella società dell’epoca (…e in quella odierna?) è “ciò che pensano gli altri”: avere un buon posto di lavoro, un buon matrimonio, una casa e un’auto, un’aspetto rispettabile. In poche parole bisogna approdare nella borghesia a tutti i costi.

In tutto ciò, fa la sua comparsa la pianta di aspidistra, fiore nazionale inglese, che diventa il simbolo dell’odio che Gordon prova verso la società inglese della sua epoca. Odia il conformismo: tutti possiedono una pianta di aspidistra, anche Gordon la possiede. Solo che lui vuole ucciderla.

Questo meccanismo senza via di scampo porta Gordon all’isolamento totale: si trasferisce in un monolocale devastato e trascurato, esattamente come lui. Allontana la donna di cui si è innamorato perché non sopporta che lei abbia possibilità economiche migliori delle sue. Allontana l’amico e idolo Philip, un borghese con cui si è confrontato spesso, che idolatra Marx e il suo pensiero.

Vuole fare il poeta e unisce la sua visione di artista alla deriva alla sua repulsione per il denaro e il conformismo. Ha la sua occasione d’oro, proprio grazie alla poesia: vince dei soldi ma li spreca in una sola notte ritrovandosi al punto di partenza.

Poteva resistere a quella insignificante vita d’ufficio, perché non pensava mai, nemmeno per un istante, che potesse essere permanente. In un modo o nell’altro, un giorno o l’altro, Dio solo sapeva come e quando, se ne sarebbe liberato.

Ci sarà un unico evento capace di cambiare radicalmente Gordon interiormente ed esteriormente…

 

Il libro

Come sempre Orwell si dimostra un maestro nel rappresentare una condizione universale e perpetua come se fosse un unico caso al mondo: Gordon è tutti.

Non solo, a mio avviso, rappresentante della classe operaia, ma anche di quelle più elevate sotto certi aspetti: chi è realmente soddisfatto di ciò che ha e non pensa a ciò che non può avere? Credo sia una condizione molto diffusa. Inoltre, il suo “non poter fare” a causa della mancanza di denaro è tema tuttora attuale e lo sarà sempre di più con l’eliminazione del ceto medio.

L’altro fattore che rende Fiorirà l’aspidistra attuale in tutto e per tutto è il concetto di voler apparire a tutti i costi: sessant’anni fa lo si faceva sfoggiando pellicce e gemelli d’oro, oggi lo si fa postando sui social foto di posti in cui – magari – non si è neanche stati realmente. Perché? Perché ciò che pensano gli altri spesso è più importante di ciò che pensiamo noi stessi.

Tornando al libro: Fiorirà l’aspidistra  è un testo dal ritmo piuttosto lento, una sorta di loop di depressione e pessimismo ma contiene significati immensi. I personaggi sono pochi ma sufficienti a spiegare il tutto al meglio: Gordon (insoddisfatto, depresso), Philip (baldanzoso e inconsciamente pieno di sé), Rosemary (realista e decisa), l’aspidistra (simbolo di conformismo, morte e resurrezione), gli “altri” (una società ostile e troppo esigente).

Il lessico e lo stile dell’autore sono perfetti per fare in modo che la storia sia universale; la collocazione storica e geografica contribuiscono a creare un’atmosfera cupa, grigia e pesante – proprio come Gordon!

Il primissimo effetto della miseria è quello di uccidere il pensiero.

 

Fiorirà l’aspidistra : In conclusione

Consiglio questo libro a chiunque, benché abbia dei momenti di lentezza e ripetizione perché sono proprio questi a dare spessore al messaggio. Ci sono alcune frasi che vengono ripetute decine di volte all’interno del libro: inizialmente sembrano eccessive ma successivamente sottolineano maggiormente il messaggio che Gordon porta con se. (Spero di aver dato un’idea del contenuto con le citazioni che ho selezionato).

Si ma tu capisci tutto ciò solo perché lo dice Marx! Tu non sai che cosa significhi doversi arrabattare, dover trascinare la vita con due sterline a settimana. Non si tratta di dover sopportare delle durezze o fare dei sacrifici. Durezze e sacrifici sono cose pulite, che temprano. è la maledetta meschinità, lo squallore strisciante in cui devi esistere. Vivere solo per settimane di seguito, perché quando non hai quattrini non hai amici. Crederti uno scrittore e non riuscire mai a produrre qualcosa perché sei sempre troppo infelice e depresso per scrivere. E’ una specie di lurido subpianeta quello in cui vivi. Una specie di fogna spirituale.

Infine, consiglio a tutti coloro che lo leggeranno di soffermarsi a riflettere sul finale: rassegnazione? Conformismo senza vie di scampo? O cosa?

 

RECENSIONI: INDICE

Il buio oltre la siepe

Il buio oltre la siepe Book Cover Il buio oltre la siepe
Harper Lee
Classici contemporanei
Feltrinelli
2019
Copetina flessibile
350

In una sonnolenta cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l'avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. Questo, in poche righe, l'episodio centrale di un romanzo che da quando è stato pubblicato, oltre cinquant'anni fa, non ha più smesso di appassionare non soltanto i lettori degli Stati Uniti, ma quelli di tutti i paesi del mondo dove è stato tradotto. Non si esagera dicendo che non c'è americano che non l'abbia letto da bambino o da adolescente e che non l'abbia consigliato a figli e nipoti. Eppure non è un libro per ragazzi, ma un affresco colorito e divertente della vita nel Sud ai tempi delle grandi piantagioni di cotone, dei braccianti neri che le coltivavano, delle cuoche di colore che allevavano i figli dei discendenti delle grandi famiglie dell'Ottocento, della white trash, i "bianchi poveri" abbrutiti e alcolizzati; e anche, purtroppo, delle sentenze sommarie di giurie razziste e degli ultimi linciaggi americani della storia. Quale il segreto della forza di questo libro? La sua voce narrante, che è quella della piccola Scout, la figlia di Atticus, una Huckleberry Finn in salopette (dire "in gonnella" sarebbe inesatto, perché Scout è una maschiaccia impertinente e odia vestirsi da donna) che, ora sola ora in compagnia del fratello maggiore e del loro amico più caro (ispirato all'autrice dal suo amico d'infanzia Truman Capote), ci racconta la storia di Maycomb, Alabama, della propria famiglia, delle pettegole signore della buona società che vorrebbero farla diventare una di loro, di bianchi e neri per lei tutti uguali, e della vana battaglia paterna per salvare la vita di un innocente.

Il libro:

Il boio oltre la siepe è un classico moderno (1960) conosciuto in tutto il mondo grazie ai riconoscimenti ottenuti e alla trasposizione cinematografica ma, soprattutto, grazie al contenuto.

Ciò che definisce l’importanza questo libro, infatti, è il messaggio che vuole trasmettere: racconta, attraverso la storia dei protagonisti, società e mentalità americane negli anni ’30, quando le persone di colore erano ancora fortemente discriminate perché considerate inferiori.

La vicenda si svolge in Alabama, appunto, nel 1935. I protagonisti sono Atticus, i suoi due figli – Scout (che narra la storia) e Jem – e Dill, amico di Scout. I personaggi secondari sono proprio quelli che danno origine ai passaggi del libro su cui riflettere, perché oggetto di discriminazione o violenza e per i loro rapporti con i protagonisti.

Mi ritirai, meditando sulla mia colpa. Non m’ero mai messa di volontà a imparare a leggere, ma tutte le sere, fin da quando avevo memoria, m’ero ingozzata illecitamente di giornali, nonché di qualsiasi altra cosa stesse leggendo Atticus, quando mi raggomitolavo, ogni sera, sulle sue ginocchia.

Lo stile dell’autrice è semplice, senza eccessive digressioni ma con spiegazioni e descrizioni tali da rendere possibile l’immaginazione dei luoghi e delle persone. Questo rende il libro molto scorrevole, con un ritmo di lettura medio-veloce.
Personalmente ho trovato più lenta la prima parte rispetto al resto del libro: solo dopo la prima parte si riesce ad entrare nell’ottica di ciò che viene narrato e a comprendere i messaggi che verranno trasmessi fino alla fine; è come trovarsi davanti ad una lunga introduzione.

Nonostante ciò, il libro risulta comunque scorrevole in quanto i fatti narrati e i personaggi menzionanti si susseguono velocemente, fino alla fine.

C’è però un’istituzione in questo paese di fronte alla quale tutti gli uomini sono stati creati uguali. Tale istituzione, signori, è il tribunale. I nostri tribunali hanno i loro difetti, ma, in questo paese, per i nostri tribunali, tutti gli uomini sono stati creati uguali.

Vincitore del premio Pulitzer e oggetto di numerose lodi (tra cui quella dell’ex-presidente degli Stati Uniti, Obama), questo libro è entrato a far parte dei classici nonostante la sua pubblicazione relativamente recente: i temi trattati, infatti, sono tutt’ora attuali e parzialmente irrisolti.

Si parla di società razziste e maschiliste: probabilmente sono cambiati il soggetto e l’oggetto della discriminazione ma non il risultato, soprattutto per quanto riguarda la mentalità maschilista, ancora profondamente radicata nel pensiero comune.

In conclusione:

Consiglio questo libro a chiunque, come parte di un bagaglio culturale, come testimonianza e spunto di riflessione.

 

Il Signore delle Mosche

Il signore delle mosche Book Cover Il signore delle mosche
William Golding
Romanzo
Oscar moderni
2017
263

Le emozioni, in questo romanzo, ci sono tutte. Poi ci sono coraggio, dolore e piacere. La protagonista è l'ombra. L'ombra da cui ognuno di noi cerca di fuggire, ma che poi ci prende. Ma cosa fare quando la tua parte nascosta finisce dentro il corpo della persona che ami? Forse, non resta che mollare le cime dal pontile e salpare verso la follia. E qual è la follia? Quella di ritrovarsi all'Inferno senza aver peccato? Oppure affidarsi a un sistema non strutturato per la presa in cura, che si affida alla tecnica, che non approfondisce e non si pone troppe domande? In questo romanzo il tempo sembra scandire la vita, ma il tempo qui non c'è. La vita ha un sapore magico e nella vita c'è qualcosa di più forte di tutte le emozioni e di tutti i sistemi, un amore, qualcosa che va contro la morte. Qualcosa che non muore. Postfazione dell'autore.

Il signore delle mosche

Trama:

Un gruppo di ragazzi si trova a naufragare su un’isola deserta, dopo l’abbattimento dell’aereo su cui si trovava.

Rimangono soli, nessun adulto rimane o arriva sull’isola con loro o dopo di loro.

Inizialmente sperimentano il piacere della libertà, una libertà dovuta alla lontananza da genitori e maestri. Presto, però, si accorgono di ciò che realmente si trovano di fronte: assenza di cibo e acqua, assenza di regole e di affetto, nessun consiglio o insegnamento.

Si formeranno gruppi in contrasto tra loro per l’occupazione dell’isola e le decisioni da prendere quotidianamente: nella speranza che qualcuno arrivi a soccorrerli sarà la legge del più forte a prendere il sopravvento.

Il libro:

Un libro realistico in modo sconvolgente. Benché la situazione sia paradossale, l’esito è ovvio: più individui lasciati a sé stessi non possono che entrare in conflitto.

Un romanzo d’avventura dal ritmo sostenuto, ambientato in un’isola sperduta nell’Oceano Pacifico, durante una guerra (non è specificato di quale confitto si tratti).

Lo stile dell’autore è impeccabile, il lessico perfetto per ogni fatto descritto: tutto ciò non fa che sottolineare gli aspetti orrendi della natura umana. Il libro può essere diviso in tre parti secondo lo stato d’animo dei protagonisti:

  1. prima fase: euforia
  2. seconda fase: paura
  3. terza fase: crudeltà

Seguendo queste tre fasi è chiaro quale sia il messaggio dell’autore: l’uomo genera il male per natura, come reazione alla paura.  E il fatto che questo messaggio venga passato attraverso dei bambini, simbolo di innocenza, è ancora più significativo (da non sottovalutare anche il fatto che la vicenda abbia come sfondo un conflitto planetario: un conflitto nel conflitto; i bambini hanno appreso e riprodotto la crudeltà).

Di conseguenza, se all’inizio i protagonisti erano uniti dal comune senso di libertà, in seguito vengono divisi dalla paura: paura di morire, di rimanere lì abbandonati, di restare senza cibo, di animali che nemmeno esistono.

Da questo derivano i litigi e i conflitti tra i ragazzi: le regole stabilite all’inizio a poco a poco non sono più valide, la lotta per il potere diventa estenuante, si arriva a picchiare ed uccidere. I bambini più piccoli diventano selvaggi, i più grandi diventano bestiali.

In conclusione:

Lo consiglio assolutamente, è un romanzo che fa riflettere: a mio parere le tre fasi citate poco fa solo se stesse che accompagnano la vita di ogni giorno. Per esempio nell’ambito lavorativo: che si tratti di un’unica realtà o di quella generalizzata, lo schema è sempre quello. Euforia – Paura – Crudeltà.

La natura umana è questa, e dopo secoli di evoluzione ha solo mutato l’apparenza, non la sostanza: ciò che incide maggiormente in tutto ciò è la limitazione mentale dei singoli individui, che spesso sono quelli che prendono il sopravvento.

Buona lettura!

—————————————————————-

Recensioni: INDICE

Mattatoio n. 5

Mattatoio n.5 Book Cover Mattatoio n.5
Kurt Vonnegut
Classici contemporanei
Feltrinelli
2014
Copertina flessibile

Mattatoio n. 5: Gli americani, come tutti gli altri popoli, credono in molte cose che sono chiaramente false, seguitava la monografia. La loro illusione più perniciosa è che sia facilissimo, per ogni americano, fare soldi. Non si rendono conto di quanto, in realtà, sia difficile, e per questo chi non ne ha non fa altro che rimproverarselo. Questo senso di colpa è stato una vera fortuna per i ricchi e i potenti, che così hanno potuto permettersi di fare, per i poveri, meno di qualsiasi altra classe dirigente fin dall’epoca napoleonica.
Molte sono le novità arrivate dall’America. La più stupefacente è costituita da una massa di poveri senza dignità: una cosa senza precedenti. Questi poveri non si amano l’un l’altro perché non amano se stessi. Una volta capito questo, so sgradevole comportamento dei militari americani nei campi di prigionia tedeschi cessa di essere un mistero.

Trama:

L’assistente cappellano Billy Pilgrim è un soldato americano disorientato, che odia la guerra e si rifiuta di combattere. Viene catturato dai tedeschi e incontra Roland Weary che, al contrario di Billy, è entusiasta per la guerra in corso.

A Weary viene tolto tutto e morirà di cancrena su un vagone diretto in Lussemburgo: sul treno convince un soldato che il colpevole della sua morte sia Billy e questo giura di vendicarlo.

I prigionieri vengono spostati a Dresda, dove vengono stipati in un vecchio macello, il Mattatoio n.5.  Billy e gli altri si salvano nascondendosi in un sotterraneo durante il bombardamento. Dopo la fine della guerra, Billy attraversa un periodo di riabilitazione presso una clinica psichiatrica, per superare il trauma.

In seguito si sposa e trova un impiego grazie al padre della moglie, ha una figlia di nome Barbara. Durante la prima notte di nozze di Barbara, Billy viene catturato da una nave aliena e portato su Tralfamadore, a miliardi di chilometri di distanza dalla Terra.

Iniziano i viaggi nel tempo e nello spazio, che accompagneranno Billy fino alla fine.

Il libro:

Mattatoio n.5 è un romanzo contemporaneo, che narra vicende di guerra: questa è la base da cui si sviluppa un racconto che mescola testimonianze romanzate e fantascienza, creando qualcosa di unico.

Trattandosi di un’opera particolare sotto ogni punto di vista, l’autore ne offre una presentazione descrittiva all’inizio, come prologo.

Lo stile dell’autore è curato nei minimi dettagli ed è, insieme al messaggio, la colonna portante di tutto il romanzo.

Così va la vita.

L’autore ripete meccanicamente questa frase innumerevoli volte durante la narrazione: le vicende realmente accadute e quelle che comunemente definiamo come “caso, fatalità”, si mescolano fino a confondere e portare a domandarsi quali conseguenze siano realmente imputabile alle azioni di ognuno e quali, invece, siano solo frutto del susseguirsi degli eventi. Così va la vita.

Il lessico è, quindi, molto curato: ogni frase, ogni evento, ogni particolare, è lì per un preciso motivo. I dettagli, in alcuni casi, vogliono accentuare l’assurdità o l’improbabilità degli eventi.

Se da un lato l’autore impregna il racconto di tragicità e malinconia, dall’altro ironizza su ogni cosa, proprio grazie al modo il cui sceglie i termini.

La narrazione è volutamente frammentata in più parti: si passa continuamente da scene che visualizzano o ricordano il bombardamento di Dresda alla vita personale di Billy. Non solo: in alcune scene Billy vive una vita parallela, a milioni di chilometri dalla Terra.

Non è semplice, di conseguenza, dare una definizione dell’ambientazione e dell’atmosfera perché cambiano più volte con il proseguire del racconto e passano in secondo piano.

Il personaggio principale è, come già detto, Billy Pilgrim; ci sono poi personaggi secondari, tra cui anche l’autore stesso, che compaiono di tanto in tanto, quando è necessario evidenziare dei passaggi del romanzo.

Come detto all’inizio della recensione, una delle due colonne portanti del romanzo è il messaggio: l’autore presenta un libro sulla guerra, che offre una visione dei fatti diversa dal solito (solitamente i protagonisti dei romanzi sulla Seconda Guerra Mondiale sono tedeschi o ebrei, qui invece sono americani perlopiù). Il romanzo racconta i fatti sdrammatizzando, ma il messaggio è nettamente contrario alla guerra e ai suoi orrori.

Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso, e la saggezza di comprendere sempre la differenza.

In conclusione:

Un romanzo che consiglio senza dubbi: è particolare, è atroce e irriverente allo stesso tempo, è un libro unico nel suo genere.
Credo sia da leggere, considerando che l’autore ha realmente assistito ai fatti da cui ha preso spunto per il suo romanzo, di conseguenza – a mio parare – c’è molto dell’autore nel testo: è chiaro il suo punto di vista su ciò che è accaduto e su questo non è assolutamente imparziale.

Credo che di fronte a eventi simili sia difficile mantenere l’imparzialità. Tuttavia, se si tiene in considerazione questo durante la lettura, è assolutamente un libro da non perdere.

—————————————————————-

Recensioni: INDICE

1984

1984
Gorge Orwell
Distopico
Mondadori
1948
Copertina flessibile
333

L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.

1984 di George Orwell: IL distopico

1984 di Orwell… Perché IL distopico? Perché questo è il libro che ha gettato le basi per il genere e ne rimane il massimo rappresentante. Il genere distopico ha l’intento di raccontare un futuro immaginario contrario a quello utopico. Per questo motivo spesso può essere definito “pessimista”.

Questo è un libro visionario, una sorta di avvertimento che termina con un messaggio pesante e che, durante il suo svolgimento, trasmette un messaggio fortissimo.

✒”A quel punto la menzogna prescelta sarebbe passata nell’archivio permanente e sarebbe diventata verità”.

 

1984

?Il libro è stato scritto nel 1948, circa tre generazioni fa. Questo fa pensare che l’ambientazione, la storia e il massaggio che contiene possano essere stati influenzati dal periodo in cui è stato scritto: la cosa disarmante, invece, è scoprire quanto molti aspetti siano assolutamente attuali.

Senza voler giudicare gli aspetti politici contenuti nel romanzo, credo che la prima parte (la più descrittiva delle tre) sia sufficiente a far riflettere.

1984 di Orwell è un grande classico moderno, amato o odiato, non ci sono vie di mezzo. 1984 è un libro devastante, crudo, duro, difficile da accettare, ma forse questo è proprio dovuto al fatto che è e sarà sempre attuale e verosimile. E, anzi, con il passare del tempo lo sarà sempre di più.

Si tratta di un libro che si basa sulla politica e sulla società, sui ceti sociali e sulla differenza tra loro che spesso viene assimilata al valore degli individui stessi.

A vigilare e governare sul popolo intero è il Grande Fratello, che vede e sente tutto, che spia ogni individuo, che punisce e detta legge su ogni aspetto della vita – anche quelli più intimi.

✒ “Dovevate vivere (e di fatto vivevate, in virtù di quell’abitudine che diventava istinto) presupponendo che qualsiasi rumore da voi prodotto venisse ascoltato e qualsiasi movimento – che non fosse fatto al buio – attentamente scrutato”.

Sicuramente un aspetto fondamentale su cui riflettere è come la parte “minimamente istruita” della popolazione fosse costretta a seguire un solo pensiero, mentre la parte non istruita vivesse una libertà e soddisfazione apparenti, date solo all’ignoranza.

Attenzione, ho scelto attentamente le parole con cui ho composto il paragrafo precedente. La popolazione minimamente istruita è il ceto medio, ma non esiste un ceto superiore realmente istruito. Esistono solo pochi tiranni che, sfruttando la loro generosità apparente nel rendere fruibile l’istruzione al ceto medio, riescono invece a inculcare in quest’ultimo un unico pensiero.

La popolazione non istruita, invece, è quella apparentemente libera di prendersi delle piccole soddisfazioni, di innamorarsi, di avere figli. Vive letteralmente nell’ignoranza di tutto ciò che accade intorno.

Il Grande Fratello entra a tal punto nella vita e nella testa delle persone, da riscriverne il passato. Sembra una cosa impossibile? Niente affatto, è piuttosto semplice invece. Basta eliminare ogni traccia e ogni prova dell’avvenimento di alcuni fatti storici e sostituirli con altri. Non succede forse ad oggi nella vita reale?

✒”Giorno dopo giorno, anzi quasi minuto dopo minuto il passato veniva aggiornato”.

L’individualità è annientata, il libero pensiero anche. Tutto viene fatto in funzione del corretto svolgimento di una vita che appartiene ai singoli individui solo in apparenza, ma in realtà appartiene a chi li governa… Ricorda qualcosa?

Tutto ciò viene raccontato tramite l’esperienza di Winston Smith, il protagonista: appartenente al ceto medio, solo, con un impiego discreto, utile ma non indispensabile come chiunque, annientato come chiunque.

Winston, ad un certo punto della sua vita, capisce che il mondo il cui vive, con la sua struttura e la sua società e sbagliato, inizia ad accumulare oggetti dimenticati, a trasgredire in qualche modo, fino ad innamorarsi.

Inizia a frequentare una donna per amore, non per dovere. Si incontrano di nascosto, hanno desideri inconcepibili per in regime. Ed ecco che 1984 si dimostra il testo distopico per eccellenza.

Soprattutto il finale ne è la dimostrazione, assolutamente in linea con il resto della narrazione a differenza dei distopici più moderni: non lascia scampo.

Conclusione e appunti personali:

Si può essere d’accordo con il pensiero politico di Orwell o no.
Si può essere d’accordo con la sua visione pessimista o no.

Ma non si può non essere d’accordo sul messaggio contenuto in questo testo. Non si può rimanere indifferenti alla quantità di aspetti simili all’attuale realtà. Non si può fare a meno di fermarsi a riflettere su come il mondo attuale, la società stessa, sia un unico Grande Fratello che detta legge e spia ogni individuo senza farsi scrupoli.

Pensiamo un secondo: la rete, i social, gli acquisti online, i sistemi di videosorveglianza ovunque, la condivisione istantanea di ogni attimo di vita, i video da satellite, i milioni di account che ognuno di noi ha… eccolo il Grande Fratello.

Lo facciamo per vanità, perché “non si può più fare diversamente”, perché è il progresso: motivi apparenti, scuse.

Poi firmiamo decine di consensi al trattamento dei dati, informative sulla privacy, ma la privacy non esiste più. “Abbiamo qualcosa da nascondere?” No. Non è questo il punto. Il punto è che, attanagliati dalla routine, dalla frenesia e dalla comodità, siamo schiavi di un sistema che è un Grande Fratello, che ci spinge a comportarci in un determinato modo fino a dimenticare il nostro passato: un passato in cui non eravamo condizionati da tutto ciò, un passato in cui eravamo in armonia con il mondo in cui vivevamo e non in conflitto con esso.

Detto ciò, non posso che aggiungere una cosa: LEGGETELO TUTTI. Farà male ma è necessario.


Per tutte le altre recensioni: INDICE

Il mio omaggio a Orwell: QUI