In tasca la paura di volare

In tasca la paura di volare Book Cover In tasca la paura di volare
Lorenzo Foltran
Poesia
2018
96

In tasca la paura di volare

Descrizione:

In tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie divise in tre sezioni: Donne sparse, I lampioni e nessun altro e In tasca la paura di volare. Nella prima sezione, composta essenzialmente da liriche amorose, il senhal, elemento classico della poesia d’amore fin dai provenzali, perde il suo ruolo di richiamo all’unicità della donna e cambia, si maschera sotto altre forme.

Ne derivano le immagini del teatro e dell’affabulazione (le prime poesie, Margherita e “Filo d’erba” rimandano al prato del Decameron dove i giovani fiorentini scampati alla malattia “cominciarono di novellare sopra la materia”). La figura della donna è quella dell’attrice (Dietro le quinte) che assume ruoli e caratteristiche diversi in base al personaggio da interpretare (si veda l’ammiccante ambiguità dell’indeterminato nel titolo You and me).

La prima sezione è, quindi, finzione, manierismo e per tale motivo propone testi anche banali come “Quando la guardo, tutto” che utilizzano le forme più stereotipate del linguaggio della lirica d’amore. La sezione si conclude con la presa di coscienza della distanza incolmabile tra la io lirico e tu, tra chi guarda e chi è guardato. I testi poetici diventano reperti consacrati a un’istanza museale. La lirica d’amore, intesa come dialogo io-tu, binomio poeta-musa, è considerata come Storia che deve essere musealizzata.

Nella seconda sezione, al fallimento del rapporto io-tu (Peccato che non ci siamo incontrati oggi…Eravamo così vicini…) ne consegue quello della poesia tout-court (“Non c’è più posto per la poesia”). Il poeta è costretto a uscire dal museo, dal teatro, dalla biblioteca (“Senza l’amore di lontano”) in cui si rifugiava, a confrontarsi con la ripetitività e l’apparente facilità di vicende terrene che sconfinano spesso nella dimensione usuale e mondana (rappresentate, per esempio, dalle rime in -are e dal lessico quotidiano in Sabato sera) e a tornare a casa (I lampioni e nessun altro) prendendo atto che tutto ciò che ha scritto/vissuto è stato pura illusione.

Alla staticità della prima sezione si oppone il dinamismo della terza, segnata dal viaggio, dalla migrazione, dalla mescolanza linguistica, dal lavoro. L’io poetico in fuga dalla finzione di Donne sparse e dalla realtà evocata in I lampioni e nessun altro, si trova disorbitato tra lo slancio spaziale verso il futuro (“Immensa consapevolezza”) e la gravità temporale che lo riporta verso il passato (“Bevendo un infuso dei tuoi profumi”). La raccolta si conclude con le stazioni di un pellegrinaggio (Boulogne – Varenne, Brest, Le Barcarès – Saint Laurent de la Salanque, Saint-Cloud) e dalle riflessioni che le accompagnano.

Il libro:

Prima della raccolta, troviamo un’introduzione di cui vi riporto la prima parte che, a mio parere, è più che azzeccata!

Uno dei pregiudizi che – da sempre – ostacola la piena intelligenza della poesia consiste nell’accreditare pregiudizialmente un merito artistico alla modernità degli strumenti formali che
un poeta assume in dotazione.
Tanto più un poeta, ma diciamo anche un artista tout court, compagina gli assetti formali della tradizione entro la quale si inserisce, tanto più si inoltra sulla via dell’arte.
Questo errore di prospettiva genera una visione teleologica secondo la quale gli artisti che vengono dopo sono più maturi dei loro predecessori. Occorre dissolvere completamente questo pregiudizio: nella storia dell’arte non esiste l’idea di progresso: un fatto tecnico resta un fatto tecnico e la modernità delle soluzioni espressive rinvia solo a sé stessa e da sola non è sufficiente a giustificare la qualità artistica di un prodotto.

La raccolta:

In tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie che trattano argomenti diversi ma che sono impregnate di attualità e stati d’animo che caratterizzano i giorni nostri; il linguaggio è molto curato ma “popolare”: a mio parere un grandissimo pregio perché aumenta grandemente le possibilità che il lettore si identifichi nei versi.

La prima parte si intitola Donne Sparse e si apre con questi versi:

Perché canto poemi
e sacrifico carmi
sognando donne sparse,
stanco di quelle vere?
Meduse tra erba e terra,
bruciano le parole
con succosi veleni.
Figure evanescenti
sdraiate su più versi,
ninfe, dee, sirene
che seppure non muse,
ispirano il volere.
Dal rituale non nasce
vino, profumo, miele,
ma fumo dalle carni.

A seguire, diverse poesie dedicate o ispirare a diverse donne (cambiano nomi, situazioni, sentimenti).

La seconda parte si intitola I lampioni  e nessun altro; di questa seconda parte riporto la poesia di apertura:

Peccato che non ci siamo incontrati oggi…
Eravamo così vicini…
I tre punti alla fine della frase
sono la reticenza
di chi vorrebbe dire ma non dice,
sono l’occhio che ammicca,
sono l’allusione, lo sguardo languido.
Densi come le stelle,
sono un sistema solare che gira
attorno alla sua bocca.
In quei punti sembra esserci tutto
o almeno così pare.
Torno in me, sono tre punti alla fine,
anzi, ce n’è solo uno,
limite fermo al termine di tempo:
mai è stato e mai sarà.

Infine, la terza parte è quella da cui prende il nome la raccolta; anche in questo caso riporto i primi versi:

Immensa consapevolezza
del tempo che passa,
di quello che resta.
Un biglietto di andata in tasca
vuota, invece, l’altra.

 

L’autore:

“Nel novembre del 2011, ho conseguito la laurea magistrale in Italianistica all’Università Roma Tre con la tesi La Musa e il Poeta: la relazione io-tu nella lirica amorosa tra origini e contemporaneità. Successivamente, mi sono diplomato in management dei beni e delle attività culturali dopo aver seguito un master di secondo livello tra l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’École Supérieure de Commerce de Paris. Ho lavorato per importanti istituzioni culturali come la Casa delle Letterature (Festival delle Letterature) e l’Institut français (Festival della narrativa francese) a Roma e la Fête de la Gastronomie e il Pavillon de l’Eau a Parigi, dove attualmente risiedo. In tasca la paura di volare è la mia prima raccolta poetica sono, dunque, un esordiente.” – Lorenzo Foltran

In conclusione

Consiglio la raccolta a tutti gli amanti della poesia e a chiunque voglia sperimentare questo tipo di poesia “giovanile”, con argomenti attuali e linguaggio diretto.

Il Signore delle Mosche

Il signore delle mosche Book Cover Il signore delle mosche
William Golding
Romanzo
Oscar moderni
2017
263

Le emozioni, in questo romanzo, ci sono tutte. Poi ci sono coraggio, dolore e piacere. La protagonista è l'ombra. L'ombra da cui ognuno di noi cerca di fuggire, ma che poi ci prende. Ma cosa fare quando la tua parte nascosta finisce dentro il corpo della persona che ami? Forse, non resta che mollare le cime dal pontile e salpare verso la follia. E qual è la follia? Quella di ritrovarsi all'Inferno senza aver peccato? Oppure affidarsi a un sistema non strutturato per la presa in cura, che si affida alla tecnica, che non approfondisce e non si pone troppe domande? In questo romanzo il tempo sembra scandire la vita, ma il tempo qui non c'è. La vita ha un sapore magico e nella vita c'è qualcosa di più forte di tutte le emozioni e di tutti i sistemi, un amore, qualcosa che va contro la morte. Qualcosa che non muore. Postfazione dell'autore.

Il signore delle mosche

Trama:

Un gruppo di ragazzi si trova a naufragare su un’isola deserta, dopo l’abbattimento dell’aereo su cui si trovava.

Rimangono soli, nessun adulto rimane o arriva sull’isola con loro o dopo di loro.

Inizialmente sperimentano il piacere della libertà, una libertà dovuta alla lontananza da genitori e maestri. Presto, però, si accorgono di ciò che realmente si trovano di fronte: assenza di cibo e acqua, assenza di regole e di affetto, nessun consiglio o insegnamento.

Si formeranno gruppi in contrasto tra loro per l’occupazione dell’isola e le decisioni da prendere quotidianamente: nella speranza che qualcuno arrivi a soccorrerli sarà la legge del più forte a prendere il sopravvento.

Il libro:

Un libro realistico in modo sconvolgente. Benché la situazione sia paradossale, l’esito è ovvio: più individui lasciati a sé stessi non possono che entrare in conflitto.

Un romanzo d’avventura dal ritmo sostenuto, ambientato in un’isola sperduta nell’Oceano Pacifico, durante una guerra (non è specificato di quale confitto si tratti).

Lo stile dell’autore è impeccabile, il lessico perfetto per ogni fatto descritto: tutto ciò non fa che sottolineare gli aspetti orrendi della natura umana. Il libro può essere diviso in tre parti secondo lo stato d’animo dei protagonisti:

  1. prima fase: euforia
  2. seconda fase: paura
  3. terza fase: crudeltà

Seguendo queste tre fasi è chiaro quale sia il messaggio dell’autore: l’uomo genera il male per natura, come reazione alla paura.  E il fatto che questo messaggio venga passato attraverso dei bambini, simbolo di innocenza, è ancora più significativo (da non sottovalutare anche il fatto che la vicenda abbia come sfondo un conflitto planetario: un conflitto nel conflitto; i bambini hanno appreso e riprodotto la crudeltà).

Di conseguenza, se all’inizio i protagonisti erano uniti dal comune senso di libertà, in seguito vengono divisi dalla paura: paura di morire, di rimanere lì abbandonati, di restare senza cibo, di animali che nemmeno esistono.

Da questo derivano i litigi e i conflitti tra i ragazzi: le regole stabilite all’inizio a poco a poco non sono più valide, la lotta per il potere diventa estenuante, si arriva a picchiare ed uccidere. I bambini più piccoli diventano selvaggi, i più grandi diventano bestiali.

In conclusione:

Lo consiglio assolutamente, è un romanzo che fa riflettere: a mio parere le tre fasi citate poco fa solo se stesse che accompagnano la vita di ogni giorno. Per esempio nell’ambito lavorativo: che si tratti di un’unica realtà o di quella generalizzata, lo schema è sempre quello. Euforia – Paura – Crudeltà.

La natura umana è questa, e dopo secoli di evoluzione ha solo mutato l’apparenza, non la sostanza: ciò che incide maggiormente in tutto ciò è la limitazione mentale dei singoli individui, che spesso sono quelli che prendono il sopravvento.

Buona lettura!

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Recensioni: INDICE

La meccanica del cuore

La meccanica del cuore Book Cover La meccanica del cuore
Mathias Malzieu
Fiction
2013
147

La meccanica del cuore

L’autore:

Mathias Malzieu è il leader dei Dionysos, uno dei migliori gruppi rock francesi, descritto da Iggy Pop come Francois Truffaut con una rock’n’roll band e autore del bestseller internazionale La meccanica del cuore (Feltrinelli, 2012). Ha pubblicato un album basato sul romanzo, ed è il codirettore dell’omonimo film di animazione prodotto da Luc Besson, finalista agli Oscar e ai Césars. Nato nel 1974, è cresciuto a Montpellier e vive a Parigi. Con Feltrinelli ha inoltre pubblicato L’uomo delle nuvole (2013), Il bacio più breve della storia (2015) e Vampiro in pigiama (2017).

 

Il libro:

Un libro breve ma ben strutturato e curato nei dettagli; presenta caratteristiche tipiche di una fiaba (protagonista, antagonista….), unendo tristezza e malinconia a dolcezza e amore, il tutto in una perfetta atmosfera steampunk.
Uno, non toccare le lancette. Due, domina la rabbia. Tre, non innamorarti, mai e poi mai. Altrimenti, nell’orologio del tuo cuore, la grande lancetta delle ore ti trafiggerà per sempre la pelle, le tue ossa si frantumeranno, e la meccanica del cuore andrà di nuovo in pezzi.
Lo stile dell’autore è curato ma senza troppi giri di parole e approfondimenti inutili; il lessico utilizzato è semplice diretto (personalmente, ho notato alcuni termini che mi sono sembrati troppo moderni rispetto alla collocazione storica del racconto).
I personaggi principali sono pochi, oltre al protagonista troviamo: l’antagonista (il compagno di scuola e, più in generale, coloro che non l’hanno accettato nel corso della sua vita), la levatrice Madeleine (considerata una strega dai più, si dedica alla “riparazione” delle persone e non solo), la piccola cantante andalusa e l’amico Arthur.
Ogni personaggio è ben definito: sotto l’aspetto caratteriale i personaggi vengono descritti dettagliatamente, mentre sotto l’aspetto fisico vengono descritti solamente i tratti rilevanti.
L’ambientazione è molto suggestiva: siamo a Edimburgo, nel 1874, anche se Jack dovrà spostarsi in lungo e il largo. L’atmosfera ricorda molto quella delle opere di Tim Burton: Nightmare before Christmas, La sposa cadavere – un po’ meno lugubre, un po’ più triste e nostalgico.
C’è sempre un momentoridicolo e piacevole in cui credo all’impossibile.
Un racconto piacevole, che contiene tutti i sentimenti e le emozioni che stravolgono la vita di un bambino, a partire dai suoi primi respiri: paura, amore, tristezza, confusione.

 

Se hai paura di farti male, aumenti le probabilità di fartene sul serio. Guarda i funamboli: secondo te, quando camminano sulla corda tesa pensano che potrebbero cadere? No, accettano il rischio, e assaporano il gusto che procura scampare al
pericolo.

 

In conclusione:

Penso sia un libro molto piacevole, dall’atmosfera coinvolgente (tolto il fatto che in alcuni momenti sembra buttarti fuori dal racconto a causa di questi termini troppo moderni).
Se vi piacciono Tim Burton e affini, lo dovete leggere assolutamente. Altrimenti lo consiglio per sperimentare un genere alternativo.

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Recensioni: INDICE

La biblioteca di sabbia

La biblioteca di sabbia Book Cover La biblioteca di sabbia
Stefano Giannotti
Fiction
2018
166

La biblioteca di sabbia

Trama:

Andrea è un cinquantenne come tanti, un grande lavoratore, che ha fatto del suo lavoro il fulcro di una vita.
Quando, però, questo lavoro viene a mancare, Andrea si sente perso, annientato e “inutile”. Tutto gli sembra difficile e ostile nei suoi confronti, fino a quando incontra Kate, una donna con cui condivide la passione per la lettura e per alcuni autori in particolare.

Andrea è combattuto tra l’amore di una vita e quello appena nato; è confuso, non sa cosa aspettarsi dal futuro e la situazione che ha intorno non aiuta a migliorare il suo stato d’animo ma, grazie all’aiuto di alcune persone e dei libri, riuscirà ad uscire da questo strano periodo della sua vita, realizzando qualcosa di speciale.

Il libro:

Un romanzo contemporaneo, attuale in tutto e per tutto: i riferimenti alla situazione del nostro Paese, alla politica e alla società fanno collocare sin dalle prime pagine questo libro nel contesto dell’Italia di questi ultimi anni.

Nel libro si trovano, quindi, due storie parallele: la “macro-storia” che, attraverso dialoghi e avvenimenti, descrive il malcontento e l’insoddisfazione generali che regnano sovrani nell’Italia dell’ultimo decennio; e la “micro-storia”, cioè la storia privata di Andrea che, con i suoi problemi di lavoro e depressione, può benissimo incarnare una buona porzione di italiani.

“Distinguerei tra quello in cui credo e quello per cui voterei, spesso le cose vengono fatte coincidere e secondo me è sbagliato”

La trama è, quindi, sviluppata sulla base dei problemi che quest’uomo; il ritmo è medio, scandito dall’alternarsi di momenti di felicità (lettura, discussioni costruttive) e momenti di depressione (politica, lavoro, ecc..).

I personaggi sono ben definiti ma sono – credo volutamente – lasciati alla “libera interpretazione”, in modo che ogni lettore possa identificarsi nel protagonista, nelle sue disavventure e nella sua rinascita.

La stessa cosa vale per i dialoghi: il protagonista spesso cita autori o si esprime in discorsi piuttosto lunghi, che difficilmente possono avvenire nella vita quotidiana, tra amici, ma che sicuramente raggiungono il proprio scopo, ovvero offrire un punto di vista universale, valido per la maggior parte delle persone che realmente hanno vissuto esperienze analoghe.

In conclusione:

Lo consiglio a chiunque possa apprezzare un libro così attuale e a chiunque abbia bisogno di trovare nella lettura un esempio di “rinascita”. Inoltre, credo ci sia molto della personalità dell’autore in questo libro, quindi consiglio a chi fosse interessato di dare un’occhiata alla sua pagina, in modo da avere qualche riferimento in più prima della lettura!

Vi lascio il link: Stefano Giannotti …e ringrazio l’autore per avermi dato la possibilità di leggere le sue opere.

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Recensioni: INDICE

Mattatoio n. 5

Mattatoio n.5 Book Cover Mattatoio n.5
Kurt Vonnegut
Classici contemporanei
Feltrinelli
2014
Copertina flessibile

Mattatoio n. 5: Gli americani, come tutti gli altri popoli, credono in molte cose che sono chiaramente false, seguitava la monografia. La loro illusione più perniciosa è che sia facilissimo, per ogni americano, fare soldi. Non si rendono conto di quanto, in realtà, sia difficile, e per questo chi non ne ha non fa altro che rimproverarselo. Questo senso di colpa è stato una vera fortuna per i ricchi e i potenti, che così hanno potuto permettersi di fare, per i poveri, meno di qualsiasi altra classe dirigente fin dall’epoca napoleonica.
Molte sono le novità arrivate dall’America. La più stupefacente è costituita da una massa di poveri senza dignità: una cosa senza precedenti. Questi poveri non si amano l’un l’altro perché non amano se stessi. Una volta capito questo, so sgradevole comportamento dei militari americani nei campi di prigionia tedeschi cessa di essere un mistero.

Trama:

L’assistente cappellano Billy Pilgrim è un soldato americano disorientato, che odia la guerra e si rifiuta di combattere. Viene catturato dai tedeschi e incontra Roland Weary che, al contrario di Billy, è entusiasta per la guerra in corso.

A Weary viene tolto tutto e morirà di cancrena su un vagone diretto in Lussemburgo: sul treno convince un soldato che il colpevole della sua morte sia Billy e questo giura di vendicarlo.

I prigionieri vengono spostati a Dresda, dove vengono stipati in un vecchio macello, il Mattatoio n.5.  Billy e gli altri si salvano nascondendosi in un sotterraneo durante il bombardamento. Dopo la fine della guerra, Billy attraversa un periodo di riabilitazione presso una clinica psichiatrica, per superare il trauma.

In seguito si sposa e trova un impiego grazie al padre della moglie, ha una figlia di nome Barbara. Durante la prima notte di nozze di Barbara, Billy viene catturato da una nave aliena e portato su Tralfamadore, a miliardi di chilometri di distanza dalla Terra.

Iniziano i viaggi nel tempo e nello spazio, che accompagneranno Billy fino alla fine.

Il libro:

Mattatoio n.5 è un romanzo contemporaneo, che narra vicende di guerra: questa è la base da cui si sviluppa un racconto che mescola testimonianze romanzate e fantascienza, creando qualcosa di unico.

Trattandosi di un’opera particolare sotto ogni punto di vista, l’autore ne offre una presentazione descrittiva all’inizio, come prologo.

Lo stile dell’autore è curato nei minimi dettagli ed è, insieme al messaggio, la colonna portante di tutto il romanzo.

Così va la vita.

L’autore ripete meccanicamente questa frase innumerevoli volte durante la narrazione: le vicende realmente accadute e quelle che comunemente definiamo come “caso, fatalità”, si mescolano fino a confondere e portare a domandarsi quali conseguenze siano realmente imputabile alle azioni di ognuno e quali, invece, siano solo frutto del susseguirsi degli eventi. Così va la vita.

Il lessico è, quindi, molto curato: ogni frase, ogni evento, ogni particolare, è lì per un preciso motivo. I dettagli, in alcuni casi, vogliono accentuare l’assurdità o l’improbabilità degli eventi.

Se da un lato l’autore impregna il racconto di tragicità e malinconia, dall’altro ironizza su ogni cosa, proprio grazie al modo il cui sceglie i termini.

La narrazione è volutamente frammentata in più parti: si passa continuamente da scene che visualizzano o ricordano il bombardamento di Dresda alla vita personale di Billy. Non solo: in alcune scene Billy vive una vita parallela, a milioni di chilometri dalla Terra.

Non è semplice, di conseguenza, dare una definizione dell’ambientazione e dell’atmosfera perché cambiano più volte con il proseguire del racconto e passano in secondo piano.

Il personaggio principale è, come già detto, Billy Pilgrim; ci sono poi personaggi secondari, tra cui anche l’autore stesso, che compaiono di tanto in tanto, quando è necessario evidenziare dei passaggi del romanzo.

Come detto all’inizio della recensione, una delle due colonne portanti del romanzo è il messaggio: l’autore presenta un libro sulla guerra, che offre una visione dei fatti diversa dal solito (solitamente i protagonisti dei romanzi sulla Seconda Guerra Mondiale sono tedeschi o ebrei, qui invece sono americani perlopiù). Il romanzo racconta i fatti sdrammatizzando, ma il messaggio è nettamente contrario alla guerra e ai suoi orrori.

Dio mi conceda la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso, e la saggezza di comprendere sempre la differenza.

In conclusione:

Un romanzo che consiglio senza dubbi: è particolare, è atroce e irriverente allo stesso tempo, è un libro unico nel suo genere.
Credo sia da leggere, considerando che l’autore ha realmente assistito ai fatti da cui ha preso spunto per il suo romanzo, di conseguenza – a mio parare – c’è molto dell’autore nel testo: è chiaro il suo punto di vista su ciò che è accaduto e su questo non è assolutamente imparziale.

Credo che di fronte a eventi simili sia difficile mantenere l’imparzialità. Tuttavia, se si tiene in considerazione questo durante la lettura, è assolutamente un libro da non perdere.

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Recensioni: INDICE

L’Animologo

L'animologo Book Cover L'animologo
Antonia De Francesco
Romanzo
2018
120

Alle volte si brancola nel buio alla ricerca di un interruttore, altre si annega in punti di non ritorno. Può capitare a chiunque. Sono quei momenti in cui si ha la netta sensazione di non avere più un ruolo nella propria storia, pensando che la trama sia stata sovvertita da una mano che impugna un calamaio esclusivamente nostro. Quei momenti in cui pensi: non doveva andare così! È ciò che accade a Giorgio che, in una tempesta di domande senza alcuna risposta, davanti a un attimo spezzato, un cordone ombelicale reciso, in preda alla paura sente il desiderio di uscire fuori, per sempre, dalle righe del suo quaderno e ci prova. Il punto è che nessuno può cancellarsi o essere cancellato lasciando dei puntini sospensivi. Non è giusto. Per fortuna, nonostante l’essere diventati i più criptici dei messaggi, la vita è disseminata di persone che possono e scelgono di decifrarci: gli animologi. Si fanno avanti da uno dei tanti punti del foglio e cominciano, pian piano, a guidare la mano in un esercito di punteggiatura e diluvi di parole, permettendoci di guarire.
Accanto a Giorgio arriva Levante: gli fa dono, nel silenzio, delle sue parole imbustate, vecchie di anni bellici, intrise di lacrime, speranza, ma costantemente d’amore. Il divario generazionale è però intangibile, vicini come sono empaticamente nello sterile spazio di una bianca corsia, in cui viaggia un ritorno a casa dall’essenziale, come insegnano quei casi di miseria in cui a colmare i morsi della fame ci pensa un semplice pugno d’erba bollita. Una sorta di pozione magica che andrebbe data in pasto a chiunque smarrisca il senso di sé e della propria vita. Giorgio, curato dalle lettere di Levante, lo comprende e non ferma il potere salvifico di quelle parole, diventando a sua volta un animologo.
Romanzo forte e intenso, melanconicamente sorprendente.

L’Animologo

Il libro:

Finisce così che un uomo, che ha capito il senso ultimo della libertà e della vita e ha imparato a sue spese ad apprezzarla, attraverso il dolore della mancanza delle certezze e dell’indotta precarietà della vita, non riesce più a comunicare. Non riesce più a mettere in comune perché non ha nulla da condividere.

Come preannunciato nella prefazione, “nel romanzo non ci sono protagonisti corporei, né eroi e tantomeno eroine. Impera la parola, vera e assoluta protagonista nel dirimere i conflitti dell’anima […]”.

Si tratta infatti di un romanzo molto intenso ed introspettivo che non vuole mettere in luce fatti o individui straordinari ma, semplicemente, la straordinaria forza che ognuno deve trovare dentro di se per sopravvivere alle avversità della vita.

Nel libro sono Giorgio e Levante a farlo, in due epoche diverse, a distanza di anni: il primo, un ragazzo che deve superare la depressione, la perdita della madre, le incomprensioni con il padre; il secondo, un ragazzo allontanato dalla famiglia a causa della guerra, che si aggrappa alle lettere della madre per sopportare la morte che ha davanti agli occhi ogni giorno.

Levante: un ragazzo d’animo buono, che impara a proprie spese cosa sia la mancanza di tutto, un ragazzo che non ha di ché vivere, che mangia erba bollita per sopravvivere.

L’erba bollita, un fatto reale ma anche una metafora: solo chi prova realmente cosa sia la privazione, può apprezzare ciò che ha di giorno in giorno.

Ed è proprio rileggendo le lettere che Levante invia alla madre, che Giorgio riesce a comprendere molte cose di sé, della sua vita, del suo passato e di ciò che gli è accaduto: riesce a comprendere la madre, affettuosa e apprensiva, il padre, burbero e distaccato, sé stesso.

Lo fa da solo, nella sua camera, soffrendo e rinascendo da questo dolore. Lo fa scrivendo un diario, che servirà più degli incontri con gli psicologi, un diario che servirà a far comprendere anche a suo padre il cambiamento che è avvenuto in lui.

La narrazione ha un ritmo medio e alterna parti del diario di Giorgio (riportando fatti e dialoghi) e lettere di Levante. Lo stile è elegante, preciso, curato.

Concediti unicamente una ragione, non una scusa!

Benché non sia collocato in un luogo geografico preciso, l’ambientazione si definisce a poco a poco e rende questo libro abbastanza universale. Qualsiasi ragazzo, infatti, potrebbe trovarsi nella situazione di Giorgio, indipendentemente dal luogo in cui si trova.

L’atmosfera è nostalgica, malinconica, ma con una vena di speranza che attraversa il libro dall’inizio alla fine.

I personaggi sono pochi ma definiti nel minimo dettaglio, maggiormente sotto l’aspetto psicologico ed emotivo che sotto l’aspetto fisico.

Quelle persone che pensano in breve tempo e rispondono con solchi nell’animo; che riescono empaticamente a sintonizzarsi con te e ad aprirti gli occhi, spostandoti lo sguardo sempre un po’ più lontano nell’orizzonte, vivendoti per quello che sei. Quelle rare persone dal cuore in mano e la ragione nel taschino poco sotto la sua altezza.

 

In conclusione:

Questo libro è stato una piacevole sorpresa: l’ho apprezzato molto, sia per il contenuto e sia per lo stile. Curato, elegante. Lo consiglio a ogni genere di lettore, soprattutto ai più sensibili: un’analisi di sé stessi e un tuffo nel passato, ai tempi di guerra (in questo libro, contrariamente a quanto si legge di solito, la guerra è vista da un singolo individuo, nella sua intimità, nella quotidianità, nei rapporti con la famiglia).

Ringrazio l’autrice per avermi dato la possibilità di leggerlo e vi lascio il link alla pagina relativa al libro su giovaneholden.it

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Recensioni: INDICE

Fermento di Falesia

Fermento di Falesia Book Cover Fermento di Falesia
Stefano Giannotti
Poesia
2018
80

Fermento di Falesia

“Non esiste un ordine preciso a questa raccolta di poesie se non tre archetipi che accompagnano la mia vita, una città che forse si chiama Falesia, l’ambizione di ordire endecasillabi e la ricerca del tempo perduto. Ho cercato il suono, poi la metrica, infine la rima senza mai avere il pregio di trovarle.” (L’autore)

Il libro:

Fermento di Falesia è una raccolta di poesie: l’autore definisce i suoi versi come “quadri” e, in effetti, è quello che sono. Rappresentazioni di singoli momenti, fatti, sentimenti.

Credo sia un libro molto personale, scritto dall’autore secondo ciò che ha realmente visto e provato nella sua vita.

Si nota, quindi, come ogni parola sia stata scelta per descrivere un momento o una sensazione ben precisa. Definirei alcune poesie quasi “autobiografiche“, altre invece possono essere adattate all’esperienza di qualsiasi lettore: per esempio, la nostalgia per un luogo, l’affetto per un familiare, i sensi di colpa…

I versi hanno quindi due aspetti: uno personale e intimo dovuto all’esperienza personale dell’autore, e uno “universale“, in quanto ogni poesia può essere adattata all’esperienza di ognuno.

La raccolta conta cinquantotto poesie, di cui tre particolarmente profonde, a mio parere:

  • A mio padre
  • L’orologio
  • Bosco

Riporto alcuni versi:

[…] è in questa attesa la differenza
tu aspetti bosco la primavera
sbocciare tutte le gemme sui rami
donarci fragole ribes mirtilli,
mentre io non posso che ricordare
l’estate al sole e i tuffi nel mare
usando bene questo mio autunno
per essere pronto l’ultima volta.
-Bosco-

Ora sto a ricordare come fosse bello
correrti tra le braccia fuggendo dall’orco,
non resta che attendere di chiudere gli occhi
incontrandoti ancora e darti la mano
gridando con gaudio che mi sei mancato.
-A mio padre-

Ovviamente ho scelto queste poesie per gusto personale, ma altri lettori potranno trovare nel resto della raccolta altri argomenti, altrettanto profondi e toccanti.
Il link alla pagina dell’autore, che ringrazio nuovamente per avermi inviato queste opere:
Stefano Giannotti

 

La leggenda della nave di carta

La leggenda della nave di carta
Racconti, Fantascienza
Fanucci
Copertina flessibile

La leggenda della nave di carta:

Noi siamo scatole. Scatole di cartone. Noi possiamo fare ben altro che contenere mandarini. Anche quando ci avranno svuotato dei mandarini, potremo sempre contenere qualche altra cosa. (La scatola di cartone)

Questo dimostra che, contrariamente a quanto si creda, la gente desidera la distruzione.[…] Anche se, quando aprono bocca, parlano di pace e di lavori umanitari, nella loro testa, consciamente o meno, vogliono tutti essere testimoni della fine del mondo, dell’olocausto finale e non di una noiosa prosperità. La gente, in un modo o nell’altro, è morbosa. Non desidera altro che spiare. (Fate la vostra scelta)

È un mondo troppo difficile per scrivere. (Donna in piedi)

Il libro:

La leggenda della nave di carta è una raccolta di sedici racconti di autori giapponesi e prende il nome da uno dei racconti che ne fanno parte.

I racconti sono:

  • Il diluvio – Kobo Abe
  • La scatola di cartone – Ryo Hanmura
  • Tansu – Ryo Hanmura
  • Bokko-Chan – Shinichi Hoshi
  • Eeehiii, laggiù! – Shinichi Hoshi
  • La strada verso il mare – Takashi Ishikawa
  • Il campo vuoto – Morio Kita
  • La bocca selvaggia – Sakyo Komatsu
  • Triceratopo – Sakyo Komatsu
  • Donna in piedi – Yasutaka Tsutsui
  • La leggenda della nave di carta – Tetsu Yano
  • Complesso di curvatura temporale – Shono Yoriko
  • Notte senza luna – Sei Takekawa
  • Ragazza – Mariko Ohara

Prima di cominciare la lettura vera e propria dei racconti, ci si trova a leggere un’introduzione che spiega il contenuto molto particolare della raccolta: si tratta infatti una raccolta di racconti molto diversi tra loro, che trattano argomenti differenti e ambientati in periodi e luoghi diversi. Ciò che li accomuna è la cultura giapponese, ciò significa che sono impregnati di tutto ciò che ha definito questo Paese (passato, pensiero, popolo, tradizioni).

Oltre all’introduzione, per aiutare il lettore ad immergersi in questo mondo, viene riportata una serie di testimonianze di bambini e ragazzi che sono sopravvissuti alla bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945: il prologo si intitola, infatti, I bambini di Hiroshima e contiene testimonianze, quindi fatti realmente accaduti e scene realmente vissute da queste persone.

Inutile dire che questa prima parte varrebbe da sola la lettura del libro: semplicemente impressionante. Le scene riportate hanno condizionato irrimediabilmente la vita di queste persone e meritano di essere diffuse.

Non posso scrivere oltre. Non posso tenere oltre la penna fra le dita. Anche se non ho finito, non rileggerò ciò che ho scritto.

I racconti:

Trattandosi di racconti di autori diversi, va da sé che lo stile sia differente in ognuno di essi. Noi, lettori occidentali, potremmo comunque definirla “fantascienza giapponese” perché, senza un’analisi dettagliata dello stile di ogni autore, ciò che accomuna questi racconti è comunque lo stile orientale, con il suo fascino e la sua particolarità.

All’interno del libro si possono trovare racconti che narrano di ogni cosa: dalla persona al robot, dalla scatola di cartone all’animale. Ovviamente le trame sono nettamente distinte e, allo stesso modo, cambiano i punti di vista, la narrazione, l’ambientazione e il ritmo (a livello generale, personalmente ho trovato più scorrevole la prima metà del libro; singolarmente il ritmo varia da racconto a racconto).

Gli elementi più rilevanti, al di là delle trame, a mio parere sono due:

  1. L’atmosfera: nonostante alcuni racconti siano realmente bizzarri, l’atmosfera riesce a far immedesimare il lettore nel protagonista, o comunque a far immaginare le scene come se fossero reali – addirittura si arriva a comprendere i sentimenti di una scatola di cartone!
  2. I messaggi: ogni racconto contiene un messaggio e, in alcuni casi, merita davvero riflettere su ciò che questi racconti vogliono trasmettere (anche se è un robot a suggerirlo!).

In conclusione:

La classifica dei miei racconti preferiti è:

  1. Bokko-Chan
  2. Donna in piedi
  3. La scatola di cartone

Ad ogni modo… Libro consigliatissimo! Non solo agli amanti della cultura giapponese, ma a qualsiasi lettore: i racconti si leggono in tempi brevi ma hanno molto da offrire e, come ho già detto, anche solo il prologo vale la lettura dell’intero libro!

Vi lascio il link al sito della casa editrice: FANUCCI

Il killer del decalogo

Il killer del decalogo Book Cover Il killer del decalogo
Tiziana Privitera
Giallo
2017
320

Il killer del decalogo

Trama.

Los Angeles, California. Taylor, una giovane poliziotta capace determinata si trova a dover risolvere una caso tutt’altro che semplice: una donna viene ritrovata sulla scalinata della cattedrale di Saint Paul, freddata con un colpo di pistola e con una scritta marchiata a fuoco sulla pelle.

Questo è solo il primo ritrovamento: gli omicidi si diffonderanno a macchia d’olio, coinvolgendo vittime apparentemente scollegate tra loro ma che, loro malgrado, sono entrate a far parte del piano diabolico di un assassino senza scrupoli.

Dopo aver intravisto un collegamento con gli alti omicidi, gli incaricati alla risoluzione del caso si troveranno a dover esaminare scene del crimine disseminate in corrispondenza di chiese: questo complica le cose, perché dovranno fare i conti anche con un clero difficile da trattare e con un ambiente cristiano tutt’altro che semplice.

Il libro:

Un thriller ambientato a Los Angeles: l’ambientazione è, quindi, la famosa città californiana ma ciò che rende questo libro diverso è l’atmosfera cupa, gotica.

Un thriller contemporaneo, la cui protagonista è Taylor, una poliziotta incaricata di risolvere un caso molto complesso. Sia la protagonista e sia i personaggi secondari sono ben definiti  e particolareggiati, sia fisicamente che caratterialmente.

La scrittura è semplice ma accattivante: unisce scene d’azione come sparatorie e inseguimenti a momenti “pacati” ma ricchi di dettagli fondamentali, come le autopsie e la definizione dei profili psicologici.

Il ritmo è medio: tutto ciò che riguarda “il caso” (ritrovamenti, indagini, ecc) si svolge ad un ritmo piuttosto sostenuto ma l’andamento generale del testo viene moderato da scene di vita quotidiana che la protagonista vive con la nipote adolescente, con cui affronta i problemi tipici di questa fascia d’età.

In conclusione:

Una lettura piacevole, un thriller articolato ma scorrevole. Lo consiglio a tutti gli amanti del genere, è ben scritto e si legge davvero con piacere!

 

Ringrazio l’autrice per avermi dato la possibilità di leggerlo e vi lascio il link al suo sito web:

Tiziana Privitera

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Recensioni: INDICE

Cos’è meglio?

Cos'è Meglio?
Michele Milia
11 April 2018
117

Una coppia appartata in un parcheggio della città, un'ombra che li spia e subito dopo l'omicidio. Questa è la storia di una giovane ragazza che viene brutalmente uccisa davanti gli occhi del suo ragazzo impossibilitato dal salvarla. Il Detective Caruso verrà chiamato per risolvere questo caso cercando di trovare il più velocemente possibile il colpevole.

Cos’è meglio?

Il libro:

Possiamo definire questo libro come un giallo/thriller giovanile. Mi spiego meglio: la struttura è quella classica di un giallo, di cui ha tutti gli elementi caratteristici (omicidio, prove, investigatore, risoluzione del caso); può rientrare nella categoria thriller, in quanto gli omicidi sono piuttosto efferati e l’assassino si delinea a poco a poco come un’entità piuttosto inquietante, facendo ricadere i sospetti del lettore prima su un personaggio, poi su un altro, e così via.

Perché giovanile? Soprattutto per due aspetti, che definiscono la trama e lo stile:

  1. gli argomenti trattati: ambientato in una scuola, le vicende si svolgono tra compagni di classe o comunque tra alunni e professori frequentanti lo stesso ambiente scolastico; i temi trattati sono quelli tipici della scuola moderna: alunni più o meno popolari, rapporti più o meno buoni con compagni e professori;
  2. il linguaggio: piuttosto diretto e abbastanza scurrile, rappresenta appieno il linguaggio tipico della maggior parte dei ragazzi d’oggi.

La narrazione avviene in prima persona e aiuta ad immedesimarsi in ciò che vive il protagonista. L’ambientazione, come già detto, è quella di una scuola (un liceo, per essere precisi) e, di conseguenza, offre l’atmosfera giusta per un giallo di questo tipo: la vita scolastica non è sempre rosea!

La struttura è ben delineata, permette ai fatti di evolversi coinvolgendo il lettore; inoltre, non mancano i colpi di scena, determinanti per questo tipo di racconto.

Il titolo è la chiave del racconto: una scelta. “Cos’è meglio?”

Unica pecca: la scarsità di dettagli. Un thriller, a mio parere, si basa sui dettagli.

Sotto questo aspetto, si percepisce una certa “fretta” di arrivare alla conclusione, mentre con un numero maggiore di dettagli il libro sarebbe stato più corposo e i personaggi più definiti, così come gli avvenimenti (per esempio, l’investigatore Caruso diventa padre durante le indagini e non riesce a seguire questo evento importante della sua vita a causa del suo impegno nel risolvere il caso: tutto ciò è spiegato in poche righe).

Cosa vi piacerà:

  1. l’ambientazione: una giallo all’italiana;
  2. l’investigatore Caruso: ostinato e capace.

Cosa non vi piacerà:

  1. la scarsità di dettagli.

In conclusione:

Credo sia un ottimo punto di partenza per l’autore che, a mio parere, dovrà unicamente migliorare la forma, aggiungendo dettagli e particolari caratterizzanti a fatti e personaggi.

Lo consiglio agli amanti del giallo, soprattutto per coloro che apprezzano questo genere con un’ambientazione italiana.

 

Ringrazio Michele Milia per avermi dato la possibilità di leggerlo e vi lascio il link per l’acquisto:

Cos’è meglio?

 

 

Il marchio degli stregoni

Il marchio degli stregoni

Trama:

Matthew è un ragazzo come tanti, con una vita semplice ed abitudinaria, fino al giorno in cui si trova catapultato in un mondo parallelo, sconosciuto. Dopo un esame universitario, Matthew si sente “strano” e disorientato: il marchio degli Stregoni compare sul suo braccio.

La storia riprende con lui prigioniero, senza memoria, che prova a ricostruire un passato incerto con l’aiuto di un altro ragazzo prigioniero come lui. Da questo momento il poi la vita di Matthew non sarà più la stessa: casi di omicidio, poteri magici e ricordi che si rifiutano di tornare a galla.

Il libro:

Un romanzo fantasy contemporaneo che unisce la fantasia di un mondo magico alla realtà di della quotidianità milanese – la definizione corretta di questo tipo di romanzo è Urban Fantasy. Questa è la particolarità del romanzo: luoghi reali, fatti irreali. La struttura è abbastanza semplice, alterna flashback e narrazione contemporanea. L’atmosfera è particolare, proprio perché unisce due elementi molto contrastanti, cioè il mondo della magia e Milano.

Il ritmo è medio: i fatti si susseguono abbastanza velocemente, ma il ritmo generale del romanzo è rallentato da flashback e ricordi.

I personaggi sono pochi (Il protagonista, l’amica, il compagno di cella e l’investigatore sono i principali), ma sono ben definiti e caratterizzati.

Cosa mi è piaciuto:

  1. L’idea generale
  2. L’ambientazione

Cosa non mi è piaciuto:

  1. Refusi e errori: compaiono spesso e, a mio avviso, rubano l’attenzione che dovrebbe essere interamente dedicata alla trama e alla lettura in generale.

In conclusione:

Lo consiglio agli appassionati di questo genere specifico, l’ambientazione influisce molto su un romanzo fantasy: il fatto che sia ambientato in un luogo reale può piacere ad alcuni e non piacere ad altri!

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Recensioni: INDICE

I Medici

I Medici - una dinastia al potere
I Medici
Matteo Strukul
Romanzo storico
Newton Compton
2018
Copertina rigida

Firenze, 1429. Alla morte del patriarca Giovanni de’ Medici, i figli Cosimo e Lorenzo si trovano a capo di un autentico impero finanziario, ma, al tempo stesso, accerchiati da nemici giurati come Rinaldo degli Albizzi e Palla Strozzi, esponenti delle più potenti famiglie fiorentine. In modo intelligente e spregiudicato i due fratelli conquistano il potere politico, bilanciando uno spietato senso degli affari con l’amore per l’arte e la cultura. Mentre i lavori per la realizzazione della cupola di Santa Maria del Fiore procedono sotto la direzione di Filippo Brunelleschi, gli avversari di sempre continuano a tessere le loro trame. Fra loro c’è anche una donna d’infinita bellezza, ma dal fascino maledetto, capace di ghermire il cuore di un uomo. Nell’arco di quattro anni, dopo essere sfuggito a una serie di cospirazioni, alla peste e alla guerra contro Lucca, Cosimo finirà in prigione, rischiando la condanna a morte. Fra omicidi, tradimenti e giochi di palazzo, questo romanzo narra la saga della famiglia più potente del Rinascimento, l’inizio della sua ascesa alla Signoria fiorentina, in una ridda di intrighi e colpi di scena che vedono come protagonisti capitani di ventura senza scrupoli, fatali avvelenatrici, sanguinari mercenari svizzeri…

I Medici: vol-1

Il libro:

Partiamo dall’unica certezza: è un romanzo storico. Questo implica che al suo interno si trovino scene di diverso tipo: guerra, amore, sesso, storia a tutti gli effetti e su diversi livelli (storia italiana, storia fiorentina, singole storie dei protagonisti).

Detto ciò, si può analizzare il libro nella sua struttura: fin dall’inizio si capisce come il libro sia in realtà il prologo di una serie; il ritmo è lento, tremendamente lento, proprio per predisporre i volumi seguenti.

Traendo le conclusioni al termine della lettura, infatti, si nota come i fatti storici narrati (sui vari livelli) sono pochi e fanno riferimento ad un breve periodo.

La maggior parte della narrazione è incentrata su Schwartz,  Laura e sulle vicende sessuali di quest’ultima (I Medici hanno un ruolo marginale il tutto ciò). Su questo vorrei fare una precisazione: queste vicende fanno parte del racconto, come è giusto che sia, soprattutto in un romanzo storico; tuttavia, credo che con la quantità esigua di personaggi presenti nel libro, queste scene siano un po’ troppo ripetitive (e fin troppo dettagliate).

I personaggi principali sono ben descritti e dettagliati, benché – a mio parere – siano pochi per il contesto in cui vengono inseriti.

L’atmosfera fiorentina avrebbe dovuto influire positivamente sulla resa finale del romanzo ma, in realtà, passa in secondo piano, coperta da intrighi, sotterfugi e inganni che fanno da base all’intero romanzo.

Nello stile, il romanzo trova un punto a proprio favore: l’autore, infatti, mescola in modo molto omogeneo descrizioni e dialoghi, creando, scegliendo con cura i termini e rendendo la lettura molto fluida e scorrevole.

Cosa non mi è piaciuto

  1. La trama dispersiva;
  2. La scarsità di personaggi.
  3. Il voler mescolare a tutti i costi uno stile di narrazione moderno con un lessico antico

In conclusione:

Premetto che questo è un giudizio personale e molto probabilmente non sarete d’accordo con me. Ad ogni modo, mi sento di dire che lo considero più un romanzo rosa (un po’ spinto) che un romanzo storico.

Alcuni tratti del romanzo storico li ha, senza dubbio, ma semplicemente perché è ambientato nel 400 e riporta alcuni fatti che riguardano la famiglia dei Medici.

Prima di aver letto cinquanta pagine, ci si trova davanti la prima scena di sesso tra Laura e Schwartz: capisco che Il Trono di Spade sia stato un esempio per tutti, ma la quantità di personaggi è impressionante e le scene di questo tipo sono comunque più rade.

Detto ciò, penso che chiunque non abbia una passione sfrenata per i romanzi storici fedeli ai fatti e ai personaggio, possa apprezzarlo sicuramente per lo stile e la semplicità con cui lo si può leggere.

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Recensioni: INDICE

L’invitato

L'invitato Book Cover L'invitato
Massimiliano Alberti
Fiction
Narrativa
2018
218

Tre amici, quelli di sempre. Leo, Kevin e Tom. Dopo anni di scorribande nella sonnolenta Trieste, la loro città, si separano per poi ritrovarsi a Vienna. Qui è Tom a convocare Leo – vero protagonista del libro – e Kevin, per coinvolgerli nel progetto di una galleria dedicata alla Pop Art. Ma, in un susseguirsi di colpi di scena e di innamoramenti, tra alcol, eccessi e grame figure, sempre sul filo dell’autoironia, devono via via fare i conti con le loro differenze caratteriali e con una stridente diversità di aspettative. Un disilluso affresco della nostra società in una Vienna che fa da cornice classica a uno stile… del tutto Pop.

L’invitato

? Trama:

Leo, Tom e Kevin sono tre ragazzi di Trieste e sono amici sin dall’infanzia: hanno trascorso molto tempo insieme, dai tempi della scuola a quelli delle uscite tra ragazzi.
Superata la soglia dei trent’anni decidono di dare una svolta alle loro vite e, seguendo l’iniziativa di uno di loro, partono per Vienna con l’intenzione di spiccare nel mondo dell’arte, più precisamente gestendo una galleria dedicata alla Pop-Art.

Questo li porterà a confrontarsi tra di loro e con altri, con il tempo che passa e con luoghi e problemi nuovi.

? Il libro:

Si tratta di un libro molto particolare: è il testo d’esordio dell’autore che, secondo il mio parere, ha fatto un gran lavoro dal punto di vista dello stile.

Su questo, infatti, c’è da dilungarsi un attimo: leggendo il libro si nota come ogni parola sia esattamente al suo posto, pensata attentamente e posizionata nel punto giusto. Le parole sono ricercate, lo stile mescola elegante e ironico: insomma, si notano la cura e l’attenzione che l’autore ha dedicato a questo aspetto del romanzo.

Ciò che penalizza l’esito finale è, forse, la trama: è buona, ma con uno stile come quello dimostrato, l’autore avrebbe potuto scrivere qualcosa di molto più elaborato.

Bella l’idea della Pop-Art, non spesso menzionata nei libri, così come il contesto della galleria e la scelta di Vienna e Trieste, anche questi non spesso scelti per i romanzi: Vienna crea l’atmosfera giusta per una scelta particolare come quella della Pop-Art e Trieste contribuisce a dare un senso nostalgico, di “casa”.

I personaggi sono ben definiti: il protagonista, per esempio,  rende molto bene l’idea del tipo di persona che vuole rappresentare; un ragazzo arrogante e pieno di sé, in un certo senso indifferente a tutto, perfettamente in linea con i suoi pensieri e i suoi rapporti con gli altri.

[…]Perché l’eleganza, intesa non solo come propensione verso il buon gusto, ma come un attributo in qualcosa d’innato, è l’abilità senza scrupolo di trasformare un difetto in un’ineguagliabile peculiarità.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. Lo stile: sicuramente il punto forte del romanzo
  2. L’ambientazione e la scelta della Pop-Art
  3. La cura dei dettagli, comprese le riproduzioni delle opere al fondo del libro.

? Cosa non mi è piaciuto:

  1. Gli stereotipi sugli italiani: il protagonista impersona il classico ragazzo altezzoso e pieno di sé, i discorsi tra i tre amici sono i classici discorsi da ragazzi presuntuosi e maschilisti, l’idea degli italiani è quella che possono di noi all’estero – probabilmente queste cose sono molto realistiche, ma c’è da augurarsi che non sia sempre così e, soprattutto, lascerei gli stereotipi agli scrittori stranieri.

In conclusione:

Credo sia un ottimo punto di partenza per l’autore, che sicuramente avrà modo di adattare questo suo stile elegante ed ironico a opere anche più complesse dal punto di vista della trama! Lo consiglio quindi per la particolarità dello stile e la cura nella scelta delle parole (ho riportato un paio di citazioni per rendere l’idea), per l’ambientazione e agli amanti dell’arte, o della pop-art nello specifico.

Ringrazio l’autore per avermi dato la possibilità di leggerlo e vi lascio il link alla sua pagina: @alberti_massimiliano

 

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Recensioni: INDICE