Raccontami la notte in cui sono nato

Raccontami la notte in cui sono nato Book Cover Raccontami la notte in cui sono nato
Paolo Di Paolo
Romanzo
Feltrinelli
2014
Copetina flessibile
109

Recensione – Raccontami la notte in cui sono nato

Questo libro racconta la storia di due ragazzi che, per motivi diversi, decidono di scambiarsi le vite. Tutto: casa, lavoro, ecc.

Poco per volta imparano a conoscere una vita che non gli appartiene e, dopo riflessioni su vari aspetti di sé e dell’altro, arrivano a comprendere che, per quanto l’insoddisfazione e l’incompletezza possano essere marcate, alla fine ci sono cose che non possono essere scambiate, né comprate, né vissute al posto di altri: per esempio, la notte in cui si nasce.

Il libro

Raccontami la notte in cui sono nato è un libro moderno, che parla di adolescenti attuali e, in un certo senso, universali. Colpiti da incertezza e insoddisfazione e, in alcuni casi, da solitudine. Tant’è che arrivano a volersi sostituire ad altri piuttosto che continuare con la propria vita.

Si legge velocemente, lo stile dell’autore è semplice e diretto. Non ci sono eccessi, né nelle descrizioni né nei dialoghi o altro, ciò che viene sottolineato maggiormente è il cambiamento di pensiero.

Il ritmo di lettura è medio: non ci sono momenti eccessivamente lenti o veloci, lo si legge in modo fluido e costante.

La storia dei protagonisti, i due principali, viene raccontata quasi esclusivamente attraverso il loro pensiero e i flash-back che li portano a viaggiare nel passato, fino appunto al momento della nascita.

In conclusione

Credo sia un libro carino e piacevole, che in qualche modo spinge a riflettere su una costante del mondo attuale: l’insoddisfazione, non sentirsi mai al posto giusto e nel momento giusto.

Questa è una condizione che affligge molti adolescenti che, nel tentativo di imitare altre persone o nella ricerca dell’apparenza maniacale, perdono di vista chi sono e ciò che conta realmente, fino al punto di voler vendere la propria vita online su eBay. La cosa sconcertante è che queste cose succedono davvero.

Questo è il motivo per cui lo consiglio.

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Vivere!

Vivere! Book Cover Vivere!
Hua Yu
Romanzo
Feltrinelli
2013-01
Copetina flessibile
191

Recensione Vivere!

La storia

Vivere! è un libro che parla, come si può immaginare, di vite: quella del narratore, prima di tutto, e poi della sua famiglia, dei suoi conoscenti e delle persone che incontra e che lasciano in lui un segno.

Inizia il racconto dalla gioventù: un ragazzo sfacciato e noncurante del futuro e delle aspettative che la famiglia ha in lui; un ragazzo che pensa solo a divertirsi e a spendere, al gioco d’azzardo e alle prostitute, fino a sperperare l’intero patrimonio della famiglia. Poi, ha la fortuna di trovare una  moglie devota a cui però, non porta rispetto: la tradisce, la umilia. Questa fase un po’ alla volta passa, lui si ritrova ad essere padre di due figli (la primogenita nasce cieca): solo allora capisce di doversi dare da fare per mantenerli e aiutare la moglie che, nonostante tutto, ha sempre fatto il possibile per mandare avanti la famiglia.

Comunque, quando si cade così in basso, non ha senso preoccuparsi tanto, per me vale quell’antico detto: la povertà soffoca ogni ambizione.

La figlia cresce, con tutte le difficoltà dovute alla sua cecità. Trova un brav’uomo e si sposa. La famiglia intera passa un periodo felice, fino all’arrivo del primo nipotino del narratore.

La felicità, però, è compromessa da nuovi eventi spiacevoli: la moglie si ammala e, poco alla volta, il narratore rimane nuovamente solo come all’inizio della storia ma con alcune differenze: un nipotino da crescere e diversi anni sulle spalle.

Durante tutto questo percorso c’è un personaggio che viene menzionato spesso perché ha avuto un ruolo importante nella vita e nell’evoluzione del narratore: un anziano incontrato per caso tra i campi di riso durante uno dei suoi viaggi senza meta. Lui e la sua esperienza sono la chiave di tutto.

Saper vivere vuol dire non dimenticare mai queste quattro regole: non dire mai parole sbagliate, non dormire nel letto sbagliato, non varcare la soglia sbagliata e non infilare la mano nella tasca sbagliata.

Il libro

Vivere! è un libro molto triste ma che tenta in tutti i modi di trasmettere un messaggio positivo: trovare il bello nonostante tutto.

Ed è proprio quello che cerca di fare il protagonista, dopo una gioventù sprecata e un’età adulta segnata dai lutti, non gli resta che dedicarsi con tutto sé stesso a ciò che gli è rimasto.

Si tratta di un libro breve ma ben scritto. Lo stile dell’autore è semplice, così come il lessico. L’ambientazione è formata dal paese d’origine del narratore e la città vicina, dove si trasferirà la figlia. L’atmosfera è molto particolare, sembra quasi “familiare”. Tutto viene descritto in modo da dare al lettore la sensazione di “vedere” ciò che viene narrato.

Un aspetto molto interessante è notare le differenze dovute alla cultura diversa: per esempio su ciò che è importante per la famiglia, sulle apparenze, il comportamento nei confronti della moglie, ecc. E, in tutto ciò, notare il pensiero dei protagonisti: spesso giudichiamo in base a ciò che siamo abituati a vedere o a ciò che ci è stato insegnato ma in altre culture è tutto completamente diverso.

 

In conclusione

Vivere! è un libro che, nonostante sia pieno di momenti tristi, lascia un bel ricordo.

Lo consiglio a tutti gli amanti della cultura orientale, ovviamente, ma anche a chi fosse interessato ad una lettura “diversa”.

 

 

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Perduti nei quartieri spagnoli

Perduti nei quartieri spagnoli
Heddi Goodrich
Romanzo, Biografia, Viaggio
Giunti
Copertina rigida

Heddi è una ragazza americana a Napoli, ma non una delle tante. Studentessa di glottologia all’Istituto Universitario Orientale, non è venuta per un rapido giro nel folclore, ma per un’immersione che la porta ad avere della città, della lingua, del dialetto una conoscenza profonda, impressionante, che nasce dall’empatia, da un bisogno di radicamento e dall’entusiasmo della giovinezza.
Con una colorata tribù di studenti fuorisede e fuoricorso Heddi vive ai Quartieri Spagnoli, dove la vita nelle case antiche costa poco, si abita su piani pericolanti che sembrano calpestarsi l’un l’altro, in fuga dalla folla e dai vicoli inestricabili, costruzioni affastellate che sbucano aprendosi sul cielo e sul vulcano, in balconi e terrazzi dove è bello affacciarsi a rabbrividire, fumare e discutere.
Pietro è studente di geologia, figlio di una famiglia contadina della provincia di Avellino, gente avvinta alla terra da un legame ostinato, arcaico. A Napoli, benché il suo paese sia distante solo cento chilometri, Pietro è straniero tanto quanto Heddi.
Il coinvolgimento sentimentale non vela però lo sguardo della narratrice, che considera con sguardo affettuoso ma lucido la personalità di Pietro, al tempo stesso sognatore e velleitario, diviso tra l’emancipazione rappresentata dall’amore per una ragazza così lontana dal suo mondo e il richiamo agli obblighi ancestrali della terra. Anche il ritratto della madre di lui apparentemente fragile e depressa, in realtà custode feroce dell’ordine familiare, è di spietata esattezza.
L’amore che intride queste pagine è quindi istintivo e intellettuale, complicato e semplice. È amore per le parole che compongono una vera e propria lingua del cuore, accarezzata, piegata e scolpita con una sensibilità sempre vigile. È il romanzo di quando la vita è una continua scoperta, esplorazione dell’identità altrui e ricerca della propria, di quando la scrittura incarna un atteggiamento verso il mondo pronto ad aprirsi a ogni esperienza, a godere ogni gioia, a esporsi a ogni ferita.

Recensione – Perduti nei quartieri spagnoli

Il libro

Perduti nei quartieri spagnoli è un libro che parla d’amore: amore nei confronti non solo di una persona ma, soprattutto, di un luogo.

Heddi è una ragazza americana che si trasferisce a Napoli per frequentare l’università e qui, poco alla volta, impara a conoscere e ad amare la città e i suoi abitanti.
Non si tratta semplicemente di visitare Napoli ma bensì di entrare a farne parte, trascorrendo una parte della propria vita in mezzo alle persone, alle usanze e alle tradizioni di questa città.

Ma non è finita qui: il percorso intrapreso da Heddi è un viaggio nella conoscenza di Napoli ma, nello specifico, dei quartieri spagnoli che hanno catturato la sua attenzione e il suo cuore.

Un mondo fatto di colore, suoni e profumi, di nuovi incontri e amicizie.

Heddi deve affrontare scelte difficili e periodi di transizione e cambiamento. In realtà l’intero libro si può riassumere in due concetti: Amore e Cambiamento. Si parla di amore in senso universale: amore per un luogo, per la propria terra e per il luogo che ti ospita, amore per la vita e le sue sorprese, ma – ovviamente – anche amore per una persona che ti stravolge la vita inaspettatamente. E si parla di cambiamento radicale: il genere di cambiamento che ti porta da una parte all’altra del mondo, che ti costringe a cambiare mentalmente e fisicamente.

In questo modo Heddi parla di paura di cambiare: quella che spaventa tutti, quella che fa passare ore sullo stesso pensiero e sulla stessa decisione, quella che, alla fine, ti porta a scegliere una strada piuttosto che un’altra.

Il libro è scritto in modo impeccabile: il lessico scelto è quasi confidenziale ma molto curato e non risulta pesante o troppo ricercato. La lettura risulta scorrevole, con un ritmo medio – dovuto, a mio parere, al lasso di tempo a cui fa riferimento il racconto e alla quantità di emozioni e riflessioni descritte dalla protagonista.

L’ambientazione è ovviamente la città di Napoli, tra le strette vie dei quartieri spagnoli: le descrizioni permettono di visualizzare la città nel minimo dettaglio e immergersi tra colori e profumi tipici. L’atmosfera che si percepisce è solare e trasmette un senso di spensieratezza e felicità ma, tuttavia, varia al variare dello stato d’animo della protagonista.

 

In conclusione

Consiglio questo libro perché è una lettura molto piacevole, che lascia un bel ricordo e un messaggio positivo: mai lasciarsi abbattere dalla paura del cambiamento.

Lo consiglio anche per il modo in cui è scritto e per l’edizione estremamente curata: un libro d’esordio destinato ad un grande successo!

 

Qualche informazione in più:

Perduti nei quartieri spagnoli: un romanzo di scoperta continua, di esplorazione dell’identità altrui e di ricerca della propria

“Non ti preoccupare, domani rivedrai il sole di Napoli, il più bello di tutti i soli, privo di filtri e carico di speranze. Perché il sole, come il napoletano, si rialza sempre.”

  • Questo esordio, presentato da Giunti contemporaneamente in tutto il mondo (l’autrice si è autotradotta anche in inglese), ha tutti gli ingredienti per diventare un vero e proprio caso internazionale.
  • La storia d’amore tra Heddi e Pietro, due giovani provenienti da due mondi troppo distanti perché il loro sentimento possa superare tutte le ostilità sollevate dalla famiglia di lui, tutte le differenze culturali, e realizzarsi compiutamente, sorprenderà il lettore italiano mettendolo nel ruolo non di chi osserva ma di chi viene osservato, e affascinerà il lettore straniero con la carica di esotismo vibrante, acuto, appassionato, che si sprigiona dalle pagine di Perduti nei quartieri spagnoli

L’autrice

Heddi Goodrich, è nata a Washington nel 1971. Arriva per la prima volta a Napoli nel 1987 per uno scambio culturale e, tranne brevi periodi di ritorno negli Stati Uniti, vi soggiorna fino al 1998. Si laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Istituto Universitario Orientale. Insegnante, tiene un blog bilingue su traduzioni, letteratura e curiosità dell’italiano e dell’inglese (Il buono, il brutto e l’ulivo). Vive a Auckland, Nuova Zelanda, con il marito e due figli. Perduti nei quartieri spagnoli è il suo primo romanzo.

 

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Ringrazio Giunti Editore per avermi dato la possibilità di leggere questo libro a pochi giorni dalla sua pubblicazione; vi lascio il link per l’acquisto: Giunti

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Siamo solo piatti spaiati

Recensione Siamo solo piatti spaiati

Siamo solo piatti spaiati è un libro che tratta temi delicati come l’adolescenza, i problemi legati a questa età, le buone o cattive scelte, e l’importanza di trovare aiuto in una persona di riferimento.

Lo fa attraverso la storia dei due protagonisti: un ragazzo che viene inserito in una comunità e l’educatore che maggiormente si dedica a lui.

Siamo solo piatti spaiati è quindi un romanzo di formazione, che racconta di esperienze positive e negative, di cambiamenti interiori e crescita personale.

Detto ciò, passiamo all’analisi vera e propria.

Il libro

Preparare un viaggio non significa soltanto preparare le valigie, scegliere i vestiti, non dimenticare gli oggetti personali. Bisogna abituarsi al cambiamento, aprirsi al  nuovo orizzonte, ricordare tutte le esperienze precedenti per rinnovarle nel nuovo viaggio.

Si tratta di un libro piuttosto breve, dal ritmo di lettura medio. L’ambientazione e l’atmosfera sono abbastanza neutre: la storia potrebbe essere ambientata in una qualsiasi cittadina con un istituto e un gruppo di ragazzi.

L’atmosfera non incide particolarmente sul racconto e non è percettibile in modo netto, come avviene in altri romanzi.

Lo stile dell’autore è molto semplice, il lessico giovanile e quasi confidenziale.

La trama è anch’essa semplice e si sviluppa intorno alla storia del protagonista che, a causa di un evento, si ritrova a dover passare un periodo della sua vita in comunità: qui conosce un educatore che lo aiuta in modo determinante per il suo futuro ed un compagno che risveglia in lui riflessioni e pensieri accantonati.

In conclusione

Credo che l’autore e il genere siano potenzialmente validi, soprattutto per un pubblico giovane e che possa rispecchiarsi nei personaggi e nelle storie che vengono raccontate.

Tuttavia, mi sento di fare un piccolo appunto sulla qualità generale del libro: per prima cosa il testo può essere migliorato per dare più risalto al messaggio. Inoltre credo che l’aspetto del libro sia totalmente sbagliato: la copertina è davvero mal fatta: i piatti sono scontornati malamente e incollati senta un senso, il titolo e il nome dell’autore stanno malissimo sia tra loro e sia sullo sfondo su cui sono stati messi. In generale, credo che questo penalizzi tantissimo il libro perché, immaginando di trovarlo su uno scaffale, non si capirebbe nemmeno il genere dalla copertina. Poi, è vero che l’apparenza non determina la “sostanza” ma, a mio parere, può influire negativamente sull’impressione dei potenziali lettori.

Detto ciò, consiglio comunque questo libro a chi cerca una lettura leggera con temi non troppo scontati e un bel messaggio.

Ringrazio Il taccuino – ufficio stampa per avermi dato la possibilità di leggere questo libro e parlarvene.

Buona lettura!

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Il ciclope

Il ciclope Book Cover Il ciclope
Paolo Rumiz
Saggio, Viaggio
Feltrinelli
2015-11
Copetina flessibile
192

Un'isola uncinata al cielo con le sue rocce plutoniche, attracco difficile, fuori dai tracciati turistici, dove buca il cielo un faro tuttora decisivo per le rotte che legano Oriente e Occidente. Paolo Rumiz, viandante senza pace, va a dividere lo spazio con l'uomo del faro, con i suoi animali domestici: si attiene alle consuetudini di tanta operosa solitudine, spia l'orizzonte, si arrende all'instabilità degli elementi, legge la volta celeste. Gli succede di ascoltare notizie dal mondo, e sono notizie che spogliano l'eremo dei suoi privilegi e fanno del mare, anche di quel mare apparentemente felice, una frontiera, una trincea. Il faro sembra fondersi con il passato mitologico, austero Ciclope si leva col suo unico occhio, veglia nella notte, agita l'intimità della memoria (come non leggere la presenza familiare della Lanterna di Trieste), richiama, sommando in sé il "gesto" comune delle lighthouse che in tutto il mondo hanno continuato a segnare la via, le dinastie dei guardiani e delle loro mogli (il governo dei mari è legato all'anima corsara delle donne), ma soprattutto apre le porte della percezione. Nell'isola del faro si impara a decrittare l'arrivo di una tempesta, ad ascoltare il vento, a convivere con gli uccelli, a discorrere di abissi, a riconoscere le mappe smemoranti del nuovo turismo da crociera e i segni che allarmano dei nuovi migranti, a trovare la fraternità silenziosa di un pasto frugale.

Il Ciclope è un libro sul mare e per il mare: dall’inizio alla fine, oltre a raccontare la storia del protagonista e del suo viaggio, racconta la storia del mare e della sua terribile sorte dovuta alle azioni degli umani.

Recensione del libro Il ciclope, di Paolo Rumiz

Perché, davvero, qui se sei solo rischi di diventare matto. Parli con te stesso, ti viene naturale, e non ti accorgi di farlo per il semplice motivo che hai il tuo Doppio accanto, qualcosa di simile a un angelo custode.

 

Il Ciclope è un viaggio attraverso la conoscenza di sé stessi in mezzo al nulla, ed è un viaggio alla scoperta del Mar Mediterraneo, una denuncia nei confronti dell’egoismo e dell’ignoranza di chi, per interesse o per stupidità, preferisce gli affari alla salute del pianeta.

Se sono scappato su un’isola solitaria è anche per parlare al mare senza l’orda degli arroganti tra i piedi.

Il libro

In questo libro viene raccontata l’esperienza del protagonista sull’isola solitaria, in compagnia unicamente del faro e del suo guardiano, del mare e degli animali che popolano le acque e i cieli circostanti.

Attraverso la sua esperienza sull’isola e il ricordo di altri viaggi simili, vengono messi in evidenza i problemi principali che riguardano il Mediterraneo e non solo: inquinamento, carburanti, plastica. Tutto ciò porta a decimare i pesci, gli uccelli, i coralli e tutti gli esseri viventi autoctoni di questi luoghi.

Il Ciclope è un libro che a tratti può sembrare lento e ripetitivo, come se il protagonista volesse “mettersi in mostra” ma, in fondo, contiene un messaggio estremamente commovente che riguarda il mare e, in generale, il Pianeta.

Il loro urlo senza voce dice che in trent’anni il Mediterraneo si è svuotato del settanta per cento della sua ricchezza ittica. 

Lo stile dell’autore è piuttosto semplice ma curato, usa termini specifici che riguardano la vita in mare, sulle imbarcazioni o all’interno di un faro ma rimane comunque sempre comprensibile e scorrevole. Il ritmo di lettura è medio e ciò che coinvolge veramente è, a mio parere, la quantità di informazioni sul mare, prima ancora della storia del protagonista.

In realtà, i protagonisti sono due: l’autore, che si trasferisce sull’isola del faro e condivide con il guardiano gli spazi e le esperienze, e il Mar Mediterraneo: soggetto e oggetto di tutto ciò che avviene nel corso del racconto.

Chissà, se nelle reti i pesci gridassero – […] – forse capiremmo. Invece su tutto regna un silenzio che dà carta bianca al massacro. E nulla si fa per rimediare. Basterebbe una pausa di un anno, un anno solo, per ripopolare i fondali, ma i paesi rivieraschi se ne fottono, arroccati nei loro miserabili interessi nazionali, servi di un business che vuole il tutto subito e dei figli chi se ne frega. 

In fondo è questo il problema: tutto, subito. L’uomo è sempre vissuto di caccia, pesca e coltivazione ed è naturale che sia così. Ciò che è sbagliato è l’eccesso, la pretesa di avere tutto senza pensare alle conseguenze. E, stupidamente, senza pensare al futuro: di questo passo, tra pochi decenni i mari saranno vuoti e allora non ci sarà più né pesca, né business, né divertimento. Ma nella maggior parte dei casi l’uomo non vede più in là del proprio naso e, se vede, fa finta di niente perché “non è un problema suo”.

Capiremo solo quando non ci sarà più niente da fare. Se domani il cielo fosse vuoto di passeri, ci metteremo settimane a realizzarlo. Se un giorno il fiume sparisse da sotto i ponti del nostro paese non ce ne accorgeremmo.

In conclusione

Non posso fare altro che consigliare questo libro a TUTTI e invitare tutti a riflettere agire di conseguenza; tutti possono fare qualcosa e per troppo tempo non è stato fatto nulla.

Vi lascio con una citazione, buona lettura:

Come potete illudervi di governare il mondo con i droni, come potete percepire l’esaurirsi delle risorse del Pianeta, se non passate una notte di mare, frugale come questa, soli nel temporale, a distillare da una piccola radio i destini della Specie?

 

 

Recensioni: INDICE

L’isola bianca

Recensione  – L’isola bianca: 33°22’04.0″N, 112°16’10.0″W

Adesso che la civiltà è stata spazzata via, c’è qualcosa di sottile che ha penetrato il mio cuore. La portata del mio libero arbitrio è aumentata, sono giudice delle vite altrui e il mio fucile è il martello attraverso cui emetto il verdetto. 

Il libro

L’isola bianca è un romanzo post-apocalittico, crudo e diretto. Lo si intuisce già dall’incipit.

L’ambientazione e l’atmosfera sono ricreate alla perfezione: devastazione e desolazione occupano il mondo intero. Questo è percepibile sia attraverso le descrizioni e sia attraverso le azioni e i pensieri dei protagonisti. I personaggi sono pochi e vengono descritti sotto il punto di vista fisico ma soprattutto sotto quello psicologico: la solitudine, la fame e la disperazione portano alla pazzia e all’irrazionalità.

In questo modo viene descritta non solo la storia dei protagonisti ma la natura del genere umano: quella di prevaricare sugli altri, di salvarsi ad ogni costo.

Il ritmo di lettura è piuttosto frenetico: nonostante le descrizioni e i momenti “di tranquillità”, le vicende si susseguono con un ritmo tale che è difficile annoiarsi e considerare il romanzo “lento”, anzi! A creare ancora più curiosità e desiderio di proseguire la lettura è il susseguirsi di più protagonisti, che di volta in volta portano avanti la storia. Con il passaggio da un protagonista ad un altro, si ha anche un salto temporale e una descrizione dei luoghi, che permettono di comprendere come si sia trasformato il mondo nel lasso di tempo in questione.

Lo stile dell’autore è semplice ma estremamente curato. Il lessico scelto è perfetto per il tipo di narrazione, come se il lettore stesse leggendo un diario o ascoltando un racconto. Spesso si trovano dei momenti di ironia (o autoironia, dei protagonisti), dal sapore amaro, tipico della situazione in cui si trovano.

Dall’inizio alla fine, il lettore segue il percorso dei protagonisti (sia fisico che mentale) che parte dal disorientamento, passa per lo sconforto e successivamente arriva alla disperazione. Solo dopo aver affrontato ogni genere di emozione devastante e aver superato scelte e atti altrettanto devastanti, ecco che ricompare la speranza: L’isola Bianca. L’unico posto al mondo che non sia stato distrutto dai bombardamenti nucleari.

Il protagonista inizia quindi il suo ultimo viaggio, verso la speranza, verso l’isola bianca. Ma, ovviamente, non si tratterà di un viaggio semplice, tutt’altro!

In conclusione:

Consiglio questo libro per la cura con cui è stato scritto, prima di tutto. Lo consiglio ovviamente anche per la trama e per il ritmo di lettura, che formano una combinazione vincente. Vi avverto: non è un libro semplice da metabolizzare, è piuttosto crudo (per le scene descritte) e “duro” (per gli argomenti trattati, soprattutto i risvolti psicologici degli eventi sulla mente umana). In ogni caso, ne vale la pena. Buona lettura!

Grazie a @anubisgabriele per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro! Vi lascio il link per il download su Amazon: qui.

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Silenzio

Recensione | Silenzio

Perché ho fatto una cosa simile? Perché? Perché?
Nei boschi una cicala friniva roca. Dunque intorno c’era silenzio.

La storia

Silenzio è un romanzo storico delicato e affascinante, nonostante i temi trattati e le scene rappresentate non siano altrettanto delicate. Narra la storia del Giappone, nel 1600, periodo in cui il cristianesimo era in forte espansione e i missionari cristiani avevano come obiettivo primario quello di trasmettere il proprio credo, a qualsiasi costo.

In questo modo si trovano di fronte a diverse reazioni nei vari paesi in cui si avventurano: approvazione e accoglienza oppure disapprovazione e reazioni violente. In Giappone, in particolare, ha in un primo momento accolto il cristianesimo e, successivamente, lo ha rifiutato in quanto – secondo l’imperatore e parte del popolo – non era una dottrina adatta alla mentalità e alla società giapponese dell’epoca.

Di conseguenza, due mentalità fortemente radicate e perseveranti si trovano a scontrarsi: è guerra. Le catture e le torture dilagano. I missionari cristiani vengono costretti ad abiurare il proprio credo e, in caso contrario, costretti a subire torture disumane. In questa situazione si trova anche uno dei più famosi e affermati missionari dell’epoca – padre Cristovao Ferreira – che, dopo svariate torture rinnega la propria fede e genera il caos fino a Roma.

Due giovani fratelli vengono dunque inviati a portare avanti la missione di padre Ferreira in una terra ormai ostile e contraria all’insediamento del cristianesimo. I due fratelli, dopo un lungo viaggio, saranno loro stessi oggetto di tortura: metteranno in dubbio il proprio credo al di là delle torture subite, si troveranno a pregare il proprio Dio di rompere il silenzio e aiutarli a portare a termine la missione.

Il libro

Come in ogni storia sulla religione, si nota come alcuni credenti siano realmente disposti a tutto e professino la propria fede “nel bene” e come altri lo facciano solo per necessità o guadagno. Allo stesso modo, si può riflettere sulle scelte dell’imperatore: atti osceni, senza dubbio, ma d’altra parte i missionari stavano tentando di imporre qualcosa di estremamente diverso e sconosciuto nella sua terra. Chi ha ragione e chi ha torto? è difficile a dirsi; una cosa è certa: le torture e gli atti di violenza sono sbagliati da entrambe le parti, come sempre, soprattutto se per scopi religiosi.

In ogni caso, si tratta di un romanzo scritto in modo esemplare, l’atmosfera è quasi percettibile e l’ambientazione è resa alla perfezione. I personaggi principali sono descritti soprattutto sotto l’aspetto psicologico, soprattutto attraverso il loro pensiero e i loro scritti.

Silenzio è un libro che si legge con piacere, ha un ritmo medio e uno stile di narrazione molto delicato e raffinato, nonostante i temi trattati, come detto in precedenza. Consente di apprendere molto sulla società giapponese dell’epoca e, ovviamente, anche sulle missioni di diffusione del cristianesimo in Oriente.

Fondamentalmente è un libro sul Cristianesimo: attraverso le parole dei protagonisti si capisce come questo testo sia in difesa della religione cristiana e dei suoi rappresentanti. L’autore stesso è giapponese, di famiglia cristiana.

Silenzio è stato definito da Papa Francesco “un’esemplare storia di cristianesimo” e da molti un eccellente romanzo storico; è stato anche trasposto in versione cinematografica, a cura di Martin Scorsese.

Padre, noi non stiamo discutendo se la sua dottrina sia giusta o sbagliata. Il motivo per cui abbiamo bandito il cristianesimo dal Giappone è che, dopo profonda e seria considerazione, troviamo che questo insegnamento non abbia alcun valore per il Giappone di oggi.

In conclusione

Consiglio questo libro sopratutto per lo stile dell’autore; lo consiglio anche in quanto ottima rappresentazione di uno spaccato di storia del cristianesimo e del Giappone, molto interessante e dettagliato.

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Butterfly

Butterfly Book Cover Butterfly
Yusra Mardini
Autobiografia
Giunti
2019
Copetina flessibile
360

Mentre l'imbarcazione di Yusra naufraga, nell'ultimo tratto del suo lungo viaggio per fuggire dalla guerra in Siria, lei e sua sorella Sarah si tuffano in mare per condurre in salvo la barca e gli altri passeggeri a bordo. Nuotano per ore nelle acque gelide, rischiando la vita, riescono a raggiungere le coste di un'isola greca. Da lì, il loro viaggio prosegue fino a Berlino. Il coraggio di Yusra e il suo talento di nuotatrice sono stati premiati: si qualifica alle Olimpiadi di Rio 2016 e gareggia come membro della squadra olimpica degli atleti rifugiati. Yusra è oggi ambasciatrice dei rifugiati ed emblema per i migranti di tutto il mondo: un potente esempio di resilienza e determinazione

Butterfly è l’autobiografia ufficiale dell’atleta olimpica Yusra Mardini, comparsa per la prima volta sullo scenario mondiale ai giochi olimpici di Rio, nel 2016.

Recensione | Butterfly

Il libro

Mille vite spente in un solo giorno. Per una volta, intorno a me, non si fa che parlare di politica. Vedo le famiglie dividersi perché un fratello è a favore del regime e un altro è contrario. Moltitudini di ragazzi vengono inghiottiti da un esercito o dall’altro e non tornano più. Sono giovane, ma abbastanza grande da rendermi conto che il nostro paese sta sprofondando nell’orrore. Sono devastata. Non ho mai chiesto che accadesse, non ho mai voluto che il mio paese andasse in pezzi. Farei di tutto, pur di riportare indietro le lancette dell’orologio.

 

Yusra ha gareggiato nella squadra dei rifugiati, messa insieme per la prima volta proprio in occasione dei giochi di Rio.

La sua è una storia di coraggio e determinazione ma, soprattutto di grande positività e forza d’animo. Il suo racconto parte dall’infanzia quando, ancora bambina, si allena con la sorella nella piscina della sua città.

Lei e Sara, la sorella, seguono allenamenti rigidissimi sotto stretta sorveglianza di un padre-allenatore estremamente esigente e rigoroso, che insegna loro la disciplina e la determinazione necessarie per arrivare a grandi risultati.

Yusra racconta di come questo padre si trasformi dentro e fuori le mura di casa: da padre ad allenatore e vice versa, due persone nettamente distinte. Non c’è spazio per le preferenze, per gli indugi e le insicurezze: il nuoto viene prima di tutto.

Crescendo Yusra attraversa momenti difficili e un contrasto interiore tra il desiderio di affetto da parte dei genitori e la consapevolezza che ciò che fanno è per il suo bene. Anche con la sorella ci sono alti e bassi: Sara ha qualche anno in più di lei e inizia ad entrare nel periodo adolescenziale, ad avere scontri di pensiero con i genitori e Yusra si sforza di capire e comportarsi di conseguenza.

Tutto procede per il meglio: Yusra e la sorella gareggiano in molte competizioni importanti, fino ad arrivare alla Nazionale. I frutti di tanto impegno iniziano a vedersi.

Poco per volta, però, iniziano ad arrivare a Damasco notizie di rivolte, bombardamenti, sparatorie. Ma la guerra sembra ancora lontana: ciò che conta è il nuoto.

La guerra, però, si avvicina inesorabilmente e un giorno una bomba colpisce la piscina in cui abitualmente Yusra si allena: la vede crollare dal lunotto posteriore dell’auto della madre. Da qui, l’inizio del tormento.

Notizie sempre più allarmanti, bombardamenti sempre più frequenti. Yusra e la sua famiglia sono costrette a spostarsi più volte, lasciando la propria abitazione per un hotel, poi per un appartamento, infine un seminterrato: sembra andare sempre peggio. Giungono notizie di conoscenti morti o feriti, i poliziotti e i terroristi sono ovunque, non ci si può più spostare liberamente e senza il pericolo di essere uccisi.

Cosa fare? Partire e rischiare la vita o rimanere nella propria terra e rischiarla ugualmente?

Sara e Yusra partono per l’Europa: un viaggio disperato e senza fine, un viaggio costoso e senza certezze. Si affidano a dei trafficanti, che organizza una prima parte del viaggio in autobus, poi su un gommone. Un gommone che si guasta prima di arrivare sulle coste europee. Qui il gesto eroico di Yusra, che si getta in acqua per dare il suo aiuto.

Il gommone riparte. Arrivano in Grecia, passano per l’Austria e l’Ungheria. Un viaggio in cui trovano ostacoli infiniti, difficoltà di ogni genere, persone ostili, freddo e fame… ma anche pochi momenti di serenità e grandi amicizie.

Infine arrivano in Germania, dove vengono accolte e aiutate. Yusra trova qualcuno che crede in lei, che la aiuta e che la porta a raggiungere il suo sogno di partecipare ai giochi olimpici.

Per tutti noi, l’incubo è finito. Niente più confini, niente più trafficanti, niente più bivacchi per strada, niente più pericolo, nè guerra. […]All’ingresso della stazione, altre persone applaudono e sollevano cartelli con la scritta “Benvenuti rifugiati”. Sorrido a Sara. E’ irreale. Tutti questi estranei, venuti a salutare e a offrirci un futuro. Chi sono?

Si ricongiungerà con la famiglia e dovrà affrontare insulti e incomprensioni, interviste e giornalisti che riportano notizie false.

In tutto ciò Yusra affronta due tipi di viaggio contemporaneamente: un viaggio fisico e uno mentale. Un percorso di crescita, fatto di molte difficoltà, lontana dai genitori, senza una casa e tutto ciò che ha composto la sua vita fino all’adolescenza. Un percorso difficile, fatto di indecisione, offese, momenti bui. Ma anche un percorso che l’ha portata a voler partecipare ai giochi non solo per il nuoto, ma anche e soprattutto per il suo paese, per chi come lei è costretto a lasciare tutto e rischiare la vita. Per chi tutto ciò non l’ha mai desiderato.

Butterfly è un’autobiografia scritta con uno stile giovanile ma discreto ed educato; è scorrevole, il ritmo di lettura è veloce, scandito dagli avvenimenti e dalle riflessioni della protagonista.

Protagoniste, oltre a Yusra, sono Sara e la Siria. In secondo piano compaiono il padre e la madre, la sorella più piccola e gli amici, i compagni di viaggio e gli allenatori tedeschi.

L’atmosfera e l’ambientazione cambiano ripetutamente, seguendo il racconto che porta Yusra da Damasco a Berlino: entrambe, però, rispecchiano lo stato d’animo della protagonista, con i suoi momenti di gioia e dolore.

Qualche informazione in più:

YUSRA MARDINI è una nuotatrice olimpica e una rifugiata siriana che, nel 2015, a soli diciassette anni, è fuggita con la sorella da Damasco, divenuta troppo pericolosa a causa del conflitto in corso. Nel 2016 ha gareggiato nei 100 metri farfalla e stile libero alle Olimpiadi di Rio, nella squadra dei Rifugiati. Vive a Berlino, dove continua ad allenarsi e a competere in vista dei Giochi di Tokio 2020.

Per saperne di più:
  • La storia di Yusra sta per diventare un film: la casa di produzione Working Title ha ingaggiato lo sceneggiatore Jack Thorne (Wonder) e il regista Stephen Daldry (Billy Elliot, The Hours) per lavorare al biopic.
  • Yusra è ormai simbolo della causa dei rifugiati. E per questo ha incontrato Papa Francesco, il presidente Obama, registi, opinion leader e molti leader mondiali.
  • L’incredibile vicenda di questa adolescente siriana ha fatto il giro del mondo: in tanti hanno tifato per lei durante le gare di stile libero e farfalla a Rio 2016.

In conclusione:

Consiglio di leggere Butterfly perché contiene un forte messaggio di incoraggiamento rivolto a tutti: non arrendersi mai, qualunque sia il proprio obiettivo.

Oltre a questo, è un libro che tocca molti punti delicati e che spesso vengono evitati:

  • la politica: tutto è politica – dalla guerra in Siria all’accoglienza in Germania;
  • l’Islam: quella di Yusra è una famiglia con una mentalità aperta, che mantiene le tradizioni del proprio popolo ma non in modo ossessivo (Yusra può indossare un costume, per esempio).
  • la guerra vista da chi non la desidera e non vuole farne parte: spesso ciò che si vede è il risultato di un conflitto; i morti, i bombardamenti, le città distrutte, questo ha ragione e quello ha torto… ma le persone?
  • un percorso di questo tipo attraverso gli occhi di una ragazzina.

In conclusione, Butterfly è un libro che si legge piacevolmente e lascia un bel ricordo nonostante i contenuti difficili da affrontare; lo consiglio sia come messaggio di positività personale e sia per la storia che racconta.

Ringrazio Giunti Editore per avermi dato la possibilità di leggerlo a pochi giorni dalla pubblicazione e vi lascio il link per l’acquisto.

Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde

Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde Book Cover Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde
Robert Louis Stevenson
Fantascienza, Classici
Giunti
2012
Copetina flessibile
144

Nella Londra fuligginosa di fine Ottocento si aggira un essere dall'aspetto ripugnante che commette crimini terribili per poi scomparire nel nulla. La sua identità è un mistero per tutti, tranne che per l'insospettabile Dr. Jekyll...

Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde è un grande classico di Stevenson, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo in quanto primo romanzo nel suo genere.

Recensione | Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde

Una cosa è certa: quell’uomo ha un aspetto fuori dal comune, eppure non saprei indicare un solo dettaglio anormale. Non so che dire, mi arrendo, non sono in grado di descriverlo. E non per un vuoto di memoria, perché vi assicuro che lo vedo come se lo avessi di fronte a me in questo momento. .

Il libro

Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde è un grande classico di Stevenson, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo in quanto primo romanzo nel suo genere.

Si tratta un libro piuttosto breve ma intenso: lo stile di scrittura di Stevenson è particolarmente scorrevole e questo fa in modo che il lettore si concentri maggiormente sulla trama e sui personaggi, arrivando alla conclusione senza nemmeno accorgersene. La storia, conosciutissima, narra del buon Dr. Jekyll e dei suoi esperimenti sullo sdoppiamento della personalità. Già dalle prime pagine compaiono i primi fatti allarmanti e brutali: il primo tra tutti è quello della bambina che viene pestata e lasciata dolorante sul ciglio della strada.

Il lettore entra in questo modo in un vortice di eventi e spiegazioni o ipotesi fatte dai protagonisti – in particolare Utterson, il dottore – che coinvolgono sempre di più, fino ad arrivare a svelare il mistero che sta dietro a questi eventi.

Un enorme punto a favore dell’autore è dato dall’atmosfera: la resa di ciò che viene narrato è tale da rendere i luoghi e i fatti immaginabili nel minimo dettaglio. Questo si unisce alla descrizione dell’ambientazione: una Londra cupa e grigia, che cambia aspetto al cambiare delle scene.

Con la stessa cura con cui viene descritta l’ambientazione, vengono descritti i personaggi: sono pochi, ma minuziosamente curati sia nell’aspetto fisico che in quello psicologico. Ogni personaggio ha una doppia possibile interpretazione, oltre ovviamente al Dr. Jekyll, con momenti di dubbio e spesso tratti ironici.

Il ritmo di lettura è decisamente veloce, soprattutto grazie allo stile dell’autore. Si seguono i personaggi e le loro vicende fino alla fine, con curiosità, nonostante la storia sia più che conosciuta.

Il finale è scontato semplicemente perché la storia è conosciuta ma credo che all’epoca in cui è stato pubblicato abbia fatto un bel po’ di scalpore e che abbia ancor oggi molto da insegnare.

Il Dr. Jekyll e Mr. Hyde rappresentano un intero filone letterario e, prima di tutto, un concetto molto profondo che risiede nei meandri della mente umana: i due lati di una persona, quello buono e quello cattivo; quando è giusto che prevalga uno piuttosto che l’altro? Quando si “dividono” nettamente generando a tutti gli effetti due persone? Fino a che punto è giusto indagare sui possibili effetti degli esperimenti sulla mente umana?

Più che la degenerazione di un mio difetto, fu quindi la natura troppo esigente delle mie aspirazioni a fare di me quello che sono stato e a scavare in me un solco – più profondo  che negli altri – fra il bene e il male, le due province che scindono l’uomo e ne compongono la duplice natura.

In conclusione

Consiglio questo libro per diversi motivi. Il primo luogo perché è un classico e fa sempre bene leggere un classico. In secondo luogo perché, contrariamente a quanto si possa pensare, si legge tutto d’un fiato appassionandosi all’atmosfera e ai personaggi e arrivando alla fine desiderando che il libro non finisca. Leggetelo!

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Macchia

Recensione – Macchia

Terra, fogliame, radici. La prospettiva era sbagliata era quella di un verme, o di un topo. Il bosco era troppo grande e gli alberi troppo alti e il freddo sulla faccia troppo umido e intenso.

Macchia

Zemello, un paese sperduto tra le montagne piemontesi, è il luogo ideale in cui ambientare un libro con “effetto sorpresa”: è il classico paesino in cui la calma e l’abitudine regnano sovrane, per definizione degli stessi abitanti è un paese in cui non capita assolutamente nulla.

Ciò che genera interesse sono cose come il sindaco, i pettegolezzi, qualche nuova idea che non viene mai ben accettata: è questo il caso del turismo, per esempio. Per alcuni possibile fonte di guadagno, per altri una perdita di tempo e un guaio inutile. Gli elementi caratteristici non mancherebbero di certo: il lago, i boschi, la chiesa di legno… eppure Zemello, il suo sindaco e buona parte dei sui abitanti, non vogliono nemmeno immaginare di avere estranei che vagano per le vie del paese. Tant’è che arrivano ad escogitare un piano bizzarro: spargere la voce che a Zemello ci sia un misterioso orso aggressivo e pericoloso, in modo da tener lontani escursionisti, turisti e impiccioni.

La valle era stata inondata, trasformandosi in un placido lago. la riva occidentale si era formata in prossimità di un pianoro, con un’ampia passeggiata e un grande prato che accompagnava, in leggera salita, alle case di Zemello. 

Da queste basi emergono i due protagonisti: Alice e Gianni, due diciassettenni carichi di vitalità e nuove idee, che desiderano fare qualcosa per cambiare le loro vite e il loro paese. Da qui, l’idea di candidare Alice come sindaco del paese e combattere in questo modo la mentalità chiusa dei suoi predecessori.

Poco a poco la storia si fa più fitta, fino a quando fa la sua comparsa Macchia (così soprannominato dai due ragazzi), un cane randagio che si aggira per i boschi di Zemello e pare sia capace di curare le ferite. Il sindaco indice una caccia apposita per togliere di mezzo il misterioso cane ma Alice e Gianni tentano di proteggerlo.

Poco dopo Zemello viene scosso da una terribile tempesta che taglia il paese fuori dal mondo, senza nessuna possibilità di contatto con l’esterno. Da questo momento in poi il romanzo cambia, trasformandosi in un fantasy-horror. Strane creature ed eventi ancor più strani si abbattono su Zemello, mettendo in pericolo il paese e non solo: Alice, Gianni e un nuovo alleato in armatura sono gli unici a poter fare qualcosa per salvare Zemello dal buio eterno – MA non senza l’aiuto di Macchia!

 

Il libro

Si tratta di un libro che inizia con i presupposti per essere un giallo/thriller ma, dalla comparsa di Macchia in poi, si trasforma in un fantasy “oscuro” e molto coinvolgente. I punti a suo favore sono, senza dubbio, il fatto di essere ambientato in un luogo che potrebbe tranquillamente essere reale, con personaggi verosimili e un’atmosfera ideale per questo tipo di racconto. Il colpo di scena principale avviene proprio quando si capisce che Macchia non è un cane qualunque: da questo momento il lettore entra in un mondo parallelo, pur restando nei boschi di Zemello.

Zemello è un nome di fantasia, ma dalla descrizione potrebbe benissimo essere un qualsiasi paesino sulle Alpi piemontesi. Questo è ciò che rende l’ambientazione realistica al massimo.
D’altro canto, però, troviamo Macchia, il cane con poteri curativi, che rende tutto più magico e surreale.

Un libro ben scritto, che si legge in modo semplice e scorrevole e che coinvolge il lettore fino all’ultima pagina. Lo stile dell’autore è semplice e piacevole, il lessico scelto è giustamente più moderno e confidenziale rispetto a quello dei romanzi precedenti (Penitenziagite, la saga su Fra Dolcino da Novara).

In conclusione

Consiglio questo libro come precedentemente ho consigliato la saga Penitenziagite: due scritti estremamente diversi, per genere e per stile ma che hanno delle idee di base molto originali. In entrambi i casi, infatti, troviamo personaggi ed eventi fuori dal comune. In questo caso, in particolare, Macchia e tutti gli eventi che si scatenano dopo la sua comparsa.

Si tratta di un libro che mette in evidenza la mentalità tipica dei piccoli paesi e racconta una storia, che potrebbe essere un sogno o l’immaginazione di una abitante di questi paesini. Bello. Leggetelo.

Ma non è dai sogni che nascono i cambiamenti?

Aspettando le stelle

Aspettando  le stelle è un romanzo tenero e nostalgico che racconta una vita, quella di una bambina che nasce e cresce negli anni immediatamente successivi alla guerra e cresce circondata da racconti di periodi peggiori di quello in cui lei stessa vive.

Recensione Aspettando le stelle

«Ogni stella è uno spirito
che ha lasciato questa terra
e che ha adesso il compito
di farci un po’ di luce
mentre arranchiamo
pateticamente nel buio.
Dobbiamo essere seri
con le stelle.»

Il libro:

Beati quelli che possono vedere il sole da vicino.

Crescendo e maturando si confronta con le persone che la circondano e arriva sempre alla conclusione di essere in qualche modo diversa, più “rigida” e dedita ad una vira di rigore rispetto alle altre persone. Quando si innamora di Marco, Beatrice spera di aver raggiunto un periodo di felicità ma, anche questa volta, si ritrova a soffrire in quanto amore e passione si trasformano in tragedia.

Ma il passato è una barchetta che uno vorrebbe lasciar andare alla deriva, e non è detto che ci si riesca sempre.

Successivamente, rimasta sola, Beatrice intraprende un percorso di “auto-recupero”, dedicandosi a cose e persone che prima non avrebbe preso in considerazione. Troverà la pace, l’affetto e la gratitudine che non ha ricevuto in tutto il resto della sua vita e comprenderà finalmente il senso di molte cose che la circondano.

Aspettare le stelle è vivere.

Aspettando le stelle è un libro scritto in modo scorrevole e in tono confidenziale, come se fosse il racconto di una conoscente di vecchia data.  Si legge in modo semplice e ha un ché di nostalgico e malinconico. Ha un finale inaspettato, che spiega il senso delle prime pagine e, in modo più ampio, il senso della vita di Beatrice. Inoltre, racconta uno spaccato di storia italiana che non viene citato spesso: quello del dopoguerra e la realtà che si è creata nelle piccole comunità dell’epoca. Sono molto più comuni i libri ambientati durante la guerra, rispetto a quelli che narrano degli anni successivi ed è bello scoprire come fosse la quotidianità nei piccoli paesi (in questo caso Colleferro, nel Lazio).

In conclusione:

Lo consiglio per due motivi:

  • il racconto in sé, che lascia  un piacevole ricordo e un bel messaggio;
  • l’edizione Caravaggio che, come sempre, è curata nel minimo dettaglio, sia tecnico e sia estetico.

L’autrice:

Carola Helios (Carolina Bignozzi) nasce nel 1940 a Pontinia, dove attualmente vive.
Nel 1980 consegue il diploma di Scuola Magistrale come autodidatta e svolge la sua attività di docente presso la Scuola dell’Infanzia “Migliara 54”, nel  comune di Pontinia.
Nel 2017 pubblica il suo primo libro: Specchio d’acqua, sempre con la Caravaggio Editore.
Ora in pensione, si dedica alla decorazione della ceramica e della porcellana, oltre che alla scrittura.

 

La figlia sconosciuta

La figlia sconosciuta è un romanzo che racconta, attraverso la storia della protagonista, molte verità che spesso si celano dietro una persona comune e che sono determinate dal suo vissuto.

Recensione La figlia sconosciuta

Tutti mi abbracciano pensando che siano solo il freddo e la pioggia a farmi tremare. La verità invece è che sono sconvolta. Questo è il funerale di mio padre. E io l’ho ucciso.

Il libro

 

Io ero come l’oleandro, bella fuori e cattiva dentro.

Francesca è una ragazza come tante: ha un marito, un bambino, una casa, un buon lavoro una prospettiva di carriera non indifferente. Ha anche un passato tormentato: un padre egoista e autoritario, una madre distaccata, un’infanzia tutt’altro che semplice. In questo modo, al suo interno, crescono due identità distinte: Chicca, dolce e dall’apparenza impeccabile, e Francy, impulsiva e passionale. Due personalità che, crescendo, si delineano sempre di più, dando origine a situazioni ed eventi inaspettati.

Sono bionda e ho gli occhi azzurri, mi dicono che sono carina: un’arma a doppio taglio. La gente si aspetta che io sia buona e gentile come un angelo, che non sollevi problemi e soprattutto non osi mai contraddire un uomo più grande.

Francesca è una buona madre, anche se molto stressata, ed è una buona moglie, innamorata. Ma, sotto stress e confusa da un’esistenza di emozioni contrastanti e confuse, si trova a cercare attenzioni e appagamento da una persona diversa dal marito. Porta avanti una relazione priva d’amore ma piena di emozioni forti che, lei stessa non definisce un tradimento ma una necessità.

Come sfondo alle vicende personali e psicologiche che affronta Francesca, troviamo il rapporto con il padre: dall’infanzia fonte di sofferenza per Chicca, nonché motivo di interminabili incertezza e confusione in merito ai propri sentimenti e al proprio comportamento con le altre persone.

La narrazione procede velocemente alternando presente e passato in ogni capitolo. Troviamo, infatti, due racconti paralleli che vengono portati avanti dall’inizio alla fine del libro: il presente (o comunque il passato appena trascorso) e l’infanzia. Il libro inizia e finisce con la stessa scena: il funerale del padre di Francesca. Tutti i capitoli compresi tra il primo e l’ultimo, invece, si suddividono tra passato e presente. Solo alla fine si metteranno insieme tutti i pezzi del puzzle e si averà una spiegazione a tutto ciò che Francesca è, e a ciò che ha fatto.

La razionalità tiene in bilico tutte le cose e, poiché le emozioni invece amano creare disordine e ci costringono all’improvvisazione, vengono evitate accuratamente.

Lo stile dell’autrice è molto scorrevole e fluido, il libro si legge facilmente sia grazie allo stile e sia grazie alla trama impeccabile: nonostante i colpi di scena e gli elementi psicologici, infatti, il filo conduttore resta ben saldo, fino alla fine. Definirei il lessico scelto fresco e giovanile, ma molto curato.

L’ambientazione è principalmente la città di Milano, con sporadici spostamenti in altre città dovuti ai viaggi di Francesca. I luoghi sono descritti ma non eccessivamente, ciò che assume più importanza nella descrizione è il pensiero e l’emozione annessa ad ogni scena della vita di Francesca.

Stavo sognando un mondo bellissimo, ma ora mi è stato strappato e non ricordo più niente. Come un vecchi film la cui pellicola si brucia durante la proiezione, sul più bello.

Il contenuto:

Personalmente, credo che questo libro si possa in modo “superficiale” semplicemente per conoscere Francesca e la sua storia, oppure in modo più “profondo”, per comprenderla. Preferisco la seconda opzione e credo che sia opportuno soffermarsi su alcuni punti della vita di Francesca.

La storia di Francesca è, in fin dei conti, quella di una bambina che viene maltrattata e umiliata dal padre e seguita con distacco dagli altri componenti della famiglia. Si tratta, quindi, di una persona che cresce con una visione confusa dei rapporti e dei sentimenti e che, a discapito delle conseguenze sulla sua stessa vita, si trova a fare scelte impulsive e sregolate.

Ho vissuto gran parte della mia esistenza pensando di non far parte, veramente, delle cose. C’era sempre un distacco fra me e gli altri, e anche fra me e me. Ero infelice e non lo sapevo, talmente ero abituata ad esserlo.

La storia di Francesca è la storia di molte persone che, a causa dei genitori, del coniuge o di chissà quale altro fattore, si ritrovano a condizionare sistematicamente le proprie scelte e il proprio futuro a causa dell’incertezza e dell’insoddisfazione. Spesso questo porta ad ulteriori sofferenze: la relazione di Francesca con una persona che non la ama, in realtà, crea da un lato appagamento ma dall’altro delusione. Nello stesso tempo, mette a rischio il suo rapporto con il marito, nonché con il figlio.

Credo che la ricerca di una via di fuga, di una qualsiasi forma di soddisfazione (lavoro, relazione, o altro) sia la conseguenza più spontanea e naturale ad uno stato emotivo di questo tipo. Ciò che, personalmente, non trovo giusto è quando si rovina un buon rapporto per un capriccio momentaneo. Francesca ha avuto un pessimo esempio dai genitori ma ha rischiato, per motivi diversi, di causare le stesse reazioni in suo figlio.

Ad ogni modo, la valutazione delle colpe, dei meriti e delle conseguenze sta ad ogni lettore (anche il marito fa la sua parte, non prendete il mio commento come una critica nei confronti di Francesca, anzi!). Ci sono, poi, altri fattori su cui riflettere, per esempio su quali siano cause/conseguenze per le azioni di un uomo (il marito o l’amante, in questo caso) e di una donna (Francesca ne è l’esempio).

In conclusione:

Sia che vogliate leggere questo libro come giallo – sull’omicidio del padre, come suggerisce la citazione sul retro di copertina – e sia che vogliate leggerlo come romanzo psicologico, ve lo consiglio assolutamente! La trama e lo stile dell’autrice sono impeccabili; si legge tutto d’un fiato, dall’inizio alla fine! Vi lascerà un piacevole ricordo e, soprattutto, un sacco di domande… a cosa porta ogni nostra scelta? A cosa diamo maggiore importanza?

Cara figlia, un giorno ti spiegherò quanto è bello e difficile essere donna. La fatica necessaria per imparare a difendersi e farsi rispettare in un mondo in cui ci sono ancora troppi pregiudizi. Ti farò capire quanto questi pregiudizi sono radicati in noi prima ancora che nella società. Siamo noi donne le prime a non credere di essere all’altezza.

Infine, è la storia di una DONNA, di una figlia, moglie e madre, e di come sia difficile affrontare la quotidianità in ognuna di queste vesti: vale la pena leggerla e comprenderla.

L’autrice

Sara Recordati
Sara Recordati è nata nel 1972 a Milano, dove si è laureata in Lettere con indirizzo in Storia dell’arte. Dopo la laurea ha conseguito un diploma di specializzazione, durante il quale ha vissuto a New York, lavorando presso il Solomon R. Guggenheim Museum e il Metropolitan Museum of Art. Rientrata in Italia, è diventata giornalista professionista e oggi lavora nella redazione del settimanale Gente di Hearst Italia come esperta di cinema. La figlia sconosciuta è il suo primo romanzo.

 

Ringrazio la casa editrice Bookabook e l’autrice per avermi dato la possibilità di leggere questo bellissimo romanzo e vi lascio il link per l’acquisto qui: bookabook

 

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Il gigante sepolto

Il gigante sepolto Book Cover Il gigante sepolto
Kazuo Ishiguro
Romanzo, Fantasy
Einaudi
2016
320

Il leggendario re Artú è ormai morto e la pace che ha imposto sulla futura Inghilterra resiste seppur fragile. Nella dimora buia di Axl e Beatrice, tuttavia, non c'è posto per nessuna pace. La coppia di anziani coniugi è afflitta da una sorta di inspiegabile amnesia. A causarla pare essere una strana nebbia che sta contagiando tutto il regno. Axl e Beatrice ricordano di aver avuto un figlio, ma non sanno piú dove si trovi, né che cosa li abbia separati da lui. A dispetto della vecchiaia e dei pericoli devono mettersi in viaggio e scoprire l'origine della nebbia incantata, prima che il ricordo di ciò a cui piú tengono sia perduto per sempre.

Un romanzo doloroso e bellissimo sulla memoria e la colpa. Una storia fantastica che ci indica una strada da seguire per il nostro presente: vivere in armonia con gli altri significa essere capaci di ricordare, ma anche di dimenticare e perdonare.

Traduzione di Susanna Basso.

«Un racconto di straordinarie atmosfere, una storia di travolgente leggibilità da divorare tutta d'un fiato».

«The Guardian»

Il gigante sepolto è un fantasy ambientato in Britannia, pochi anni dopo la morte del leggendario Re Artù. La caratteristica che definisce l’atmosfera e l’ambientazione, però, è la presenza di una nebbia anomala che ha invaso l’intero Paese: questa nebbia sembra avere la capacità di cancellare i ricordi delle persone che ne vengono a contatto.

Recensione Il gigante sepolto di Kazuo Ishiguro

Non c’era l’uso di passare al passato, tra quella gente, nemmeno se prossimo.

 

La trama quindi si sviluppa intorno al fattore “memoria” e alla sua importanza, fino alla fine. I protagonisti sono Axl e Beatrice, due anziani coniugi che partono per un lungo viaggio alla ricerca del figlio scomparso: durante questo viaggio incontrano molte persone, buone e cattive, disponibili e avverse. Si troveranno a girovagare per la Britannia supponendo che il figlio si trovi sempre in posti diversi. La memoria mette a dura prova tutte le loro certezze: il luogo in cui si trova il figlio, le strade da percorrere, i discorsi fatti e le decisioni prese e, ad un certo punto, sembra mettere in discussione il loro amore indissolubile.

Il ritmo di lettura è molto lento, ogni passaggio viene descritto con estrema cura e spesso la narrazione sembra ripetitiva. Tuttavia, lo stile dell’autore e l’inserimento di affannosi ricordi qua e là aiutano il lettore a proseguire. Nonostante la lentezza della narrazione, infatti, ci si trova a proseguire la lettura senza alcun problema, anzi!

Il libro precede in questo modo fino alla fine, quando – proprio nelle ultime pagine – accade qualcosa di inaspettato. Quella che è stata la colonna portante del racconto fino a quel punto viene abbattuta, rivelando un finale decisamente sorprendente, a cui si possono dare interpretazioni diverse.

Anche i personaggi assumono una veste diversa alla fine del libro e con l’evolversi della storia: Axl e Beatrice si presentano come due coniugi di vecchia data, che hanno passato una vita insieme e che non metterebbero mai in discussione il proprio rapporto. In realtà, proseguendo con la lettura anche queste certezze vengono messe in discussione, portando il lettore ad interrogarsi su quali siano verità e quali siano bugie.

Detto ciò, a mio parere, sono due i punti di forza del libro: atmosfera e messaggio. 

L’atmosfera, come accennato in precedenza, porta il lettore in un mondo fiabesco e misterioso, con draghi e antichi villaggi sperduti tra i boschi della Britannia. Sicuramente utile per rendere maggiormente l’idea dello smarrimento e della confusione portati dalla nebbia. Inoltre, porta il lettore a visualizzare i luoghi in cui avvengono i fatti e questa è sempre una cosa positiva, sia per ambientazioni reali che di fantasia.

Il messaggio è chiaramente sull’importanza della memoria: se perdessimo la memoria cosa resterebbe di noi? E, sapendolo, agiremmo nello stesso modo?
I protagonisti affrontano (e spiegano) proprio questo, attraverso le loro continue amnesie e i ricordi confusi.

In conclusione

Senza dubbio, Il gigante sepolto è un fantasy sopra la media. La maggior parte dei fantasy, infatti, racconta una storia fine a sé stessa, questo invece ha un messaggio molto importate da trasmettere. Lo consiglio quindi sia agli appassionati del genere e sia a chiunque volesse sperimentare qualcosa di nuovo perché è sicuramente un libro molto valido.

Personalmente non ho ancora deciso se la lentezza di questo libro sia un bene o un male: aiuta riflettere o annoia? Non ne sono sicura. Ciò che posso dirvi, però, è che si tratta di un libro che lascia una bella sensazione. Ccome se ci avessero letto una leggenda tramandata nei secoli…

Infine, chiunque dovesse leggerlo, chiedo di soffermarsi sul finale: credo abbia almeno tre interpretazioni possibili e sarebbe bello discuterne! Buona lettura

 

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