Esiste un fumetto che mi ha fatto capire come questo tipo di media possa essere usato per rappresentare ben più che una stereotipata lotta fra bene e male in costume: Watchmen di Alan Moore.
ATTENZIONE: cercherò di non fare troppi spoiler del fumetto perchè, secondo me, va letto e apprezzato; tuttavia è impossibile parlarne senza svelare alcuni punti fondamentali della trama, procedete a vostra discrezione!
Un po’ di contesto.
La premessa del fumetto è proprio basata sulla tipologia di fumetti che l’opera cerca e riesce ad evolvere: un team di supereroi, ormai ritirati per ordini governativi, viene minacciato da un “assassino di maschere” che, nelle prime pagine del fumetto, uccide il Comico: uno dei membri più importanti del gruppo. In seguito i membri del gruppo continuano a vivere la loro vita, alcuni più preoccupati, altri meno dalla minaccia dell’assassino di maschere.
Il fumetto in sè parla di supereroi, ma non come siamo abituati a vederli: forti, uniti e positivi al 100%. Il fumetto parla di un gruppo di persone che vogliono fare del bene, seppur deviati dalla natura umana e dalla loro avidità, fama e così via. Solo uno dei nostri eroi ha scelto di vivere una vita senza compromessi anche dopo lo stop alle azioni “eroiche” voluto dal governo: Rorschach (personaggio che sicuramente approfondiremo in un futuro articolo). Ed è proprio Rorschach che apre le danze, ricostruendo gli avvenimenti che hanno portato alla morte del Comico.
L’indagine di Rorschach lo porterà a scoprire un complotto per assassinare tutti gli ex-Watchmen: ma nulla è ciò che sembra in un fumetto di Alan Moore.
Da questo punto in poi il fumetto è un costante intreccio di flashback, intrighi e storie personali degli eroi creato in modo magistrale da Alan Moore. Per non spoilerare tutto il fumetto continuerò a parlarne senza riassumerlo.
Che cos’è un eroe?
Watchmen sembra presentare, dall’inizio alla fine, una domanda: come si può definire un eroe? La risposta sembra arrivare alla fine del racconto, con un finale devastante per il lettore, ma in realtà viene svelata nelle prime pagine dell’opera da un personaggio in particolare. Alan Moore si è divertito a destrutturare il concetto comune di eroe tramite critiche mirate alla figura del soldato, dello scienziato e, ovviamente, alla figura del supereroe dei fumetti. Il punto del fumetto è che gli eroi esistono ma molto spesso è una questione di punti di vista e contesto: una vita o milioni?
Il contrasto tra ciò che potrebbe essere ognuno degli eroi e ciò che effettivamente è viene ulteriormente sottolineato da Dr. Manhattan, il quale pur essendo onnipotente non riesce ad essere un buon compagno per Silk Ghost, la sua compagna. In più anche gli altri personaggi presentano gravi conflitti, familiari o personali: nessuno degli “eroi” presenti nel fumetto rispetta il canone del cavaliere in armatura splendente senza macchia e senza colpa.
L’eroe di Alan Moore non è colui che combatte il male, perchè il male è spesso una questione di punti di vista; l’eroe di Alan Moore è colui che sceglie una morale e la segue, senza compromessi.
Cosa rende speciale Watchmen.
Watchmen è un titolo che pone domande, non è una lettura semplice, anche se potrebbe sembrarlo. Sta al lettore cercare di trovare le risposte, e crearsi un suo punto di vista sull’intera questione. E sono proprio le domande, sia sui personaggi, che sull’intreccio a portare avanti una storia intrigante e coinvolgente.
Per chi ha già letto titoli come Old man Logan, Sin city e the killing joke il genio di Alan Moore potrebbe sembrare una cosa già vista: ma ci sono fondamentali differenze fra i titoli citati e Watchmen. In titoli come Old man Logan sappiamo benissimo che stiamo leggendo un fumetto di supereroi e che il nostro eroe è il Wolverine che abbiamo sempre conosciuto, messo in difficoltà dal tempo e dal contesto in cui si trova, ma pur sempre Wolverine.
In Watchmen invece, grazie anche alla creazione di personaggi completamente nuovi, Alan Moore non ci dà nessun punto di riferimento: fin dall’inizio non sappiamo a cosa aggrapparci, stiamo leggendo un fumetto di supereroi in cui nulla è super e gli eroi sono difficili da trovare. Eppure il conflitto che si sviluppa nel lettore lo fa empatizzare ancora di più con dei personaggi che alla fine dei conti sono umani, che provano a fare del loro meglio.
Per tornare a ciò che ho detto all’inizio: Alan Moore ha preso in giro un’intera industria vendendo per storia di supereroi quello che in realtà è un racconto della vita travagliata di persone , più o meno comuni, che provano a fare del bene; così facendo ha dimostrato all’industria dei fumetti che alla gente piace leggere qualcosa che non sia per forza super testosteronico e super semplice.
Per parlare di Watchmen non basterebbero mille pagine, ma credo che quello che ho detto sia sufficiente a far incuriosire qualcuno. In futuro arriveranno sicuramente articoli più approfonditi sui singoli personaggi che compongono quest’opera stupenda.
Esiste anche il film di Watchmen: una dei pochi adattamenti cinematografici di un fumetto venuti bene.
A venerdì prossimo!
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