L’insana improvvisazione di Elia Vettorel

L'insana improvvisazione di Elia Vettorel Book Cover L'insana improvvisazione di Elia Vettorel
Anemone Ledger
2017
168

L’insana improvvisazione di Elia Vettorel: “Ho sempre creduto e saputo di essere diverso […]”

? Incipit

“…la prego mi parli liberamente, come se io non ci fossi o come se fossi il suo amico più intimo, se le fa piacere. Mi parli di tutti i suoi problemi, di tutti quello che ha passato, parliamo dapprincipio. Non estrometta nulla. Siamo solo io e lei, soltanto noi due.”

? Sinossi

Improvvisazioni negative accompagnano tutta la fiaba nera di Elia Vettorel, dai suoi primi anni in orfanotrofio fino alla morbosa attenzione nei confronti di sua madre, al delirio completo, alla perdita di se stesso. La collezione di quadri inquietanti raffiguranti bambini uccisi in modi brutali, l’adrenalina nel compiere atti immondi, la derisione per il suo aspetto e la cicatrice sulla guancia, vero e proprio squarcio nell’abisso infernale e sconnesso della sua anima; come non poteva, Elia Vettorel, compiere un atto insano?

? Trama

Elia Vettorel, un bambino diverso dagli altri, un bambino fondamentalmente arrabbiato con tutto e tutti, è un bambino problematico che viene lasciato in orfanotrofio dopo la sua nascita dalla madre che, si coprirà nel corso del racconto, tenta in questo modo di proteggere il figlio dal padre.

Lo lascia poco dopo la sua nascita, salvandolo da un atroce destino ed affidandolo alle suore. Elia non può sapere questa verità ed è molto arrabbiato anche con la madre, proprio perché lo ha abbandonato. Esterna i suoi pensieri per tutta la durata del libro, raccontando come si sia trovato in primo luogo ad affrontare gli altri bambini, ed in seguito le suore stesse.

Poco alla volta matura nella sua mente il desiderio di una famiglia felice: ne  immagina una e disegna su un muro dell’orfanotrofio (questo originerà una delle sue punizioni più severe).

Allo stesso modo, disegna il suo amico immaginario: un amico che “gli parlerà” e lo consiglierà durante tutta la sua permanenza all’orfanotrofio.

Solo una delle suore crede ancora nella bontà di Elia e cerca di aiutarlo in tutti i modi possibili, finché un giorno non scopre che Elia è in possesso di un quotidiano trafugato dalle proprietà delle suore.

Quel tipo di lettura è vietato ai bambini ma uno di loro riesce ugualmente ad impossessarsene e, in seguito, finisce nelle mani di Elia, che lo custodisce gelosamente sotto il materasso e rilegge in modo assiduo i fatti di cronaca.

La vita nell’orfanotrofio procede tra alti e bassi ed Elia è sempre più feroce e introverso, tant’è che le suore non vedono l’ora di liberarsene.

Un giorno la madre di Elia arriva a prenderlo: lo carica in macchina e lo porta a casa. Elia è spaesato, combattuto tra la rabbia che prova ancora nei confronti della madre e la voglia di fuggire da quel posto.

Il tempo passa ma Elia continua a sentirsi inadatto, brutto e fuori luogo. Inizia ad avere pensieri inquietanti nei confronti della madre e a scoprire verità sconcertanti sul padre: questo e molto altro ancora sarà raccontato da un Elia adulto, davanti ad uno psicologo che, ancora una volta, tenterà di capire lui, la sua mente e gli atti sconcertanti che ha compiuto e che sta raccontando.

? Il libro:

Lo stile dell’autrice è molto chiaro e lineare, benché spesso tratti argomenti tutt’altro che semplici. Il ritmo è piuttosto veloce, scandito dai continui turbamenti del protagonista e dalle sue reazioni a ciò che gli accade. La narrazione avviene in prima persona: Elia bambino che racconta tramite i suoi pensieri ed Elia adulto che narra la vicenda allo psicologo. Lo stile cambia leggermente tra i due momenti della vita di Elia e questo credo faciliti molto a distinguere le fasi del racconto.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. Lo stile di scrittura;
  2. La particolarità del racconto;
  3. I dettagli e il paragone tra improvvisazione e musica jazz.

?  Cosa ne penso?

Penso sia un libro spaventosamente realistico sotto molti punti di vista: la mente umana sa essere indecifrabile e incomprensibile, soprattutto se pensieri e atteggiamenti perversi iniziano durante l’infanzia. Le cause scatenanti possono essere molte: abbandono, difficoltà, incomprensioni. Ma molto è dovuto anche al carattere e alla determinazione di ognuno.

Un apprezzamento particolare per l’autrice: la sua capacità di descrivere la mente umana e i suoi “scherzi” è incredibile. Lo stesso vale per i pensieri più cupi, gli istinti, il disagio. Complimenti! Grazie per avermi dato la possibilità di leggerlo!

Vi lascio il link al suo libro su Amazon qui.

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Recensioni: INDICE

Perso tra le pagine

Perso tra le pagine Book Cover Perso tra le pagine
Barbara Pasinato
2017
236

“Era il primo giorno di scuola di una calda giornata di inizio ottobre". Così inizia la storia di un bambino di undici anni, che nel giro di poco si ritrova a vivere un’esperienza completamente diversa da quella che si era immaginato. Verrà catapultato in un luogo a lui estraneo, solo e senza che nessun adulto gli conceda delle risposte che possano aiutarlo a comprendere l’improvviso cambiamento di vita. L’unico conforto lo troverà tra le pagine dei libri, in un alternarsi tra vita reale a lui incomprensibile e storie fantastiche ed avvincenti. Cercherà d’affrontare le sue paure, scoprirà misteri ma soprattutto viaggerà con la fantasia attraverso i preziosi racconti dei suoi eroi.

Perso tra le pagine, Barbara Pasinato

? Trama

1968, un bambino di undici anni si appresta a passare dalle scuole elementari alle medie: è un bambino sorprendentemente intelligente e studioso per la sua età e questo lo aiuterà durante tutte le avventure che dovrà affrontare: dovrà, infatti, trascorrere diversi mesi in un istituto per bambini gestito dalle suore.

La mamma lo lascia in quel luogo spiegandogli che è per il suo bene, per questioni di salute. All’interno dell’istituto il bambino passerà un periodo piuttosto lungo della sua vita, soprattutto considerando la fase delicata in cui si trova: la crescita, il confronto con persone nuove e sconosciute.

Ciò che aiuterà maggiormente il bambino a superare positivamente questo periodo e ad apprendere il più possibile da questa esperienza saranno un diario e dei libri. Inizierà, quasi per gioco e per passare il tempo, a scrivere un diario per annotare tutto ciò che gli succede: l’amicizia con Anna, poco più grande di lui e da più tempo nell’istituto, gli insegnamenti del professore, le letture e i rari incontri con i parenti.

Le letture, soprattutto, lo aiuteranno a “misurare” la sua crescita e i suoi mutamenti nel carattere e nella personalità: molto giudizioso e intelligente sin da piccolo, si troverà a valutare lui stesso i cambiamenti dovuti alla sua crescita e, poco a poco, ripensare ai primi giorni passati all’istituto, a come abbia cambiato punti di vista e appreso molte cose sulle persone che gli stanno intorno.

La madre andrà a riprenderlo dopo alcuni mesi: troverà un bambino più maturo e adulto, con un bagaglio di esperienze che non dimenticherà mai.

Alla fine del libro, infatti, lo ritroviamo adulto, mentre pensa ai tempi passati e riceve un pacco decisamente inaspettato, che lo farà partire per una nuova avventura strepitosa.

? Il libro:

Perso tra le pagine è un libro molto scorrevole, dal sapore nostalgico: la storia del bambino si mescola alle sue letture e ai personaggi che lui giudica e con cui si confronta, sullo sfondo il Piemonte d’altri tempi.

Il ritmo del libro è scandito dalle giornate annotate sul diario, dalle vicissitudini del bambino e dal cambiare delle stagioni, viste attraverso le mura dell’istituto. La narrazione viene fatta dal bambino in prima persona, attraverso i suoi pensieri ed il suo diario.

Un libro molto piacevole che racconta la storia del Piemonte e del Canavese, di alcuni personaggi che ne hanno fatto la storia, visti con gli occhi di un bambino curioso e intelligentissimo.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. La storia del Canavese vista attraverso quella del bambino;
  2. Le foglie;
  3. L’apprendimento a la formazione di una persona attraverso i libri.

?  Cosa ne penso?

Penso sia molto interessante per gli amanti del nostro territorio, per chi si rifiuta di dimenticare la storia e dei personaggi che hanno contribuito a dare un’identità a queste zone.

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Recensioni: INDICE

 

La forma dell’acqua

La forma dell'acqua. The shape of water Book Cover La forma dell'acqua. The shape of water
Guillermo Del Toro, Daniel Kraus,
Fiction, Fantasy
Narrativa TRE60
2018
Copertina flessibile
423

Baltimora, 1962. Dopo aver perso l'uso della voce a causa di un incidente, la giovane Elisa conduce una vita spenta, senza ambizioni. Ma un giorno, all'interno del laboratorio in cui lavora come donna delle pulizie, entra per sbaglio in una stanza e fa una scoperta straordinaria: in una vasca piena d'acqua c'è una strana creatura. È sicuramente prigioniera e con ogni probabilità è lì perché oggetto di un esperimento. Ma cos'è? Anzi: chi è? All'insaputa di tutti, Elisa entra in contatto con quella creatura e tra i due si crea un legame sempre più forte. Un legame incomprensibile al mondo, che vede in lei una donna insignificante e nella creatura soltanto un mostro da studiare. Un legame che però ha i tratti e la forza del vero amore...

La forma dell’acqua, di Guillermo Del Toro!

✒ “Mentre muove le dita per aggiustare la calzata, lascia vagare lo sguardo sulla vecchia pila di trentatré giri. Molti sono stati comprati usati anni prima, e quasi tutti contengono ricordi felici compressi nelle loro plastiche polimeriche insieme alle note”

“Improvvisazione totale, e pure parecchio pericolosa! Ma è proprio così la vera arte, cara… è pericolosa!

“Le donne lavoratrici non hanno il privilegio di poter seppellire la faccia nel cuscino quando qualcuno grida loro addosso”

“Quello era un luogo in cui la fantasia sommergeva e cancellava la vita reale, dove era troppo buio per scorgere le cicatrici e dove il silenzio non era solamente accettato, ma addirittura imposto da uscieri muniti di apposita torcia elettrica”

Incipit

Richard Strickland sta leggendo il rapporto del generale Hoyt. L’altitudine è di undicimila piedi. Il biturboelica incassa colpi duri come montanti di un pugile. L’ultima tappa del volo Orlando-Caracas-Bogotà-Pijuayal, un luogo dimenticato de Dio tra Perù, Colombia e Brasile. Il rapporto è stringato e inframezzato da parti cancellate con l’evidenziatore nero. In un claudicante tentativo di poetica militaresca, racconta la leggenda di un dio della giungla. I brasiliani lo chiamano Deus Branquia.

? Sinossi

Baltimora, 1962. Al Centro di Ricerca Aerospaziale di Occam è stata appena consegnata la «risorsa» più delicata e preziosa che abbia mai ricevuto: un uomo anfibio, catturato in Amazzonia. Il suo arrivo segna anche l’inizio di un commovente rapporto tra la singolare creatura ed Elisa, una donna muta che lavora al centro come addetta alle pulizie e usa il linguaggio dei segni per comunicare. Immaginazione, paura e romanticismo si mescolano in una storia d’amore avvincente, arricchita dalle illustrazioni di James Jean e destinata a conquistare lettori e spettatori. La forma dell’acqua – The Shape of Water è una storia diversa da qualsiasi cosa abbiamo letto o visto finora. Una storia unica, creata e interpretata da due artisti capaci di farci sognare in ugual misura con un libro e con un film, con le parole e con le immagini.

? Trama

Baltimora, 1962: Richard Strickland è di ritorno dalla sua missione in Amazzonia e consegna il frutto di mesi di ricerca, immerso nelle foreste ostili di quella terra. La chiameranno “Risorsa”, una creatura molto particolare, unica nel suo genere, capace di cose umanamente impensabili.

Le persone del luogo venerano e temono la creatura come se fosse un Dio, ma per la squadra di ricerca e per il Centro di Ricerca Aerospaziale di Occam, non è altro che una cavia, un buon elemento su cui condurre ricerche ed esperimenti.

Elisa Esposito è una donna sola, una donna povera che lavora come inserviente presso il Centro di Ricerca Aerospaziale di Occam; è muta, difficilmente compresa da colleghi e conoscenti: i suoi soli amici sono la sua collega di lavoro ed il suo anziano vicino di casa.

Vive in una casa fatiscente a Baltimora e, ogni giorno, si reca a lavoro fantasticando su ciò che vede intorno a sé, soprattutto sul negozio di scarpe che vede lungo il tragitto che la porta al Centro di Ricerca (ha un’intera collezione di scarpe, quasi tutte usate e logore). Le scarpe sono il suo unico mezzo per “ribellarsi” alla divisa e alle regole imposte alle inservienti.

Nonostante sia raramente compresa dalle persone, Elisa è una persona molto gentile e sensibile. Questo la porterà ad avvicinarsi alla misteriosa creatura e ad instaurare con essa un rapporto molto particolare: si vedono per quello che sono vicendevolmente, sentono benché non possano esprimersi, si comprendono.

Con il passare dei giorni, la creatura viene sottoposta ad esperimenti e torture, fino ad un’ipotetica autopsia per poter scoprire la “composizione” della risorsa.

Solo Elisa ed i suoi pochi amici potranno salvare la creatura: questo comporterà diversi cambiamenti nella vira di ognuno, alcune perdite e alcune vittorie, un insospettabile alleato e, soprattutto, la prospettiva di poter cambiare qualcosa per tutti loro. Ce la faranno? (il finale è qualcosa di incredibile e inaspettato, ve lo assicuro!)

? Il libro:

Benché i libri scritti da due autori non siano i miei preferiti, credo che in questo caso abbiano fatto un ottimo lavoro: lo stile che ne è derivato è qualcosa di unico. La narrazione avviene in terza persona, dando modo di immaginare i luoghi, i colori, le sensazioni, l’atmosfera.

Il ritmo non è troppo sostenuto ma, secondo il mio parere, è adatto al tipo di racconto: ciò che più mi ha colpito di questo libro è, infatti, il modo in cui sono stati uniti un personaggio e una situazione assolutamente irreale e problemi e luoghi comuni fin troppo reali, umani.

Baltimora, con i suoi colori, i suoi suoni e le sue mode anni ’60. Uomini ancora troppo ottusi sotto molti punti di vista, donne che cercano di farsi strada nel mondo del lavoro e “sopportano” la società che le circonda. La diffusione del “culto americano”: auto, negozi, abiti, moda in tutti  i settori, mettono a confronto persone facoltose e non. Contrasti tra persone bianche e di colore.

Tutto ciò fa da sfondo alle vicende di alcuni soggetti. Strikland: un uomo viscido, falso, opportunista e crudele. Elisa: una donna sola che cerca di sopravvivere, nonostante i problemi fisici ed economici, nella società descritta poco fa. Giles: un uomo anziano e, a suo modo, non accettato ed emarginato. Hoffstelter, uno scienziato russo che, nonostante le implicazioni politiche, tiene ancora alla scienza.

Questi ed altri personaggi si troveranno a confrontarsi, scontrarsi o unirsi in modo fin troppo umano ma, a rendere questa vicenda unica, è l’unione con qualcosa di estremamente non umano, quasi opposto, nel bene e nel male.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. L’ambientazione, perfetta.
  2. L’unione reale/irreale.
  3. Il finale (non vi svelo altro, ma vi dico che c’è stato un particolare nel finale che ha determinato il mio voto).

?  Cosa ne penso?

Penso che sia un libro molto valido, non solo per il racconto ma per i temi che affronta: decisioni universali prese da pochi e, molto probabilmente, sbagliate; emarginazione e differenze; aiuto e amicizia.

Dalla quarta di copertina:

Guillermo del Toro e Daniel Kraus hanno unito i loro talenti di narratori visionari e celebrati in tutto il mondo dando vita a una storia d’amore tormentata e struggente.

L’ho letto perché Del Toro è uno dei miei registi preferiti e il fatto che il libro fosse scritto da lui mi incuriosiva molto. Sicuramente non ha deluso le mie aspettative, anzi! Se vi incuriosisce, non leggetelo semplicemente come un Romance, perché non lo è.


Recensioni: INDICE

Ci pensa il cielo

✒ “[…] è alle donne che voglio dedicare il mio impegno. Alle ragazze che non hanno potuto studiare perché è stato detto loto che erano stupide o che non sarebbero state all’altezza, o, peggio, che non ne avevano diritto, alle ragazze che non possono decidere della loro vita, del loro futuro e neanche del loro corpo.”

Incipit

L’incisione sull’albero rappresentava la memoria di un amore passato. Di due amori, in realtà. Sua madre le aveva raccontato la storia tante volte. La storia di un amore perduto e quella di un secondo amore, inatteso e ancora più grande. Quella A e quella J, racchiuse in un cuore, erano ciò che di più romantico Hope avesse mai visto.

? Sinossi

Hope, ragazza ribelle di una famiglia nobile irlandese, entra a far parte del movimento delle suffragette. Coraggiosa ma inesperta, stringe una pericolosa amicizia con l’attivista Ashling, mentre si innamora del suo stesso nemico, il poliziotto Jude bello e orgoglioso, incaricato dal governo di sedare le ribelli. Ma il destino ha in serbo per la tenace Hope altre sorprese, il mare riporta a casa un fantasma del passato, di un amore che non è stato dimenticato. “Ci pensa il cielo” è l’atteso sequel di “Come il sole di mezzanotte” e ci riporta indietro nel tempo e nello spazio per farci vivere un’altra intensa storia d’amore e di passioni.

? Trama

Ci spostiamo avanti di una generazione rispetto a Come il sole di Mezzanotte: sempre in Irlanda, sempre in casa DeLarey, ma questa volta seguendo la vita di Hope, la figlia di Anna e William.

Si tratta di una ragazza coraggiosa e molto intelligente che, nonostante la sua posizione sociale e il ceto d’appartenenza, si trova presto a fare i conti con un carattere determinato e rivoluzionario.

Questo la porterà ad incontrare un gruppo di Suffragette e ad intestardirsi fino ad entrare nel gruppo: inizialmente viene rifiutata proprio per la sua classe di appartenenza, ma poi le sue nuove compagne capiscono il valore di questa ragazza e la sua determinazione, così la accolgono nel gruppo tramite un giuramento di fedeltà reciproca e sostegno di fronte a tutto e tutti.

Si, tutto e tutti, perché purtroppo ciò che stavano chiedendo era visto come un’eresia: donne con diritto di voto? e perché mai? Non sono all’altezza, non sono abbastanza intelligenti per poter esprimere un’opinione.

Hope e le sue compagne affronteranno innumerevoli avversità, dai poliziotti corrotti e violenti, ad una giustizia che giustizia non è: carcere, violenze, menzogne e ricatti.

Sono costrette a riunirsi in segreto e, giorno dopo giorno, ritrovare la forza per presentarsi sull0 stesso luogo, con qualche livido in più.

Le vicende porteranno addirittura alla morte di una di loro e ad interminabili sofferenze per tutte le altre, compresa Hope.

Lei, però, con la determinazione che l’ha sempre contraddistinta ed onorando il nome datole dai proprio genitori, riuscirà a dare speranza a molte donne. Non solo, porterà aiuto, sostegno, forza, in molti Paesi nel mondo.

Al suo fianco un uomo che, nonostante fosse scettico al suo primo incontro con Hope, comprende infine il valore dei suoi ideali e l’importanza che questi hanno non solo per lei, ma per tutto il genere femminile: per questo la sosterrà, la difenderà a suo modo e, soprattutto, non le impedirà di lottare per ciò in cui crede.

? Il libro:

Come detto per il libro precedente, lo stile utilizzato dall’autrice è semplice e chiaro, alterna le descrizioni di alcuni luoghi ai dialoghi tra i personaggi ed i loro pensieri. La narrazione è in terza persona e alterna scene che ritraggono i vari personaggi principali. Le descrizioni, soprattutto quelle delle scene più violente e delle loro conseguenze, sono molto dettagliate e – a parer mio – amalgamate alla perfezione con ciò che contraddistingue un romanzo rosa, ovvero intrecci di sentimenti. Questo rende il libro molto coinvolgente e appassionante.

Il ritmo del racconto è dato dal susseguirsi di decisioni e conseguenze: lotte, idee, contrasti e amori che rendono il libro sempre piacevole e mai noioso.

?  Cosa ne penso?

Dopo aver letto Come il sole di mezzanotte, ecco il seguito di quel bellissimo romanzo: Ci pensa il cielo. Le vicende narrate nei due libri sono collegate tramite la storia della famiglia DeLarey e, soprattutto dalle due protagoniste Anna e Hope, madre e figlia.

Due protagoniste molto forti e determinate che, in relazione al periodo in cui sono vissute, hanno fatto la differenza. Anna, per prima, si è opposta alle usanze dell’epoca, ai matrimoni combinati, all’immagine della “donna tipica”.

Allo stesso modo, Hope ha lottato per il voto, un diritto e un dovere che, disgustosamente, è stato negato alle donne per troppo tempo.

Questo libro mi è piaciuto davvero molto, perché offre un’immagine dettagliata della lotta per il voto, molto più cruenta rispetto a ciò che abitualmente si vede a riguardo.

Inoltre, l’ho apprezzato molto perché fa riflettere, così come il libro precedente, sul passato ma soprattutto sul presente. Abbiamo ottenuto il voto, abbiamo ottenuto il lavoro, abbiamo ottenuto la parità. No, aspettate: abbiamo veramente ottenuto la parità? No. Quantomeno secondo il mio parere, non l’abbiamo ottenuta. Perché? Perché un datore di lavoro prima di assumerti ti chiede se hai intenzione di avere figli, un datore di lavoro spesso si auto-conferisce la facoltà di fare battute a dir poco fastidiose “perché, tanto, vorrai mica prendertela?”. E, infine, perché non abbiamo ancora le stesse opportunità che hanno gli uomini, non siamo ancora viste allo stesso modo – ahimè, a volte nemmeno dalle donne stesse.

Raggiungeremo tutti questi obiettivi solo quando ogni individuo – uomo o donna che sia – riuscirà a comportarsi come chi, nel libro, ha capito e appoggiato Hope. Si tratta di mentalità, istruzione, intelligenza: nient’altro.

Ancora una volta grazie a Liliana per avermi dato la possibilità di leggere il suoi racconti ma, soprattutto, COMPLIMENTI!! 🙂

Vi lascio alcuni link, andate a vedere… merita!

red sparrow

Red sparrow

✒”[…] non importava cosa l’avrebbero costretta a fare, non sarebbero mai riusciti ad abbattere il suo spirito”.

Incipit

A dodici ore dall’inizio della ricognizione, Nathaniel Nash si sentiva intorpidito dalla vita in giù. Allungava passi legnosi sui ciottoli di una via secondaria di Mosca. Era buio da un pezzo e Nate era ancora alle prese con il percorso studiato per solleticare i suoi controllori, stuzzicarli, provocarli quel po’ che bastava per farli uscire allo scoperto.

? Sinossi

Bella, intelligente, intuitiva, votata alla disciplina più ferrea e imbevuta di ideali patriottici. Nella Mosca di oggi, dove nessuno fa più finta di credere che la Guerra fredda sia finita davvero, Dominika Egorova sembra nata per fare la spia. Se non fosse per il carattere impetuoso, che non sempre le riesce di dominare. Quando il padre  muore senza preavviso e un brutto incidente la costringe a lasciare l’accademia di danza, Dominika si ritrova invischiata in un gioco la cui portata non sospetta neppure. Lo zio, potente vicedirettore dell’Svr, vede in lei la candidata ideale a diventare una “sparrow”, un’agente segreta specializzata in sofisticate tecniche di seduzione e manipolazione dell’avversario. Ciò che Dominika non può immaginare è la vertiginosa spirale di inganni, violenza, doppio gioco e passione nella quale si ritroverà suo malgrado a sprofondare. E il travolgente passo a due che la vedrà schierata ora contro, ora al fianco di Nate Nash, agente Cia dal carattere schivo ma determinato.

? Trama

Dominika Egorova, nonostante sia cresciuta in una famiglia relativamente in contraddizione con lo “spirito” russo e le ideologie diffuse tra i più, sta crescendo e sta diventando la donna russa perfetta: devota alla madre patria, con forti principi morali (dettati dal governo).

Tuttavia, alcuni avvenimenti – tra cui la sua eliminazione dalla scuola di danza per opera di ballerini rivali e la morte del padre – spingono Dominika a rivalutare la sue priorità e le sue convinzioni.

Viene avvicinata dallo zio Vanja, che la spinge ad arruolarsi nei Servizi Segreti russi, tentando di sfruttarla in tutti i modi possibili.

Dominika, però, non vuole un ruolo secondario, vuole essere attiva sul campo e, presto, tutti si accorgeranno delle sue doti nel decifrare le persone. In questo è aiutata dalla sua capacità di “vedere i colori”: sia da quando era bambina, infatti, Dominika interpreta suoni, emozioni e personalità con i colori, come se potesse “leggere” ogni cosa.

Tra le altre cose, lo zio Vanja costringe Dominika a diplomarsi alla scuola delle Rondini: trova ripugnante anche solo l’idea che possa esistere un istituto di questo genere ma, d’altro canto, è sempre stata curiosa e desiderosa si apprendere, così si lascia convincere e inizia questa nuova avventura.

Dopo essersi distinta anche in questo caso per le sue abilità, Dominika ottiene il suo primo incarico: durante questo primo adescamento, però, il suo obiettivo viene barbaramente ucciso davanti ai suoi occhi e, da quel momento, Dominika inizia a mettere in discussione i valori del Servizi Segreti russi.

Successivamente le viene assegnato un altro incarico, in cui non le viene dato il tempo di dimostrare le sue teorie sul soggetto in questione.

Infine, le viene assegnato il caso di Nate Nash, un agente segreto americano ad Helsinki.

I due sono obiettivi reciproci e si spiano a vicenda per diverso tempo, finché non nasce un’intesa che va oltre lo spionaggio freddo e distaccato.

Il quel periodo l’unica amica di Dominika viene fatta sparire e lei ha la certezza che sia stata uccisa per il suo disappunto nei confronti dei superiori e degli ideali: la prova definitiva che i Servizi non sono poi così leali come se li era immaginati.

Dopo questo evento, Dominika racconta tutto a Nash e i due cominciano a collaborare; Dominika viene arruolata nei servizi segreti americani e continuerà a condurre il doppio gioco per un lungo periodo. Verrà arrestata e torturata ma non confesserà; potrà, quindi, tornare operativa per i servizi segreti russi, che non sono riusciti a estorcerle informazioni.

Da qui in avanti cercherà di rintracciare Nash e si scoprirà che le persone coinvolte i fatti poco raccomandabili sono molto più numerose di quanto si potesse immaginare e che i servizi segreti di entrambe le parti non sono poi così diversi o, perlomeno, non lo sono alcune persone che li compongono.

? Il libro:

Lo stile di scrittura dell’autore è molto semplice e scorrevole, benché spesso si trovino parole in russo – alcune volte comprensibili, altre volte un po’ meno.

Il racconto dell’organizzazione interna dei servizi segreti russi è molto dettagliato e rende molto interessante la storia della protagonista e di cosa abbia dovuto subire pur di farsi strada in questo ambiente corrotto e viscido.

La narrazione alterna i dialoghi di Dominika con i vari interlocutori – lo zio, i superiori e i vari obiettivi – con le descrizioni delle varie scene ed eventi. Fondamentali però, a parer mio, sono i pensieri dei protagonisti, perché è attraverso questi che si comprendono le personalità, le situazioni e le scelte.

Il ritmo è piuttosto sostenuto – non mancano mai sorprese e colpi di scena – anche se, secondo il mio parere, alcuni avvenimenti non sono così fondamentali per la trama principale, cosa che alcuni potrebbero interpretare come una narrazione noiosa e lenta.

I fattori che, sempre secondo il mio parere, rendono questo libro un bel libro (oltre al racconto di spionaggio, ovviamente) sono due: l’interpretazione delle persone attraverso i colori e l’aggiunta della ricetta al fondo di ogni capitolo – è come se ogni piccola cosa, come il colore e il cibo, contribuissero a definire un momento, una scelta, una sensazione.

?  Cosa ne penso?

Credo che Red Sparrow sia un buon libro da leggere “per svago”: non l’ho trovato sconvolgente e non mi ha lasciato quel senso di vuoto e dispiacere per averlo finito. Sicuramente interessante è vedere come, ancora una volta, sia una donna a doversi far forza in un ambiente che non ne sfrutta solo le capacità, ma tutto ciò che può essere preso da una persona, sia fisicamente che mentalmente. Molto interessante anche scoprire l’organizzazione interna dei servizi segreti, l’esistenza di scuole di adescamento e di prigioni con la facoltà di tortura… Tutto ciò amalgamato alla perfezione in un thriller con una protagonista formidabile.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. Il personaggio di Dominika, una donna forte e determinata nonostante il crollo dei suoi ideali e le avversità create da chi le sta intorno;
  2. la particolarità di descrivere un piatto tipico russo – e non solo – alla fine di ogni capitolo;
  3. l’identificazione delle persone attraverso i colori.

 

#ArtFriday: il blu

Buon venerdì lettori! Finalmente torna l’#ArtFriday e il tema di oggi è il blu nell’arte!

Se avete seguito gli articoli precedenti riguardanti i colori nell’arte, sapete come ogni colore possa assumere diversi significati, in base a come viene utilizzato e in quale contesto.

Il colore blu si ottiene dalla sintesi additiva dei colori (quella composta da verde-rosso-blu). Mentre nella sintesi sottrattiva si ottiene mescolando il ciano e il magenta.

“Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l’Impressionismo”. – Renoir.

Questo perché gli impressionisti non utilizzavano il nero per creare le ombre ma tonalità di blu e verde.

Di seguito, alcune tonalità di blu, dalla più scura alla più chiara.

BLU NOTTE

Come suggerisce il nome, è la tonalità di blu più scura e che ricorda, appunto, il cielo notturno. Può essere facilmente confuso con il nero, sebbene abbia dei pigmenti di blu che lo rendono riconoscibile, quantomeno sotto la luce giusta.

Grete Schütte-Lihotzsky usò per la prima il nome Blu Notte per la sua “Cucina di Francoforte”, un arredamento innovativo ed ergonomico ideato nel 1925. La scelta del progettista non fu per un fattore estetico ma per l’igiene: il blu allontanerebbe le mosche.

BLU OLTREMARE

Si tratta di una tonalità di blu piuttosto scura e intensa; secoli fa si otteneva dalla frantumazione dei lapislazzuli – pietre semi-preziose importate dall’Oriente (da questo il nome “Oltremare”).

Spesso utilizzato da Giotto e dalla maggior parte degli artisti del ‘600/’700. In sostituzione ai lapislazzuli, in alcuni casi, veniva utilizzata l’azzurrite, più economica e comunque molto valida per la creazione di colori.

**Se avete letto il libro La ragazza con l’orecchino di perla o visto il film, vi ricorderete di questo colore perché uno dei primi compiti affidati da Vermeer alla sua giovane aiutante: frantumare, appunto, i lapislazzuli.

 

BLU DI PRUSSIA

È un blu scuro, quasi quanto l’Oltremare e tendente al nero. Si tratta di uno dei primi colori sintetici, ottenuto già nel 1706 dall’ossidazione di sali di ferrocianide, per opera di un chimico berlinese e, proprio per questo viene associato alla Prussia.

Trattandosi, appunto, di uno dei primi colori sintetici, spesso viene utilizzato per stabilire la data e l’autenticità di una determinata opera d’arte.

Dove lo troviamo? Hokusai e la famosissima Onda, Van Gogh e gli altrettanto famosi cieli notturni ed, infine, Picasso nel suo periodo blu.

 

BLU DI PERSIA

La prima apparizione del blu di Persia risale al 1669 e deve il suo nome all’utilizzo nella realizzazione di ceramiche e piastrelle persiane. LA Moschea Blu di Istanbul ne è un esempio più che valido: è ricoperta da oltre 20.000 maioliche blu.

 

CIANO

È uno dei tre colori primari, insieme a giallo e magenta. Questi colori, insieme al nero, sono i quattro colori utilizzati per la stampa in quadricromia (CMYK) e sono, quindi, la base di tutta l’immagine moderna, con l’utilizzo di questi quattro colori sintetici.

 

TURCHESE

Si tratta di una “versione del ciano tendente al verde”, se così si può dire. Originariamente ricavato dal Turchese, inteso come pietra dura, importata dalla Turchia (da questo deriva il suo nome). È un colori simile all’acquamarina, ma un po’ più scuro, è stato molto di moda negli anni ’50, ed è tornato ad esserlo nella sua versione chiamata comunemente Verde Tiffany o Azzurro Tiffany dall’omonima marca.

 

BLU COBALTO

Colore simile all’azzurro ma più intenso. Si ottiene chimicamente combinando l’ossido di cobalto con sali di alluminio.

Si suppone che il blu di Chartres fosse ricavato dal cobalto: si tratta di una tonalità particolare del vetro presente nelle vetrate gotiche della cattedrale francese la cui composizione è rimasta un mistero per molto tempo.

 

BLU REALE

Tonalità intermedia tra l’azzurro e il blu, deve il suo nome alla sua presunta origine, ovvero la realizzazione delle divise della Corona Inglese; in realtà è stato utilizzato precedentemente in Francia: non è un caso, infatti, che venga anche chiamato “azzurro Francia” (per questo Paese è anche il colore nazionale nell’automobilismo).

Chi lo ha utilizzato? Gli artisti che più si sono cimentati nell’utilizzo di questo colore sono Kandinsky e Mirò, famosi proprio per il modo in cui hanno interpretato i colori.

 

AZZURRO

Spesso confuso con il ciano, comunemente utilizzato per definire le tonalità dal turchese al celeste.

Der Blaue Reiter è il mone dato da Marc e Kandinsky al loro movimento artistico.

“Ad entrambi piaceva il blu, a Marc i cavalli a me i cavalieri” – Kandinsky

 

CELESTE

Intorno al celeste, una tonalità di azzurro molto chiara, ruotano molti significati: deve il suo nome alla “volta celeste”, il cielo. Questo implica diversi significati, tra cui quello religioso, per esempio.

 

Per approfondire:

  • Blu. Storia di un colore,  Michel Pastoureau;
  • I colori nell’arte, Stefano Zuffi.

 

 

 

 

 

 

Come il sole di mezzanotte

Come il sole di mezzanotte Book Cover Come il sole di mezzanotte
Liliana Onori
Romanzo, Romanzo rosa
Librosì edizioni
2015
e-book
378

Nell’Irlanda di fine ottocento la contessina Anna Delarey torna a casa dopo aver concluso il college. Non conosce l’amore, ma sa cosa vuole: non permetterà a nessuno, nemmeno a sua madre, di farle accettare un matrimonio combinato. Sogna un uomo da amare, al di là delle convenzioni sociali e, quando incontra Julian, il bel marinaio, è amore assoluto in grado di illuminare ogni cosa, come il sole di mezzanotte. Anna e Julian sono certi che il loro sentimento potrà superare qualsiasi pregiudizio, ma il destino è in agguato e Anna si troverà di fronte ad una scelta: rimanere ancorata a un passato che non può più tornare oppure faticosamente, coraggiosamente, lottare per il proprio futuro.
Liliana Onori, l’autrice, è al suo secondo romanzo. “La prima volta che ho preso la penna in mano - confessa - ho capito che da quel momento l'unica cosa che avrei voluto fare era scrivere.

✒«Un leggenda irlandese narra di un re innamorato di una contadina…», la voce gli tremava per l’emozione, «ma il suo era un amore sfortunato perché lei non lo ricambiava e così, non potendo vivere senza la donna della sua vita, decise di uccidersi ma nel testamento lasciò scritto di incidere un fregio sulla sua lapide: due mani che sorreggono un cuore incoronato. Da allora, quell’anello è diventato il simbolo di tutti gli amori». William tirò fuori una scatolina di velluto dalla tasca della giacca e la aprì. Un Claddagh ring d’oro bianco splendeva tra il raso blu su cui era poggiato. «Le mani rappresentano l’amicizia… il cuore l’amore… la corona la lealtà», Anna lo guardava senza riuscire a parlare.

?Incipit

“Piovigginava quella mattina di maggio, ma non era una stranezza nella contea irlandese di Cork. Correva veloce sul ponete la carrozza che stava riportando a casa Anna DeLarey sull’isola di Queenstown, che sorgeva alla foce del fiume Lee e che era collegata alla terraferma da una serie di ponti”.

? Sinossi

Nell’Irlanda di fine ottocento la contessina Anna Delarey torna a casa dopo aver concluso il college. Non conosce l’amore, ma sa cosa vuole: non permetterà a nessuno, nemmeno a sua madre, di farle accettare un matrimonio combinato. Sogna un uomo da amare, al di là delle convenzioni sociali e, quando incontra Julian, il bel marinaio, è amore assoluto in grado di illuminare ogni cosa, come il sole di mezzanotte. Anna e Julian sono certi che il loro sentimento potrà superare qualsiasi pregiudizio, ma il destino è in agguato e Anna si troverà di fronte ad una scelta: rimanere ancorata a un passato che non può più tornare oppure faticosamente, coraggiosamente, lottare per il proprio futuro.

Trama

Irlanda, 1889.

Anna è una diciassettenne, figlia di un conte e della sua amata sposa e, come di consueto per le famiglie di rango elevato, la giovane ragazza è tenuta ad imparare la buona educazione, ad avere un’istruzione impeccabile e, soprattutto, ad essere presente a tutti gli eventi che coinvolgono questo ceto sociale: balli, ricevimenti e quant’altro.

Anna è di ritorno da un lungo soggiorno lontano dalla sua famiglia, a causa dell’istruzione che le è stata imposta dalla madre; è felice di tornare a casa e rivedere il padre, a cui è particolarmente legata. Una volta a casa, però, la madre inizia a imporle feste, balli e tè come se fossero il fulcro di una vita intera. Lei, invece, preferisce passare il tempo in biblioteca oppure all’ombra di Alfred, la quercia a cui ha dato il nome del suo caro nonno.

Questo suo carattere solitario la allontana presto dalle coetanee e, a poco a poco, dalla madre: la donna si ostina, infatti, a volersi mostrare alla figlia come un esempio da seguire e non come un affetto, inoltre è più preoccupata di ciò che gli amici di famiglia possano pensare di sua figlia, piuttosto che del suo bene.

Anna, un giorno, incontra Julian, un ragazzo senza cognome, senza famiglia, senza una casa (o meglio, ha solo una casa sull’albero). Un marinaio, uno sconosciuto che lavora al porto e, presto, un amico.

Dopo un periodo di sospetto e diffidenza, Anna è decisa a fidarsi di Julian: i due si vedono ogni pomeriggio, si confidano, parlano e scherzano. Purtroppo il tempo a loro disposizione è poco, ma un po’ alla volta capiscono di essersi innamorati. Continuano a vedersi nel bosco, ma la voglia di stare insieme è tanta e il tempo sembra essere sempre meno.

Nel frattempo, i genitori di Anna iniziano a prendere in considerazione un matrimonio combinato per la loro figlia: la madre, in particolare, è molto ostinata su questo punto, credendo che sia la cosa migliore da fare per garantire un futuro agiato alla figlia e mantenere il buon nome della famiglia.

Durante una festa, organizzata dalla madre, viene proposta ad Anna la corte del figlio di amici di famiglia: Anna rifiuta, il ragazzo è spregevole e non perde occasione di farsi vanto delle sue avventure con cameriere e giovani ragazze.

Questo porterà ad un litigio tra i due (Julian salverà Anna) e all’allontanamento delle due famiglie. Anna, da quel momento, sarà costretta a non andare più nel bosco.

Dopo un po’ di tempo i genitori di Anna si recano ad una festa per tentare di riallacciare i rapporti con i vecchi amici e mantenere una parvenza di normalità nonostante l’accaduto.

Anna rimane sola a casa e chiede alla sua tata, che è sempre stata a conoscenza di tutto, di portare un messaggio a Julian da parte sua: si incontreranno nella sua stanza mentre i genitori sono assenti. Durante queste ore passate insieme Anna si concede a Julian e lui le chiede di sposarlo. I genitori, però, tornano prima del previsto e li scoprono insieme: non li lasciano parlare, rinchiudono Anna e fanno frustare Julian.

Poco dopo, arriva la notizia che Julian è morto e Anna, da quel momento, cade nell’apatia più totale: non mangia, non beve, non dorme. Ha allucinazioni e incubi; la madre non vuole chiamare il dottore per paura di fare brutta figura e per questo viene cacciata di casa dal padre. A questo punto, la tata e il padre iniziano una lotta devastante per cercare di tenere in vita Anna che, il giorno del suo diciottesimo compleanno, abortisce.

Scopre così che quella notte con Julian aveva dato origine al loro bambino, che non nascerà mai a causa del suo stato di depressione e denutrizione.

Ancora una volta, il padre e la tata la aiuteranno e, poco a poco, Anna e suo padre riusciranno a stabilire un rapporto quasi normale.

Tempo dopo, un amico del padre rimasto vedovo e i suoi figli, faranno visita ad Anna e suo padre, e si fermeranno da loro per un po’: in questo modo, Anna conoscerà William.

Dapprima un amico, successivamente – e non senza problemi e difficoltà – William sarà l’amore assoluti e ancora più intenso di Julian.

Ma i fantasmi del passato torneranno a sorprendere Anna, proprio nel momento in cui lei si sente al sicuro, felice: dovrà fare delle scelte difficili, affrontare perdite e lutti ma, soprattutto, se stessa.

 

? Il libro:

Lo stile utilizzato dall’autrice è semplice e chiaro, alterna le descrizioni di alcuni luoghi ai dialoghi tra i personaggi ed i loro pensieri. La narrazione è in terza persona e alterna scene che ritraggono i vari personaggi principali. Descrive solo i luoghi indispensabili al racconto (il bosco, il lago, la villa, la stanza di Anna), senza dilungarsi eccessivamente nei dettagli ma, allo stesso tempo, riuscendo a far immaginare in modo molto preciso l’ambientazione e, in molti casi, addirittura l’atmosfera in un determinato momento (gli incontri per il tè, i balli, le passeggiate).

I dialoghi sono soprattutto tra Anna e un’altra persona, che può essere Julian, la tata, il padre o William. Nonostante il personaggio principale, Anna, sia spesso combattuto tra ciò che può o non può dire, per evitare di ferire qualcuno o per evitare spiacevoli conseguenze su se stessa o su altri, si riesce ugualmente ad intuire il motivo per cui si comporti un determinato modo. Sono la perenne lotta per la sopravvivenza contro le avversità e le usanze dell’epoca a stabilire il ritmo del racconto: Anna affronta, per prima cosa, il confronto tra ciò che sente e ciò che le è stato insegnato, poi la madre, in seguito un aborto, ancora dopo la perdita della madre e i sensi di colpa, e così via fino alla fine del racconto.

?  Cosa ne penso?

Premetto che i romanzi rosa non sono esattamente il mio genere preferito. Tuttavia, quando hanno una bella ambientazione e un bel significato, riesco ad apprezzarli molto. Ed è proprio questo il caso di Come il sole di Mezzanotte: l’autrice ci porta alla fine del 1800 quando, soprattutto per le donne, l’amore non era una cosa così ovvia e semplice.

La maggior parte dei matrimoni era organizzata dai genitori, o comunque da chi aveva il compito di gestire gli affari della famiglia. Si, affari, di questo si trattava a tutti gli effetti (purtroppo, in molti casi, è ancora così al giorno d’oggi).

Credo che, al di là della storia tra Anna e Julian, e poi tra Anna e William, ci sia qualcosa di ben più importante in questo libro: le battaglie di chi non si vuole conformare ad un certo stile di vita (in questo caso Anna, che ha rifiutato i luoghi comuni della borghesia sin dall’inizio), le sofferenze e conseguenze subite da chi mette al primo posto la famiglia e non il pensiero della gente.  In questo, purtroppo, il mondo è cambiato solo nell’apparenza: troppo spesso, infatti, le persone scelgono di apparire piuttosto di essere. Di conseguenza, questo influisce su se stessi e sugli altri, che si tratti di amici o familiari, proprio come è successo ad Anna e sua madre.

Oltre al messaggio “triste” su questo aspetto della società, c’è anche un invito a non arrendersi, a lottare, a fare le proprie scelte, per quanto difficili possano essere, e ad apprezzare i pochi che realmente se lo meritano: questo è ciò che dimostra Anna nel finale del libro.

Lo consiglio, ovviamente, a tutti gli amanti del Romance. Ma anche a chiunque voglia perdersi per qualche momento nell’Irlanda del 1800!

? Cosa mi è piaciuto:

  • il messaggio che c’è dietro il racconto;
  • la tata: la dimostrazione che la saggezza e il buonsenso non sono una prerogativa dei ceti elevati;
  • Alfred, la quercia antica, il “luogo sicuro” in cui tutti, almeno una volta, ci siamo rifugiati;
  • la leggenda del re irlandese.

Ringrazio Liliana per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro, non vedo l’ora di leggere il seguito!

Vi lascio il link per acquistare il libro su Amazon:

Come il sole di mezzanotte – Liliana Onori

 

 

Le montagne della follia

Le montagne della follia Book Cover Le montagne della follia
H.P, Lovecraft
Horror
Copertina rigida

"Le montagne della follia" di Howard Phillips Lovecraft racconta il catastrofico esito di una spedizione nelle profondità inesplorate del continente antartico. Farnsworth Wright rifiutò di pubblicare l'opera su "Weird Tales" perché, a detta dell'editore, troppo lunga. L'orrore, per stereotipo, necessita di poche molecole di azoto, di respiri corti, mutili, di un sentimento di morte improvvisa accompagnato da brevi, fulminanti agonie: chi potrebbe sopportare uno spavento protratto oltremisura nel tempo? E invece tra le montagne della follia l'eco della paura si centuplica di grotta in grotta, e la resistenza dei personaggi e del lettore è spinta al limite della sopportazione. Il Saggiatore ripropone questo classico in una traduzione finalmente completa, che rifugge la tentazione di ricondurre a una mal compresa «piacevolezza» lo stile ossessivo, tassonomico, rituale di Lovecraft. Nella sua prosa l'orrore opera sempre nella stanza accanto, senza fare ostaggio di testimoni oculari; riempie le tubature e si riverbera fonicamente tra le pareti (Tekeli-li! Tekeli-li!), in un linguaggio nero che esisteva già prima del linguaggio umano e della parola, e che l'uomo non può decifrare; emana miasmi intollerabili e sconosciuti; lascia tagli ed escoriazioni ovunque. Ma non si vede. O almeno, non si vede mai del tutto: si cela nei cunicoli, dietro rocce cadute, al fondo di abissi glaciali. Così si compone il paesaggio delle "Montagne", dipinto da un pittore alieno: in un simile sacro bosco, sovrumano, dove catene montuose di ardesia precambriana si alzano fino all'orlo inimmaginabile del pianeta, l'uomo diventa cacciagione, preda, o addirittura campione scientifico da sezionare e notomizzare, crudamente, come un esemplare di animale raro appena scoperto. La geografia antartica descritta da Lovecraft, però, è anche e soprattutto una geografia interiore, di certe latenze oniriche castrate dal meccanismo di rimozione, in cui una potenza cosmica anteriore al Cretaceo o all'Eocene – e a qualsiasi categoria temporale postulabile dall'umana ragione – imperversa originando forme inaudite, abissi impercorribili, vette impossibili da scalare. E agguanta e annichila tutto ciò che le si para davanti.

✒ “Bisognava stare attenti alla propria immaginazione, all’ombra di quelle montagne della follia”.

✒ “Esso (si riferisce al viaggio) segnò per me la fine, all’età di cinquantaquattro anni, della pace e dell’equilibrio che le menti normali posseggono grazie alla loro abitudinaria concezione della Natura e delle leggi di Natura”.

✒ “Per farsi un’idea anche solo rudimentale dei nostri pensieri e delle nostre sensazioni nel penetrare in quel labirinto costruito da mani inumane, che da eoni non conosceva che silenzio, bisogna ricomporre un caos disperatamente sconcertante di umori effimeri, ricordi e impressioni”.

?Incipit

Mi vedo costretto a parlare perché gli uomini di scienza si rifiutano di seguire il mio consiglio senza prima conoscerne le ragioni.

? Sinossi

Il basso sole antartico di mezzanotte rosseggiava sull’orizzonte meridionale tra le spaccature delle rovine frastagliate, e la terribile antichità e mancanza di vita della spaventevole città sembravano ancora più estreme. Il cielo sopra di noi era un’opalescente masse di tenui e turbolenti vapori di ghiaccio, e il freddo ci attanagliava le viscere.

[descrizione ufficiale dell’edizione Il Saggiatore] Ambientato in Antartide, racconta quanto accaduto a una spedizione scientifica alle prese con reperti antichi milioni di anni. In una terra di ghiaccio e di morte senza tempo, il gruppo s’imbatte in campioni zoologici che, apparentemente, non provengono da questo pianeta. Le difese della razionalità illuminista cadono, una a una, di fronte all’impossibilità di spiegare con la logica il quadro che inesorabilmente si prefigura. Una serie di colpi di scena da incubo spingono i protagonisti sull’orlo della pazzia e l’avventura finisce in tragedia, catapultando il lettore in un mondo visionario dominato dal terrore e dall’angoscia. La nuova traduzione resta il più possibile fedele al testo originale, senza semplificazioni né asciugature, conservando il ritmo glaciale e ipnotico della prosa lovecraftiana.

Trama

Un’esplorazione scientifica nell’Antartico, con l’intento di accumulare importati dati sulla conformazione geologica di quella zona, porta sedici individui – tra scienziati e tecnici – ad affrontare, invece, uno sconvolgente scenario, che nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare.

La vicenda è narrata dal geologo del gruppo, che narra la storia dopo esserne uscito sano (quantomeno fisicamente) e salvo: la sua intenzione è quella di far conoscere al mondo gli orrori di cui è stato testimone ed evitare che altre spedizioni possano verificarsi in futuro.

Per prima cosa, scoprono una catena montuosa imponente, più grande di tutte quelle conosciute fino a quel momento: montagne di dimensioni irreali, caratterizzate da un’atmosfera inquietante e capace di provocare allucinazioni – o forse no.

Tra queste montagne scoprono una caverna, che contiene degli essere viventi mai visti prima, rimasti intatti a causa del congelamento protrattosi per milioni di anni. Ne prelevano uno per analizzarlo: la prima ipotesi è che si tratti di un anfibio, benché abbia anche alcune caratteristiche di un mammifero, piuttosto che di un uccello e così via.

La spedizione viene, quindi, organizzata nel dettaglio: una base operativa con mezzi scientifici all’avanguardia e il supporto di diversi cani, sono la chiave per arrivare ad una spiegazione logica per questo misterioso ritrovamento.

Tuttavia, i cani sono come impazziti dopo aver percepito la presenza di questi strani esseri congelati. Per questo motivo, vengono rinchiusi in un recinto, realizzato con ghiaccio e neve, abbastanza lontano dalla base da garantire la tranquillità dei cani, che altrimenti avrebbero fatto a pezzi i resti degli esseri sconosciuti.

Ricerche più approfondite, portano a definire gli strani esseri “Antichi”, in quanto la loro presenza sulla Terra deve risalire a milioni e milioni di anni prima.

Fino a questo momento, le ricerche sono state possibili grazie alla suddivisione degli esploratori in due gruppi e alla comunicazione costante tra loro, per poi diffondere le notizie al resto del mondo – ovviamente limitando i dettagli.

Il gruppo del professor Lake, autore della scoperta, interrompe le comunicazioni col campo base il giorno dopo il ritrovamento. Il narratore e altri esploratori decidono di controllare cosa sia successo. Arrivati al campo di Lake tramite l’ultimo aereo rimasto, trovano solo cadaveri di uomini e cani e nessuna traccia delle strane creature.

Il gruppo capitanato dal professor Lake interrompe le comunicazioni dopo l’analisi dei resti degli esseri misteriosi: il narratore e il suo compagno di viaggio – Danforth – si recano, quindi, al campo base, ma trovano solo i corpi senza vita dei compagni e dei cani, mentre i resti degli animali misteriosi sono spariti.

A questo punto i due superstiti non hanno alternative, se non tornare sul logo dell’esplorazione per trovare una spiegazione al terribile massacro. Dopo la prima escursione aerea, trovano un altopiano con i resti di una città dalle dimensioni indescrivibili, realizzata in arenaria e saponaria. Ipotizzano che possa trattarsi di una città degli Antichi, molto evoluta nonostante il periodo a cui risale.

Decidono di esplorare la città a piedi; sono, quindi, costretti ad atterrare all’interno della città immensa: qui trovano sculture e raffigurazioni, estremamente dettagliate nonostante le dimensioni ciclopiche, che consentono loro di ricostruire la storia degli antichi, attraverso i vari mutamenti che la Terra ha subito nel corso della storia.

Le sculture e le raffigurazioni narrano la storia degli Antichi, suddivisi tra popolo di mare e di terra, i discendenti di Cthulhu, i Mi-Go e gli Shoggoth: una descrizione molto accurata delle sembianze e delle vicissitudini di queste creature accompagna il lettore in un lungo viaggio attraverso la mitologia Lovecraftiana, fino al racconto degli scontri tra gli antichi e la stirpe di Cthulhu.

A questo punto il geologo e il suo compagno, scoprono un tunnel che conduce agli abissi e decidono di esplorarlo: durante questa fase, trovano il resti del compagno e del cane scomparsi dalla base, congelati.

La loro deduzione è, quindi, che gli Antichi non fossero morti ma solo ibernati e che siano stati risvegliati dalle loro ricerche: a questo punto, spaventati e confusi dalla presenza di questi strani esseri – gli umani – gli Antichi hanno reagito tentando di capire cosa fossero; pare, infatti, che gli Antichi abbiano eseguito una sorta di autopsia sull’uomo e sul cane.

I due proseguono ancora all’interno del tunnel, fino a trovare un gruppo di pinguini giganteschi, albini e ciechi. Successivamente trovano altri Antichi, mutilati e sanguinanti, e questo li porta a dedurre che le mutilazioni siano avvenute durante uno scontro recente. I corpi degli Antichi sono senza testa: gli è stata strappata, non tagliata e, dopo innumerevoli supposizioni, i due esploratori apprendono che uno Shoggoth è ancora in vita ed è capace di assumere qualsiasi forma voglia.

A questo punto Lovecraft narra la storia degli Shoggoth e di ciò che si cela ancora oltre la catena montuosa: pare che il suo compagno di viaggio abbia visto qualcosa di ancora più terribile rispetto a quanto raccontato finora…

 

? Il libro:

Lo stile con cui è scritto questo romanzo è, a dir poco, geniale: Lovecraft utilizza una narrazione in prima persona (attraverso la figura del geologo) per raccontare i fatti di cui questo individuo è venuta a conoscenza. Sembra che il narratore sia spaventato e timoroso nel rivelare al mondo ciò che ha visto ma, allo stesso tempo, si sente in obbligo a farlo, per evitare che altre persone possano perdere la vita nel tentativo di svelare cosa si cela sulle montagne della follia: questo rende il racconto ancora più misterioso e cupo ma, allo stesso tempo, tiene il lettore incollato alle pagine.

La narrazione è elegante e dettagliata, come se fosse una spiegazione, una lezione – con i lunghi periodi articolati che caratterizzano la prosa dell’autore – e rende questo testo una base solida per tutta la letteratura horror. Nonostante sia scritto in modo ipnotico e pacato, il ritmo del racconto non lascia un attimo di respiro al narratore e al lettore: anche quando vengono elencati dettagli sull’architettura degli Antichi, piuttosto che sulle autopsie e quant’altro, c’è sempre qualcosa di indispensabile per la storia.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. Lo stile, soprattutto per la narrazione elegante e pacata in contrasto con ciò che realmente viene narrato;
  2. l’ambientazione: il ghiaccio, il freddo, la neve, rendono la storia ancora più misteriosa;
  3. il personaggio del geologo: timoroso ma allo stesso tempo coraggioso, per sempre traumatizzato dalle sue scoperte.

?  Cosa ne penso?

Credo sia uno dei libri da leggere assolutamente, soprattutto per gli amanti dell’horror e del mistero. Ispiratosi ad Edgar Allan Poe, Lovecraft rimane una colonna portante di questo genere letterario.

 

Tokyo Express

Tokyo Express Book Cover Tokyo Express
Matsumoto Seicho
Thriller
Adelphi
2018
Copertina flessibile
175

In una cala rocciosa della baia di Hakata, i corpi di un uomo e di una donna vengono rinvenuti all'alba. Entrambi sono giovani e belli. Il colorito acceso delle guance rivela che hanno assunto del cianuro. Un suicidio d'amore, non ci sono dubbi. La polizia di Fukuoka sembra quasi delusa: niente indagini, niente colpevole. Ma, almeno agli occhi di Torigai Jutaro, vecchio investigatore dall'aria indolente e dagli abiti logori, e del suo giovane collega di Tokyo, Mihara Kiichi, qualcosa non torna: se i due sono arrivati con il medesimo rapido da Tokyo, perché mai lui, Sayama Ken'ichi, funzionario di un ministero al centro di un grosso scandalo per corruzione, è rimasto cinque giorni chiuso in albergo in attesa di una telefonata? E perché poi se n'è andato precipitosamente lasciando una valigia? Ma soprattutto: dov'era intanto lei, l'amante, la seducente Otoki, che di professione intratteneva i clienti in un ristorante? Bizzarro comportamento per due che hanno deciso di farla finita. Per fortuna sia Torigai che Mihara diffidano delle idee preconcette, e sono dotati di una perseveranza e di un intuito fuori del comune. Perché chi ha ordito quella gelida, impeccabile macchinazione è una mente diabolica, capace di capovolgere la realtà. Non solo: è un genio nella gestione del tempo. Con questo noir dal fascino ossessivo, tutto incentrato su orari e nomi di treni - un congegno perfetto che ruota intorno a una manciata di minuti -, Matsumoto ha firmato un'indagine impossibile, ma anche un libro allusivo, che sa con sottigliezza far parlare il Giappone. «Si era appena fatto giorno. Il mare era avvolto in una foschia lattiginosa. Shikanoshima, l'isola dei cervi, si vedeva a malapena, così come il sentiero del mare. Tirava una brezza fredda e salmastra. L'operaio, col bavero alzato e il capo chino, procedeva a passo svelto. Attraversava quella spiaggia rocciosa per arrivare prima in fabbrica, come era sua abitudine. Ma qualcosa di totalmente inatteso attirò il suo sguardo, sempre rivolto al suolo. Due corpi adagiati su una lastra di roccia scura stonavano incredibilmente con quel paesaggio a lui così familiare».

✒ “Ci sono scritti i nomi delle stazioni di tutto il Giappone, e leggendoli riesco a immaginarmi il paesaggio di ciascuno di quei luoghi. […] Davanti ai miei occhi si materializzano le atmosfere di tutti quei villaggi e di quelle città, le case e persino la gente per strada”.

?Incipit

La sera del tredici gennaio Yasuda Tatsuo invitò a cena uno dei suoi clienti al ristorante Koyuki di Akasaka. L’invito era ad un alto funzionario di un certo ministero.

?Sinossi

In una cala rocciosa della baia di Hakata, i corpi di un uomo e di una donna vengono rinvenuti all’alba. Entrambi sono giovani e belli. Il colorito acceso delle guance rivela che hanno assunto del cianuro. Un suicidio d’amore, non ci sono dubbi. La polizia di Fukuoka sembra quasi delusa: niente indagini, niente colpevole. Ma, almeno agli occhi di Torigai Jutaro, vecchio investigatore dall’aria indolente e dagli abiti logori, e del suo giovane collega di Tokyo, Mihara Kiichi, qualcosa non torna: se i due sono arrivati con il medesimo rapido da Tokyo, perché mai lui, Sayama Ken’ichi, funzionario di un ministero al centro di un grosso scandalo per corruzione, è rimasto cinque giorni chiuso in albergo in attesa di una telefonata? E perché poi se n’è andato precipitosamente lasciando una valigia? Ma soprattutto: dov’era intanto lei, l’amante, la seducente Otoki, che di professione intratteneva i clienti in un ristorante? Bizzarro comportamento per due che hanno deciso di farla finita. Per fortuna sia Torigai che Mihara diffidano delle idee preconcette, e sono dotati di una perseveranza e di un intuito fuori del comune. Perché chi ha ordito quella gelida, impeccabile macchinazione è una mente diabolica, capace di capovolgere la realtà. Non solo: è un genio nella gestione del tempo. Con questo noir dal fascino ossessivo, tutto incentrato su orari e nomi di treni – un congegno perfetto che ruota intorno a una manciata di minuti –, Matsumoto ha firmato un’indagine impossibile, ma anche un libro allusivo, che sa con sottigliezza far parlare il Giappone.

Trama

Yasuda Tatsuo è a capo di una ditta che produce macchinari industriali, è un uomo in carriera che tiene particolarmente al suo successo e ai suoi contatti: i contatti, in effetti, non mancano. Per mantenere questi buoni rapporti, che garantiscono la crescita dell’azienda, Yasuda è solito invitare i suoi clienti altolocati in un ristorante, il Koyuki di Akasaka.

Non che questo locale sia particolarmente pregiato, ma ha la particolarità di garantire la massima riservatezza e l’anonimato dei clienti. Yasuda, tuttavia, è un cliente abituale e conosce tutto il personale del locale: alcune ragazze sono particolarmente espansive, altre invece si limitano ad intrattenere i clienti, ascoltandoli mentre espongono i loro interminabili monologhi.

In questo periodo si vocifera ovunque di uno scandalo colossale, in cui sono coinvolti personaggi importanti del ministero, nonché i loro più stretti collaboratori (anche per questo motivo Yasuda preferisce un posto riservato).

Per l’ennesima volta, Yasuda invita un suo cliente in questo locale e, come sempre, è Otoki la ragazza incaricata di intrattenere Yasuda e il suo importante ospite.

Otoki, tra l’altro, è proprio una ragazza poco espansiva e piuttosto riservata, che si limita svolgere il suo lavoro.

In seguito, Yasuda chiede a due ragazze di accompagnarlo il giorno seguente in un locale, semplicemente per un caffè. Trascorrono un po’ di tempo insieme, poi Yasuda si fa accompagnare alla stazione: qui notano che Otoki sta partendo con un uomo su un binario poco distante (è proprio Yasuda a notarla per primo). Iniziano i pettegolezzi e gli scherzi, a maggior ragione considerando che nessuno era a conoscenza di alcun dettaglio sulla vita privata di Otoki.

Il mattino seguente il corpo di Otoki viene ritrovato senza vita in una cala rocciosa della baia di Hakata insieme al corpo di un alto funzionario del ministero coinvolto nello scandalo: investigatori e forze dell’ordine si riuniscono sul posto e, poco dopo, sono in grado di risolvere il caso. Secondo il pensiero comune si tratta di un doppio suicidio a sfondo passionale: due amanti che si suicidano per sfuggire allo scandalo, con del cianuro e una bottiglia di succo abbandonata poco distante.

Fortunatamente, Torigai Jutari – un vecchio investigatore che ha lasciato il servizio – sospetta che ci sia qualcosa in più dietro a quelle due persone morte sulla spiaggia. Della stessa opinione è anche Mihara Kiichi, il suo collega più giovane e nel pieno della carriera.

Ci sono troppe cose che non tornano: sono saliti in treno insieme, ma lui ha atteso una telefonata per cinque giorni in una camera d’albergo prima di muoversi; non si sa dove sia stata Otoki per cinque giorni; i corpi sono composti, come se fossero stati posizionati da qualcuno, non sono sporchi. E non solo: Sayama, il funzionario morto, ha pranzato da solo sul treno, quindi Otoki non era con lui… Sono davvero molti i fattori che insospettiscono i due investigatori ma, tuttavia, non riescono ad arrivare alla soluzione del caso.

Sia Torigai che Mihara, però, sono determinati a non arrendersi: Mihara viaggerà per tutto il Giappone, ripercorrendo gli spostamenti delle vittime e dei sospettati, incontrando parenti e semplici passanti, calcolando i tempi di percorrenza e di sosta dei treni.

La perseveranza dei due investigatori li porterà ad avere delle intuizioni decisive: il tempo è la chiave di tutto. Qualcuno ha architettato un piano preciso nei minimi dettagli con, addirittura, dei margini d’errore a scongiurare qualsiasi imprevisto.

Decisivo sarà l’incontro tra Mihara e la moglie di Yasuda, una donna gravemente malata che non può lasciare la casa di periferia in cui è stata relegata a causa della cura che deve seguire.

Un caso di corruzione, omicidio, false testimonianze, costruito su quattro minuti di attesa alla stazione: la soluzione arriverà solo dopo mesi d’indagine e svariate complicazioni, con una lettera di Mihara inviata a Torigai.

 

? Il libro:

  • lo stile è molto particolare, unisce costantemente il pensiero e le azioni dei protagonisti;
  • il ritmo è piuttosto sostenuto, pur senza una grande quantità di avvenimenti, i protagonisti (soprattutto Mihara) superano mille vicissitudini prima di arrivare alla conclusione del caso;
  • l’ambientazione è a dir poco spettacolare, considerando che viene attraversato tutto il Giappone;
  • i personaggi principali sono pochi, ma ben definiti e, soprattutto, mantengono la giusta quantità di mistero fino alla fine.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. l’ambientazione: il Giappone ha un fascino inavvicinabile;
  2. la scelta del treno come chiave di tutto il racconto;
  3. il personaggio di Torigai: saggio ed esperto investigatore.

?  Cosa ne penso?

L’ho selezionato come uno dei tre migliori libri letti quest’anno e credo che sia tutto detto. Mi è piaciuto davvero molto, forse la mia passione per il Giappone può aver influenzato la lettura ma, in ogni caso, credo che possa piacere a tutti gli amanti dei gialli “alla vecchia maniera”. Inoltre, credo che nel libro siano contenuti diversi aspetti della società giapponese che non vengono spesso citati.

Diphylleia

Diphylleia
Valentina Bonci
Romanzo, Romanzo rosa
Self-published
e-book

n una gelida notte di febbraio nella città di Duluth, nel Minnesota, Aiyana si risveglia dopo tre mesi di coma, ma non ricorda nulla. Karla, la nonna, e Ben, l’infermiere che si è preso cura di lei, rimarranno al suo fianco per aiutarla a ristabilirsi e a ripercorrere le tappe del suo passato, affinché lei possa recuperare la memoria. Ed è proprio nell’inseguire e rivivere un passato doloroso che riaffiora un grande amore, non accettato. Un amore che risponde al nome di Selene.

✒ “L’uomo nasce libero, viene cresciuto come schiavo, e poi viene convinto che la cosa giusta da fare sia lottare per ottenere la propria libertà”.

?Incipit

La lieve luce di un fiammifero illuminava lievemente il suo volto pallido. Il tremolio della sua mano aumentava, come il suo battito cardiaco. Con il suo fiammifero cercava di fare luce nelle tenebre. Ma quel buoi era così intenso che sembrava quasi avvolgerla completamente, farla diventare parte di sé.

?Sinossi

“Chi era Aiyana? Chi era stata? Vuoto, soltanto vuoto nella sua mente. Un’aridissima distesa di niente era ormai il suo cuore, un mare di assenza la sua memoria. Eppure aveva qualcosa, ancorato all’anima, che non voleva morire, che non voleva precipitare nell’oblio. Qualcosa. Qualcuno. Doveva trovarla, doveva seguire quel richiamo, attenuare quell’incessante voglia d’amore. Doveva saziare il suo animo, riappacificare il suo cuore, doveva incontrarla, doveva chiederle chi fosse davvero”

Un libro che promette emozioni, scintille, batticuore, tutto. Parole che scavano nelle viscere dell’animo umano, parole che vogliono essere ascoltare.
Uno di quei libri che ci tiene svegli la notte, che sfiora le corde del cuore, toccante e struggente dalla prima all’ultima pagina.
La protagonista è Aiyana, la cui vita è andata in pezzi, non ricorda più niente. Eppure qualcosa la spinge a partire, a cercare, a sperare. Un nome, questa la sua ancora di salvezza. Un nome che sente pronunciare e a cui non sa resistere. Un nome che sente echeggiare nella sua mente, intrufolarsi nel suo cuore.
L’amore è come l’aria e se ne va in giro e avvolge chi gli pare, senza preoccuparsi delle conseguenze.
Come l’aria, ti manca e la desideri.
Allo stesso modo l’amore, senza preavviso se ne va o si nasconde e ti lascia a lottare per ritrovarlo.
E la vita, beh, sa come mettersi di traverso.
Aiyana ha spezzato i fili dei suoi ricordi, non ricorda più nulla, e forse è meglio così.
Potrebbe ricominciare davvero, tutto da capo.
È una storia misteriosa, di crescita, di ricerca del proprio passato. Ma è anche una storia di dolore, negazione, non accettazione.
Una storia dove il passato è un’ombra e il futuro una speranza apparentemente impossibile.
Eppure è per le speranze impossibile che si lotta più strenuamente.
Una storia difficile da spiegare, che dovete scoprire voi stessi e che certamente, saprà come stupirvi. Una storia in cui sarete voi a decidere il finale.

? Trama:

Aiyana viene aggredita improvvisamente da uno sconosciuto, mentre si trova sulle scale della cantina di casa sua: l’uomo la picchia ferocemente e la scaraventa contro il muro, per poi abbandonarla nel buio.

La giovane donna rimane gravemente ferita, con il volto sfigurato e diverse ossa rotte: viene portata in ospedale, dove rimane per tre mesi priva di sensi.

Ci sono solo due persone ad occuparsi costantemente di lei: la nonna Karla e l’infermiere Ben.

La nonna Karla è l’unica parente su cui la ragazza possa contare, mentre l’infermiere Ben è un ragazzo gentile e molto premuroso, che si affeziona alla povera Aiyana, benché non abbia mai potuto palare con lei e non l’abbia conosciuta prima dell’incidente.

Con il passare del tempo, Ben capisce di essersi innamorato della sua giovane paziente: la assiste continuamente, soprattutto di notte, quando la nonna non può fermarsi lì con lei.

Una sera, Ben esprime un desiderio: desidera con tutte le sue forze che la ragazza si svegli…e succede davvero!

Aiyana si sveglia e non capisce perché sia lì, non conosce Ben, in realtà non sa neanche chi sia lei stessa! Non ricorda assolutamente nulla.

Chiede spiegazioni a Ben, che però non può rispondere alle sue mille domande fino al giorno successivo, quando sarà presente anche la nonna.

La mattina seguente, la nonna raggiunge la nipote ed è sconcertata dalla sorpresa di trovarla sveglia: dopo gli ultimi esami, finalmente può portarla a casa con se e iniziare a raccontarle la storia della sua vita.

A più riprese, la giovane viene a conoscenza di diversi eventi: sua madre è morta da anni a causa di una grave malattia, il padre le ha abbandonate non appena è venuto a sapere della malattia della moglie, ha poi tentato di portare Aiyana con sé ma la nonna l’ha impedito.

Scopre anche il significato del tatuaggio che ha sul braccio: ne percepisce l’importanza ma ancora non ne ricorda il significato. L’ha fatto con una persona importante, ma chi?

Nel frattempo, le cure non sono più necessarie e Ben rischia di non poter più vedere la ragazza di cui si è lentamente innamorato: decide di chiederle un primo incontro pomeridiano, che poi diventa un invito a cena.

Ben è al settimo cielo, finalmente può stare vicino alla persona di cui si è innamorato in questo momento particolarmente difficile. Lei, tuttavia, continua a vedere Ben come un buon amico e, al contrario, si accorge di sentire dentro di se un “richiamo”, quasi una presenza, che però non è Ben!

Non vuole ferirlo ma, allo stesso tempo, è confusa e capisce che quello non è il posto in cui dovrebbe essere. Passano la notte insieme e, solo dopo questo evento, ricorda un nome: Selene.

Grazie ai racconti della nonna, si mette sulle tracce della misteriosa donna che le ha mandato una rosa ogni mese e una lettera, per tutto il periodo in cui è stata in ospedale.

La trova: trova la sua casa, molto particolare e stravagante, e la ragazza – che rimane a dir poco sorpresa nel vederla comparire proprio in casa loro, non sapendo nemmeno che si fosse svegliata.

Si ritrovano: parlano, chiariscono alcuni dubbi e incertezze ma, soprattutto, sono di nuovo insieme e Selene promette ad Aiyana che la aiuterà a ricordare, a riprendersi la sua vita.

Poco dopo, però, arriva Ben. Urla il nome di Aiyana e le chiede di andare via con lui: Selene si sente tradita e caccia Aiyana di casa.

Aiyana, dopo questo breve assaggio di pace e serenità, si sente di nuovo sola, infelice, vuota.

Purtroppo, il dolore sembra non finire mai: la nonna avvisa Aiyana di un terribile incidente, in cui Ben perde la vita.

Aiyana si reca al funerale dell’amico con la nonna, che però la conduce a casa di Selene: non la trova. Selene non è in casa, ma al funerale di Ben; Aiyana non può saperlo e si sente doppiamente afflitta e sola.

Selene e Aiyana sentono la mancanza l’una dell’altra ma, questa volta, è Selene a fare il primo passo: si reca da Aiyana, la fa salire in macchina e la porta al Superior Lake, l’inizio di tutto, il loro posto magico.

Qui, le racconta la loro storia, le racconta di tutte le volte in cui sono andate in quel posto, le emozioni, i dialoghi e, Aiyana improvvisamente ricorda, o è convinta di ricordare, in ogni caso sono lì, insieme, felici, in pace.

Proprio in quel momento la nonna telefona ad Aiyana per dirle che ha chiamato suo padre, che deve parlarle urgentemente. Dopo quella telefonata Aiyana, finalmente, ricorda tutto: l’uomo che l’ha aggredita è suo padre, l’uomo che le ha distrutto la faccia è l’uomo che avrebbe dovuto proteggerla dal mondo.

Rivela questa incredibile verità a Selene, insieme al motivo dell’aggressione: gli aveva detto della loro relazione, del viaggio che volevano fare insieme.

…da qui in poi l’autrice ci offre due finali possibili. Il primo: violento e, purtroppo, realistico. Il secondo: quello che tuti desiderano ma che richiede un grande coraggio, unito ad un rischio ancora più grande.

Ovviamente non vi svelo né uno né l’altro: sono la chiave del libro e, soprattutto sono il messaggio che, a mio parere, l’autrice vuole trasmettere ai suoi lettori.

? Il libro:

  • lo stile è molto semplice, con un narratore esterno (che si svela solo alla fine) e un alternarsi di descrizione e dialoghi/pensieri dei protagonisti;
  • è “neutrale”: il luogo in cui si svolgono i fatti viene nominato solo tre volte nel racconto e non è descritto in modo dettagliato; questo, a mio parere, lo rende universale: si tratta, infatti, di una vicende che potrebbe essere ambientata in qualsiasi posto nel mondo;
  • il ritmo è piuttosto veloce: in circa settanta pagine vengono raccontati all’incirca quattro mesi di vita di questi cinque individui; credo che questo dia la possibilità di concentrarsi maggiormente su ciò che l’autrice vuole comunicare, e non sulla vicenda in sé.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. il fatto che il libro, come detto poco fa, sia universale;
  2. il significato del titolo: DIPHYLLEIA. Conoscete il significato di questo termine? Si tratta del nome di un fiore molto particolare, conosciuto anche con il nome di Fiore Scheletro a causa del suo aspetto. Ed, inoltre, tutti i significati nascosti nei nomi dei personaggi, nei colori, nella scelta dei fiori (è tutto spiegato al fondo del racconto).
  3. il personaggio della nonna Karla che, come tutte le nonne, sa sempre cosa fare in ogni situazione;

?  Cosa ne penso?

Sinceramente, credo che il contenuto di questo racconto sia molto valido, soprattutto per tre motivi:

  • il fatto che possa essere adattato facilmente a qualsiasi storia analoga: questo dà la possibilità a molte persone di immedesimarsi nei personaggi e, nel migliore dei casi, trarne un po’ di forza;
  • offre un punto di vista reale: leggendo i ringraziamenti ho notato i riferimenti dell’autrice alla sua storia personale, questo avvalora ulteriormente il messaggio contenuto nel testo;
  • mette in luce il fatto che, purtroppo, esistono molti casi di violenza in cui le persone che dovrebbero proteggere sono le stesse che si rivelano spietate (genitori, figli, insegnanti, amici).

Vi lascio il link all’intervista all’autrice, in modo che possiate approfondire la sua storia e i suoi punti di vista.

http://www.recensionilibri.org/2018/02/intervista-a-valentina-bonci-autore-de-diphylleia-il-ricordo.html

 

Caraval

Caraval Book Cover Caraval
Stephanie Garber
Fantasy, Per ragazzi
Rizzoli
2018
Copertina rigida
430

Il mondo, per Rossella Dragna, ha sempre avuto i confini della minuscola isola dove vive insieme alla sorella Tella e al potente, crudele padre. Se ha sopportato questi anni di forzato esilio è stato grazie al sogno di partecipare a Caraval, uno spettacolo itinerante misterioso quanto leggendario in cui il pubblico partecipa attivamente; purtroppo, l'imminente, combinato matrimonio a cui il padre la sta costringendo significa la rinuncia anche a quella possibilità di fuga. E invece Rossella riceve il tanto desiderato invito, e con l'aiuto di un misterioso marinaio, insieme a Tella fugge dall'isola e dal suo destino… Appena arrivate a Caraval, però, Tella viene rapita da Legend, il direttore dello spettacolo che nessuno ha mai incontrato: Rossella scopre in fretta che l'edizione di Caraval che sta per iniziare ruota tutta intorno alla sorella, e che ritrovarla è lo scopo ultimo del gioco, non solo suo, ma di tutti i fortunati partecipanti. Tutto ciò che accade in Caraval sono solo trucchi ed illusioni, questo ha sempre sentito dire Rossella. Eppure, sogno e veglia iniziano a confondersi e negare la magia diventa impossibile. Ma che sia realtà o finzione poco conta: Rossella ha cinque notti per ritrovare Tella, e intanto deve evitare di innescare un pericoloso effetto domino che la porterebbe a perderla per sempre…

✒ “Nessuno è davvero onesto. […] Anche se non mentiamo agli altri, spesso mentiamo a noi stessi”

✒  “Questo gioco è come una persona. Se vuoi andare fino in fondo, devi conoscerne la storia”

?Incipit

Ci vollero sette anni per scrivere la lettera giusta.

?Sinossi

Il mondo, per Rossella Dragna, ha sempre avuto i confini della minuscola isola dove vive insieme alla sorella Tella e al potente, crudele padre. Se ha sopportato questi anni di forzato esilio è stato grazie al sogno di partecipare a Caraval, uno spettacolo itinerante misterioso quanto leggendario in cui il pubblico partecipa attivamente; purtroppo, l’imminente, combinato matrimonio a cui il padre la sta costringendo significa la rinuncia anche a quella possibilità di fuga. E invece Rossella riceve il tanto desiderato invito, e con l’aiuto di un misterioso marinaio, insieme a Tella fugge dall’isola e dal suo destino Appena arrivate a Caraval, però, Tella viene rapita da Legend, il direttore dello spettacolo che nessuno ha mai incontrato: Rossella scopre in fretta che l’edizione di Caraval che sta per iniziare ruota intorno alla sorella, e che ritrovarla è lo scopo ultimo del gioco, non solo suo, ma di tutti i fortunati partecipanti. Ciò che accade in Caraval sono solo trucchi ed illusioni, questo ha sempre sentito dire Rossella. Eppure, sogno e veglia iniziano a confondersi e negare la magia diventa impossibile. Ma che sia realtà o finzione poco conta: Rossella ha cinque notti per ritrovare Tella, e intanto deve evitare di innescare un pericoloso effetto domino che la porterebbe a perdere Tella per sempre…

Trama

Rossella e Donatella Dragna sono due sorelle, vivono con il padre crudele e possessivo (la madre le ha lasciate anni prima), che impone il suo volere sulle figlie con la violenza. Sin sa quando erano bambine, per farle ubbidire, il padre puniva Rossella per le malefatte di Donatella e viceversa (che poi, malefatte non erano! Si trattava semplicemente di aver fatto qualcosa che potesse aver infastidito il padre).

Così, le due sorelle crescono tentando di proteggersi a vicenda, ma Rossella ha un carattere molto più protettivo e responsabile rispetto a Donatella, che cerca di essere più spensierata e, talvolta, impulsiva.

Proprio per sfuggire in modo definitivo al padre, Rossella decide di accettare un matrimonio combinato, con un misterioso conte che non ha mai conosciuto, se non tramite lettere inviatele dal conte in tono molto gentile e premuroso.

Donatella, dal canto suo, non è mai stata d’accordo con questa decisione di Rossella e cerca fino all’ultimo momento di farle cambiare idea a riguardo.

A pochi giorni dalle nozze, però, succede qualcosa di inaspettato: Rossella riceve tre biglietti speciali. Sono tre inviti per partecipare a Caraval, sull’isola privata di Legend – il fondatore del misterioso gioco.

Ci sono voluti sette anni per ricevere una risposta, ma Rossella è quasi sul punto di rinunciare alla possibilità di vedere di persona ciò che, fino a quel momento, aveva sentito nominare solo nei racconti dalla nonna: le nozze sono alle porte e non sarebbe dignitoso assentarsi di casa, senza pensare al fatto che il padre lo impedirebbe categoricamente.

Tella e il suo amico misterioso, però, capiscono quanto questo viaggio sia importante per Rossella e, con qualche piccola bugia, riescono a portarla sull’isola di Legend.

Le due sorelle devono essere trasportate una alla volta sulla piccola barca di Julian: Donatella arriva per prima, mentre Rossella viene trasportata in un secondo momento. Quando stanno per arrivare sull’isola, la barca cede e Rossella e Julian sono costretti a nuotare fino a riva. Donatella non c’è più. Non c’è sulla spiaggia, non c’è nelle vicinanze: è sparita.

Julian convince Rossella ad addentrarsi nell’isola per raggiungere l’ingresso del gioco e ritrovare la sorella: è proprio da qui che inizia l’avventura di Rossella, che dovrà affrontare gli inganni di Craval, le sue paure e le sue emozioni.

Il viaggio all’interno del gioco è la parte più importante del libro, sia ai fini del racconto e sia perché analizza le emozioni dei personaggi, mostrando il loro lato più nascosto e ciò che spesso non si vorrebbe ammettere.

Durante questo periodo la protagonista deve rivedere le sue priorità, mantenendo come punto fermo il salvataggio della sorella: Caraval è un gioco, ma distinguere la finzione dalla realtà è sempre più difficile. Quando si tratta di una recita e quando si è in pericolo realmente? Quando si può osare e quando bisogna essere prudenti? Quali sono le cose che contano davvero?

Se letto in quest’ottica, paragonando l’alternarsi finzione-realtà di Caraval a quello della vita reale, forse questo libro non è poi così banale!

 

? Il libro:

  • scrittura molto semplice, dal ritmo costante, nonostante i continui cambiamenti di prospettiva;
  • descrizioni molto dettagliate, soprattutto per quanto riguarda i colori e i profumi;
  • la struttura del libro è quasi totalmente basata sui dialoghi tra Rossella e Julian, alternati a momenti di descrizione dei luoghi e dei pensieri dei protagonisti.

? Cosa mi è piaciuto:

  1. la cosa che mi è piaciuta di più – motivo delle 4 stelle – è la descrizione delle emozioni attraverso i colori: credo sia una cosa incredibile e, se fate attenzione, scoprirete leggendo che, se vi chiedessero di identificare un sentimento con un colore, sarebbe proprio quello utilizzato dall’autrice!
  2. al secondo posto, il modo in cui l’autrice ha caratterizzato a i luoghi e i personaggi utilizzando i profumi: il padre di Rossella ha un profumo inconfondibile dato dall’unione di anice e prugne marce!
  3. l’ambientazione: credo che quelle del circo – e similari – sia un’ambientazione incredibile per qualsiasi avventura. Ha di per sé qualcosa di magico!

? Cosa non mi è piaciuto:

  1. il libro è un pochino “infantile”, ma questo è l’effetto che mi fanno tutti i libri di questo genere! Tuttavia, come detto poco fa, analizzando la vicenda un po’ più a fondo, potrebbe non essere così semplice come appare soffermandosi solo sulla storia.

?  Cosa ne penso?

Penso sia una lettura molto piacevole, soprattutto per i motivi che ho descritto poco fa (profumi, colori…), rilassante e leggera!

Ho saputo da poco che è già stata pubblicata la copertina del secondo volume in lingua originale, si chiamerà Legendary

Movimenti artistici: la “linea del tempo”

Movimenti artistici: la “linea del tempo”

Qualche giorno fa, ho fatto un sondaggio chiedendo di scegliere tra un articolo riguardante un artista o un movimento artistico: ha vinto il movimento artistico!

L’unico problema è stato sceglierne uno… sicché, ho deciso di scrivere un articolo contenente una sorta di “linea del tempo” con i più importanti movimenti artistici. Questo articolo servirà da base ai prossimi approfondimenti sulla storia dell’arte.

Cominciamo!!


Di seguito, un elenco dei principali movimenti con alcune caratteristiche ed alcuni esempi:

  • 1000/1200: Romanico, è quella fase dell’arte medievale europea che si sviluppa fino all’affermazione dell’arte gotica. Definita “romanica” perché si sviluppa nei territori che sono stati conquistati dai romani, benché fosse differente sotto molti punti di vista dall’arte romana vera e propria, alcune caratteristiche rimangono comuni. Caratterizzata da linee e motivi molto semplici, l’architettura ha un aspetto semplice e massiccio (un esempio: San Miniato al Monte – Firenze).
  • 1100/1200: Cistercense, si denomina architettura cistercense quella sviluppata dai monaci cistercensi nella costruzione delle loro abbazie, al momento dell’espansione iniziale di questo ordine religioso.
  • 1150/1400: Gotico, Il gotico è una fase della storia dell’arte che, da un punto di vista geografico, nasce nella regione intorno a Parigi, per poi diffondersi in tutta l’Europa e termina, in alcune aree, per lasciare il suo posto al linguaggio architettonico di ispirazione classica, ritrovato nel Rinascimento italiano e da qui irradiatosi nel resto del continente. Il gotico è un fenomeno di portata europea dalle caratteristiche molto complesse e variegate, che interessa tutti i settori della produzione artistica, portando grandi sviluppi anche nelle cosiddette arti minori: oreficeria, miniatura, intaglio di avorio, vetrate, tessuti, ecc.
    Si differenzia in periodi più specifici:
    – Gotico Radiante (a partire dal 1230)
    – Gotico Ornato (a partire dal 1290)
    – Gotico Perpendicolare (a partire dal 1330)
    -Gotico Cortese (a partire dal 1370)
    -Gotico Internazionale (a partire dal 1370)
    -Gotico Fiammeggiante (a partire dal 1390)
  • 1400/1500: Umanesimo: si intende quel movimento culturale, ispirato da personalità come Petrarca e Boccaccio, volto alla riscoperta dei classici latini e greci nella loro storicità, per riportarli negli usi e costumi quotidiani. Rappresenta l’inizio della rinascita dopo il Medioevo. L’umanesimo coinvolge ogni ambito culturale: arte, scultura, letteratura.
  • 1400/1600: Rinascimento: è un periodo artistico e culturale della storia d’Europa, che si sviluppa a Firenze tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna, con molte differenze a seconda della zona geografica che si prende in considerazione. Il Rinascimento, vissuto dalla maggior parte dei suoi protagonisti come un’età di cambiamento, fa nascere un nuovo modo di concepire il mondo e sé stessi, sviluppando le idee dell’umanesimo, ad opera soprattutto di Francesco Petrarca, e portandolo a influenzare per la prima volta anche le arti figurative e la mentalità corrente.
  • 1500/1600: Naturalismo
  • 1500/1600: Umanesimo Nordico
  • 1500/1540: Leonardismo
  • 1500/1600: Monumentalismo
  • 1500/1600: Italianismo
  • 1600/1700: Barocco, è il termine utilizzato per indicare una “visione” culturale nata a Roma, che si esprime in diversi ambiti come la letteratura, la filosofia, l’arte e la musica.
  • 1600/1700: Realismo
  • 1600/1800: Illusionismo
  • 1650/1800: Quadraturismo
  • 1700/1900: Orientalismo
  • 1715/1770: Rococò, Il Rococò è uno stile ornamentale sviluppatosi in Francia come evoluzione del barocco. Si distingue per la grande eleganza e la sfarzosità delle forme, caratterizzate da ondulazioni ramificate in riccioli e lievi arabeschi floreali. Sono espresse soprattutto nelle decorazioni, nell’arredamento, nella moda e nella produzione di oggetti.
  • 1750/1830: Neoclassicismo
  • 1770/1900: Neogotico
  • 1790/1848: Romanticismo, è stato un movimento artistico, musicale, culturale e letterario sviluppatosi in Germania (esempio: Francesco Hayez).
  • 1850/1920: Estetismo: è un movimento artistico, ma soprattutto letterario, della seconda metà dell’800. Rappresenta una tendenza del Decadentismo, che trova il suo massimo splendore grazie alle opere di Oscar Wilde. Questo movimento è tuttavia riscontrabile anche in vari studi di filosofi o studiosi di discipline umanistiche che intendono darne una definizione etimologicamente esatta, dato che si contemplano due categorie riguardanti l’estetismo, ossia quella filosofica e quella morale.
  • 1855/1900: Macchiaioli
  • 1862/1900: Giapponismo
  • 1874/1886: Impressionismo è un movimento artistico nato in Francia e durato fino ai primi anni del Novecento. Una precisa esperienza di gusto, un momento caratteristico e storicamente definito, identificano questa tendenza nella civiltà artistica moderna (esempio: Claude Monet)
  • 1880/1910: Simbolismo
  • 1886/1900: Puntinismo
  • 1890/1920: Liberty: L’Art Nouveau, noto in Italia anche come stile floreale, stile Liberty o arte nuova, è un movimento artistico e filosofico attivo nei decenni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento che influenza le arti figurative e l’architettura in ogni Paese europeo, anche se noto con nomi diversi (esempio: Gustav Klimt).

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Verde & Arte

Verde & arte

Il verde è il simbolo della natura e nell’arte questo tema è particolarmente ricorrente. Non solo: il verde è sinonimo di rinascita, rilassatezza, armonia, calma. Proprio per questo  motivo, a partire dal XVIII secolo, con l’Illuminismo, il verde sembra essere una vera e propria scoperta, dopo un millennio cupo e grigio.

Un esempio eclatante di questa scoperta è La teoria dei colori di Goethe, in cui definisce il verde un colore riposante, da utilizzare all’interno della casa, sui muri, addirittura in camera da letto. Sempre Goethe scrive: “è grigia, caro amico, qualunque teoria. Verde è l’albero d’oro della vita.”

Nel periodo dello sviluppo industriale, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, il verde viene un po’ accantonato, per poi tornare in auge nei tempi moderni: viene, infatti, utilizzato spesso sia nell’ambito della moda e sia in tutto ciò che riguarda il design, l’arredamento, e così via.

Come spesso accade con i colori, il verde ha assunto diversi significati a seconda del luogo e del periodo che si vogliono considerare, per esempio: per il Cristianesimo significa Speranza, nella simbologia moderna significa “positivo, via libera, approvato”, in natura è il colore dominante, in Cina il verde rappresenta lo Yin. Tutte connotazioni positive.

Tuttavia, non è sempre stato così. In passato il verde era considerato un colore sgradevole e dal significato negativo: nelle lingue classiche non esiste distinzione tra verde e scuro, per esempio. Inoltre il verde è anche sinonimo di acerbo, immaturo, inesperto.

Di fatto il verde ha due significati opporti: verde chiaro per la rinascita, la giovinezza, la freschezza; il verde “marcio”, per l’appunto, della degradazione, della putrefazione, della morte.

In passato, sono state realizzate numerose opere d’arte che devono il loro splendore e il loro significato proprio al colore verde.

PAOLO UCCELLO

La “terra verde”, un pigmento a base di ossido di ferro e acido silicico, viene utilizzata in Toscana e nell’Italia Settentrionale fino alla metà del ‘400. Si tratta di un colore che si presta particolarmente all’abbinamento con il rosso e l’arancio. Un esempio significativo di questo utilizzo, si trova nella chiesa Santa Maria Novella, a Firenze, in cui Paolo Uccello realizzò, con questa tecnica del monocromo, il chiostro Verde in cui sono raffigurati alcuni episodi dell’Antico Testamento, tra cui il Diluvio Universale. Un’opera unica per l’utilizzo dei colori e per la resa della prospettiva.

VITTORE CARPACCIO

San Giorgio e il drago è un dipinto a tempera su tavola di Vittore Carpaccio, datato 1502 e conservato nella Scuola di San Giorgio degli Schiavoni a Venezia.

Su uno sfondo dilaniato e sofferente, spicca San Giorgio che si lancia all’uccisione del drago. In secondo piano, sulla destra, la principessa assiste in posizione orante. Tutta la tela è attraversata da una diagonale che va dalla damigella, lungo la lancia, fino alla coda attorcigliata del drago, per indirizzare lo sguardo e dare maggiore significato alla scena.

Tutto intorno ai protagonisti della scena ci sono corpi dilaniati, resti delle vittime e, a rendere ancora più inquietante la scena, vipere, rospi e avvoltoi.

I colori dominanti sono: giallo, marrone, grigio e verde. Gli unici elementi a creare contrasto sono il cavallo bianco, l’armatura grigia e il vestito rosso della principessa.

In questo caso il verde scuro ha un significato cupo e sinistro: è infatti il colore utilizzato per la pelle del drago, in questo caso bestia crudele e spietata.

 

MANET

L’opera Colazione sull’erba fu al centro di uno dei più clamorosi scandali artistici dell’intera storia dell’arte. Gli animi benpensanti della borghesia parigina si indignarono di fronte alla donna nuda dipinta da Manet, definendo l’opera una vera e propria «indecenza».

Non che il nudo fosse una novità all’epoca, ma lo scandalo non fu dovuto al nudo in sé, bensì al fatto che non fosse “giustificato”. L’opera ritrae, infatti, una donna nuda e due uomini vestiti, senza fare alcun riferimento a scene della mitologia, piuttosto che della storia o della letteratura: la donna di fatto era una parigina qualunque. Lo stesso vale per gli uomini: non sono vestiti in modo da ricordare in qualche modo personaggio storici o mitologici, portano semplicemente degli abiti che rispecchiano la moda parigina dell’epoca.

Sicché i critici si trovarono di fronte ad un’opera che univa un’ambientazione tipicamente accademica e classica a personaggi moderni. Come se non bastasse Manet fu accusato di non aver reso onore e rispetto all’opera classica.

Il verde, in questo caso, svolge la funzione di “contorno” e di sfondo, quasi volessero stemperare l’atmosfera creata dalla donna.

 

MILLAIS

La tela si ispira al personaggio di Ofelia, uno dei protagonisti dell’Amleto di William Shakespeare.

A dare avvio alla tragedia shakesperiana vi è l’improvvisa apparizione dello spettro del padre di Amleto che, rivelando l’autore dell’omicidio, il fratello Claudio, chiede al figlio vendetta. Amleto quindi rimanda l’azione fingendosi pazzo: lo squilibrio viene attribuito all’amore che egli nutre per Ofelia, figlia del ciambellano Polonio (la giovane, effettivamente, era stata già in passato bersaglio delle mire amorose di Amleto). La follia di Amleto lacera nel profondo la fanciulla: Amleto, per proseguire il proprio intrigo, non esita infatti a insultare impudentemente la pur amata Ofelia. La situazione precipita quando, inscenato dinanzi a Claudio il dramma dell’omicidio perpetrato ai danni del re, Amleto uccide Polonio. Ofelia è ormai incapace di ragionare assennatamente in seguito alla morte del padre e, disgraziatamente, muore annegando in un ruscello. Il suo trapasso viene reso noto al pubblico nella seguente battuta:

« C’è un salice che cresce storto sul ruscello e specchia le sue foglie canute nella vitrea corrente; laggiù lei [Ofelia] intrecciava ghirlande fantastiche di ranuncoli, di ortiche, di margherite, e lunghi fiori color porpora cui i pastori sboccati danno un nome più indecente, ma che le nostre illibate fanciulle chiamano dita di morto.
Lì, sui rami pendenti mentre s’arrampicava per appendere le sue coroncine, un ramoscello maligno si spezzò, e giù caddero i suoi verdi trofei e lei stessa nel piangente ruscello.
Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell’elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa. »

(Amleto, Atto IV, scena VII)
[fonte Millais: Wikipedia]

In questo dipinto la natura è la base di tutto:

  • salice, ortica e margherite: innocenza;
  • papavero: morte;
  • rosa: bellezza, gioventù, cerimonia funeraria;
  • nontiscordardime: ricordo;
  • viola del pensiero: amore infelice.