Andy Warhol, l’artista.
22 febbraio 2018: 31° anniversario della morte di Andy Warhol, il pittore, lo scultore, il regista e l’attore, lo sceneggiatore e il direttore della fotografia, l’artista.
Andy Warhol è lo pseudonimo di Andrew Warhola Jr. (nato a Pittsburgh nel 1928), è stato un artista in molti ambiti differenti, nonché il massimo esponente del movimento della Pop Art.
L’uomo
Warhol nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6 agosto del 1928, da genitori di origine slovena. Studia arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh e, dopo la laurea, si trasferisce a New York, dove lavora per i colossi della pubblicità, come Vogue e Glamour.
Rimane colpito dai colpi di pistola di una femminista radicale che tenta di ucciderlo nel 1968, vicenda che passa in secondo piano per via dell’assassinio di Kennedy; tuttavia, questo evento ha una forte ripercussione su di lui e le sue apparizioni pubbliche diminuiscono notevolmente.
Muore nel 1987, il 22 febbraio appunto, in seguito ad un intervento chirurgico. L’anno seguente, 10.000 oggetti di sua proprietà sono venduti all’asta per finanziare la “Andy Warhol Foundation for the Visual Arts”. Nel 1989 il Museum of Modern Art di New York gli dedica una grande retrospettiva. Dopo la sua morte, le sue opere aumentano notevolmente il proprio valore, tanto da renderlo l’artista più venduto e comprato dopo Picasso.
Il pittore
Alcune delle opere di Warhol diventano vere e proprie icone (Marilyn Monroe su tutte), tanto da essere riprodotte e re-interpretate in qualsiasi modo, anche a distanza di anni; diventano anche il simbolo della Pop Art a tutti gli effetti, tant’è che tutt’oggi qualunque cosa sia associata alla Pop Art, ha come immagine l’opera Marilyn, realizzata da Warhol nel 1964.
Il segreto del suo “genio” e del suo successo sta nella ripetizione: il soggetto scelto viene ripetuto più volte su tele di grosse dimensioni, variandone i colori (sempre molto forti, ad alto impatto visivo). Il soggetto viene svuotato di ogni significato e riprodotto più e più volte, fino a creare un effetto ottico assolutamente innovativo: a partire dalle bottiglie di Coca-Cola, al viso di Marilyn, dagli incidenti stradali alla sedia elettrica.
Oltre alla rivoluzione nello stile, c’è la rivoluzione nel pensiero: il messaggio racchiuso nelle sue opere è una provocazione vera e propria. L’arte deve essere consumata, come qualsiasi altro prodotto in commercio, deve essere alla portata di tutti.
In seguito, riproduce opere classiche di artisti come Leonardo da Vinci e Piero della Francesca (ha realizzato l’Ultima Cena poco prima di morire).
Il produttore, il regista
A partire dal 1963, Warhol realizza alcuni film minimali (Sleep, Kiss, Eat, Blow Job, Empire), con l’intenzione di studiare la composizione dell’immagine: sostanzialmente si stratta di azioni ripetute, riprese con una camera fissa, mantenendo sempre lo stesso punto di vista. Successivamente, lavora per alcuni anni alla Silver Factory, un laboratorio aperto a tutti, dove le idee e i suggerimenti venivano mescolati per trovare le “soluzioni” migliori e maggiormente innovative. Si crea così un luogo in cui la Pop Art non è più “solo” un movimento artistico, ma uno stile di vita: un luogo in cui persone diverse, con idee diverse, si trovano per confrontarsi senza giudicare.
Lo Screen Test
Si tratta forse della più importante produzione cinematografica di Warhol: composto da 500 rulli, lo Screen Test è una raccolta di 500 ritratti filmati di persone in visita alla Factory. I filmati vengono realizzati con una camera fissa e viene chiesto alle persone di fissarla, immobili, per tre minuti.
« Trovo il montaggio troppo stancante […] lascio che la camera funzioni fino a che la pellicola finisce, così posso guardare le persone per come sono veramente. »
L’obiettivo di queste riprese è duplice: conoscere il personaggio a fondo e farlo conoscere allo spettatore, spingendolo a riflettere.
Per approfondire:
- La foto di copertina dell’articolo è tratta da Il colore nell’arte di Stefano Zuffi
- Andy Warhol di Arthur C. Danto
- Andy Warhol di Michele Dantini (Dossier d’Art)