Le donne che amano sono pericolose

Le donne che amano sono pericolose Book Cover Le donne che amano sono pericolose
Stefano Zuffi
Arte
2010
153

Un volume illustrato che affronta un tema caro all'universo femminile: cinquanta storie d'amore di donne famose della mitologia, della storia e della letteratura attraverso dipinti, opere d'arte, fotografie che ne hanno celebrato la memoria. Da Eva a Salomé, da Desdemona a Lolita, da Eleonora Duse a Evita Peron, le immagini di questo volume tracciano ritratti di donne simili, perché accomunate dal fuoco divorante della passione, ma diversissime tra loro, ognuna con la propria storia. La storia di tutte le donne. Prefazione di Alda Merini.

Le donne che amano sono pericolose si apre con una prefazione molto toccante di Alda Merini. Dopodiché si suddivide in cinque senzioni:

  1. fascino irresistibile: capitolo discorsivo in cui viene affrontato il tema generico e vengono gettate le basi per i capitoli successivi
  2. seduzione e magia*
  3. eros e thanathos*
  4. turbine di gelosia*
  5. passione e potere*

*capitoli composti da soggetti esplicativi dei ogni argomento trattato

Parlare del libro “Le donne che amano sono pericolose” di Stefano Zuffi è affascinante e stimolante, poiché l’autore ci offre una prospettiva molto interessante sull’amore e la sua espressione femminile attraverso l’arte. Questo libro affronta il tema dell’amore romantico e non solo, della passione nella storia dell’arte, esaminando dipinti, sculture e altre opere d’arte che rappresentano questo sentimento attraverso le donne: non “solo” amore, ma anche ciò che ne consegue: rabbia, vendetta, odio, violenza, nostalgia, rammarico, ecc.

Zuffi è un esperto d’arte che sa coinvolgere il lettore sin dalle prime pagine, immergendolo in un viaggio attraverso secoli di opere d’arte straordinarie e profonde. Il suo stile di scrittura è chiaro e coinvolgente, rendendo la lettura di questo libro un’esperienza piacevole sia per gli appassionati d’arte che per i lettori occasionali.

Attraverso una serie di capitoli tematici, Zuffi ci guida attraverso i vari aspetti dell’amore e del desiderio femminile rappresentati nell’arte. Esplora la sensualità e la seduzione, l’amore tragico e l’adorazione, offrendo una panoramica completa e ricca di esempi visivi. Ogni capitolo è strutturato in modo chiaro e ben organizzato, con una ricca selezione di immagini che illustrano e arricchiscono i concetti trattati.

Ciò che rende questo libro davvero notevole è la sua capacità di andare oltre l’apparenza superficiale delle opere d’arte e di esplorare il significato più profondo dell’amore rappresentato. Zuffi analizza con attenzione il contesto storico e culturale di ogni opera d’arte, spiegando come le donne amanti siano state raffigurate in diversi periodi e culture. Ciò ci consente di comprendere meglio la complessità delle dinamiche di genere e delle norme sociali che hanno influenzato l’arte nel corso dei secoli.

Inoltre, l’autore si sofferma anche sul ruolo delle donne artiste e delle loro opere, offrendo un importante punto di vista femminile nella rappresentazione dell’amore. Questo aggiunge ulteriore profondità al libro e contribuisce a sfatare gli stereotipi di genere spesso associati alle opere d’arte tradizionali.

“Le donne che amano sono pericolose” è anche una riflessione sulla forza femminile e sulla capacità delle donne di trasformare l’amore in una forza potente.

 


 

#ArtFriday: il blu

Buon venerdì lettori! Finalmente torna l’#ArtFriday e il tema di oggi è il blu nell’arte!

Se avete seguito gli articoli precedenti riguardanti i colori nell’arte, sapete come ogni colore possa assumere diversi significati, in base a come viene utilizzato e in quale contesto.

Il colore blu si ottiene dalla sintesi additiva dei colori (quella composta da verde-rosso-blu). Mentre nella sintesi sottrattiva si ottiene mescolando il ciano e il magenta.

“Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l’Impressionismo”. – Renoir.

Questo perché gli impressionisti non utilizzavano il nero per creare le ombre ma tonalità di blu e verde.

Di seguito, alcune tonalità di blu, dalla più scura alla più chiara.

BLU NOTTE

Come suggerisce il nome, è la tonalità di blu più scura e che ricorda, appunto, il cielo notturno. Può essere facilmente confuso con il nero, sebbene abbia dei pigmenti di blu che lo rendono riconoscibile, quantomeno sotto la luce giusta.

Grete Schütte-Lihotzsky usò per la prima il nome Blu Notte per la sua “Cucina di Francoforte”, un arredamento innovativo ed ergonomico ideato nel 1925. La scelta del progettista non fu per un fattore estetico ma per l’igiene: il blu allontanerebbe le mosche.

BLU OLTREMARE

Si tratta di una tonalità di blu piuttosto scura e intensa; secoli fa si otteneva dalla frantumazione dei lapislazzuli – pietre semi-preziose importate dall’Oriente (da questo il nome “Oltremare”).

Spesso utilizzato da Giotto e dalla maggior parte degli artisti del ‘600/’700. In sostituzione ai lapislazzuli, in alcuni casi, veniva utilizzata l’azzurrite, più economica e comunque molto valida per la creazione di colori.

**Se avete letto il libro La ragazza con l’orecchino di perla o visto il film, vi ricorderete di questo colore perché uno dei primi compiti affidati da Vermeer alla sua giovane aiutante: frantumare, appunto, i lapislazzuli.

 

BLU DI PRUSSIA

È un blu scuro, quasi quanto l’Oltremare e tendente al nero. Si tratta di uno dei primi colori sintetici, ottenuto già nel 1706 dall’ossidazione di sali di ferrocianide, per opera di un chimico berlinese e, proprio per questo viene associato alla Prussia.

Trattandosi, appunto, di uno dei primi colori sintetici, spesso viene utilizzato per stabilire la data e l’autenticità di una determinata opera d’arte.

Dove lo troviamo? Hokusai e la famosissima Onda, Van Gogh e gli altrettanto famosi cieli notturni ed, infine, Picasso nel suo periodo blu.

 

BLU DI PERSIA

La prima apparizione del blu di Persia risale al 1669 e deve il suo nome all’utilizzo nella realizzazione di ceramiche e piastrelle persiane. LA Moschea Blu di Istanbul ne è un esempio più che valido: è ricoperta da oltre 20.000 maioliche blu.

 

CIANO

È uno dei tre colori primari, insieme a giallo e magenta. Questi colori, insieme al nero, sono i quattro colori utilizzati per la stampa in quadricromia (CMYK) e sono, quindi, la base di tutta l’immagine moderna, con l’utilizzo di questi quattro colori sintetici.

 

TURCHESE

Si tratta di una “versione del ciano tendente al verde”, se così si può dire. Originariamente ricavato dal Turchese, inteso come pietra dura, importata dalla Turchia (da questo deriva il suo nome). È un colori simile all’acquamarina, ma un po’ più scuro, è stato molto di moda negli anni ’50, ed è tornato ad esserlo nella sua versione chiamata comunemente Verde Tiffany o Azzurro Tiffany dall’omonima marca.

 

BLU COBALTO

Colore simile all’azzurro ma più intenso. Si ottiene chimicamente combinando l’ossido di cobalto con sali di alluminio.

Si suppone che il blu di Chartres fosse ricavato dal cobalto: si tratta di una tonalità particolare del vetro presente nelle vetrate gotiche della cattedrale francese la cui composizione è rimasta un mistero per molto tempo.

 

BLU REALE

Tonalità intermedia tra l’azzurro e il blu, deve il suo nome alla sua presunta origine, ovvero la realizzazione delle divise della Corona Inglese; in realtà è stato utilizzato precedentemente in Francia: non è un caso, infatti, che venga anche chiamato “azzurro Francia” (per questo Paese è anche il colore nazionale nell’automobilismo).

Chi lo ha utilizzato? Gli artisti che più si sono cimentati nell’utilizzo di questo colore sono Kandinsky e Mirò, famosi proprio per il modo in cui hanno interpretato i colori.

 

AZZURRO

Spesso confuso con il ciano, comunemente utilizzato per definire le tonalità dal turchese al celeste.

Der Blaue Reiter è il mone dato da Marc e Kandinsky al loro movimento artistico.

“Ad entrambi piaceva il blu, a Marc i cavalli a me i cavalieri” – Kandinsky

 

CELESTE

Intorno al celeste, una tonalità di azzurro molto chiara, ruotano molti significati: deve il suo nome alla “volta celeste”, il cielo. Questo implica diversi significati, tra cui quello religioso, per esempio.

 

Per approfondire:

  • Blu. Storia di un colore,  Michel Pastoureau;
  • I colori nell’arte, Stefano Zuffi.

 

 

 

 

 

 

Andy Warhol: pittore, scultore, regista, attore, sceneggiatore…

Andy Warhol, l’artista.

22 febbraio 2018: 31° anniversario della morte di Andy Warhol, il pittore, lo scultore, il regista e l’attore, lo sceneggiatore e il direttore della fotografia, l’artista.

Andy Warhol è lo pseudonimo di Andrew Warhola Jr. (nato a Pittsburgh nel 1928), è stato un artista in molti ambiti differenti, nonché il massimo esponente del movimento della Pop Art.

L’uomo

Warhol nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6 agosto del 1928, da genitori di origine slovena. Studia arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh e, dopo la laurea, si trasferisce a New York, dove lavora per i colossi della pubblicità, come Vogue e Glamour.

Rimane colpito dai colpi di pistola di una femminista radicale che tenta di ucciderlo nel 1968, vicenda che passa in secondo piano per via dell’assassinio di Kennedy; tuttavia, questo evento ha una forte ripercussione su di lui e le sue apparizioni pubbliche diminuiscono notevolmente.

Muore nel 1987, il 22 febbraio appunto, in seguito ad un intervento chirurgico. L’anno seguente, 10.000 oggetti di sua proprietà sono venduti all’asta per finanziare la “Andy Warhol Foundation for the Visual Arts”. Nel 1989 il Museum of Modern Art di New York gli dedica una grande retrospettiva. Dopo la sua morte, le sue opere aumentano notevolmente il proprio valore, tanto da renderlo l’artista più venduto e comprato dopo Picasso.

Il pittore

Alcune delle opere di Warhol diventano vere e proprie icone (Marilyn Monroe su tutte), tanto da essere riprodotte e re-interpretate in qualsiasi modo, anche a distanza di anni; diventano anche il simbolo della Pop Art a tutti gli effetti, tant’è che tutt’oggi qualunque cosa sia associata alla Pop Art, ha come immagine l’opera Marilyn, realizzata da Warhol nel 1964.

Il segreto del suo “genio” e del suo successo sta nella ripetizione: il soggetto scelto viene ripetuto più volte su tele di grosse dimensioni, variandone i colori (sempre molto forti, ad alto impatto visivo). Il soggetto viene svuotato di ogni significato e riprodotto più e più volte, fino a creare un effetto ottico assolutamente innovativo: a partire dalle bottiglie di Coca-Cola, al viso di Marilyn, dagli incidenti stradali alla sedia elettrica.

Oltre alla rivoluzione nello stile, c’è la rivoluzione nel pensiero: il messaggio racchiuso nelle sue opere è una provocazione vera e propria. L’arte deve essere consumata, come qualsiasi altro prodotto in commercio, deve essere alla portata di tutti.

In seguito, riproduce opere classiche di artisti come Leonardo da Vinci e Piero della Francesca (ha realizzato l’Ultima Cena poco prima di morire).

 

Il produttore, il regista

A partire dal 1963, Warhol realizza alcuni film minimali (Sleep, Kiss, Eat, Blow Job, Empire), con l’intenzione di studiare la composizione dell’immagine: sostanzialmente si stratta di azioni ripetute, riprese con una camera fissa, mantenendo sempre lo stesso punto di vista. Successivamente, lavora per alcuni anni alla Silver Factory, un laboratorio aperto a tutti, dove le idee e i suggerimenti venivano mescolati per trovare le “soluzioni” migliori e maggiormente innovative. Si crea così un luogo in cui la Pop Art non è più “solo” un movimento artistico, ma uno stile di vita: un luogo in cui persone diverse, con idee diverse, si trovano per confrontarsi senza giudicare.

Lo Screen Test

Si tratta forse della più importante produzione cinematografica di Warhol: composto da 500 rulli, lo Screen Test è una raccolta di 500 ritratti filmati di persone in visita alla Factory. I filmati vengono realizzati con una camera fissa e viene chiesto alle persone di fissarla, immobili, per tre minuti.

« Trovo il montaggio troppo stancante […] lascio che la camera funzioni fino a che la pellicola finisce, così posso guardare le persone per come sono veramente. »

L’obiettivo di queste riprese è duplice: conoscere il personaggio a fondo e farlo conoscere allo spettatore, spingendolo a riflettere.

 

Per approfondire:

  • La foto di copertina dell’articolo è tratta da Il colore nell’arte di Stefano Zuffi
  • Andy Warhol di Arthur C. Danto
  • Andy Warhol di Michele Dantini (Dossier d’Art)

Il giallo nell’arte

Buon lunedì lettori! Questo è l’ultimo articolo dedicato al giallo, in cui vi parlo di “giallo nell’arte”.

Come vi ho già accennato nei post precedenti, il giallo è un colore “controverso”: se da un lato è simbolo di energia e forza, dall’altro è malattia e ansia. Molto dipende dalla tonalità e dal contesto in cui viene utilizzato (storico, geografico e culturale), vediamo alcuni esempi.

Culture:

  • Antico Egitto: simbolo di tutto ciò che è eterno e forte (positivo);
  • Grecia: simbolo di follia;
  • Impero romano: simbolo di forza, potenza, esaltazione della personalità (giallo-oro)
  • In Oriente: il giallo è il colore del sole, della fertilità e della regalità

Artisti:

  • Klimt: utilizza spesso un giallo-oro, anche in questo caso con un significato contrastante che rappresenta da un lato il malessere diffuso nella società e dall’altro la gioia di vivere, l’allegria.
  • Kandisky: si affida al colore in tutto e per tutto per esprimere emozioni e pensieri attraverso le sue opere (un esempio di utilizzo “positivo” del colore giallo è Piccole gioie)
  • Van Gogh: utilizza il giallo in molte delle sue opere, una tra tutte I Girasoli, anche nel suo caso spesso il giallo viene utilizzato con significato positivo, ma altrettanto spesso assume un significato negativo (Il caffè di notte)

Per approfondire l’argomento vi segnalo il libro “I colori nell’arte” di Stefano Zuffi, edito da Rizzoli.