Come leggere tanti libri

Oggi, dopo lustri, torna un articolo per la rubrica Parliamo di libri. 

L’argomento del giorno è: come fare per leggere tanti libri?

Ebbene, ci sono tante risposte a questa domanda. Ovviamente ciò che può andare bene per un lettore può risultare assolutamente improponibile per un altro, perciò analizziamo insieme alcuni punti.

Come leggere tanti libri?

La prima regola è: non farsi prendere dal panico. 

Sopratutto per i lettori onnivori e accumulatori, è facile ritrovarsi con pile di libri che crescono di giorno in giorno in ogni angolo della casa e, soprattutto, che osservano minacciose e spazientite in attesa che venga il loro turno.

Il primo passo è quindi fare in modo che i libri non creino disagio: sono una passione, un momento di relax o un’occasione per imparare, non un problema o l’ennesima cosa da portare a termine in una giornata!

Poi: pianificare e organizzare.

Questo punto è estremamente soggettivo. Anche dopo la pianificazione e l’organizzazione, non bisogna assolutamente fare in modo che i libri diventino una “faccenda da sbrigare”.

Farsi un’idea di ciò che si vuole leggere in un determinato periodo è utile, ma non deve diventare una forzatura. Perciò è bene scegliere una quantità di libri ragionevole in base agli altri impegni che si hanno.

Personalmente preferisco fare una breve lista di libri – solitamente abbinati alla stagione – in cui inserisco le “priorità”, poi ovviamente se riesco a leggere di più è tanto di guadagnato!

Una volta presa l’abitudine della pianificazione generale delle letture, è utile organizzare i momenti di lettura quotidianamente, settimanalmente o addirittura mensilmente in base al tempo che si ha a disposizione.

Va da sé che per leggere tanti libri è molto utile leggerne più di uno nello stesso periodo: c’è chi inorridisce al solo pensiero e c’è chi non riesce a leggere un solo libro alla volta.

Sia che facciate parte della prima categoria e sia della seconda, vi consiglio di suddividere il libro in parti (da leggere ogni giorno, ogni settimana, quando vi pare insomma!): questo sistema vi aiuterà a leggere con costanza e soprattutto, ad ogni parte conclusa, avrete la soddisfazione di aver completato qualcosa – anche se il libro non è ancora terminato!

Personalmente non riesco a leggere un solo libro alla volta: capita di non aver voglia di continuare, capita di essere stanchi e non avere la concentrazione necessaria per un determinato libro, capitano tante cose per cui è utile iniziarne più di uno. Se si tratta di libri lunghi li suddivido in parti da 50 o 100 pagine, se si tratta di libri corti difficilmente faccio suddivisioni.
Annoto su un piccolo taccuino i titoli letti in un anno (lo faccio da 4 anni) e su un diario di lettura i libri migliori!

Ok… e ora?

Vi ho dato alcuni suggerimenti su come leggere tanti libri MA ciò che mi sento di consigliarvi davvero è questo: leggete per il vostro piacere e per nient’altro. 

Vedere pile enormi di libri letti a fine anno è una grande soddisfazione ma è un traguardo che non è sempre raggiungibile: non paragonate le vostre letture a quelle degli altri. Ci sono lettori che macinano 100 o 150 libri all’anno: questi sì che sono traguardi invidiabili! Purtroppo, però, le giornate sono fatte di 24 ore e, a meno che leggere non sia l’occupazione principale, è praticamente impossibile raggiungerli!

Perché vi dico questo? Perché mi sono accorta che con il nuovo sistema di diffusione e promozione dei libri, soprattutto sui social, la lettura è diventata un “obbligo”, una scadenza da rispettare: lo è fino ad un certo punto! La lettura è prima di tutto un piacere!

Ma… a proposito di pianificazione… siamo ad ottobre: è tempo di letture autunnali!

Vi lascio la lista dei libri che ho intenzione di leggere quest’autunno:

  • Il cacciatore di draghi, Tolkien
  • La città dell’assedio, L. Buggio
  • La signora del lago, A. Sapkowski

…e tutti quelli che riuscirò a leggere in aggiunta sono ancora da scoprire!

Buona lettura a tutti <3

I libri del 2019

E’ ora di dare un po’ di numeri! Con l’avvento del 2020 è arrivato il momento di fare il punto della situazione sui libri che mi hanno accompagnato nel 2019. C’è un po’ di tutto quest’anno: fantasy, romanzi, classici famosi e non, pezzi di storia della letteratura e novità dell’anno.

I grandi libri del mio 2019.

Iniziamo facendo il punto sui libri di grandi autori che mi hanno tenuto compagnia in questo 2019.

Tra i preferiti inserirei anche alcuni titoli meno popolari come:

Le novità del 2019.

Veniamo ora alle novità dell’anno, con una menzione per genere letterario:

In tutto ci sono 10 classici, 15 fantasy, 6 libri d’arte, 2 biofgrafie, 2 romanzi di viaggio, 2 self-help, e via così! Il totale? Non lo so nemmeno io, ne avevo contati 85 ma prendendoli in mano per sccrivere questo articolo mi sono resa conto che non ne avevo considerati alcuni… totale 89. Senza contare i libri prestati e gli ebook, e senza contare fumetti e libri di disegno/illustrazione perchè li considero lavoro.

 

Quasi tutti i libri citati sono recensiti qui sul blog!

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Lo Hobbit

Lo Hobbit annotato Book Cover Lo Hobbit annotato
John R. R. Tolkien
Fantascienza, Classici
2012
422

Per i lettori di tutto il mondo, Lo Hobbit funge da introduzione al mondo incantevole della Terra di Mezzo, dimora di quell'esercito di creature fantastiche descritte nel Signore degli Anelli e nel Silmarillion. "Lo Hobbit annotato" da Douglas A. Anderson è la spiegazione definitiva delle fonti, dei personaggi, dei luoghi e delle cose del classico senza tempo di Tolkien, con più di 150 illustrazioni che mostrano interpretazioni dello Hobbit proprie di diverse culture che sono giunte ad amare la Terra di Mezzo, oltre ai disegni, le mappe e i dipinti originali dell'autore. Un'interessante panoramica della vita di Tolkien e della vicenda di pubblicazione dello Hobbit, che spiega come ogni caratteristica della storia si adatti al resto del mondo inventato dall'autore e svela connessioni spesso sorprendenti e ricche di significato con il nostro mondo e la storia della letteratura a noi più nota, da "Beowulf" a "The Marvellous Land of Snergs", dai fratelli Grimm a C. S. Lewis. Questa edizione dello Hobbit annotato vede la nuova traduzione a cura della Società Tolkieniana Italiana.


 

 

Lo Hobbit, seconda tappa della nostra alla scoperta di Tolkien, si è rivelato un romanzo fantasy molto piacevole.

Lo Hobbit: la riconquista del tesoro

Lo Hobbit (titolo originale: The Hobbit, sottotitolato There and Back Again, ossia “Andata e ritorno”), noto anche semplicemente come Lo Hobbit, è un romanzo fantasy scritto da J. R. R. Tolkien, pubblicato per la prima volta nel 1937.

Nel romanzo ci sono chiari riferimenti a Il Silmarillion, soprattutto in tutto ciò che riguarda il passato degli elfi e degli hobbit come popoli. Tuttavia, può essere letto tranquillamente anche senza aver letto Il Silmarillion in precedenza; piuttosto leggere Il Silmarillion può servire come base di partenza per lettori interessati a leggere Tolkien per intero o ad approfondire la genesi del mondo narrato ne Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli.

Il Silmarillion infatti narra le vicende di Arda fino alla Terza Era (compresa), epoca in cui sono ambientati Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Questo è il momento effettivo in cui gli Hobbit fanno il loro ingresso trionfale tra popoli di maggior carisma o fama: elfi, uomini e nani.

Gli hobbit infatti vengono presentati come popolo tranquillo, isolato e pacifico, dedito ad una vita di abitudini, pasti abbondanti e momenti tra amici. Ad eccezione di alcuni casi sporadici, non si tratta nemmeno di un popolo avventuroso o particolarmente attratto dalle novità e dai cambiamenti.

Tuttavia, Bilbo – il protagonista del racconto, si trova a compiere imprese straordinarie, tanto più se si tratta di uno Hobbit! Ed è proprio in questo modo che gli Hobbit diventano fondamentali per eliminare il male dal mondo.

«Questa è la storia di come un Baggins ebbe un’avventura e si trovò a fare e dire cose del tutto imprevedibili»

La trama, quindi racconta la storia di Bilbo, “lo scassinatore”,  che viene reclutato da Gandalf insieme a 13 nani per affrontare un lungo viaggio fino alla Montagna Solitaria per recuperare il tesoro dei nani, saccheggiato e gelosamente custodito da Smaug, un potente drago.

Oltre la trama

Durante il viaggio, il gruppo di piccoli eroi si trova ad affrontare avversità di ogni genere: ragni giganti, elfi ostili, un drago enorme, troll e così via. In ogni passaggio, però vengono messi in risalto degli aspetti positivi o negativi dei personaggi e, in modo simbolico, del genere umano.

Per sintetizzare, si hanno tante piccole fiabe dentro una fiaba articolata. Ognuno di questi eventi, infatti, è strutturato come una fiaba e il libro stesso lo è: protagonisti e antagonisti, situazione iniziale, sfida, ostacoli, esito finale.

In realtà il libro, originariamente, è nato proprio con questo scopo: Lo Hobbit era una fiaba per bambini. Effettivamente lo si capisce dallo stile di scrittura, dal lessico e da tanti altri elementi:

  • Lo stile: molto scorrevole, soprattutto se paragonato a Il Silmarillion; discorsivo e colloquiale, a tratti simpatico e scherzoso nonostante alcune scene “negative”.
  • Le “interruzioni“: momenti in cui l’autore si rivolge al lettore invitandolo a proseguire o annunciandogli cosa succederà in seguito, o ancora perché alcuni fatti vengono raccontati in un secondo momento – proprio come si fa quando si racconta una fiaba ad un bambino.
  • Il lessico: più semplice rispetto a Il Silmarillion, contiene alcuni termini tipici di Tolkien (soprattutto nomi, specie fantastiche o oggetti/luoghi inventati dall’autore o che comunque mantengono un’origine inglese – es. erba pipa perché tabacco sarebbe stato troppo “americano”) ma nonostante questi rimane scorrevole e semplice da seguire.

Tra i personaggi sono menzionati gli elfi, ma non descritti accuratamente come ne Il Silmarillion; viene menzionato Sauron, così come i vari Re o eroi del passato ma anch’essi non vengono descritti in modo approfondito. I personaggi principali, invece, sono:

  • Bilbo Baggins è un perfetto esempio di hobbit: adora mangiare, fa due colazioni abbondanti, ha una sfilza esagerata di parenti, ama la compagnia, la sua casa e i suoi averi, non è particolarmente avventuroso ma ha ereditato quel pizzico di curiosità che lo spinge in questa avventura;
  • Thorin Scudodiquercia è il capo della compagnia dei 13 nani della spedizione, è il nipote del “Re Sotto la montagna”, cosiddetto perché regnò sulle terre comprese tra Dale e la Montagna Solitaria, fino all’arrivo del drago Smaug.
  • Balin, Dwalin, Fíli, Kíli, Dori, Nori, Ori, Óin, Glóin, Bifur, Bofur e Bombur sono i 12 nani che accompagnano Bilbo e Thorin alla Montagna Solitaria;  Fíli e Kíli sono nipoti di Thorin.
  • Gandalf  è uno stregone di nota fama che è solito recarsi nella Contea, dove allieta gli hobbit con degli spettacoli pirotecnici, nonché ideatore della spedizione verso la Montagna Solitaria.
  • Beorn è un uomo dei boschi, può trasformarsi in orso; è un aiuto fondamentale per la compagnia in viaggio verso la Montagna Solitaria, dopo una disavventura con gli orchi.
  • Smaug è un drago di notevole potenza, ha saccheggiato i tesori dei nani, che custodisce gelosamente ed è particolarmente aggressivo con chi si avvicina ai suoi territori.

In conclusione: Lo Hobbit è il fantasy per eccellenza, senza questo libro e Il Signore degli anelli non esisterebbe la maggior parte del fantasy moderno, motivo per cui lo consiglio ad appassionati del genere e non.

Una precisazione su Lo Hobbit Annotato: questa è l’edizione che ho letto e la consiglio per la quantità di approfondimenti e illustrazioni che contiene;

 


#FumiamoErbaPipa

Per chi non avesse seguito le vicende su Instagram, FumiamoErbaPipa è in nuovo nome del gruppo che abbiamo creato per scoprire Tolkien e le sue opere: il nome la dice lunga sull’andazzo del gruppo!

Ma, contrariamente a quanto ci si possa aspettare, siamo riusciti a portare a termine la lettura con successo e siamo rimasti tutti soddisfatti da questa seconda opera di Tolkien letta in compagnia!

Siamo tutti d’accordo sul fatto che sia molto più leggero e scorrevole rispetto a Il Silamrillion, infatti lo abbiamo letto molto più in fretta e con meno difficoltà. C’è stato chi ha confrontato il libro e il film e su questo punto ognuno ha la propria idea: personalmente trovo che, come per tutte le altre trasposizioni, siano due opere magnifiche ma non paragonabili tra loro.

Possiamo quindi riassumere un mese di lettura così:

  • lettori soddisfatti: 100%
  • il 70% di noi ha preferito Lo Hobbit a Il Silmarillion
  • Il primo posto sulla scala d’importanza nella lettura va allo stile, il secondo posto  è a pari merito tra trama e messaggio, il terzo posto va ai personaggi
  • L’85% di noi si sente uno hobbit
  • I commenti veloci sono stati:

Per unirvi a noi scrivetemi!!:)

Fantasy: un’introduzione.

Da oggi in poi, i prossimi post sul blog riguarderanno un genere a tutti caro: il fantasy! Parleremo delle opere e degli autori classici, passando anche per quelli meno conosciuti. Ci saranno consigli per la lettura e approfondimenti! In questo articolo introdurremo i principali autori che approfondiremo nei prossimi articoli.

 

J.R.R. Tolkien: il papà del fantasy moderno.

Il signore degli anelli, lo hobbit, il silmarillion: le produzioni di Tolkien parlano da sole e ci raccontano di mondi curati nei minimi dettagli, personaggi iconici e veri e propri canoni del fantasy. Tolkien è noto per la sua attenzione ai dettagli e la meticolosità con cui costruì la storia del suo universo, è anche grazie a lui se oggi il fantasy è ricco di opere curate e così ben strutturate.

 

George R.R.Martin: sedersi sul trono del fantasy contemporaneo.

Cronache del ghiaccio e del fuoco, fantasy sì ma con una cruda e consistente particella reale che rende i lavori di Martin cupi e spietati ma sempre fantasiosi e innovativi.

 

J.K. Rowling: la magia del fantasy.

Harry Potter, la serie di libri che ha visto crescere, lottare e soffrire un giovane maghetto alle prese con la scuola di magia. Un misto di problematiche che tutti i bambini o ragazzi affrontano a scuola e di problematiche ben più complicate.

 

Michael Andreas Helmuth Ende: il potere della fantasia.

La storia infinita: un’opera in cui risalta l’assoluto e, appunto, infinito potere creativo della fantasia dalla quale derivano tutte le storie.

 

Charles Lutwidge Dodgson: cosa c’è oltre lo specchio?

Charles Lutwidge Dodgson meglio noto come Lewis Carrol è la mente dietro Alice in wonderland e Behind the looking mirror. I suoi due lavori più famosi sono anche due delle maggiori influenze nella cultura e nel fantasy contemporaneo: film, fumetti, cartoni animati, tutti basati sulle storie di Carrol.


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Dante Alighieri: maestro dell’horror simbolico.

Dante Alighieri: maestro dell’horror simbolico: un viaggio alla scoperta del Sommo Poeta.


L’orrore simbolico in Dante.

Alcuni potrebbero storcere il naso al pensiero del sommo poeta come scrittore horror per questo motivo ho deciso di iniziare dalla legge del contrappasso dei violenti: sono immersi in un fiume di sangue bollente e subiscono violenze dai centauri che gli impediscono di uscire dal fiume. Ovviamente l’horror per Dante non è altro che un mezzo per rappresentare la tipologia di persone che vengono punite: i violenti soffrono nel sangue che hanno fatto scorrere in vita, per esempio. Dante non cerca di ispirare terrore nei lettori (o meglio, ascoltatori dell’epoca) fine a sè stesso. Dante usa l’horror con significato simbolico per mettere in guardia da quella che, all’epoca, era la punizione peggiore che si potesse ricevere.

Orrore per creare contrasto.

Dante, come maestro dell’horror simbolico usa l’orrore non solo per far ragionare sul perchè di tale violenza o crudeltà, ma anche per creare contrasto con la luce e la speranza del paradiso. 

L’importanza di Dante Alighieri per l’horror moderno.

Oggi la maggior parte delle opere horror tendono ad avere un secondo significato, nascosto tra gli spaventi e il sangue (ovviamente se si parla di creazioni di un certo livello, non cose come Insidious, The Conjuring ecc ecc…). Il motivo per cui l’horror di oggi è così simbolico e così ricercato e non una semplice espressione di violenza è da ricercarsi proprio nel modo in cui Dante usava la violenza e la crudeltà nella sua Divina Commedia. Dante non spaventava solo per far fare un salto sulla sedia al suo pubblico ma per far pensare: alle conseguenze delle proprie azioni, alla propria vita e chi più ne ha più ne metta. Se oggi abbiamo opere come Silent Hill, l’horror lovecraftiano, i componimenti di Allan Poe e le creature di Bram Stoker è soprattutto grazie alle sottigliezze del maestro dell’horror simbolico: Dante.

 

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Bram Stoker: il maestro dell’horror gotico

Abraham Stoker, detto Bram, nacque in Irlanda nel 1847 e morì a Londra nel 1912. Buona parte della sua notorietà deriva dalla popolarità del romanzo “Dracula”: la storia di vampiri per eccellenza; ma la produzione di Stoker non si limita ad un solo libro ed il suo genio rappresentativo non si ferma al personaggio del vampiro.

Contesto storico.

Stoker nacque in Irlanda nel 1847, l’anno peggiore della carestia che colpì il paese; la grande carestia provocò un milione di morti e moltissimi migranti. Poco dopo la carestia, l’Irlanda venne colpita anche da un’epidemia di tifo. Il giovane Abraham (chiamato Bram dalla madre) passa buona parte della giovinezza nello scenario di uno stato devastato dalla carestia e dalla malattia: questo lo porterà ad elaborare storie horror ricche di grotteschi dettagli tratti dalla realtà, il tutto però filtrato attraverso la sua fantasia e i suoi personaggi.

Horror gotico.

Stoker rielabora ciò che vede nella sua Irlanda fatta a pezzi da malattia e carestia come mostri: creature che si cibano delle persone comuni e in grado di trasformare altri comuni mortali in esseri simili a loro: nasce così il mito del vampiro. Anche se l’invenzione del primo vampiro non è da attestare al maestro dell’horror gotico, il vampiro come lo conosciamo oggi è frutto dell’elaborazione di Stoker. Non più semplice bestia assassina ma carismatico lord, distinto, educato ma feroce e spietato con le sue prede.

Folklore.

Stoker stesso scrisse, in delle lettere, come la madre da piccolo gli raccontasse storie del folklore irlandese, con uomini bestia e creature che si aggiravano nella notte; probabilmente questo aspetto della vita del maestro dell’horror gotico ha influenzato molto la creazione delle storie che oggi sono imitate e reinterpretate così tanto.

“Mostri”.

Bram Stoker non si limitava a prendere delle creature e fonderle assieme per creare qualcosa di pericoloso per i propri protagonisti: le creature hanno tutte un loro significato specifico e da ricercare nel contesto storico in cui è cresciuto l’autore. Si potrebbero scrivere pagine sulle speculazioni riguardanti il simbolismo del vampiro e del lupo mannaro, il quale per esempio è un misto di un animale fiero e predatore (mai aggressivo senza motivo) che  fondendosi con un uomo diventa malvagio, sempre affamato e imprevedibile.


 

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Edgar Allan Poe: il maestro dell’horror classico.

Ad Allan Poe non si attribuisce l’invenzione di un genere di horror particolare, oppure di una tipologia di personaggi ecc ecc… Allan Poe pose la base di quelle che, con il tempo, si sono evolute in weird tales e in seguito in racconti horror. In particolare, le ambientazioni tetre, le situazioni “clichè” dell’horror moderno e gli avvenimenti assurdi descritti con un taglio inquietante sono  parte delle innovazioni portate da Allan Poe nei suoi racconti.

Le poesie. 

Seppure non prettamente horror le poesie di Allan Poe sono molto importanti per capire il motivo per cui determinati elementi rientrano nei racconti dello scrittore. In generale, quel che traspare è forte paura della morte e del tempo che passa. Sono molte infatti le riflessioni sull’argomento nelle poesie di questo autore, una su tutte, “Life is but a dream within a dream”.

I racconti. 

Allan Poe inserisce nei suoi racconti elementi che, oggi, vengono considerati classici dell’horror: scheletri che si muovono, corvi, cimiteri, fantasmi, l’uso di fobie esistenti come la paura di essere sepolto vivo; tutti questi elementi creano un clima non violento e neppure ansiogeno: semplicemente tetro e “spettrale”. Poe combina questi elementi e la sua propensione per una scrittura esagerata per creare situazioni assurde che creano nel lettore diversi stati d’animo rendendolo stranito e a disagio: questa è la base di tutto l’horror occidentale scritto e rappresentato dopo Poe. I racconti di Allan Poe non sempre nascondono un significato particolare o hanno una chiave di lettura: in questo caso si parla di weird stories, un genere del quale Poe è tra i maggiori esponenti, le weird stories ispireranno altri famosi autori come Lovecraft e Stoker.

Allan Poe: Letture consigliate.

Tra i racconti dell’autore alcune letture consigliate sono: “Senza fiato”, “L’appuntamento” e “Il colloquio di Monos e Una”. 

“Poe ha fatto qualcosa che a nessuno era mai riuscito o sarebbe potuto riuscire. A lui dobbiamo il moderno racconto dell’orrore nella sua ultima e perfetta espressione.” –H.P. Lovecraft.

 


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H.P Lovecraft

Howard Phillips Lovecraft, nato nel 1890 a Providence negli Stati Uniti e morto nel 1937, è stato uno scrittore, poeta e critico letterario; insieme ad Allan Poe è considerato uno dei maggiori scrittori horror e inventore della fantascienza moderna.

Lovecraft e l’Horror cosmico.

Lovecraft è noto come il maestro dell’horror cosmico: quella tipologia di racconto che non crea angoscia sfruttando ciò che si può immaginare ma piuttosto ciò che non si riesce nemmeno a descrivere.

L’horror di Lovecraft non si basa sulla presenza di un maniaco armato o qualche spirito rancoroso; piuttosto sfrutta la piccolezza e precarietà della condizione umana di fronte alla grandezza del cosmo ed i misteri che esso cela. Molte volte, infatti, i guai iniziano nel momento in cui l’uomo crede di poter sfruttare il proprio intelletto e la propria scienza per comprendere il mistero che ha di fronte, il quale si rivelerà ben al di fuori della sua portata. 

Mythos.

Lovecraft è anche noto per la creazione del proprio, complesso, universo con le proprie divinità e mitologia (“mythos”, nei racconti). Le divinità lovecraftiane rappresentano al meglio il suo concetto di cosmo ed il modo in cui interagisce con il genere umano. Dal celeberrimo Cthulhu, che attende sognando in attesa del proprio risveglio, per portare pazzia e distruzione: proprio come una rivelazione insopportabile per la mente umana; al più oscuro Nyarlathotep che muta forma e tende i fili degli esseri umani, rappresentando le varie fedi in cui le persone possono credere.

Letture consigliate.

Per ogni “novizio” al genere la mole di contenuti scritta da Lovecraft e da tutti i suoi successori può creare confusione. Come introduzione al genere lovecraftiano è sicuramente consigliabile leggere “Dagon” di H.P. Lovecraft, una breve storia che proietta direttamente nel pensiero e nello stile dell’autore. Le novel di Lovecraft non hanno un ordine cronologico ma contengono numerosi riferimenti; fra i racconti “must read” raccomandiamo: Il colore venuto dallo spazio, The call of cthulhu, Alle montagne della follia, Ratti nei muri e L’orrore di Dunwitch.

 

“The most merciful thing in the world, I think, is the inability of the human mind to correlate all its contents. We live on a placid island of ignorance in the midst of black seas of infinity, and it was not meant that we should voyage far. The sciences, each straining in its own direction, have hitherto harmed us little; but some day the piecing together of dissociated knowledge will open up such terrifying vistas of reality, and of our frightful position therein, that we shall either go mad from the revelation or flee from the light into the peace and safety of a new dark age.”


Recensioni libri Lovecraft

I maestri dell’horror

Ottobre è il mese dell’horror, dello stupore e della paura. Per questo motivo, sul blog, pubblicheremo una serie di articoli dedicati ai maestri dell’horror nella letteratura mondiale.

Il terrore può nascere nelle menti dei lettori in diversi modi, ed ognuno dei maestri che approfondiremo nelle prossime settimane ha contribuito alla creazione di una particolare tipologia di horror.

I maestri dell’horror: gotico.

Dracula: non occorrono altre parole per descrivere il mistero, il carisma e il terrore che Bram Stoker ha instillato nei suoi personaggi e nelle sue storie; tra tutte la più famosa, appunto, Dracula.

L’horror gotico è ormai parte della cultura moderna, i vampiri hanno subito centinaia di mutazioni nel tempo, così come i lupi mannari. Ma il concetto fondamentale è sempre lo stesso: mescolare una belva feroce o inquietante con la malvagità e l’ingegno tipici dell’essere umano.

I maestri dell’horror: “classico”.

Quante volte, leggendo un libro o guardando un film horror, vi è capitato di avere un’immagine impressa nella retina o nella mente: la luna piena illumina, un cimitero, corvi volano verso l’orizzonte staccandosi da un ramo di un albero morente; albero sul quale riposa, in eterno, quello che era il protagonista del racconto, impiccato? Se queste immagini vi hanno suscitato dei ricordi, molto probabilmente vi siete imbattuti nell’horror che prende ispirazione dal maestro Edgar Allan Poe: poeta e scrittore.

I maestri dell’horror: cosmico.

Ed eccoci finalmente all’inventore della fantascienza, dell’horror cosmico: Howard Philips Lovecraft. L’horror cosmico non usa sangue, fantasmi o assassini ma usa la paura che è instillata da sempre nel genere umano: la paura dell’ignoto.

Le storie di Lovecraft spingono la mente dei protagonisti, e del lettore, in luoghi nei quali non sarebbe mai dovuta stare e sfruttano ciò che non si può conoscere, ciò che non si può descrivere per far sentire indifeso il lettore.

I maestri dell’horror: simbolico.

L’horror migliore è quello che usa le forti immagini caratteristiche del genere per inviare un messaggio, una critica o raccontare una storia molto più complessa di quella che appare in superficie.

E’ molto più semplice da spiegare con un esempio.
Un uomo decide di intraprendere un viaggio verso luoghi sconosciuti del globo, pur sapendo che Dio glielo vieta, nell’aldilà la sua punizione è quella di bruciare in eterno: come la sua insaziabile curiosità.

Il maestro dell’horror simbolico, oltre che della letteratura in generale, Dante ha creato il genere nell’Inferno della Divina Commedia; in seguito altri autori hanno preso spunto dalle allegorie del sommo poeta per creare opere del terrore più profonde e complesse. 

Nelle prossime settimane analizzeremo ognuno di questi autori, sottolineando la loro influenza nel genere horror e nella letteratura in generale. Non mancate!


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Il Silmarillion. La compagnia di Tolkien

Il Silmarillion Book Cover Il Silmarillion
John Ronald Reuel Tolkien
Fantascienza, Classici
I grandi tascabili
2013
682

"Il Silmarillion", iniziato nel 1917 e la cui elaborazione è stata proseguita da Tolkien fino alla morte, rappresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le sue successive opere narrative. "Opera prima", dunque, essa costituisce il repertorio mitico di Tolkien, quello da cui è derivata la filiazione delle sue favole: "Lo Hobbit", "Il Signore degli Anelli", "Il cacciatore di Draghi". "Il Silmarillion", che comprende cinque racconti legati come i capitoli di un'unica storia sacra, narra la parabola di una caduta: dalla "musica degli inizi", il momento cosmogonico, alla guerra di Elfi e Uomini contro l'Avversario. L'ultimo dei racconti costituisce l'antecedente immediato del "Signore degli Anelli".

26 settembre 2019: esce oggi il film biografico su J.R.R.Tolkien e, come promesso, inizia l’avventura di questo blog alla scoperta del grande autore, a cominciare dal Silmarillion. (In realtà è già cominciato con il gruppo a tema su Instagram! Seguite l’hashtag #TolkienASrtatto e se, volete far parte della Compagnia di Tolkien, scrivetemi!)

Il Silmarillion, infatti, è quello che si può definire la genesi del mondo di Tolkien, benché sia stato pubblicato dopo la sua morte e, di conseguenza, dopo tutte le opere che si fondano proprio su di esso.

Il Silmarillion è stato pubblicato postumo, grazie al figlio – Christopher Tolkien. Il libro racchiude la genesi di Arda, dalla sua creazione fino alla Terza Era (da qui si ricongiungono le più conosciute opere dell’autore, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli).

La narrazione è suddivisa in più capitoli che corrispondono a momenti e luoghi diversi (o popoli diversi), all’interno dell’universo di Eä, a sua volta suddiviso in varie terre: Valinor, Nùmenor, Beleriand e, ovviamente, la conosciutissima Terra di Mezzo – la terra di Bilbo e Frodo!

Il Silmarillion è, senza dubbio, “l’opera fondamentale” per il suo autore, che ha lavorato ad essa per decenni, continuando ad elaborarla e a perfezionarla in ogni dettaglio. Attenzione però: non si tratta di un romanzo.

Si tratta, piuttosto, di uno schema descrittivo, di una “spiegazione” del mondo tolkieniano, che racchiude una quantità inimmaginabile di personaggi e luoghi. La caratteristica determinante di questi personaggi e di questi luoghi è il modo in cui sono descritti e particolareggiati. Ogni luogo ha caratteristiche differenti, ogni popolo ha dinastie, parentele, usi e costumi diversi…lingue diverse!

Tra i resoconti di dolore e rovina che ci sono giunti dalle tenebre di quei giorni, ve ne sono però alcuni in cui il pianto s’accompagna alla gioia e sono, all’ombra della morte, luce imperitura. E di tali storie, la più bella alle orecchie degli Elfi è pur sempre quella di Beren e Lùthien. Sulle loro vite fu composto il Lai di Lùthien, cioè Liberazione dal Selvaggio, il quale è. salvo un altro, la più lunga della cantiche riguardanti il mondo dell’antichità; […].

[…] e la sofferena era scolpita nel suo volto. Ma finalmente era stato richiamato in vita dall’amore di Lùthien, e si levò, e insieme tornarono a vagare per i boschi. 

Ogni capitolo de Il Silmarillion narra di uno di questi luoghi o uno di questi popoli o un personaggio in particolare, seguendo un ordine approssimativamente cronologico, a partire dalla genesi del mondo tolkieniano fino, appunto, alla Terza Era.

Il libro è suddiviso in cinque sezioni:

  1.  Ainulindalë (la Musica degli Ainur), narra la creazione dell’universo di Eä
  2.  Valaquenta, riporta la descrizione dei Valar e dei Maiar.
  3. Quenta Silmarillion.
    Qui termina il Silmarillion. Se in esso si è passati dall’eccellenza e dalla bellezza alla tenebra e alla rovina, è perché tale era, fin da tempi antichissimi, il destino di Arda Corrotta; e se un mutamento si verificherà, e la Corruzione sarà cancellata, lo possono sapere solo Manwe e Varda, i quali però non l’hanno rivelato, né se ne trova traccia nelle soriti di Mandos. 
  4. Akallabêth, Seconda Era, racconta la Caduta di Númenor e del suo popolo.
  5. Degli Anelli del Potere e della Terza Eracollegamento con Lo Hobbit Il Signore degli Anelli

Tutto ciò che avviene tra la prima e la quarta sezione avviene prima della Terza Era, quindi coinvolge personaggi meno conosciuti ai più, fatta eccezione per i primi elfi e, ovviamente, Sauron.

[…] Signore […] se hai potere su questi nuovi venuti, ingiungi loro di tornare per le strade donde sono venuti, oppure di procedere oltre. Noi infatti non desideriamo la presenza di stranieri in questa contrada, per tema che turbino la pace in cui viviamo. E coloro sono abbattitori di alberi e cacciatori di bestie, ragion per cui noi siamo loro ostili, e se non volessero andarsene li assilleremmo in tutti i modi possibili.”

Come è nato Il Simarillion

Stabilire una data esatta per l’inizio e la fine della stesura del Silmarillion non è semplice; tuttavia, si può ricondurre la sua nascita all’esperienza dell’autore nell’esercito britannico durante la Prima Guerra Mondiale.

Durante il suo impiego in guerra, infatti, l’autore è stato vittima della “febbre da trincea” e per questo motivo è stato rimpatriato. Dopo questa dolorosa esperienza, Tolkien ha deciso di lavorare su quelli che prima erano solo racconti sconnessi, per creare un vero e proprio universo.

Nel corso della sua storia, il Silmarillion, ha subito diversi rifiuti: il primo tra tutti è stato quello dell’editore di Tolkien, che si è rifiutato di pubblicare il testo, nonostante il successo de Lo Hobbit, perché non era un vero romanzo.

Anche dopo la pubblicazione a cura del figlio e dello scrittore fantasy Guy Gavriel Kay, nel 1977, Il Silmarillion non ha smesso di creare scompiglio tra il pubblico: è stato generato da un’insieme di bozze che, per quanto dettagliate e curate, non erano pronte per la pubblicazione definitiva. Inoltre, il testo è stato rivisitato, appunto, dal figlio e da una terza persona che, per quanto fedeli all’autore, hanno comunque apportato alcune modifiche per poterlo pubblicare.

Questo, inevitabilmente, ha creato pareri opposti: c’è chi sostiene che le opere postume e “rivisitate” non siano sufficientemente fedeli al volere dell’autore, e c’è chi sostiene che quest’opera meritasse di essere pubblicata in ogni caso.

Dentro Il Silmarillion

Si può analizzare questo libro prendendo in considerazione diversi fattori. Primo tra tutti, la creazione di un mondo fantastico mai visto prima e non “fine a sé stesso”, ma con una storia e un’evoluzione, come se si trattasse della storia della Via Lattea e della Terra.

“Tutto ha il proprio valore” disse Yavanna “e ogni cosa contribuisce al valore delle altre. Ma i kelvar possono fuggire o difendersi, laddove gli olvar che crescono non possono farlo. E tra questi, mi sono cari gli alberi. Lenti a crescere, saranno rapidi a cadere, e, a meno che non paghino tributo con frutti sui rami, poco rimpianti per il loro trapasso. Così io vedo nel mio pensiero. Potessero gli alberi parlare in favore di tutte le cose che hanno radici e punire chi fa loro del male!”

Ciò che, personalmente, escluderei dall’analisi (per il momento) è lo stile dell’autore, che credo sia più definibile e apprezzabile in uno qualsiasi dei suoi romanzi, piuttosto che in questo libro in un certo senso “tecnico”.

Tornando all’analisi del mondo tolkieniano, leggendo Il Silmarillion, si nota come la fantasia smisurata dell’autore si sia fusa alla perfezione con una quantità ancor più smisurata di nozioni che il professore ha appreso e utilizzato all’interno delle sue opere. Tra queste troviamo:

  • le caratteristiche del Medioevo (Tolkien, infatti, ha approfondito lo studio del Medioevo, su cui ha scritto anche dei saggi);
  • i miti nordici, da cui ha tratto ispirazione per alcuni dei suoi personaggi più rilevanti e, soprattutto, per le credenze e le ambientazioni di alcuni popoli;
  • la Bibbia, e “l’inizio” secondo altre religioni oltre quella cristiana, per la genesi di Arda; inoltre, c’è una somiglianza tra Melkor-Ilùvatar e Dio-Lucifero; infine, il libro racconta la genesi e la caduta degli elfi, come la Bibbia narra la genesi e la caduta degli uomini… elemento che si può riscontrare anche in altre leggende e religioni;
  • i miti greci, a cui sono ispirati i personaggi dei Valar che, però, hanno anche caratteristiche degli dèi norreni (Manwe-Odino, per esempio);
  • i celti: da questo incredibile popolo, Tolkien ha tratto ispirazione sia per quanto riguarda la definizione di alcuni personaggi e sia per la creazione delle lingue elfiche.

La morte è il loro destino, il dono d’Iluvatar, che, con il consumarsi del tempo, persino le Potenze invidieranno. Ma Melkor ha gettato la propria ombra sulla morte e l’ha confusa con la tenebra, e dal bene ha tratto il male, e la paura dalla speranza. 

Guardando avanti…

Ora, avendo in programma la lettura de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, ricapitoliamo le ultime sezioni de IL SILMARILLION:

Akallabêth. Nel penultimo capitolo dell’opera si parla dell’ascesa e della caduta di Númenor: Akallabêth in adûnaico (la lingua di Númenor) significa “La caduta”. All’inizio del capitolo vengono enumerati gli uomini che facevano parte della razza dei Númenóreani e il motivo per cui essi, sotto consiglio di Sauron, sfidarono la collera dei Valar dai quali furono puniti con la distruzione della loro isola. L’autore prosegue con la narrazione della fondazione dei regni dei Nùmenòreani in esilio, Gondor e Arnor fondati da Elendil e dai suoi figli.

Degli Anelli del Potere e della Terza Era. In quest’ultimo capitolo, viene chiarita l’origine nonché la fine degli Anelli di Potere e dell’Unico Anello, forgiato in segreto da Sauron per governare gli anelli minori. Sono accennate le vicende Arwen e di suo padre Elron, di Gondor e di Aragorn. Vengono nominati Mithrandir e le vicende della Terra di Mezzo.

Ora, gli Elfi fabbricarono molti anelli; ma in segreto Sauron costruì un Unico Anello con cui dominare tutti gli altri, il potere dei quali era legato a quello con soggezione assoluta e destinato a durare solo quanto sarebbe durato il suo. Buona parte della forza e della volontà di Sauron fluì in quell’Unico Anello; il potere degli anelli elfici era infatti assai grande e così l’anello che avrebbe dovuto governarli doveva avere una potenza superiore; e Sauron lo forgiò nella Montagna di Fuoco della Terra d’Ombra. E, quando aveva l’Unico Anello su di sé, poteva percepire tutto ciò che si faceva per mezzo degli anelli minori, e così era in grado di vedere e di governare gli stessi pensieri di coloro che li portavano. 

In conclusione (…o meglio, per iniziare questo viaggio)

Parola alla Compagnia di Tolkien…
  • Sto sottolineando trilioni di frasi, di metafore, anche solo di parole (traduzione impeccabile, tra l’altro??). Grazie per aver organizzato il GdL ?
  • Letto anni fà, dopo Lo Hobbit che ho “mangiato” in una settimana (bellissimo?!)..e scoprendo che sarebbe stato meglio averlo letto prima… X poi dedicarmi al mattone del Signore degli Anelli che non vedevo l’ora di iniziare?…i film li so praticamente a memoria ??
  • Ke dire…be Tolkien mi affascina, nonostante la fatica iniziale nel destreggiarsi cn i nomi.. È come un libro “comfort zone”(=sn quei film/libri ke fanno parte della mia vita da anni e ke adoro rileggere o rivedere, nn stancano…legati a periodi della mia vita in cui ero sola e loro m facevano compagnia) fa parte della mia vita da quando uscì il primo film del signor degli anelli e amo averlo nella libreria, rileggerlo adesso cn calma, cm se leggersi una cosa di famiglia, m coccola mi fa star bene…. Poi lo associo allr giornate in salotto, sul divano con la coperta, te caldo e camino acceso…adoro!!
  • Della prosa di Tolkien amo la musicalità: riesce a raccontare storie musicali usando parole musicali. Almeno io lo percepisco così. Persino le scene cruente sono alta poesia, e la poesia è sempre musica. Ne Il Silmarillion, essendo una sorta di Vecchio Testamento de Il Signore degli Anelli, l’aura musicale delle parole di Tolkien è ancora più evidente. In chiusa:
    ho letto la nota del traduttore, e mi ha emozionata più della prefazione del figlio di T., per la passione che traspare dalle righe, e che emerge anche da un lavoro eccellente e immane. La scelta lessicale, per opere come queste, è tutto.
    Sarebbe interessante leggere qualcosa di T. in lingua, per sperimentare questa sua musicalità originaria. Io non l’ho mai fatto. @as.tratto quando non ci resta più niente da leggere di T. considera di proporre di rileggere qualche passaggio in eng ???

    … e poi c’è il commento che riassume tutto:

  • Tolkien potrebbe scrivere “salsiccia pomodoro e prezzemolo” e mi emozionerebbe
La mia opinione

Ho sempre ammirato Tolkien, la sua fantasia, la sua visione del mondo e le sue capacità come autore. Per me Tolkien è il fantasy. Il Silmarillion, come ho scritto all’inizio della recensione, non è un vero e proprio romanzo quindi, per poterne apprezzare lo stile, consiglio di leggere Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli e così via.

Se, però, siete interessati a scoprire come si è generato il mondo che fa da sfondo a tutti i romanzi e a capirne i dettagli, vi consiglio di partire proprio da questo. Per quanto possa sembrare ostico a causa della quantità di nomi e nozioni da ricordare, merita di essere letto.

Inoltre, nell’edizione Bompiani, c’è una lunga introduzione che spiega la stesura e la pubblicazione del libro e un’appendice che contiene l’elenco dei nomi, dei luoghi e dei termini elfici citati nel testo. Infine, contiene anche le mappe dei luoghi menzionati e gli alberi genealogici dei popoli elfici e non solo.

Per concludere: LEGGETE TOLKIEN. ORA.

E, se volete farlo in compagnia, o se avete già letto le sue opere e volete discuterne, scrivetemi per email o su instagram e vi aggiungo alla chat!

 


Per tutte le altre recensioni: INDICE

Libri 2018: arte e non solo…

Oggi si parla di Arte, come ogni venerdì! Per questo primo articolo del nuovo anno dedicato all’arte, ho pensato di proporvi un elenco di libri che parlano di pittori, scultori, artisti di ogni genere o di argomenti in qualche modo collegati all’arte. Pronti?? Via!

Romanzi:

Caravaggio Enigma

Piuttosto lo definirei un buon romanzo storico, pieno zeppo di scene cruente, senza dubbio, che non fanno altro che descrivere come potesse essere realmente la vita il quel periodo e in quei luoghi: ad ogni modo, non ho trovato elementi per poterlo definire thriller.

Al contrario, secondo il mio parere, l’aspetto storico è molto curato e ben definito: personaggi, luoghi, opere, eventi, tutto molto dettagliato.[…]

Cospirazione Caravaggio

Un thriller che ha come fulcro le opere di Caravaggio. L’autrice mescola passato e presente, descrizione e dialogo, fatti e conseguenze, in modo molto fluido; il libro si legge velocemente e senza difficoltà.

Quattrocento

Un romanzo storico/thriller che mescola due generi letterari e due periodi storici: personalmente ho apprezzato molto il romanzo storico (quindi la parte ambientata nel passato) e non ho gradito il thriller (ambientato nel presente); le due componenti del libro sono nettamente contraddistinte dai vari capitoli, sicché è semplice seguire “due trame”, una delle quali molto curata, mentre l’altra ha parecchie imperfezioni.

La dama e l’unicorno

Un romanzo storico che avvicina il lettore al mondo dell’arte e, in particolare, alla tessitura di arazzi. Con una base di verità, si rivela un romanzo molto bello e intricato.

Il miniaturista

Narra, in versione romanzata, la storia di personaggi realmente esistiti. La storia di una donna che, a suo modo, nel 1600, ha saputo farsi forza e resistere in una società in cui contavano solo gli uomini e “ciò che la gente dice”. Oltre alla trama si sé, ci si appassiona a poco a poco anche al mondo delle miniature, un’arte longeva e prolifica ma non sempre ricordata.

La ragazza con l’orecchino di perla

Un gran romanzo storico. Racconta la vita di Vermeer e lo fa in modo impeccabile: non tanto dal punto di vista dell’accuratezza ma della forma. Si tratta di un libro elegante, senza eccessi di alcun tipo. Inoltre – e soprattutto – racconta come sia nata una delle opere più conosciute al mondo.

 

Saggi, biografie, ecc:

Vita di Leonardo

Essenzialmente è una biografia un po’ “romanzata” di Leonardo da Vinci. Mi spiego meglio: racconta in modo abbastanza dettagliato la sua vita, lo raffigura molto bene come persona, come uomo, senza soffermarsi eccessivamente sulle opere, invenzioni e ricerche. Non è un volume “tecnico” sui suoi lavori ma piuttosto un racconto sulla vita di un personaggio che ha fatto la storia.

Street Art

Un volume di 50 pagine, che nella sua compattezza racchiude tutto ciò che c’è da sapere sulla Street Art, sebbene non ad un livello approfondito nei minimi dettagli.
Inoltre, contiene una grande quantità di immagini, descritte molto bene, che aiutano notevolmente a comprendere ciò che questa forma d’arte vuole esprimere.

 

 

Jane Austen è…

#ParliamoDiLibri: Jane Austen è…

Ho raccolto i vostri commenti dai vari post dedicati a Jane Austen o ad uno dei sui romanzi; eccoli qui:

  • mizuage76 Jane Austen incarna lo spirito inglese….
  • ylaila.books Ok.. mi devo mettere nell’angolo della vergogna perché non ho mai letto niente di suo
  • lostpuf Che bella idea ? io di Jane Austen ho letto solo “Orgoglio e pregiudizio” e anche anni fa a dire il vero ? quindi è possibile che se lo rileggessi ora il mio giudizio sarebbe differente. L’ho trovato un romanzo rilassante, non come altri classici pesanti e tediosi, nonostante riesca a incarnare quelli che sono gli ideali dell’epoca! Quando avrò tempo sicuramente leggerò altro di lei
  • lalibromane Io la adoro ?? amo il periodo storico, il suo romanticismo e la sua ironia, la sua osservazione e analisi della realtà sociale del tempo, amo come costruisci i personaggi, i quali non vengono mai creati a caso ma hanno tutti un ruolo.. La sua scrittura la trovo scorrevole, delicata, non troppo semplice ma nemmeno pretenziosa.. Amo in primis Orgoglio e Pregiudizio ma in generale mi piacciono tutti i suoi lavori ?
  • sopralerighe85Mi stupisce la sua modernità, ogni volta. Orgoglio e pregiudizio è un libro che non mi stanco mai di leggere, così elegante e raffinato.
  • scarlett.k.winterfallAdoriamo il fatto che fosse così moderna per la sua epoca ? una vera eroina per noi… Una scrittrice, insomma un modello? Inoltre pur non amando i classici ci è stato impossibile non eleggere “Orgoglio e Pregiudizio” nostro classico preferito ?
  • leggoquandovoglioIo se non voglio farmi odiare devo stare zitta ? però bravissima perché quest’idea è fantastica! ?
  • gc_lellaChe bella rubrica! Io ho amato “Orgoglio e pregiudizio” e “Persuasione”❤️Indubbiamente, in questi due romanzi, aveva uno stile distinto. Visto che ci dobbiamo sbizzarrire passo alle note dolenti: letto uno, letti tutti… non linciatemi ?ma pecca molto nell’originalità e nelle descrizioni. Credo sia così apprezzata perché ha fatto centro con “Orgoglio e Pregiudizio”.
  • gattinoonomantePenso che sia tanto amato perché è un classico… E come tutti i classici, si amano e si odiano al contempo, però non possiamo farne a meno. Rimangono dei grandi esempi, forse alle volte idealizzati a tal punto da renderli immuni alle critiche.
  • alessandra_nekkina93_72Per ora ho letto solo “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen, ma quanto l’ho amato!!! ? prossimamente leggerò “Ragione e Sentimento” e poi tanti altri, li ho quasi tutti ?
  • deilibrisottoilbraccioCuriosa di sapere il tuo parere ? io adoro Jane Austen ?❤
  • lalibromaneadoro zia Jane❤ spero piaccia anche a te!
  • scarlett.k.winterfallComplimenti per la fotografia innanzitutto ?? Orgoglio e Pregiudizio resta il nostro classico preferito ? Ricordiamo di averlo scelto come libro da esaminare per una vecchia tesina di storia ? Uno degli aspetti che ci avevano più interessate era il rapporto tra le sorelle ?
  • fallinbooks._Arrivo molto in ritardo ma spero di essere in tempo! Beh, che dire? “Orgoglio e Pregiudizio” è il mio libro del cuore. L’ho letto 4 volte e ogni volta oltre ad trovare la stessa bellezza, scopro sempre qualcosa di nuovo. Adoro la prosa di Jane, la sua sottile ironia, il suo modo di descrivere il carattere dei personaggi lasciando che il lettore li conosca man mano. Mi piace molto il modo in cui analizza l’animo umano e riesce a raccontare con minuzia la sua epoca. Nel bene e nel male. E poi la coppia Lizzie/Darcy è la più bella di tutte. Le loro schermaglie iniziali, i ripensamenti, le delusioni e l’idillio finale…Insomma meraviglioso!!❤️

Infine, il mio parere:

Credo che Jane Austen sia intramontabile grazie al suo stile: elegante, rilassante, discreto. Personalmente ho apprezzato molto questo aspetto dei suoi romanzi.

Per quanto riguarda le trame, credo che fossero innovative per il momento storico in cui sono state scritte, così come i personaggi femminili; lette oggi risultano piacevoli ma, a mio parere, un po’ limitate (siamo abituati a leggere di qualsiasi argomento possibile e leggere di romanzi interamente strutturati intorno ad un matrimonio o un fidanzamento può risultare monotono). Per esempio, in Orgoglio e Pregiudizio ciò che ho apprezzato di più nella trama è stato il legame tra le sorelle e all’interno della famiglia delle protagoniste in generale.

Tuttavia, credo che i suoi libri vadano letti (perlomeno Orgoglio e Pregiudizio), in quanto classici senza tempo, da cui si può sempre imparare qualcosa!

“Un articolo scomodo”

8 Marzo – Festa della Donna

Ma sappiamo cosa vuol dire? Come ogni ricorrenza, è finita per essere una delle tante occasioni per uscire, “festeggiare” in chissà quale modo.
La Festa della Donna è, in realtà, la Giornata internazionale della donna, che ricorre appunto l’8 marzo di ogni anno e la sua funzione è quella di ricordare da un lato le conquiste sociali, economiche e politiche, e dall’altro le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto.
Successivamente è stata istituita un’altra giornata dedicata alle donne, il 25 novembre, per condannare le violenze che spesso sono costrette a subire.

Le due giornate, oltre al fatto di essere entrambi dedicate alle donne, hanno in comune il fatto di essere entrambe nate in determinati contesti sociali e politici.

Ora, trovandosi in accordo o meno con tali ideologie politiche, e senza trasformare l’argomento in un movimento sociale o politico, rimane un punto fermo: ci chiediamo mai quali siano effettivamente le disparità, le ingiustizie, le violenze di vario genere che una donna è costretta a subire? Evidentemente no. Evidentemente non è sufficiente una giornata per ricordarlo al mondo. Evidentemente non sono sufficienti nemmeno due giornate.

Le violenze possono essere di molti tipi: fisiche, psicologiche, di piccola o grande entità, visibili o invisibili, esplicite o nascoste. Ma esistono. Così come esistono le ingiustizie. Oh si che esistono! Ed è di queste che voglio parlare oggi, in questa giornata dedicata alle donne.
Da quello che ho potuto constatare finora, credo che i motivi per cui tutto ciò continua a succedere siano due: il primo motivo è la mentalità di chi – con grande ignoranza e, probabilmente, in modo spontaneo e quasi inconscio – continua a vivere nella presunzione di essere migliore (“Cosa vuoi fare? Sei solo una donna” “Se è arrivata fin lì chissà con chi è andata” “Puoi essere brava finché vuoi, tanto non basta…”). Ahimè questa è la maggioranza delle persone, tra cui anche alcune donne: è come se fosse un dato di fatto, talmente radicato nel pensiero comune da non poter più essere eliminato.

Il secondo motivo è da imputare unicamente alle donne: mancanza di coraggio (o scoraggiamento dopo svariati tentativi nel fare qualcosa), mancanza di determinazione, rinuncia. Sia chiaro: non voglio incolpare nessuno e, tanto meno, far sembrare il coraggio e la determinazione qualità di pochi, anzi! Credo che tutte abbiamo coraggio, tutte abbiamo determinazione, ma può capitare – dopo uno, due, tre, venti rifiuti o ingiustizie – che la rinuncia si faccia viva. Capita a tutte, prima o dopo, anche solo per un momento.

Dopodiché ci sono due possibilità: arrendersi al fatto che sarà sempre così e rinunciare, oppure arrendersi al fatto che sarà sempre così ma tentare di dimostrare il contrario.

E non vuol dire che ogni donna debba diventare dirigente di qualcosa o capo di qualcuno (una volta un professore chiese “Secondo voi parità vuol dire che una donna deve vestirsi come un uomo e dare ordini in un cantiere?” Risposta: “Se è ciò che vuole, per cui ha lottato, che ha conquistato con le proprie forze”). In ogni caso una bella soddisfazione, certo, ma apparente. Voglio dire, la maggior parte di coloro che assisteranno al successo di questa donna, avrà dentro di sé la vocina che ripete “Cosa vuoi fare? Sei solo una donna” ,”Se è arrivata fin lì chissà con chi è andata”, “Puoi essere brava finché vuoi, tanto non basta…”, indipendentemente che questi spettatori siano uomini o donne.

Di conseguenza, credo che ci sia un solo modo per arrendersi al fatto che sarà sempre così ma tentare di dimostrare il contrario: esserne consapevoli. Ognuna di noi sa esattamente cosa ha fatto per sé, per gli altri, per raggiungere un obiettivo, per dire “ce l’ho fatta”, e credo che questo sia sufficiente per riacquistare un po’ di quel coraggio, un po’ di quella determinazione, perché, prima di fare i conti con le vocine che ripetono le stesse cose da sempre, dobbiamo fare i conti con noi stesse. Perché non dopo “ce l’ho fatta” non deve mai esserci “si, ma a che prezzo”.

Sapete, dopo tutto ciò, a volte mi ritrovo a sperare che, continuando ad agire secondo questa convinzione, prima o poi lo si possa notare anche dall’esterno, che le vocine possano zittirsi, pur sapendo che ciò può succedere nei confronti di una minima parte delle persone: più colte, più sensibili o, semplicemente, con una maggiore esperienza.

Alla fine, diciamocelo, questa storia della parità è un’invenzione piuttosto recente, storicamente parlando. O meglio, è recente il fatto di dovere raggiungere la parità.
In passato – e parlo di molto tempo fa – esistevano popoli in cui donne e uomini erano assolutamente uguali: ognuno con i propri compiti, certo, ma non per questo uno inferiore all’altro. Come siamo arrivati a dover conquistare la parità? O meglio, riconquistare? Ci sono diverse teorie che tentano di spiegare questa evoluzione – o regressione – nella storia, ma resta il fatto che noi siamo qui ora e ci troviamo a fare i conti con una società che, consciamente o inconsciamente, ci ritiene ancora inferiori (un piccolo appunto: so che ci sono associazioni, singoli individui, movimenti di vario genere, che ogni giorno si muovono per cambiare le cose, e non posso fare altro che ammirarli; la mia visione pessimista è rivolta soprattutto alle piccole cose, alle situazioni di tutti i giorni in cui, prima o poi, ci troviamo tutte).

Sicché, continuando a considerare l’opzione più pessimista – cioè arrendersi al fatto che sarà sempre così – non ci resta che dimostrare il contrario. Per noi.

Per questo motivo, proprio oggi, ho deciso di parlarvi di UNA DONNA: Oriana Fallaci, una donna scomoda.

Si, una donna scomoda. Così si definisce lei stessa in uno dei discorsi contenuti nel libro Il mio cuore è più stanco della mia voce.

Conosciuta da tutti e in tutto il mondo. Apprezzata? Forse. C’è chi la ama e c’è chi la odia.
Ho scelto lei in questa giornata dedicata alle donne perché credo che sia un esempio notevole, quasi impareggiabile. Come sempre, si può essere d’accordo o meno con i suoi punti di vista e con i suoi giudizi, ma resta il fatto che non si è mai arresa, e credo rappresenti esattamente ciò che tentavo di spiegare poco fa.

 

Una vita in breve

Per chi non la conoscesse, ecco un racconto – sintetizzato e che, sicuramente non rende giustizia alla grandezza di questa donna – della vita di Oriana Fallaci.

Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006) è stata una scrittrice (o meglio, uno scrittore, come lei stessa si definiva) e giornalista. Tra le altre cose, è stata la prima donna ad andare al fronte come inviata speciale.

Studiò al liceo classico e, in seguito, si iscrisse alla facoltà di medicina. Perché? Per conoscere le persone. In seguito passò alla facoltà di lettere e filosofia. Abbandonò gli studi per dedicarsi al giornalismo, collaborando dapprima con Il Mattino dell’Italia Centrale, in seguito con il settimanale Epoca e, infine, con l’Europeo.

Nel 1956 fu mandata a New York dall’Europeo e, in questa occasione, raccolse il materiale per il suo primo libro I sette peccati di Hollywood.

Nel 1961 realizzò un reportage sulla condizione della donna in Oriente, che diventò il libro Il sesso inutile. L’anno successivo pubblicò Penelope alla guerra, e un anno dopo Gli antipatici.

Nel 1965 pubblicò Se il sole muore, un’opera che dedicò a suo padre, raccogliendo interviste dei più importanti astronauti e tecnici della NASA.

A partire dal 1967 iniziarono i suoi reportage in Vietnam, durante i  quali criticò indistintamente tutte le parti coinvolte nelle guerre, ma anche facendo notare alcuni episodi di straordinaria umanità.

L’esperienza in guerra fu tradotta in libro con Niente e così sia, un libro crudo quanto profondo, un racconto intenso, che tutti dovrebbero leggere.

Poi ci furono, in ordine: Quel giorno sulla luna (1970), Intervista con la storia (1974 – una raccolta di interviste a tanti dei maggiori esponenti sociali e politici della storia contemporanea), Lettera a un bambino mai nato (1975 – un’opera personale quanto universale, tragicamente realista), Un uomo (1979 – dedicato all’uomo che ha amato, morto difendendo un’idea), Insciallah (1979), La rabbia e l’orgoglio (2011), La forza della ragione (2004), Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci (2004), Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’Apocalisse (2004 – è sostanzialmente Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci con alcune aggiunte).

Scrisse quindici libri, e altrettanti sono stati pubblicati dopo la sua morte, tra i quali vi consiglio senza ombra di dubbio Un cappello pieno di ciliege e Il mio cuore è più stanco della mia voce.
Ha rifiutato per tutta la vita la pubblicazione di una biografia, ripetendo che la sua vita era una storia soltanto sua; è stato comunque pubblicato Oriana Fallaci in parole e immagini, un libro che racconta la sua vita, non propriamente come una biografia, ma piuttosto con un insieme di scatti e di citazioni, interviste, e quant’altro.

Potrei andare avanti in eterno ad elencare tutto ciò che ha detto o fatto questa donna ma, piuttosto, vi lascio una sua frase:

“Dico quello che penso
e quello che penso
è ciò che la gente pensa
e quasi mai dice.
E quello che la gente pensa
e quasi mai dice
è la verità.”

Dopo tutto questo, mi ripeto nel dirvi che ho scelto lei come esempio di donna (vi chiedo di non farne una questione politica o ideologica), come punto di riferimento, perché questo è per me da tredici anni a questa parte… vorrei che potesse scrivere ancora.